venerdì 28 aprile 2023

"L'uomo in fuga" di Stephen King

L'uomo in fugaL'uomo in fuga by Richard Bachman
My rating: 4 of 5 stars

"Mi stanno prendendo in trappola, pensò Richards. Quel pensiero gli diede un terrore indicibile, come quello che doveva provare un coniglio.
No, lo corresse la sua mente. Sei già in trappola"



IL PAPÀ DI CELEBRITY HUNTED, IN PRATICA

King in versione Bachman non mi aveva convinta appieno con "La lunga marcia", che avevo trovato troppo sopra le righe per i miei gusti; pensavo però fosse un problema legato alla giovane età dei personaggi (e dello stesso autore, al momento della prima stesura), ovviabile con un protagonista adulto, meno impulsivo. Riponevo quindi le mie speranze di rivalutare lo pseudonimo del caro Stephen con "L'uomo in fuga", e proprio questo è stato il mio sbaglio.

Non vorrei essere fraintesa: il romanzo ha molti punti a suo favore, a cominciare dallo spunto che da il via alla trama. In un futuristico (ma non troppo) 2025, la disuguaglianza sociale è più accentuata che mai: perfino le città sono letteralmente divise, con un quartiere riservato alle persone più agiate ed i bassifondi in cui sopravvivono a fatica i tanti poveri; a prescindere dal proprio reddito, tutti sembrano comunque ossessionati dalla tri-vu -un'evoluzione della nostra televisione- in cui imperano i giochi a premi che vedono disperati concorrenti rischiare la vita per migliorare la propria condizione economica. Tra questi c'è Benjamin "Ben" Stuart Richards che, per poter pagare le cure mediche necessarie alla figlioletta Catherine "Cathy", accetta di partecipare a L'uomo in fuga, diventando così la persona più ricercata degli Stati Uniti.

Sulla carta seguiamo quindi un uomo maturo e con delle responsabilità non indifferenti; a conti fatti però Ben è avventato quasi quanto Raymond fin dalla prima pagina, quando sembra decidere completamente a caso che i Giochi organizzati dalla Rete (un ibrido di governo totalitario ed emittente televisiva) siano l'unica soluzione. Semplicemente, come protagonista non mi è piaciuto: pur cogliendo ed apprezzando i riferimenti autobiografici nelle sue motivazioni mi è sembrato agisse troppo impulsivamente, sia nelle scelte felici che in quelle pessime; inoltre tiene un atteggiamento sprezzante nei confronti di chiunque, etichettando tutti come nemici, e trattando in maniera a dir poco svilente le donne che incontra. Ma nessuno osi neppure guardare di striscio la sua Sheila, guai! e l'attitudine da maschio alfa ritorna anche nel suo non voler accettare il lavoro da prostituta della moglie, mentre è ovviamente giusto che lui rischi la vita per lo stesso motivo.

Il resto del cast non è certamente più amabile: King dipinge una società corrotta in ogni senso, dove è completamente scomparsa l'empatia, dove tutti gli uomini sono stronzi senza motivo mentre le donne vengono ridotte a poco più che oggetti. L'unica mosca bianca è l'attivista Bradley Throckmorton, per mio gusto il solo personaggio ad ispirare delle emozioni positive, e a non ricalcare in modo evidente uno stereotipo stantio.

Per fortuna, gli aspetti positivi non si riducono all'idea di base e ad un solo personaggio. Pur facendo sorridere il lettore contemporaneo per il suo futurismo decisamente vintage, il world building è ben pensato e si dimostra più che un mero orpello, andando ad incidere sulla trama. Dietro la patina della storia d'azione infatti, si scopre pian piano un romanzo che fa della critica sociale il suo focus; per denunciare il divario economico ma anche per parlare di ambientalismo e controllo mediatico. Messaggi forse eccessivamente strombazzati nel testo, ma non per questo meno validi, e sorprendentemente attuali a oltre quarant'anni dalla pubblicazione del romanzo.

