martedì 27 giugno 2023

"Il Club dei delitti del giovedì" di Richard Osman

Il club dei delitti del giovedìIl club dei delitti del giovedì by Richard Osman
My rating: 4 of 5 stars

"Oltre una certa età puoi fare praticamente tutto quel che ti pare e piace. Nessuno ti può dire niente, a parte i medici e i tuoi figli"


PER CHI SI SENTE ORFANO DE LA SIGNORA IN GIALLO

Dopo l'esperienza di lettura narcolettica de "La sfera del buio", cercavo un libro dal ritmo decisamente più incalzante, e possibilmente con una densità inferiore di sessismo per pagina. Così sono approdata a "Il Club dei delitti del giovedì", che nella quarta di copertina prometteva una storia divertente, con un intreccio capace di catturare già dalla prima pagina. E direi che una volta tanto sono contenta di non dover tacciare una sinossi di avermi illuso con false promesse.

La trama non presenta nessun elemento inedito, specialmente se siete appassionati del genere mystery, ma riesce nondimeno ad intrattenere. Nella residenza per anziani di Coopers Chase, un quartetto di arzilli pensionati si diletta a far luce su vecchi casi di cronaca nera, fondando il Club che da il titolo al romanzo; quando un omicidio viene commesso proprio nelle vicinanze del complesso, Elizabeth, Joyce, Ibrahim e Ron iniziano ad indagare per proprio conto, convinti di poter contribuire alla risoluzione del caso. Non volendo fare in alcun modo spoiler, questo è tutto ciò che posso dire sulla trama, però l'intreccio si va progressivamente ad ampliare includendo un gran numero di personaggi, e altrettanti sospettati: infatti un po' tutti sembrano avere segreti da nascondere, nonché le capacità per portare a termine un delitto.

Si sarà capito che questo libro con me ha fatto centro, ma non voglio per questo nascondere i suoi difetti. Ho menzionato la presenza di un ampio cast, e temo si tratti di un eufemismo: i personaggi sono tantissimi, al punto che a volte si fatica a tenerli tutti a mente, e questo rende ovviamente difficile un approfondimento adeguato anche solo per tutti i protagonisti; come conseguenza, alcuni dei caratteri sono parecchio stereotipati e del tutto privi d'introspezione. Dal punto di vista oggettivo, lo stile è decisamente caotico e crea dell'inutile confusione; non ho ben capito che effetto tentasse di rendere Osman con i continui cambi di tempi verbali o con la scelta di passare dal narrare i fatti in modo organico al rivolgersi direttamente al lettore. Non escludo che possa essere un problema legato alla traduzione, nella quale sono presenti anche diversi refusi.

In relazione all'edizione italiana ho riscontrato anche un problema più soggettivo: dal momento che nel testo abbondano riferimenti culturali e giochi di parole, avrei apprezzato la presenza di qualche nota esplicativa a fondo pagina, per coglierli più facilmente. Parlando sempre di gusto personale, ho trovato la partenza un po' veloce e mi sarei aspettata di leggere qualche pagina in più sulla formazione del gruppo protagonista, prima che iniziasse l'indagine vera e propria.

Su tutti questi piccoli nei ho chiuso tranquillamente un occhio perché il romanzo vanta ben più numerosi pregi, il cui primo e più importante è un solido intreccio del mistero, che riesce a mantenere vivo l'interesse fino all'ultima pagina. Questo ritmo incalzante è un altro punto a favore, aiutato da una narrazione dinamica che alterna un gran numero di POV e li integra con gli stralci dal diario in cui Joyce annota i passi in avanti fatti dal loro gruppo.

Ci sono poi degli elementi che ho molto apprezzato come il tipo di umorismo, tra commenti sarcastici e battute in cui si tirano in ballo argomenti grevi come la morte; è decisamente la mia tazza di the, anche se mi rendo conto non sia adatto proprio a tutti. Mi è piaciuto molto vedere poi come il caro Richard sia riuscito a creare una commistione di mystery e humor -unita ad una prosa fresca e brillante, che non mi sarei aspettata da un esordiente- includendo inoltre diversi momenti seri, nei quali si analizzano i lati più difficili della terza età, come il rapporto con le nuove generazioni, le malattie, la perdita di memoria o energie. Ammetto che ho trovato decisamente emozionanti questi passaggi, anche perché non rallentano affatto la narrazione e riescono perfino ad amalgamarsi al lato mystery.

