mercoledì 26 dicembre 2018

BookTag Time - The joy of Christmas BookTag

BookTag Time

  The joy of Christmas BookTag


Buon Natale a tutti!
Per festeggiare questa ricorrenza non poteva mancare un BookTag a tema; ho scelto quindi una serie di domande riguardanti la gioia che le festività natalizie ispirano.
Il BookTag è stato scovato nel canale YouTube di Helena, aka HeleNarrazioni, e potete ascoltare QUI le sue risposte.

1. ANTICIPAZIONE: L’ECCITAZIONE PER L’ARRIVO DEL NATALE È REALE - Quali sono le nuove uscite libresche che stai più aspettando?
Personalmente non acquisto quasi mai uscite recenti per due buoni motivi: voglio prima leggere qualche opinione sul libro in questione e, nel caso delle serie, aspetto che siano usciti tutti i volumi per essere sicura di poterla completare.
Nel 2018 c'è però un libro che spero venga pubblicato anche in Italia, ossia “Magisterium - La torre d'oro” di Holly Black e Cassandra Clare. In lingua originale quest'ultimo volume è già uscito a settembre, quindi mi auguro che la Mondadori non ci faccia attendere troppo.
2. CANZONI E CANTI NATALIZI - Di quale libro o autore non puoi che cantare le lodi?
Dal momento che mi ha favorevolmente colpito con entrambi i suoi libri letti finora, nomino l'autrice statunitense Elizabeth Strout.
Se già avevo trovato ottimo “Olive Kitteridge” (QUI la recensione), con “Amy e Isabelle” (QUI la recensione) questa scrittrice si è conquistata un posto d'onore nel mio cuore di lettrice.
3. CASE DI PAN DI ZENZERO - Quale libro, o serie letteraria, ha un meraviglioso world building?
Ogni BookTag deve avere la sua risposta trash, infatti io cito la serie Twilight di Stephenie Meyer. A dispetto di tutti i danni -volontari e non- commessi da questi libri devo ammettere che l'idea dei poteri dei vampiri è brillante: se un individuo ha una certa abilità da umano è giusto che da vampiro questo talento venga aumentato.
Poi i poteri sono molto convenient, ma va bene.
4. A CHRISTMAS CAROL - Il tuo classico preferito o un classico che vuoi leggere
A dire il vero io cambio spesso i miei libri preferiti, anche tra i classici. Al momento il mio favorito è sicuramente “Via dalla pazza folla” di Thomas Hardy (QUI la recensione), che mi ha conquistata a dispetto della pessima edizione targata Garzanti.
5. DOLCEZZE NATALIZIE - Quale libro ameresti ricevere per Natale?
Su questo argomento ho un'opinione decisamente impopolare, infatti io non amo ricevere libri come regalo. In primis, perché ne ho tanti e il rischio doppione è dietro l'angolo; poi perché i libri che vorrei devono essere in edizioni specifiche.
Se mi regalano il libro sbagliato, siamo in due a rimanerci male, quindi preferisco fare da me. Diciamo che la gift card potrebbe essere un buon compromesso.
6. CANDELE VICINO LA FINESTRA - Quale libro ti regala quella calda sensazione inebriante?
Tra le mie letture di quest'anno, un libro capace di scaldare il cuore è certamente “Eleanor & Park. Per una volta nella vita” di Rainbow Rowell (QUI la recensione).
Per il mio gusto personale è un po' smielato come romanzo, ma vi assicuro che il legame tra i due protagonisti (e non solo) è in grado di far emozionare anche il lettore più stoico.
7. ALBERI DI NATALE E DECORAZIONI - Quali sono alcune delle tue copertine preferite?
Domanda frivola, risposta rapida.
“La ragazza di Brookling” di Guillaume Musso (QUI la recensione), perché è minimal ma ha un effetto rialzato stupendo ed è di un cartoncino molto piacevole al tocco.
“Bellezza crudele” di Rosamund Hodge (QUI la recensione), che risulta quasi ipnotica con la scala a chiocciola che sbuca dai petali della rosa.
“Tutta la verità su Alice” di Jennifer Mathieu, per l'effetto vellutato e perché illustra in modo diretto ed efficacie il contenuto del volume.
“Pet Sematary” di Stephen King, perché è decisamente vintage (almeno, l'edizione in mio possesso) e l'illustrazione del gatto è terrificante come ci si aspetta da un libro di King.
8. LA GIOIA DEL NATALE - Quali sono le cose che preferisci del Natale e/o alcuni dei ricordi natalizi che più ami?
Un meraviglioso ricordo natalizio della mia infanzia è indubbiamente il puntuale arrivo di Babbo Natale la sera della Vigilia. Nel mio paese c'è sempre un signore travestito che si incarica di consegnare i regali ai bimbi, con tanto di aiutanti e cavallino al seguito; l'attesa del suo arrivo era un momento magico per la me stessa bambina.