Un altro elemento a favore è dato dall'ottima tensione narrativa, che cresce esponenzialmente nel corso della storia -andando anche a correggere il ritmo altalenante dei primi capitoli- e raggiunge il suo culmine nell'adrenalinico finale. Azzeccata a mio avviso anche la scelta di rendere la società stessa la nemesi di Ben, delineando un mondo decisamente triste nel quale neppure le azioni più coraggiose e giuste riescono a renderti un eroe.

View all my reviews

lunedì 24 aprile 2023

"Chaos. Il nemico" di Patrick Ness

Il Nemico (Chaos Walking, #2)Il Nemico by Patrick Ness
My rating: 4 of 5 stars

"È allora che mi dico che tirare avanti non basta.
Restare in vita non è abbastanza se significa sottanto respirare.
Mi tratteranno come una marionetta finché io glielo permetterò"



IN CUI TODD MINACCEREBBE PERFINO UN ALBERO

Il primo volume di Chaos Walking non mi ha propriamente folgorato: certo la serie, rispetto a libri simili per target e genere (anche usciti negli anni successivi) presenta degli aspetti di originalità e delle scelte narrative abbastanza coraggiose; però speravo davvero che il sequel riuscisse ad arrestare il ritmo frenetico e dare una verosimiglianza maggiore agli eventi raccontati. Posso dire che "Chaos. Il nemico" è riuscito almeno in parte a soddisfare le mie aspettative, e anche a stupirmi con elementi che non avevo affatto previsto.

La narrazione presenta un seguito diretto di quanto avvenuto nell'epilogo di "Chaos. La fuga" perché, arrivati ad Haven -adesso ribattezzata Nuova Prentisstown-, Todd e Viola vengono separati e strettamente controllati dal Sindaco Prentiss e dai suoi uomini; il ragazzo riceve l'incarico di lavorare in un insolito allevamento, mentre la nuova colona si trova confinata in una sorta di sanatorio dove viene reclutata come apprendista, nonostante le sue scarse competenze in ambito medico. In città non tutti sono però pronti ad accettare passivamente il governo dispotico del neo nominato Presidente, ed è questo a dare il via all'intreccio che si sviluppa per la gran parte del secondo volume.

Un aspetto da subito evidente, e che ritengo una scelta positiva, è l'introduzione del POV di Viola: di certo rende più dinamica la narrazione, perché vediamo diverse scene da entrambe le prospettive, oppure alcuni dei passaggi più ricchi d'azione diventano dei veri e propri ponti tra i punti di vista dei due ragazzi. Ci sono altri miglioramenti rispetto al primo libro, come il focus su dei temi più maturi, affrontati ed approfonditi in modo serio eppure comprensibile per il pubblico di riferimento; la trama mi è sembrata poi meglio strutturata -con meno pattern ripetuti- ed anche alcuni personaggi secondari ottengono un maggiore sviluppo: in particolare, devo dire che l'evoluzione di David "Davy" Prentiss Jr non mi ha lasciata indifferente, per quanto rimanga un carattere problematico.

Inoltre, mi hanno colpito molto le riflessioni di Todd sulla condizione degli Spackle e sul suo ruolo in questo, soprattutto nella scena della numerazione che reputo una delle più convincenti e d'impatto del romanzo. E se nel primo libro ci si focalizzava sui diversi modi di gestire il Rumore, qui l'analisi diventa più ampia e ci si chiede quale sia l'atteggiamento migliore nei confronti di un'autorità opprimente ed ingiusta; a mio avviso vengono dati degli ottimi spunti di riflessione, forse solo nel finale questo tema viene un po' sacrificato in favore della parte più movimentata della narrazione.

Non tutte le problematiche sono però state risolte: il ritmo continua ad essere troppo incalzante per approfondire al meglio le singole scene, rimangono anche diverse trovate che definirei infantili, evidenti specialmente perché provengono dai personaggi adulti, come i nomi dei due schieramenti. Continua poi il massacro un po' casuale di personaggi secondari a malapena abbozzati, che porta a chiedersi perché l'autore abbia voluto inserirli nella storia in principio.