Voto effettivo: quattro stelline e mezza

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venerdì 23 giugno 2023

"La sfera del buio" di Stephen King

La sfera del buio. La torre neraLa sfera del buio. La torre nera by Stephen King
My rating: 2 of 5 stars

"Così incrociamo i fantasmi che ci perseguiteranno negli anni futuri; siedono insignificanti ai bordi della strada come poveri mendicanti e, dovessimo accorgerci di loro, li scorgiamo solo con la coda dell'occhio"


ZIA CORD NOVELLA CONTESSA DE POLIGNAC

Dopo ben tre mesi -periodo durante il quale il caro Stephen mi ha comunque tenuto compagnia con altre storie- ho fatto un nuovo passo nella mia ricerca della Torre Nera con "La sfera del buio", un quarto volume che pur portando un po' avanti l'avventura di Roland di Gilead e del suo ka-tet nel presente, concede una quantità di spazio agli avvenimenti del lontano passato in cui il protagonista era ancora un ragazzo, e questa scelta non mi ha convinto per nulla. Ma partiamo dalla trama.

Il quarto volume si apre esattamente dove "Terre desolate" si era interrotto, con i personaggi principali a bordo di Blaine il Mono, aka il nostro amichevole treno senziente aspirante suicida di quartiere; per salvarsi dallo schianto, devono proporre un indovinello che neanche questa brillante intelligenza artificiale sia in grado di risolvere, almeno non prima del capolinea di Topeka. Nella seconda e nella terza parte, il focus si sposta invece nel passato, subito dopo il duello che decreta la nomina a pistolero di Roland; lui ed il suo vecchio ka-tet vengono mandati dai genitori verso est, nella Baronia di Mejis, dove si trovano coinvolti nei giochi dei potenti locali.

E cominciamo subito parlando del racconto fatto da Roland, che presenta alcune difficoltà. La prima si potrebbe definire soggettiva, perché personalmente ho faticato non poco a farmi andare giù il contesto in cui sia ambientano queste vicende, in particolare per il sessismo che trasuda da ogni dialogo; non posso dire di aver fatto i salti di gioia neppure per come vengono descritti i personaggi femminili: dopo un po' mi è sorto il dubbio che King fosse tenuto per contratto a menzionare forma e consistenza dei loro seni ad ogni singola scena. La narrazione si focalizza inoltre su eventi di cui già si conosce o si può intuire il finale, e per questo le svolte di trama risultano del tutto inefficaci. Questo attacco di tedmosbyte sarebbe poi anche accettabile se avesse una motivazione più solida; scopriamo come Roland sia giunto a conoscenza della Torre Nera e il fatto che lui ne parli agli altri li riporta sul Sentiero del Vettore, però non mi sembra una giustificazione sufficiente per quasi settecento pagine di romance adolescenziale.

L'età dei personaggi nei flashback è quasi una problematica a parte, perché rende alquanto inverosimile ciò che riescono a fare ed il modo in cui si esprimono, oltre a stonare parecchio con il tono generale della serie, a mio avviso. Sulla storia d'amore tra Roland e Susan vorrei stendere poi un velo pietoso: l'ennesimo caso di instalove che mi sarei volentieri evitata, e neppure ben consolidato in un secondo momento, a differenza di quello tra Eddie e Susannah. Ho notato poi che diverse scene si ripetono praticamente identiche senza motivo, e temo di aver perso il conto di quante volte Susan mandi a quel paese la zia e sembri dirle addio per sempre, salvo poi vederle di nuovo assieme dieci pagine più in là!

