martedì 31 marzo 2020

Wrap-Up - Letture di marzo 2020

Wrap-Up - Letture di marzo 2020


Devo ammetterlo: questo mese sono stata troppo ambiziosa con la mia TBR. Infatti, sono riuscita soltanto a completare questi cinque romanzi e, va detto, pure con difficoltà. Spero di fare meglio in aprile.

Il primo libro letto questo mese è stato sicuramente il più impegnativo, soprattutto per la mole non indifferente. Nonostante il timore reverenziale di dover iniziare un tomo di oltre mille pagine, "The Dome" di Stephen King si è dimostrato un eccellente lettura, guadagnandosi addirittura le cinque stelline. Per leggere la mia recensione dettagliata per questo romanzo tra il thriller, l'horror ed il distopico, andate QUI.

Continuando nella TBR, ho poi iniziato la cosiddetta Grisha Trilogy, scritta da Leigh Bardugo, con il primo libro "Shadow and Bone"; questa serie fantasy è ambientata in un mondo che ricorda molto la Russia zarista, con l'aggiunta di alcune creature fiabesche e dei maghi locali chiamati appunto Grisha.
La storia vede come protagonista l'apprendista cartografa Alina Starkov la quale, trovandosi in pericolo all'interno della Shadow Fold (una landa di oscurità che divide il regno ed è popolata dagli orribili volcra), scopre di poter sprigionare una luce magica che scaccia i mostri. La ragazza diventa così un faro di speranza per Ravka: con il suo potere sarebbe in grado di dissolvere la Fold e riunire una nazione distrutta da secoli di guerra. Seguiamo quindi Alina nel Little Palace, il luogo dove vengono addestrati i Grisha, e la vediamo alle prese con una vita più agiata, ma anche ricca di nuove difficoltà.
Complice la sua relativa anzianità (almeno nell'universo dei libri YA), questo volume pecca di banalità e propone dei personaggi molto stereotipati, che rendono noiosa la lettura della parte ambientata ad Os Alta; non mancano infatti le scene alla Cenerentola o la presenza di una bee queen del tutto inutile ai fini della trama. Per fortuna, nel finale l'autrice si riscatta sia per il ritmo narrativo sia per le interazioni tra i personaggi.
Tra questi ultimi ho apprezzato soltanto Mal -nella seconda parte della storia- e Genya, che ha dalla sua un passato molto interessante del quale vorrei leggere ancora. Il Darkling è tollerabile solo negli ultimi capitoli, anche se come antagonista ha una motivazione abbastanza banale, mentre Alina è insoffribile dall'inizio alla fine, oltre ad essere una grande ipocrita quando si tratta di giudicare i suoi nuovi "amici".
Come da YA che si rispetti, sono presenti dei comportamenti ingenui ed infantili in persone adulte (Marissa Meyer docet), un esempio su tutti gli ambasciatori dei regni nemici che si fanno condurre della Fold per vederne la distruzione: ma vi rendete conto che è l'unico motivo per cui avete un minimo vantaggio su Ravka, sì? Croce e delizia è invece la mancanza di info dump: sicuramente la fluidità della lettura ne guadagna, ma il lettore si trova spesso a dover intuire alcuni aspetti magici.
Nota a margine: solo io ho trovato divertente come l'autrice, in evidente difficoltà sul modo di chiudere i capitoli, ne concluda la metà con la protagonista che sviene o si addormenta?
Il mio voto è di due stelline e mezza.

E rimaniamo in Russia, o meglio andiamo nella VERA Russia, con il classico di questo mese: "Il sosia" di Fëdor M. Dostoevskij, romanzo giovanile che presenta il tema della doppiezza umana portata all'estremo, ossia all'apparizioni di un individuo identico al protagonista della storia. Nel complesso ho dato quattro stelline a quest'opera, della quale potete leggere QUI una recensione approfondita.