E se è vero che l'intreccio sembra pensato in modo meno casuale, le svolte di trama rimangono estremamente prevedibili; dall'inizio alla fine del volume, i protagonisti sono gli unici a stupirsene ancora. A mio gusto personale poi, trovo che la voce di Viola non abbia un carisma pari a quella di Todd: in sostanza, il suo punto di vista è utile per la narrazione, ma non è riuscito a trasmettermi le stesse emozioni.

Voto effettivo: quattro stelline e mezza

View all my reviews

giovedì 20 aprile 2023

"2084. La fine del mondo" di Boualem Sansal

2084. La fine del mondo2084. La fine del mondo by Boualem Sansal
My rating: 2 of 5 stars

"Perché la gente creda e si aggrappi disperatamente alla sua fede ci vuole la guerra, una vera guerra, che provochi tanti morti e non abbia mai fine, e un nemico invisibile o che vedi ovunque senza mai vederlo davvero"


AGGIORNAMENTO NON RICHIESTO

Presentato come una versione moderna del classico di George Orwell, "2084. La fine del mondo" aveva attirato la mia curiosità proprio quando avevo terminato la lettura di "1984" ed ero a caccia di suoi cloni. Dopo averlo lasciato per un bel po' in wishlist, l'ho infine recuperato all'usato e, a lettura ultimata, posso dirmi contenta che sia andata così: se lo avessi pagato a prezzo pieno, adesso sarei molto più contrariata.

Le vicende immaginate da Sansal sono ambientate in un lontano futuro in cui la gran parte del pianeta si trova sotto il controllo di uno Stato teocratico chiamato Abistan. Qui abita tra gli altri Ati -il nostro del tutto ininfluente protagonista- che, durante un periodo di ricovero in un sanatorio molto isolato, inizia ad interrogarsi sulle incongruenze nelle verità assolute imposte da Yölah e dal suo Delegato Abi. Ad esclusione dell'elemento religioso che va a sostituire con la fede l'amore per la Patria, questo mondo non è affatto diverso da quello orwelliano: ci sono comitati per sorvegliare la lealtà dei cittadini, ogni spostamento deve essere approvato dall'autorità, si premia chi denuncia i crimini altrui, ed il profeta Abi viene perfino identificato come Bigaye (una storpiatura di Big Eye, ossia il Grande Fratello che vigilava su Winston Smith) e rappresentato con un solo grande occhio nei manifesti propagandistici.

Anche l'abiling mostra delle similitudini nette e dichiarate con la neolingua, infatti entrambe mirano ad una semplificazione del lessico e vengono imposte come linguaggi universali. Pur essendo una sorta di derivato (o meglio, di seguito ideale) del futuro di Orwell, il world building di questo romanzo non pecca completamente di originalità: è interessante leggere della commistione tra la modernità degli elicotteri e la pochezza con cui vive la gente comune, come anche tra la realtà concreta e gli elementi folkloristici; a questo proposito, non mi sarebbe dispiaciuto vedere davvero i V, di cui nel testo si parla spesso senza però mostrarli mai in azione.

Questo forse è il primo difetto di questo titolo a palesarsi: tutto viene raccontato al lettore, ma (quasi) mai mostrato, tanto che i dialoghi si possono contare sulle dita di una mano. E per questo ogni relazione sembra artefatta e macchinosa, rendendo impossibile provare empatia per i personaggi; come posso credere che Ati si commuova per la sorte di Nas se nel testo non li vedo mai interagire realmente? Va da sé che questo problema si ripercuote anche sulla caratterizzazione dei protagonisti, poco più che abbozzati e con delle motivazioni imposte dall'alto anziché spontanee conseguenze della loro indole.

La prosa non è eccessivamente ostica, ma spesso si sofferma a spiegare più e più volte i medesimi concetti, mentre per contro da per certo che basti menzionare una sola volta il significato di una sigla incomprensibile per farla memorizzare a colpo sicuro al lettore. Ne consegue un nebuloso senso di confusione: grosso modo potrete capire cosa stia succedendo, ma probabilmente vi rimarrà sempre il dubbio su cosa sia l'Associazione libera dei Civici e in cosa si differenzi dai Credenti giustizieri, per esempio.