Si sarà capito che il tanto spazio dato al passato di Roland, specie in un momento così emozionante per la ricerca della Torre Nera, non mi ha fatto impazzire; eppure questo romanzo ha anche dei pregi non trascurabili. In primis ho apprezzato l'introduzione di nuovi personaggi ed luoghi, che vanno ad ampliare aspetti del world building già accennati, o a mostrarne di totalmente inediti. Mi è piaciuta molto anche la scena d'apertura, con il confronto tra i protagonisti e Blaine: a mio parere è la migliore del romanzo. Rispetto ai volumi precedenti inoltre, credo che la prosa e la scelta del lessico siano state maggiormente curate, in particolare nella creazione di alcune allegorie e metafore che ben si adattano all'ambientazione.

In modo un po' inaspettato, mi è piaciuta anche la caratterizzazione di Susan Delgado, specialmente per come si mostra determinata e riesce a tenere testa agli altri, perfino nei momenti peggiori. Ma forse l'aspetto che più mi ha convinto è rappresentato proprio dalla sfera del titolo: il suo potere e la fascinazione che esercita sui personaggi giocano un ruolo fondamentale, e mi hanno ricordato parecchio il voyeurismo alla base dei reality show, creando un bel parallelismo tra fantasy e contemporaneità.

Voto effettivo: due stelline e mezza

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martedì 20 giugno 2023

"Il gioco della notte" di Camilla Läckberg

Il gioco della notteIl gioco della notte by Camilla Läckberg
My rating: 2 of 5 stars

"«Mi sto annoiando, dobbiamo alzare la posta ... I soldi di carta non valgono niente,» risponde Max, prendendone una manciata in mano, per poi aprire le dita e lasciarli cadere a terra. «Non siamo più bambini, no? Allora stabiliamo le nostre regole»"


MYSTERY PER SOLUTORI IMPAZIENTI

Per questa recensione voglio cominciare chiarendo un dubbio che mi era sorto qualche tempo dopo aver acquistato "Donne che non perdonano"; avevo infatti scoperto che questo era il secondo libro in una duologia composta anche da "Il gioco della notte", uscito tre anni dopo ma indicato ovunque come il primo capitolo in questa fantomatica serie. Dopo aver letto entrambi desidero rassicurare chiunque sia interessato a recuperarli: non si tratta in alcun modo di due storie collegate! semplicemente l'editore svedese ha ben pensato di farne un'edizione bind up, unendo le due novelle in modo del tutto arbitrario, soltanto perché tutte e due raccontano episodi di vendetta familiare.

Ma passiamo nello specifico a questo fantomatico prequel, o forse sequel. La vicenda si svolge nell'arco di una sola notte a Skuru, una località nella contea di Stoccolma: è l'ultimo dell'anno ed un quartetto di ragazzi si riunisce per festeggiare. Liv, Max, Martina e Anton sono amici fin da bambini ma alcune esperienze traumatiche li hanno portati ad allontanarsi negli ultimi tempi; un gioco da tavolo, tanto alcool e qualche sostanza non meglio identificata sono la miccia che da voce ai loro sentimenti, tra i quali spicca il risentimento verso i genitori, a loro volta impegnati in una festa nella villa vicina.

Preferisco parlare subito e in breve dei lati positivi di questa lettura, per poi passare ai motivi per cui la ritengo a dir poco problematica. Di certo è un libro che si legge con grande facilità e molto velocemente; si lascia divorare al tal punto che potreste perfino essere così fortunati da non fare troppo caso ai passaggi più fastidiosi della narrazione. Un altro elemento a suo favore sono le prospettive dei quattro protagonisti, che permettono di capire come ognuno reagisca alle azioni degli altri. Se poi vi piace leggere di famiglie ricche e snob che nascondono più di uno scheletro nell'armadio, potreste farvi qualche gustosa risata alle spalle dei personaggi.