Questo mese sono miracolosamente riuscita anche a terminare la trilogia di Gemma Doyle scritta da Libba Bray, con la lettura di "La rivincita di Gemma", che mi ha dato una conferma definitiva: se questo è davvero il meglio del new gothic, come indicato in quarta di copertina, evidentemente non si tratta del genere per me. Parlo in modo dettagliato dei motivi per i quali questa serie non mi è piaciuta nella rubrica Lettura d'Insieme che potete trovare QUI, facendo sempre attenzione agli SPOILER!
In questo romanzo, la storia riprendere pochi mesi dopo la conclusione di "Angeli ribelli" (ne parlo QUI), con una serie imbarazzante di info-dump e con la cara Gemma detentrice di tutta la magia dei regni; per cosa deciderà di usarla? io le avrei magari suggerito di ricordarsi della piccola Polly, "ospite" di un pedofilo, ma la nostra eroina decide di impiegare il suo illimitato potere per dar vita a stupidi inganni, come distrarre la madre di Felicity convincendola di aver visto una conoscente tra la folla.
Ma non c'è tempo da perdere (o meglio, non ci sarebbe, ma l'autrice se la prende alquanto comoda) perché oscure minacce incombono su Gemma da... praticamente, da tutte le parti! La Bray cerca in ogni modo di mettere ansia ai suoi lettori, con il risultato che la maggior parte degli antagonisti risultano alla fine ridicoli, almeno quanto gli eroi.
In generale il romanzo si mantiene in linea con i precedenti: pagine su pagine di scene inutili ai fini della trama, decine di temi importanti trattati con superficialità, una valanga di comparse dallo spessore della carta velina, uno stile urticante e buchi di trama -specialmente per quanto riguarda gli aspetti fantasy- grandi quanto voragini. A peggiorare il tutto abbiamo una retorica "femminista" troppo strombazzata e, nei fatti, mal sviluppata: dopo due libri in cui la protagonista viene molestata (romanticamente?) dal suo interesse amoroso, il massimo a cui arriva l'autrice è un ribaltamento dei ruoli, con lei che usa la magia per costringerlo a baciarla.
Cara Libba, se a compiere la violenza è una donna, non per questo l'atto perde di valore o può essere legittimato. E il femminismo è ben altro dal nominare un paio di suffragette al bar.
Il mio voto è di una stellina e mezza.

Infine, ho terminato la mia TBR iniziale con il fiabesco "An Enchantment of Ravens" di Margaret Rogerson, del quale vi parlo più nel dettaglio nella recensione completa che trovare QUI. Tutto considerato, il mio voto per questo romanzo è di quattro stelline.


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domenica 29 marzo 2020

Qualcuno crea ancora fiabe - Recensione ad "An Enchantment of Ravens" di Margaret Rogerson

«I saw a raven in the tree. But which was it-a raven for peril, or a raven I loved? ... I only had time to think, Both»

Qualcuno crea ancora fiabe

Recensione ad "An Enchantment of Ravens" di Margaret Rogerson



LA SCHEDA TECNICA

TITOLO: An Enchantment of Ravens
AUTORE: Margaret Rogerson
TITOLO ORIGINALE: -
TRADUTTORE: -
EDITORE: Simon & Schuster, Inc.
COLLANA: Margaret K. McElderry Books
PAGINE: 310
VOTO: 4 stelline

IL COMMENTO
 
  "An Enchantment of Ravens" è un romanzo rosa ambientato in un mondo fantastico dove gli umani convivono con il popolo fatato, al quale vendono le loro Craft (ossia creazioni che vanno dagli abiti ai romanzi) in cambio di incantesimi utili nella vita quotidiana. Sono presenti anche molti aspetti legati all’avventura ed al viaggio, tanto che questo titolo ricorda parecchio "Stardust" di Neil Gaiman (ne parlo QUI), dove pure la maggior parte della trama ruotava attorno ad una missione aldilà del muro posto a dividere il nostro mondo dalle terre incantate.
  La storia vede come protagonista la pittrice Isobel, che si guadagna da vivere realizzando dei ritratti per le fate (e vi sconsiglio di pensare a Campanellino o simili); la svolta iniziale è data dalla visita di Rook, principe della corte d’autunno, del quale la ragazza si innamora durante le loro sedute. Pur trattandosi di un evidente caso di insta-love

