mercoledì 26 ottobre 2016

L'uomo che immaginò il futuro - Recensione a "Il meteorologo" di Olivier Rolin



L'uomo che immaginò il futuro

Recensione a "Il meteorologo" di Olivier Rolin


SCHEDA TECNICA

TITOLO: Il meteorologo
AUTORE: Olivier Rolin
TITOLO ORIGINALE: Le météorologue
TRADUTTORE: Yasmina Melaouah
EDITORE: Bompiani
COLLANA: Narratori Stranieri
PAGINE: 160

COMMENTO

  Doverosa premessa: l'autore è un giornalista. Non che ci sia qualcosa di riprovevole in questa professione, ma il suo stile di scrittura ne risente ed il libro risulta pertanto abbondantemente farcito di nomi (lunghi e russi, quindi difficili), date e luoghi. Assieme a qualche "tirata" eccessivamente buonista sul finale, la puntigliosità giornalistica mi pare l'unico punto a sfavore di questo romanzo. 
  È proprio la sua professione a portare l'autore ad una visita della isole Solovki, dove per la prima volta sentirà parlare del protagonista di questa biografia, Aleksej Feodos'evič Vangengejm (vi avevo avvertiti che i nomi sono dfficili anche solo da leggere!). Rolin cera a più riprese di dimostrare come il suo soggetto fosse un uomo abbastanza comune, non di certo un eroe degno di entrare nella soria; con il proseguire della lettura si comprende invece che Vangengejm è stato assolutamente eccezionale, sia come uomo sia come illuminato pensatore. 
  Oltre a conservare intatto l'amore per la moglie e la figlia, perfino nei duri e lunghi anni passati nel lager, il nostro protagonista si dimostra un vero visionario per la sua epoca, con le sue idee riguardo alle energie solare ed eolica, alla possibilità per l'uomo di viaggiare fino alla Luna e addirittura fino al pianeta Marte. L'autore si diverte anche ad insinuare nel lettore il dubbio che Vangengejm sia etichettabile come un mediocre a causa della cecità nei confronti del Partito e degli organi istituzionali; come spiegare altrimenti i molti ritratti a mosaico di Stalin e il suo scrivere e riscrivere nelle lettere alla moglie la frase «La mia fiducia nel potere sovietico è intatta»? Solo nelle ultime pagine questo enigma trova una plausibile risposta: probabilmente l'intento era soltanto proteggere la sua famiglia da possibili ritorsioni. 

  Per Rolin però la sola caratteristica che rende Vangengejm degno di considerazione storica è la sua certa innocenza. Dopo pochi capitolo dedicati all'infanzia e agli anni spensierati, in cui arriva ad essere il direttore del Servizio idrometeorologico della Repubblica russa, si giunge rapidamente all'arresto del protagonista, conseguenza di una serie di accuse estorte con la tortura, a sua colta causata dalla ricerca di un capro espiatorio per la terribile siccità che devasta le campagne russe. 
  Vangengejm finisce quindi nel lager delle Solovki, assieme ad un gruppo straordinariamente eterogeneo di scienziati, musicisti, ingegneri, religiosi, registi, medici e filosofi: in quegli anni infatti le principali vittime della repressione socialista erano coloro in grado di influenzare il modo di pensare del popolo o che, con frequenti viaggi all'estero, potevano diventare spie straniere.
  Alle Solovki finisce anche il giovanissimo Juij Čirkov, che approfitta di questi anni di detenzione per apprendere il più possibile dai suoi illustri compagni di sventura, e che molti anni più tardi sarà un fondamentale aiuto per scoprire il destino del protagonista, una delle miglia di morti insensate generate da Ežov e dal suo ordine operativo n°00447.
  Elementi degli di menzione sono infine l'inserto con le lettere e i disegni fatti da Vangengejm per la figlia -con intento sia affettivo sia educativo- nonché il desiderio dell'autore far comprendere come il folle sistema che ha causato la morte del protagonista, abbia poi eliminato anche la maggior parte dei suoi carnefici. 