E ora, con la coscienza messa a tacere, posso dilungarmi sui motivi per cui questo titolo mi ha fatto perfino rimpiangere "Donne che non perdonano", con il quale in realtà condivide il difetto principale, ossia la superficialità nell'affrontare temi molto pesanti. Nello specifico, qui Läckberg vorrebbe parlare di pedofilia, violenza domestica e disagio adolescenziale, il tutto viene però trattato con una tale fretta da rendere impossibile approfondire alcunché, lasciando anzi il lettore nel dubbio di non aver neanche capito bene cosa sia successo.

Arriviamo così al secondo problema, ovvero le incongruenze nella narrazione, sulle quali la cara Camilla mette spesso un grosso cerotto (cit.) facendo cambiare idea ai personaggi da una pagina all'altra, senza neppure prendersi la briga di trovare una motivazione. Liv detesta Anton perché la definisce puttana un giorno sì e l'altro pure? nessun problema: basta che lui le chieda scusa a caso e lei scoprirà di amarlo! Non sono poi riuscita a rimanere seria di fronte ad alcuni dialoghi, troppo compassati e formali considerando che i protagonisti sono degli adolescenti completamente ubriachi e fatti.

L'ultima problematica riguarda proprio l'età dei personaggi principali, che ha spinto alcuni lettori ad etichettare il libro come YA: nulla di più sbagliato! Non solo perché il ritratto del comportamento adolescenziale risulta molto approssimativo, ma soprattutto per il modo frivolo con cui vengono tratteggiate le situazioni difficili in cui si trovato i quattro ragazzi, affrontandone alcune male e sorvolando sulle altre come se l'autrice se ne scordasse tra una pagina e l'altra.

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venerdì 16 giugno 2023

"Donne che non perdonano" di Camilla Läckberg

Donne che non perdonanoDonne che non perdonano by Camilla Läckberg
My rating: 2 of 5 stars

"No, il divorzio non era una strada percorribile. Per quanto girasse e rigirasse la faccenda, la soluzione era una sola: suo marito doveva morire"


FEMMINISMO DA SOCIAL JUSTICE WARRIOR

Aspettavo da tempo di provare la penna di Läckberg, ma preferivo evitare di cominciare la sua serie più nota (e anche lunga) e per questo due anni fa ho recuperato una copia di "Donne che non perdonano", all'epoca etichettato come volume autoconclusivo e ora parte di una duologia. In realtà, le vicende raccontate in questo libro raggiungono una conclusione, quindi si può affrontare tranquillamente senza doversi preoccupare di eventuali prequel o sequel.

La narrazione ci porta in diversi angoli della Svezia, sulle tracce di tre donne dalle vite molto diverse, unite però dallo stesso desiderio di rivalsa nei confronti dei propri mariti. L'ex giornalista Ingrid Steen scopre di essere stata tradita dalla persona per la quale ha rinunciato alla sua carriera, la maestra elementare Birgitta Nilsson è stanca di subire in silenzio le percosse e Victoria Brunberg ha visto sfumare ben presto la promessa di una vita migliore lontano dalla Patria russa, diventando poco più di oggetto per l'uomo che l'ha acquistata. La sofferenza si trasforma quindi in odio feroce, tanto da identificare nell'omicidio l'unica soluzione ai loro problemi.

Sulla carta, questa premessa gettava la basi per una storia dall'enorme potenziale, e in realtà sono ancora convinta di poter annoverare tra i pregi del libro l'idea alla base. Oltre a quest'ultima, i punti di forza riguardano la caratterizzazione delle protagoniste -che raccontano diverse sfumature della moralità grigia- e le tematiche che il libro affronta, tristemente attuali e per nulla leggere.

Per contro, il peggior difetto sta proprio nel modo in cui i temi della discriminazione di genere e della violenza domestica vengono messi in scena. Innanzitutto l'autrice non vuole spingere il lettore a riflettere, ma si accontenta di ingozzarlo con la sua visione delle cose, risultando ripetitiva e per nulla elegante. Per delineare poi gli antagonisti ricorre a caratteri stereotipati e macchiettistici, che fanno quasi ridere anziché inquietare.