venerdì 21 dicembre 2018

Rubare ai ricchi, per comprarsi degli occhiali - Recensione a “Robin Hood” di Alexandre Dumas padre

Rubare ai ricchi, per comprarsi degli occhiali

Recensione a "Robin Hood" di Alexandre Dumas padre


LA SCHEDA TECNICA

TITOLO: Robin Hood
AUTORE: Alexandre Dumas padre
TITOLO ORIGINALE: Robin Hood, le proscrit
TRADUTTORE: Lucio Chiavarelli
EDITORE: Newton Compton
COLLANA: Grandi tascabili economici
PAGINE: 180

IL COMMENTO

  Nomina “I tre moschettieri” e anche il lettore meno spigliato assocerà questo titolo a Dumas. Nomina “Robin Hood” e otterrai le reazioni più disparate, tra chi andrà con la mente ad uno dei tanti film con il bandito gentiluomo come protagonista, chi citerà il lungometraggio animato targato Walt Disney con la volpe ad interpretare il ruolo del furfante, oppure ancora chi penserà ad una tra le molte serie TV ispirate alle avventure degli allegri compagni di Sherwood.
  Sono in pochi infatti a ricordare che dobbiamo ring razionare il prolifico Dumas per aver portato fino a noi notizia delle gesta dell’eroe popolare noto come Robin Hood. Incaricato di tradurre l’”Ivanhoe” di Scott, l’autore conobbe la figura del leggendario ladro Sassone, all’epoca protagonista di molte ballate popolari; Dumas fu il primo a scrivere un romanzo con protagonista Robin, salvandolo in questo modo dall’oblio in cui forse sarebbe scivolato come personaggio legato a dei racconti tramandati principalmente per via orale.
  La narrazione di come l’autore incappò nella figura di Robin e molti altri dettagli interessanti su questo romanzo si possono trovare nell’introduzione e, per una volta, devo giustamente elogiare la Newton Compton per la buona qualità di questa edizione, dove sono presenti molte note esplicative nel testo, alcune graziose illustrazioni, nonché due appendici iniziali che forniscono una sintetica infarinatura rispettivamente sui personaggi e suoi luoghi della storia. Soprattutto la prima si rivela molto utile e mi sono trovata a consultarla spesso durante la lettura, perché ci sono davvero molti personaggi e a volte risulta difficile ricordare i rapporti tra loro.
  Il romanzo ripercorre le principali avventure del celebre Robin Hood a partire dal suo incontro con Will il Rosso e Much, due dei suoi più fidati luogotenenti. Nella prima parte del romanzo,al centro della vicenda troviamo la missione per salvare proprio Will dalle grinfie dello sceriffo di Nottingham e, nel contempo, impedire le nozze d’interesse tra la figlia di quest’ultimo ed il repellente Sir Tristam. Segue poi il racconto di svariate peripezie volte in special modo ad alleggerire le borse dei ricchi Normanni e degli ecclesiastici di passaggio per Sherwood e delle conseguenti rappresaglie ad opera del barone Fitz-Alwyn, che non è comunque il solo nemico di Robin, come pure Will non è il solo a venire ingiustamente condannato a morte e salvato in modo rocambolesco.
  Seppur i duelli abbondino in questo romanzo, di cappa e spada appunto, ho trovato quantomeno curiosa la presenza di un gran numero di matrimoni (ne ho contati undici, più un paio andati a monte), nonché il ruolo combattivo concesso alle donne dei proscritti e il continuo elogio della vita di coppia come via per trovare la felicità. Non a caso Robin muta completamente il suo temperamento dopo la morte dell’amata Marian e pian piano perde del tutto la voglia di vivere e di lottare.
  La lettura prosegue abbastanza rapida, tra la predominanza dei dialoghi e l’alternarsi di scene ricche d’adrenalina, seppur il lettore non sia mai in pensiero per la sorte di Robin e dei suoi allegri compagni, perché votati al bene e dotati di grande coraggio. Un dettaglio che in più punti mi ha divertito è l’incapacità del protagonista, ma anche di altri personaggi, nel riconoscere chi hanno davanti: in particolare Robin non riconosce il cugino e (per due volte!) il cognato, per tacere di chi tenta di arrestarlo e puntualmente se lo ritrova davanti senza riconoscerlo.
  I più affezionati lettori di Dumas non mancheranno di notare molte somiglianze con la sua opera più nota, “I tre moschettieri”. I due volumi hanno infatti un inizio molto simile, con il protagonista che si imbatte in quelli che saranno poi i suoi fedeli compari e, come prima cosa, li sfida a duello per motivi abbastanza banali. Altra analogia con altre opere dell’autore è la povertà di storyline ad ampio respiro, alle quali vengono preferiti dei brevi racconti del tutto scollegati da una trama orizzontale ma che vanno solo ad illustrare alcuni episodi nella vita della protagonista.
  E Robin Hood è un protagonista di tutto rispetto: pur essendo un eroe non intende mostrarsi umile, fa lo splendido con le dame e si vanta della propria abilità con ogni genere di arma, questo non lo porta però ad abusare della violenza e in generale si dimostra generoso anche con i suoi nemici. Molti aspetti del suo personaggio sono stati d’ispirazione per altre figure iconiche come Zorro analogo eroe mascherato che sottrae ai ricchi per donare ai poveri, Peter Pan sia per l’abbigliamento sia per l’idea di vivere in completa libertà sull’Isola che non c’è, Sherlock Holmes con i travestimenti che aiutano entrambi ad introdursi non riconosciuti in ogni sorta di consesso, V nella sua guerra personale allo strapotere dei benestanti e del clero.
  La narrazione di Dumas si conferma ancora una volta ironica e briosa, ma capace anche di toccare l’anima del lettore in alcune scene dense di emozioni. Da notare anche come l’autore sia uscito coraggiosamente dalla sua confort zone, scegliendo un’ambientazione ed un periodo storico ben lontani dai suoi canoni classici, ma che ha saputo comunque gestire molto bene.
  Dumas è stato molto originale in più di un aspetto con questo romanzo, perché ha deciso di dargli un finale dolceamaro, in cui si vede il giusto sconfiggere più volte i suoi avversari ma alla fine cadere mentre questi continuando ad ordine le loro trame. E con Robin scompare anche il sogno utopico della foresta di Sherwood.