Problematiche a parte, credo che per un neofita del genere non sia una lettura pessima: magari io ho letto troppi romanzi distopici per farmi ancora stupire. Oltre ad alcune intuizioni interessanti sul world building, ci sono anche un paio di svolte non scontate sul finale e del potenziale nei personaggi di Toz e Ram; peccato che rimanga solo questo, un potenziale che non potrà mai esprimere il meglio di sé.

View all my reviews

lunedì 17 aprile 2023

"Panorama" di Tommaso Pincio

PanoramaPanorama by Tommaso Pincio
My rating: 3 of 5 stars

"Passò direttamente dalla televisione, che pure conosceva per sentito dire, a Panorama; un po' come saltare dalla pittura al cinema senza transitare per la fase intermedia della fotografia"


L'IMPROBABILE TRAMONTO DELL'EDITORIA

Anni fa acquistai all'usato una copia di "Panorama" dopo averne sentito parlare per la prima (e unica) volta da un qualche bookinfluencer, che lo consigliava definendola una storia ambientata in una realtà distopica non troppo lontana dal nostro presente. Il mese che ho scelto di dedicare a questo genere letterario mi sembrava quindi il momento perfetto per recuperarlo; a conti fatti, potevo tranquillamente scegliere un qualunque altro momento, perché qui di distopia ce n'è ben poca.

La storia viene narrata da un anonimo scrittore che, anni prima, è stato additato come l'autore di un romanzo di grande successo; per ovviare al fraintendimento -e in mancanza della vera penna dietro al volume in questione-, l'editore suggerisce di spostare l'attenzione mediatica su Ottavio Tondi, ossia il lettore che ha scovato il manoscritto e l'ha portato alla pubblicazione per merito della sua insistenza. Il punto di vista ci porta in realtà in un futuro prossimo in cui il narratore racconta per sommi capi la vita di Ottavio, fino al crollo che l'ha portato a seguire ossessivamente una certa Ligeia Tissot sul popolare social Panorama.

L'idea alla base di questo social network è uno dei punti di forza di questo titolo: pur non essendo nulla di totalmente inedito -in particolare per le regole restrittive che gli utenti sono costretti a sottoscrivere-, Panorama risulta una buona metafora di una certa fascia della società occidentale contemporanea: pronta all'aggressività e desiderosa di mettere in mostra la propria quotidianità online, come dei carcerati volontari.

Tra gli aspetti più riusciti del volume rientrano anche i tanti riferimenti al mondo della letteratura e dell'editoria che, ad un lettore appassionato soprattutto ai grandi classici, faranno sicuramente piacere. Per quanto mi riguarda, ho apprezzato lo stile molto curato e ricco di citazioni di Pincio, e forse proprio questo ha reso ancor più fastidiosi i lati negativi della lettura.

In primis mi ha deluso la scelta di accantonare Panorama per la maggior parte del volume: avrei voluto venisse dedicato più spazio a questo social, che mi è sembrato un po' sacrificato in favore della storia di Ottavio. Onestamente ho trovato poi confuso il vicino futuro immaginato dall'autore, motivo per cui non saprei dire se si possa categorizzarlo come distopico, anche solo in parte; è probabile che lo stesso Pincio non volesse fornire un quadro completo, ma così non si riesce a spiegare come l'editoria sia scomparsa.

L'elemento che meno mi è piaciuto riguarda però i personaggi; in particolare, il modo in cui vengono descritti i caratteri femminili è a dir poco svilente: nel mondo immaginato da Pincio ci sono soltanto donne stronze e prostitute, e nessuna di loro è meritevole un briciolo di rispetto logicamente. Ancor peggiore è la caratterizzazione di Ottavio, un protagonista decisamente spiacevole nei suoi comportamenti e nelle sue opinioni (per quanto soltanto immaginate dal narratore), motivo per cui non è riuscito proprio ad ispirarmi compassione. Diciamo che questo volume rientra nei fin troppi casi in cui ho desiderato ardentemente un protagonista diverso, perché la penna di Pincio mi è sembrata davvero sprecata su un individuo simile.