Per quanto riguarda la trama, ho trovato diversi sviluppi poco verosimili, nonché incongruenti con le premesse narrative. Non mi è piaciuta neanche la piega che ha preso la vendetta di Ingrid, andando ad includere l'amante del marito, ed in generale ho trovato ridicolo che nessuna delle protagoniste si ponesse il benché minimo dubbio su quanto stava facendo. A coronamento del tutto abbiamo un epilogo degno di una commedia degli equivoci e non di un thriller: appena letto sono letteralmente scoppiata a ridere; almeno fino a quando non mi sono resa conto che anche l'ultima frase conteneva un'incongruenza. Bene così.

Voto effettivo: due stelline e mezza

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lunedì 12 giugno 2023

"Shorefall" di Robert Jackson Bennett

Shorefall (The Founders Trilogy, #2)Shorefall by Robert Jackson Bennett
My rating: 5 of 5 stars

"This thing before her was most certainly not a star. It was like a giant, whirling, crimson maelstrom ... But she also saw him with her regular sight. And that confused her no less. A man was hanging in the air above the wreckage, sitting cross-legged. He wore a black cloak, a three-cornered hat, and a shining black mask-the classic Papa Monsoon costume from carnival"


MAMMA ORSO...

La lettura di "Shorefall" dimostra quanto sia rischioso aspettare mesi e mesi prima di continuare una serie, specialmente se non troppo famosa e per questo priva di una fanbase che ti martelli il cranio a suon di fanart e meme. Riconosco quindi che, se avessi letto prima il secondo capitolo di The Founders Trilogy forse sarei entrata subito in sintonia con la storia e non avrei sfoggiato per cento e passa pagine un'espressione da pesce lesso che non capisce chi sia chi. A discapito di questo mea culpa, rimango convinta che i romanzi di Bennett in generale e questa trilogia in particolare siano delle vere gemme nascoste, per questo sono stata felicissima di sapere della prossima pubblicazione in Italia di questo seguito.

Un po' come la sottoscritta, anche la narrazione si concede un bel salto in avanti di quasi tre anni, rispetto al finale di "Foundryside". I protagonisti hanno ormai avviato una solida attività, e non si interessano soltanto di togliere il monopolio dello scriving alle compagnie mercantili, ma anche di diffondere codici di ogni tipo tra le nuove imprese che sono sorte nei Commons, diventando così una sorta di impresa di servizi. A gettare un'ombra sui loro progetti futuri è la minaccia dell'inaspettato ritorno del più potente tra gli ierofanti, deciso a riportare l'umanità sotto il suo controllo.

Tra sequenze d'azione mozzafiato e piani geniali, questo seguito conferma tutti i punti di forza del primo romanzo: un sistema magico complesso, un world building solido e vitale per la storia, e dei personaggi a tutto tondo. Qui troviamo inoltre un maggior approfondimento sulla caratterizzazione proprio dei protagonisti, soffermandosi in particolare sui legami tra loro che prima erano stati solo abbozzati e adesso si dimostrano essere decisivi nell'economica della narrazione, oltre che di impatto a livello emotivo. Confesso che alcune interazioni tra loro mi hanno colpito molto, e ho trovato diversi dialoghi genuinamente commoventi.

Tra i punti di forza di questo titolo possiamo annoverare anche il ritmo incalzante che va a caratterizzare l'intero volume, nonché i nuovi sviluppi nel sistema magico ed i dettagli sul passato del mondo immaginato da Bennett, che ne vanno ad arricchire e rendere più interessante la lore. Personalmente ho poi apprezzato come la storia si apra con l'unica prospettiva di Sancia "San" Grado, ma vada in seguito ad includere quelle degli altri protagonisti e anche di diversi personaggi di contorno; il risultato è una narrazione quasi corale, che permette di comprendere i diversi approcci alle tematiche affrontate.

Fatico sempre a trovare qualcosa che non vada nei romanzi del caro Robert; l'unico difetto potrebbe essere il finale, inaspettatamente aperto a differenza dei suoi titoli precedenti. Dalla prospettiva di un lettore nostrano però, la maggior pecca di questa trilogia temo rimanga la continua presenza di nomi cringe in fanta-italiano, spesso mescolato con spagnolo ed inglese, giusto per dare più colore; il più esilarante per me è stato Participazio: personaggio che compare in giusto tre scene, ma che per merito del suo nome è riuscito a farmi sganasciare per più di metà libro.