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giovedì 13 dicembre 2018

Solo per veri fan della famiglia Cortès & Co. - Recensione a “Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì” di Katherine Pancol

Solo per veri fan della famiglia Cortès & Co.

Recensione a "Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì" di Katherine Pancol


LA SCHEDA TECNICA

TITOLO: Gli scoiattoli  di Central Park sono tristi il lunedì
AUTORE: Katherine Pancol
TITOLO ORIGINALE: Les écurevils de Central Park sont triestes le lundi
TRADUTTORE: Raffaella Patriarca
EDITORE: Dalai
COLLANA: Super Tascabili
PAGINE: 750

IL COMMENTO

  Ho letto di molti personaggi affetti da disturbo bipolare nella mia “carriera” da lettrice, ma mai prima d’ora mi ero trovata di fronte ad un romanzo bipolare. Ovviamente il libro è solo uno strumento per veicolare le opinioni dell’autore ed è a quest’ultimo che dobbiamo chiedere contro; quindi, cara Pancol, ti vuoi decidere una buona volta?
  Come nel precedente capitolo, “Il valzer lento delle tartarughe” (QUI la recensione), si inviano al lettore dei messaggi a dir poco contrastanti legati all’indipendenza, economica ma anche sentimentale, del gentil sesso. Per ogni volta che un personaggio femminile afferma di poter vivere serenamente da sola, un altro la contraddice poche pagine dopo, ribadendo la necessità quasi morbosa di avere un partner al proprio fianco con il quale dividere i problemi quotidiani.
  Quest’alternanza di messaggi pro e contro la libertà femminile continua fino al termine del volume e sembra ancor più fuori luogo se si considera che la maggior parte dei personaggi POV di questo libro sono donne, in alcuni casi anche dotate di un carattere forte e deciso alle quali però l’autrice assegna senza esclusione un compagno. Non sempre alla loro altezza, sfortunatamente.
  Sintetizzare la trama è diventato sempre più difficile, volume dopo volume, perché la storia ha assunto proporzioni sempre più ampie e complesse, andando mano a mano ad accorpare al suo interno un numero spropositato di personaggi. Le avventure che coinvolgono Joséphine e la sua famiglia allargata (lo so, è riduttivo) si confermano al limite dell’assurdo, seppur del tutto prevedibili, e ora tenterò di riassumere almeno le prime battute.
  Si riprende un paio di mesi dopo la conclusione del secondo capitolo: a Londra, Hortense è impegnata nei suoi studi per diventare un’affermata stilista ed il suo progetto nell’immediato è allestire due vetrine da Harrods, Gari prende invece due decisioni, ossia dedicarsi professionalmente alla musica e conoscere finalmente il padre biologico, mentre Shirley affronta dei problemi legati alla sua infanzia che hanno segnato il suo temperamento ed il modo in cui si relazioni agli uomini, e Philippe tenta di destreggiarsi tra l’affetto che ancora nutre per Jo e la difficoltà nel crescere da solo Alexandre; a Parigi, Joséphine è costretta a cercare delle idee per un nuovo romanzo, questa volta ben lontano dal suo confortevole Medioevo, Zoé muove i primi ed incerti passi nel mondo dell’amore con Gaetan, ed Henriette cospira ancora ai danni di Marcel e della suo nuova famiglia. Famiglia della quale, vi ricordo, fa parte l’inquietante Junior; no, non ho ancora superato lo shock riguardo le bizzarre origini di questo personaggio.