View all my reviews

mercoledì 12 aprile 2023

"Chaos. La fuga" di Patrick Ness

Chaos: La fuga (Chaos Walking, #1)Chaos: La fuga by Patrick Ness
My rating: 3 of 5 stars

"Chi lo sa cos'è vero e cosa no, se ti arriva tutto?
Il Rumore è un uomo senza filtri e, senza filtri, un uomo è solo caos che cammina"



CHAOS TELLING

Negli ultimi anni mi sto staccando sempre più dal target YA, ma ci sono ancora delle serie per ragazzi che attendono sugli scaffali della mia libreria in paziente attesa di essere lette, ed io sono intenzionata a recuperarle tutte prima o poi; una di queste è Chaos Walking di Patrick Ness, trilogia distopia abbastanza popolare qualche anno fa, alla quale mi sono finalmente decisa a dare una possibilità in occasione di una TBR tematica proprio su questo genere.

Lo spunto iniziale di "Chaos. La fuga" anticipa solo una piccola parte di una storia decisamente più sostanziosa: il quasi tredicenne (o più che quattordicenne, a seconda dei punti di vista) Todd Hewitt vive nel cosiddetto Mondo Nuovo a Prentisstown, una cittadina in cui un morbo ha ucciso tutte le donne e reso i pensieri degli uomini percepibili a chiunque. Pochi giorni prima del suo passaggio all'età adulta, la vita di Todd viene stravolta quando scopre un angolo di silenzio nel costante Rumore generato dai pensieri dei suoi concittadini.

All'apparenza il titolo italiano potrebbe suonarvi alquanto banale per il genere di storia raccontata, ma devo dire che si è rivelato molto più calzante del previsto, e questo perché il romanzo si concentra sulla continua fuga di Todd e di un secondo personaggio che -nell'arco di qualche capitolo- diventa chiaramente il suo coprotagonista. Una narrazione molto dinamica che permette comunque una valida evoluzione del carattere di Todd, che cambia moltissimo nel corso del romanzo, imparando soprattutto a gestire le sue reazioni.

Oltre al protagonista, i punti di forza di questo volume sono sicuramente la scorrevolezza della prosa e la presentazione di un world building per nulla scontato, che viene esplorato un po' per volta: forse non sarà il mondo fantascientifico più originale o strutturato di sempre, ma si dimostra solido e conserva del potenziale anche per i seguiti.

Purtroppo anche la parte del titolo italiano (e del titolo originale della trilogia) in cui sia accenna al caos è molto calzante: la narrazione è a dir poco confusa, e non per l'insolito linguaggio utilizzato da Todd, ma per la scelta di fargli omettere informazioni che, in quanto narratore in prima persona, non dovrebbe nascondere ai suoi lettori. Contribuisce a generare del caos anche il ritmo troppo rapido, tanto da rendere il dipanarsi dell'intreccio spesso poco chiaro; solo poche scene ottengono spazio a sufficienza nel testo per essere descritte in modo comprensibile e soddisfacente.

Un discorso molto simile si può fare per i personaggi secondari, che sono decisamente troppi e rimangono in scena un paio di pagine o poco più: sicuramente non abbastanza per essere caratterizzati a dovere e dimostrarsi interessanti. Non mi hanno fatto impazzire neppure la presenza di numerosi dei ex machina (che puntualmente compaiono dal nulla proprio quando il protagonista si trova impossibilitato a continuare nella sua missione da sé) ed il modo in cui vengono spiegati gli avvenimenti passati, contraddicendo in buona parte la premessa stessa del romanzo.

In chiusura mi concedo però una nota più che dolce, ossia l'edizione italiana. Spesso mi trovo a dover criticare traduzioni raffazzonate e copertine sciape, questa volta invece Mondadori ha fatto un lavoro più che buono, specialmente nell'adattare il linguaggio peculiare degli abitanti di Mondo Nuovo, regalando ad ogni cittadina un accento unico. Buona anche la resa visiva dei pensieri di uomini ed animali, realizzata con delle grafiche particolari.