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giovedì 8 giugno 2023

"Kitchen" di Banana Yoshimoto

KitchenKitchen by Banana Yoshimoto
My rating: 4 of 5 stars

"Siamo rimaste solo io e la cucina. Mi sembra un po' meglio che pensare che sono rimasta proprio sola"


CHI MANGIA IN COMPAGNIA...

Da parecchi anni desideravo leggere un romanzo di Yoshimoto, un'autrice molto apprezzata e prolifica, che mi avrebbe potenzialmente dischiuso le porte ad una bibliografia vastissima. Dopo aver letto "Kitchen" non progetto di fiondarmi a recuperare qualunque cosa abbia scritto la cara Banana, però rimane un'autrice che mi piacerebbe approfondire almeno un po' nel caso capitasse l'occasione.

Questa novella segue una studentessa universitaria di Tokyo, tale Mikage Sakurai, che all'inizio della storia si trova completamente persa dopo la morte della nonna, la sua unica parente con la quale conviveva da anni. La ragazza arriva così ad accettare un po' d'impulso l'offerta di ospitalità di Yūichi Tanabe e di sua madre Eriko, dei semplici conoscenti che diventeranno per lei qualcosa di molto simile ad una nuova famiglia. Le due parti che compongono questa storia sono seguite da un racconto che si concentra su una narrazione diversa: la giovane Satsuki deve affrontare la perdita del fidanzato Hiroshi; l'incontro casuale (o forse predestinato) con la misteriosa Urara la potrebbe aiutare a superare il lutto.

La distinzione fra le due storie e molte altre informazioni utili sono incluse della postfazione a cura dello stesso traduttore, che da un lato ho letto con genuino interesse ma dall'altro l'avrei forse trovata più utile se inserita all'inizio del volume; anche per comprendere meglio il contesto culturale che ha ispirato l'autrice. A parte questa piccola osservazione, penso che l'edizione italiana sia stata realizzata ottimamente, sia nella traduzione sia nei contenuti.

Mi è piaciuto molto anche il modo in cui Yoshimoto ha trattato diversi aspetti legati al lutto: con grande dolcezza ed eleganza senza però cadere nella retorica, rendendo così la lettura accessibile a tutti. A mio avviso l'autrice è molto brava poi a rendere su carta i sentimenti che provano i personaggi, pur utilizzando poche, semplici parole; alla fine, di Mikage abbiamo una visone a 360 gradi, che va dai suoi sentimenti per Yūichi alla sua passione per la cucina. La presenza di elementi fantastici, in parte vicini alla fantascienza e in parte al realismo magico, dona un'ulteriore velo di meraviglia alla lettura.

Per contro non sono riuscita a trovare la storia di Satsuki emozionante quanto quella di Mikage: pur avendo molti punti di contatto a livello contenutistico, la prima pecca di tutti le allegorie legate al mondo della cucina così importanti nel racconto principale; leggendo prima quest'ultimo, si ha un effetto calante nella propria esperienza di lettura.

Voglio infine dedicare qualche riga alla rappresentazione LGBT+, presente in entrambi i racconti ma con diverse modalità. Bisogna innanzitutto tenere a mente il contesto storico-culturale in questi personaggi si muovono, molto lontano da quello contemporaneo dei lettori occidentali. Questo porta ad alcune frasi poco felici, che però penso vengano in parte compensate da un bel passaggio in cui proprio un personaggio queer parla della sua esperienza. Come in ogni altro elemento, anche in questo caso il racconto "Moonlight Shadow" funziona decisamente meno bene, soffermandosi soltanto su preconcetti superati.