  Visto il titolo, vi chiederete dove sia New York; mi dispiace dovervi disilludere, ma Central Park non farà la sua comparsa se non nelle ultime duecento pagine. I riferimenti agli animali invece sono molto presenti e non solo per gli scoiattoli; ma anche per coccodrilli e tartarughe, dettaglio che mi ha positivamente colpita; quello che invece mi ha davvero delusa è stato il finale, che risulta nel complesso ben delineato solo per la coppia formata da Hortense e Gary, mentre per gli altri personaggi è frettoloso (aggettivo stonato, per un libro di questa mole!) e molte delle scene più attese avvengono fuori campo.
  Il motivo principale per cui ho continuato a leggere questa serie (comprato ... ehm ... cofanetto ... ehm) è la presenza di personaggi tutto fuorché perfetti. Nessuno dei protagonisti è scevro da difetti, anche Jo che all’apparenza è piena di belle qualità, e questo serve a bilanciare con una sana dose di realismo tutte le scene assurde che costellano la serie, già dai tempi de “Gli occhi gialli dei coccodrilli” (QUI la recensione) con la parentela reale di Shirley.
  Devo ammettere che quasi tutti i personaggi principali compiano un’importante percoso di crescita di questo romanzo; percorso che ci aiuta a capire meglio Shirley ad esempio, finora rimasta un po’ nell’ombra, e ad apprezzare davvero la difficile Hortense, ma che non funziona altrettanto bene con Josépgine, per la quale ci viene riproposta la storia del mancato annegamento infantile per la terza volta.
  A non convincermi sono invece sono gli antagonisti ad esclusione di Henriette, che seppur segnata da odio esasperato aveva delle ragioni a motivarla, troviamo dei personaggi mossi solo da un debole senso di rivalsa verso chi ottiene più successo di loro, come Bérangère e Jean.
  I problemi principali di questo romanzo si riscontrano nello stile. I dialoghi sono davvero poco credibili e spontanei, c’è una sovrabbondanza di dettagli in alcune scene, tanto da avere la sensazione di leggere delle liste già predefinite, inoltre la storia ha come un retrogusto datato: non sembra ambientata nel 2010, bensì almeno dieci anni prima per alcuni oggetti, comportamenti e termini adottati dai protagonisti.
  A tal proposito, è d’obbligo segnalare il cambio del traduttore in questo terzo volume che credo abbia influito sul testo. Sono presenti alcuni vocaboli dialettali e diversi errori grammaticali: ben quattro volte nel testo viene utilizzato il pronome gli al posto del lei per soggetti femminili.
  Nel complesso non è stata una lettura atroce ed ho trovato alcuni validi spunti, purtroppo scialacquati nelle troppe pagine del volume. Con questa serie ho pertanto deciso di fermarmi, ma a chi fosse interessato segnalo che è già disponibile in italiano la seconda trilogia dal titolo “Muchachas” mentre un settimo romanzo è stato pubblicato, per ora solo in francese, lo scorso anno.

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  Sì, sono a Londra, ma a tutto c'è un limite!