Voto effettivo: tre stelline e mezza

View all my reviews

giovedì 6 aprile 2023

"Misery" di Stephen King

MiseryMisery by Stephen King
My rating: 5 of 5 stars

"Sicuro?
No. Non era più sicuro. Non era più sicuro di niente.
Con un'eccezione: tutta la sua vita si era imperniata e continuava a imperniarsi su Misery"



COME NACQUERO LE FANFICTION

Andando contro la mia TBR -approssimativa è vero, ma che prevedeva tutt'altro- e la mia abitudine di lasciar stagionare i libri sullo scaffale prima di affrontarli, ho iniziato la lettura di "Misery" appena me n'è stata regalata una copia. Ho ceduto alla tentazione sia perché si tratta di uno dei titoli del caro Stephen che ero più curiosa di recuperare, sia per la sua presenza fissa nella maggior parte delle classifiche sui migliori romanzi kinghiani: volevo verificare di persona se meritasse tante lodi.

Lo spunto narrativo è abbastanza noto, e ben si adatta a creare un intrigante thriller psicologico: il noto scrittore Paul "Paulie" Sheldon rimane vittima di un incidente d'auto che gli causa gravissime ferite alle gambe; l'uomo viene soccorso da Anne "Annie" Marie Wilkes, che lo porta a casa sua e gli confessa di essere una sua grande ammiratrice, nonché ex-infermiera. Quello che potrebbe sembrare il più clamoroso colpo di fortuna di sempre si rivela però l'inizio di un incubo, perché la donna soffre di vari problemi psicologici non diagnosticati (tra i quali probabilmente il disturbo borderline e la sindrome di Polle) ed è intenzionata a tenerlo prigioniero, specialmente dopo aver scoperto che nel suo ultimo romanzo Paul ha "ucciso" Misery Chastain, il personaggio preferito di Annie.

Fin dalla prima pagina, ho capito che chi aveva redatto quelle classifiche non sbagliava affatto: questo è effettivamente uno dei libri più riusciti del caro Stephen. Perché proprio dalla prima pagina? perché l'inizio in medias res catapulta il lettore nella tragedia che Paul sta vivendo, senza indorare in alcun modo la pillola e senza preparare il terreno raccontando l'antefatto, che viene invece sviscerato pian piano nei capitoli successivi. Una partenza decisamente d'impatto che approvo in pieno, così come mi sento di promuovere lo stile di King, qui particolarmente ispirato: ho amato in particolare l'utilizzo convincente delle metafore, come l'immagine dei piloni spezzati che rappresentano le gambe rotte dello sfortunato scrittore.

Il mestiere che accomuna l'autore al suo protagonista è importante anche per il tono dato alla storia e per come viene posta particolare attenzione all'ispirazione letteraria, alla curiosità morbosa di chi legge ed ai dettagli tecnici legati a questo lavoro; il risultato è una storia a tratti metaletteraria, decisamente originale. L'aspetto che però mi ha colpito di più è la caratterizzazione dei due protagonisti: ho adorato immergermi nella storia per scoprire come Paul tenti di liberarsi dalle costrizioni fisiche e mentali che lo imprigionano, sfruttando ogni minuzia a suo vantaggio; Annie invece mi ha convinto soprattutto per il modo in cui viene delineata, raccontando un tipo di carattere per nulla scontato in un'antagonista, eppure a dir poco perfetto.

Ma non ci sono proprio difetti in questo romanzo? certo, però sono del tutto trascurabili. L'unico davvero evidente credo sia la premessa, che poggia su una serie di coincidenze poco verosimili; c'è anche della misoginia randomica, ma che in parte mi sento di giustificare vista la situazione in cui si trova il protagonista, nonché nostro POV quasi esclusivo, e anche il periodo in cui il libro è stato pubblicato. Molto più fastidiosi i refusi, specialmente quelli presenti nei momenti meno opportuni, che non si possono ignorare e spezzano purtroppo la tensione.

View all my reviews