«I knew that part of him esiste, but I didn’t want to see it. And that was more dangerous than all the enchantments he could offer me combined.»

il risultato non è fastidioso perché, come molti altri elementi in questo romanzo -aiuti supernaturali convenienti o protagonisti orfani-, porta il titolo idealmente vicino al mondo delle fiabe. In questo mi ha ricordato "Paper Magician" di Charlie N. Holmberg (QUI la recensione) anche perché entrambi presentano un cast di personaggi ben sviluppato ma abbastanza limitato.
  A spingere i due protagonisti a viaggiare tra i reami fatati è però la tristezza umana che Isobel dipinge inavvertitamente negli occhi di Rook, il quale non può permettere che il suo ruolo venga messo in dubbio a causa dei sentimenti trasmessi dal ritratto. Il viaggio permette all’autrice di arricchire la storia con molte descrizioni pittoresche

«One moment I was admiring a stand of fiery rowans, and the next I stepped into a different forest altogether. Everything was green. [...] We were in the springlands!»

che risultano calzanti dal momento che la storia è narrata in prima persona da un’artista come Isobel.
  E proprio questa giovane piena di determinazione è il personaggio che più mi ha convinto nella storia, seppur come detto gli altri riescano a ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto. Isobel conosce ogni legge del popolo fatato e sa bene di non potersi confrontare con loro sul piano fisico, ma sfrutta al meglio le sue limitate risorse -come l’abilità di pittrice e l’anello in ferro.

«I seized his hand and squeezed it tight, making sure the ring I’d picked out of my pocket seam pressed against his bare skin. It wasn’t just any ring. It was forged from cold, pure iron.»

Bozze per la cover
  Pur soffrendo di una trama priva di vere e proprie svolte, il romanzo si fa forza della sua ambientazione, nella quale convergono sia i luoghi che le tradizioni delle fate. La protagonista stessa ci rende edotti delle numerose leggi alle quali queste creature sono costrette ad obbedire, pena una sofferenza fisica; scopriamo così come il loro aspetto perfetto non sia altro che il risultato di una magia,

«And as the years passed I grew disenchanted with enchantments, which were just as much a lie.»

stratagemma che utilizzano anche per ingannarsi tra loro e mutare l’aspetto dei vecchi abiti o dei cibi putrescenti. Quello che in un primo momento sembra un luogo da fiaba, si rivela ben presto un posto spaventoso dove tutto è fasullo e corrotto, ridotto così dall’essenza stessa dei suoi abitanti.

«"That’s cruel." All of it was. Him to me, and them to him.
"Such is our nature. It may be cruel, but it is also fair."»

  Ho apprezzato molto l’intento della Rogerson nel trasmettere il messaggio sul valore dell’arte, vista come vera forza creatrice in opposizione all’ingannevole magia del popolo fatato. La stessa Isobel capisce dopo poco come le fate considerino le creazioni umani misteriose allo stesso modo in cui noi umani potremmo vedere i loro incantesimi.

«Realizing that your own magic held more mystery to fair folk than theirs did to you was a peculiar experience.»

  Molto positivo anche il tentativo di scrivere una fiaba all’apparenza tradizionale, ma con dei messaggi ed una consapevolezza contemporanei: la protagonista combatte per se stessa e per coloro che ama, ed il suo comprimario la affianca senza sminuirla. In un mondo editoriale sempre più straripante di fiabe riscritte, trovarne una originale è stata una bella sorpresa.