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venerdì 14 ottobre 2016

How I Decided to Marry my Husband - Recensione a "Emma" di Jane Austen

How I Decided to Marry my Husband

Recensione a "Emma" di Jane Austen


SCHEDA TECNICA

TITOLO: Emma
AUTORE: Jane Austen
TITOLO ORIGINALE: Emma
TRADUTTORE: Pietro Meneghelli
EDITORE: Newton Compton
COLLANA: I Minimammut
PAGINE:410

COMMENTO


  Durante la lettura di questo favoloso romanzo, non ho potuto fare a meno di stupirmi circa la sua contemporaneità; innanzitutto ho subito fatto un paragone (azzeccato?) con la serie TV “How I met your Mother”, in cui il protagonista Ted racconta ai figli un’eccezionale serie di avvenimenti solo per giungere alla spiegazione di come abbia conosciuto loro madre, come suggerisce il titolo. Analogamente, il romanzo della Austen ha il fine di narrare il radicale cambiamento della protagonista Emma da convinta nubile a felice sposa, ma nel mentre spazia tra una vastissima gamma di altri innamoramenti, grandi incomprensioni e misteriosi sotterfugi, tanto che il lettore finisce col pensare che alcune scelte, come la decisione di Emma di diventare confidente e “consigliera” per la giovane Harriet, andassero proprio evitate, ma alla fine dei conti tutto è predisposto per migliorare il difficile carattere di Emma.
  Un altro elemento di modernità è il “friend-zonamento”, di cui la protagonista fa uso sia nel caso delle avances poco gradite da parte del signor Elton, sia più avanti con Frank Churchill che le decide di voler vedere come un amico, al fine di indirizzare le attenzioni di lui verso Harriet. 
  Ultimo dettaglio contemporaneo è la passione di Emma per le “ship”: la giovane donna si diverte a creare coppie tra amici e parenti e, anche se realizza di sbagliare spesso nelle sue valutazioni, non riesce proprio a smettere di vedere storie d’amore in ogni sguardo, invito o galanteria di sorta. 
  Attorno a tutte le coppie innamorate (o che si presumono tali), compaiono alcuni tra i più divertenti personaggi creati dalla Austen: la chiacchierona signorina Bates, il signor Woodhouse e la sua fissazione per i malanni e l’odiosa signora Elton, ben decisa ad essere al centro dell’attenzione generale ad ogni costo. 
  La vicenda in se non è particolarmente corposa e gli avvenimenti importanti risultano pochi, ma a renderla interessante sono i già citati equivoci, dati soprattutto dalle visioni soggettive che ogni personaggio ha degli eventi; così Jane Fairfax viene sospettata da Emma di una relazione clandestina con il signor Dixon, e dalla signora Weston (la povera signorina Taylor!) di aver attirato le attenzioni del signor Knightley, mentre in realtà la ragazza è da tempo fidanzata in segreto con Frank Churchill. 
  Gli eventi maggiormente degni di nota sono tutti condensati nel ricco finale, che risulta pertanto ben più interessante dei capitoli precedenti. In breve hanno luogo i fidanzamenti tra Jane e Frank (o meglio, l’annuncio dello stesso), Emma e il signor Knightley, Harriet e Robert, seguiti dai rispettivi matrimoni; a tutto ciò si aggiunge la nascita della piccola Anna Weston e la decisione che sia il signor Knightley a trasferirsi ad Hartfield - anziché Emma a Donwell -, per non stravolgere le abitudini del padre di lei. 
  Ad essermi poco piaciuto è stato invece il protagonista maschile (!); il signor Knightley risulta davvero troppo perfetto e galante fino all’inverosimile, considerando inoltre che la sua è il solo punto di vista a risultare oggettivo e corretto. 
  Ciò che maggiormente ho apprezzato è senza dubbio la protagonista: Emma è l’eroina austeniana più “umana” tra quelle da me incontrate finora, perché non è umile e passiva, commette degli errori e se ne rammarica, cerca goffamente di migliorarsi e spesso cade vittima delle sue fantasie.

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mercoledì 5 ottobre 2016

La tolleranza spiegata ai ragazzi - Recensione a "Il viaggio della strega bambina" di Celia Rees

La tolleranza spiegata ai ragazzi

Recensione a "Il viaggio della strega bambina" di Celia Rees


SCHEDA TECNICA

TITOLO: Il viaggio della strega bambina
AUTORE: Celia Rees
TITOLO ORIGINALE: Witch Child
TRADUTTORE: Valentina Daniele
EDITORE: Salani
COLLANA: Biblioteca Economica
PAGINE: 200