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lunedì 5 giugno 2023

"Echi in tempesta" di Christelle Dabos

Echi in tempesta (L'Attraversaspecchi, #4)Echi in tempesta by Christelle Dabos
My rating: 4 of 5 stars

"Un groviglio inestricabile di pagode e strade ferrate, giardini e fabbriche, vecchie pietre e strutture metalliche si estendeva ai suoi piedi. Il tutto aveva un'aria sia da antica città imperiale che da zona industriale"


FELICEMENTE NELLA MINORANZA

Con più di un dubbio mi sono finalmente decisa a completare la tetralogia L'Attraversaspecchi, ad un anno di distanza dalla lettura del primo volume. Purtroppo aver sentito tanti pareri negativi su "Echi in tempesta" mi spingeva a rimandarne sempre la lettura, perché personalmente avevo apprezzato molto la serie fino a quel momento e non volevo proprio vederla sciupata con una conclusione indegna. E una volta messa (virtualmente) la parola fine a questo commento penso proprio che andrò a leggermi qualche recensione dettagliata, perché non mi riesco a capire cos'abbia deluso così tanto i lettori in questo romanzo.

Come tra i primi due libri, la narrazione riprende subito dopo l'epilogo de "La memoria di Babel", con un nuovo cataclisma che sembra mettere in pericolo la stabilità delle arche, causando crolli randomici; per impedirlo, Ofelia e Thorn si infiltrano separatamente all'osservatorio delle Deviazioni, dove sperano di trovare nuove informazioni sull'Altro e Dio. Parallelamente continuiamo a seguire la piccola Vittoria, alle prese proprio con quest'ultimo, al momento impegnato in una non troppo riuscita imitazione di Renard.

Proprio questo punto di vista secondario mi da lo spunto per iniziare ad analizzare gli aspetti che ho meno apprezzato del titolo, ma comunque non così gravi da inficiare l'esperienza di lettura dell'intera serie. Le informazioni che acquisiamo attraverso il POV di Vittoria sono presentate in modo frammentario e vengono ribadite anche in altre scene, quindi non posso fare a meno di ritenere i suoi capitoli un'aggiunta quasi inutile; non che sia spiacevole da leggere, solo un po' tediosa quando altrove stanno succedendo cose ben più importanti. A livello stilistico non ho poi apprezzato la scelta di inserire interi paragrafi composti da interrogative dirette, che la cara Christelle sfrutta come escamotage per riepilogare cosa i personaggi sappiano in un dato momento; personalmente ho trovato fastidioso dover leggere queste sfilze di domande, e ritengo ci fossero modi più eleganti di ottenere il medesimo risultato.

Un altro elemento che mi ha fatto storcere il naso riguarda le molte rivelazioni che vengono fatte nel corso del volume, atte a rispondere ai misteri sorti dei capitoli precedenti. A mio avviso le conclusioni alle quali arriva Ofelia non vengono sempre giustificare in modo efficace: a seconda della situazione in cui si trova, ha delle visioni che convenientemente mostrano tutto, oppure qualche personaggio attacca uno spiegone, oppure ancora lei stessa ha un'intuizione senza alcun fondamento comprensibile. Ci tengo a precisare che questo non vale per tutti i casi, e comunque nel complesso le spiegazioni che vengono fornite a livello di world building mi sono sembrate convincenti; il problema è il modo in cui arrivano al lettore.

Il romanzo ha ovviamente altri punti a suo favore. Innanzitutto la prosa si dimostra ancora una volta molto scorrevole, seppur non manchino neanche le minuziose descrizioni dei bizzarri luoghi in cui la protagonista si ritrova. Di Ofelia ho appezzato poi come continui la sua crescita, specialmente in contrapposizione con i tanti che le vorrebbero imporre un ruolo o un pensiero diverso. Mi ha stupito anche di più leggere come Dabos abbia finalmente dato spazio ad un'analisi approfondita di Thorn, in relazione alle sue motivazioni e debolezze. Il finale lascia alcuni elementi marginali in sospeso (mi viene da pensare che l'autrice avesse in mente di pubblicare qualche racconto, magari), ma credo che quelli principali abbiano ottenuto una chiusura più che soddisfacente.

Voto effettivo: quattro stelline e mezza

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