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martedì 24 marzo 2020

Lettura d'Insieme - Gemma Doyle di Libba Bray

Lettura d'Insieme

Gemma Doyle di Libba Bray


Cover italiane
  Gemma Doyle è una trilogia fantasy e storica con target young-adult, scritta tra il 2003 e il 2007 da Libba Bray.
  La serie è ambientata alla fine dell’Ottocento in Inghilterra, dove la sedicenne Gemma giunge dall’India dopo la tragica morte della madre. La ragazza frequenterà la Spence Academy, ma proprio in questo collegio gli strani ed inquietanti episodi che già costellavano la sua vita si faranno sempre più frequenti e pericolosi, mentre la sua nuova amicizia con Ann, Felicity e Pippi diventerà sempre più forte.
  Questa serie non mi è affatto piaciuta, e sono qui per elencare i dieci motivi per i quali ne sconsiglio la lettura.

  Attenzione: da qui in poi ci saranno SPOILER!

1. GEMMA DOYLE
  Al primo posto non poteva che esserci la protagonista di tale scempio. Gemma è abbastanza classica nella sua caratterizzazione: bella ma inconsapevole di esserlo (perché a tutti fanno schifo i capelli rossi naturali e gli occhi verdi, giusto?), piena di magici poteri che non vuole, appassionata di libri senza essere mai stata vista leggere una sola pagina, e -ovviamente- una vera drama queen, che trasforma in tragedia ogni inerzia:

«Muoio di mille morti insolite e crudeli quando cinquanta paia di occhi si posano su di me e mi valutano come un trofeo da esporre sopra il camino nell’abitazione di un gentiluomo.»

  Il povero lettore si trova a dover sopportare pagine e pagine farcite dalle sue continue lamentele,

«Vengo assalita da una nuova paura: non riuscirò mai e poi mai a essere così bella. [...] Non c’è speranza. In realtà non ho niente di brutto; il problema è che non ho neppure niente di notevole.»

che non la rendono di certo più vicina al pubblico, ma solo più fastidiosa, dovendo affrontare l'intera serie unicamente dal suo punto di vista.
  Forse nel tentativo di caratterizzarla un po' meglio, la Bray prova a darle dei tratti negativi; ed ecco che a tutti i problemi sopra elencati si aggiunge il suo essere una totale ipocrita, tanto da dover avvisare nelle rare occasioni in cui non sta mentendo. Ad esempio, la vediamo compatire continuamente Ann, ma quando ne ha l'occasione non esita a deriderla a sua volta, come le compagne di scuola che tanto detesta,

«Le altre ragazze non si stancano mai di tormentarla, e lei cammina a testa bassa, sopportando la loro crudeltà. [...] Ann ci raggiunge ansimando e sbuffando. Scivola e cade indecorosamente in una nuvola bianca lanciando un gridolino. Io e Felicity ridiamo spietate.»

  Gemma si comporta poi come se le sue azioni fossero sempre giuste, senza mai fermarsi ad elaborare dei piani seri o a riflettere sulle possibili conseguenze,

«Metterò a posto le cose nei regni e nelle Terre d’Inverno e poi... e poi? Mi preoccuperò un’altra volta del poi.»

Insomma, una protagonista con la quale è difficile empatizzare e che porta lo sventurato lettore ad alzare gli occhi al cielo più volte di quante si possano contare.