COMMENTO 

  Di questo romanzo bisogna innanzitutto lodare la fedeltà al registro narrativo: eccetto qualche piccola perplessità data in gran parte dai dialoghi, stile e forma sono perfettamente coerenti con il diario tenuto in modo saltuario da una giovane ragazza. Ancora più sorprendente - specie da momento che dovrebbe essere un libro rivolto ad un pubblico giovane - è il rispetto all'ambientazione scelta, che permette davvero di immedesimarsi nelle vicende di Mary Newbury e di viaggiarle accanto tra le tante prove che è chiamata ad affrontare, a dispetto della giovane età.
  Tema centrale del romanzo è la xenofobia, non solo nei confronti delle donne considerate streghe, come potrebbe falsamente suggerire il titolo, ma anche delle popolazioni indigene del Nord America, costrette a ritirarsi nei boschi per sfuggire all'avanzata dell'uomo bianco.
  La vicenda ha inizio in Inghilterra nel 1659, epoca in cui piccole invidie, unite ad assurde accuse, potevano marchiare una donna innocente come adepta di Satana in persona; ed è proprio quanto accade alla "nonna" di Mary, Alice Nuttall, che con la sua professione di guaritrice viene messa sotto una cattiva luce, portandola in breve alla forca. Rimasta sola, Mary viene brevemente accudita da una donna misteriosa, che scoprirà poi essere la madre, creduta morta.
  Una volta obbligata a separarsi anche dalla madre, Mary viaggia verso la costa per unirsi ad una congregazione di puritani in procinto di salpare alla volta del Nuovo Mondo. La ragazza stringe in breve dei rapporti quasi familiari con John Rivers, sua moglie Sarah e i loro figli, oltre alla vedova Martha e, più avanti, lo studioso Jonah Morse e suoi figlio Tobias. D'altro canto molte figure nella congregazione si mostrano da subito ostili a Mary; figure che con il proseguire degli eventi giungeranno ad accusare anche lei di essere una strega.
  Sul cammino della protagonista si delineano anche un altro genere di ostacoli, quelli della natura: dalla nave che sembra destinata a non raggiungere mai la meta, alla traversata dei boschi, pieni di belve e pericoli sconosciuti.
  Il racconto non ha una fine vera e propria, dal momento che Mary è costretta ad abbandonare l'insediamento di Beulah e con esso il suo "diario", ma un ultimo capitolo, ad opera di Martha, lascia sperare al lettore in un proseguo delle vicende.
  Ampio spazio viene dato agli antagonisti che, seppur con diverse motivazioni, hanno come comune obiettivo l'eliminazione della giovane protagonista: da un lato ci sono i fanatici religiosi a guida della comunità che vedono ovunque segni del demonio; dall'altro una schiera di ragazzine, le quali (ovviamente!) accuseranno Mary, ma non prima di essersi per prime macchiate del crimine della stregoneria, elemento che mi ha personalmente spiazzato.
  Il fattore "magia" è sviluppato in modo molto particolare, infatti il punto di vista della protagonista (e quindi del lettore) tende a distorcere la realtà tangibile e ci rende propensi a credere nei segni e nelle premonizioni, al pari del reverendo Elia Cornwell.
  Collegati alla magia sono anche gli indigeni che scortano la congregazione nella foresta, dalla tristemente nota Salem a Beulah. Tutti sono spaventati dai pellerossa, tranne Jonah, che spera di ottenere da loro maggiori conoscenze dei boschi e, ovviamente, Mary. La ragazza scopre ben presto che molto la accomuna a loro, e il finale lascia intendere che si unirà a Penna Azzurra e a suo nonno.
  Degno di nota è infine il geniale riferimento al romanzo "Moby Dick" di Herman Melville, nella storia del giovane marinaio Jack, di cui Mary (crede?) vede il destino tra le onde dell'oceano.

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lunedì 3 ottobre 2016

Cosa sto leggendo? - 3 ottobre 2016

Cosa sto leggendo?

3 ottobre 2016

 In questo principio di autunno, mi tengono compagnia tre libri che mescolano mistero, adrenalina e avventura. E che hanno dato vita ad altrettanti film di successo!
  1. "Cappuccetto rosso sangue" di Sarah Blakley-Cartwright, lettura che precede la visione del film; per ora si è rivelato un buon romanzo di intrattenimento con qualche spunto interessante, specie sui personaggi secondari.
  2. "L'amore bugiardo" di Gillian Flynn, romanzo di cui mi sono in gran parte rovinata la lettura (e i colpi di scena) guardando il film, ma comunque molto interessante per scoprire tutti i retroscena che nella pellicola vengono lasciati in secondo piano.
  3. "La storia infinita" di Michael Ende, e in questo caso non ho visto il film e neppure progetto di farlo, perchè finora questo romanzo mi ha davvero annoiato; forse lo avrei dovuto affrontare da ragazzina.