2. LA SPENCE ACADEMY FOR YOUNG LADIES
  E qui già siamo nella fantascienza, ancor prima di arrivare agli elementi fantasy. Questo collegio dovrebbe essere il luogo ideale dove crescere giovani ragazze di buona famiglia, addirittura esponenti della nobiltà britannica, ma nella pratica vediamo un luogo che, con il proseguire della serie, diventa sempre più una caricatura di se stesso.
  Fin dal primo libro vediamo la (teoricamente) austera preside acconsentire a materie ed attività poco consone con l'ambientazione storica; nel terzo volume non si nominano quasi le lezioni che le protagoniste seguono e l'edificio sembra più un dormitorio o un punto di ritrovo per i momenti di calma della trama.
  E cosa dire delle molte incoerenze? Già la presenza di Ann in questa scuola è inspiegabile (cosa c'entra tutto ciò col diventare una governante?), ma cosa dire poi dei lavori di ristrutturazione cominciati a metà anno e che interferiscono continuamente con l'attività scolastica? perché, ovviamente, se qualcuno discute nel cantiere l'intero collegio deve accorrere per assistere alla scenetta.
  Ne approfitto per citare qui una grave mancanza di questi libri: le mappe! E non parlo di mappe inserite nei volumi stampati per i lettori, ma di una mappa che l'autrice avrebbe dovuto disegnare per se stessa mentre stava scrivendo questi libri.
  Il problema si ripropone anche per i regni e in parte la città di Londra, ma diventa palese nelle parti ambientate alla Spence: prima viene detto che l'edificio è circondato da possenti mura, poi chiunque entra senza difficoltà; alcune volte vediamo persone arrivare in carrozza dalla stazione, in altre scene sembra che questa sia solo qualche metro fuori dalla porta; per arrivare al cimitero si possono impiegare pochi minuti o interi capitoli, a seconda di cosa conviene alla narrazione.
  Un appello che vale per tutti gli scrittori: disegnate una mappa, e rimanetele fedele!

3. RAKSHANA
  In realtà vorrei parlare un po' di tutti gli antagonisti, ma per semplicità ci concentreremo soltanto sul Rakshana, ossia i leali custodi dell'Ordine che -per ragioni di trama- diventano una versione fantasy della massoneria.
  La loro storia è poco chiara, ma ancor più confuso è il loro modo di ragionare:

«"Dovevi tenerla d’occhio e riferire a noi. Tutto qui. Era una missione troppo difficile per te, novizio?" [...] "Quella ragazza è più pericolosa di quanto lei stessa sappia. E rappresenta una minaccia più di quanto tu pensi, ragazzo. Ha il potenziale per distruggerci tutti."»

E contro una che può distruggervi tutti mandi un novizio? e hai pure il coraggio di spacciarla per una missione facile?
  L'aspetto più esilarante degli antagonisti è dato però dal contrasto tra il modo oscuro e pericoloso con cui vengono inizialmente presentati e il comportamento che poi dimostrano. Il Rakshana per due libri trama nell'ombra per danneggiare Gemma, senza fare mai nulla in concreto; quando finalmente agisce, rapendo Tom, la loro fulminea sconfitta li rende davvero ridicoli.

4. SISTEMA MAGICO
  In questa trilogia tutto è spiegato male e sembra inadatto al contesto ed alle relazioni; più di tutto, il sistema magico risente di questa situazione. Con la scusa che neanche Gemma capisce bene il funzionamento della magia, il lettore si trova in una storia piena di elementi fantastici dei quali sa poco o niente.
Cover spagnole
  Non so neppure da dove cominciare perché tanto gli "incantesimi" quanto le creature soprannaturali non agiscono seguendo una logica interna al loro mondo, ma unicamente in modo da rendersi utili al proseguimento della trama.
  Un esempio: ci viene detto che l'Ordine è il solo ad aver posseduto la magia nei regni,

«Per tenere al sicuro la magia, l’Ordine la sigillò in un cerchio di rune.»

quindi come si può spiegare quanto fanno Mary e Circe?

«Quella notte, mia madre e la sua migliore amica offrirono un sacrificio, una piccola zingara, alle creature delle Terre d’Inverno in cambio del potere.»

se loro facevano già parte del gruppo detentore del potere, cosa potevano offrire loro le creature delle Terre d'Inverno? E non osate rispondermi nominando l'Albero perché prima dell'imprigionamento di Eugenia quello non aveva alcun potere da elargire.

5. CONTRADDIZIONI
  Ne abbiamo già parlato nei punti precedenti, ma il problema è così diffuso che non posso chiudere gli occhi (e poi devo arrivare a dieci punti!). Qualche esempio è d'obbligo; già dalle descrizioni si nota una certa confusione:

«È difficile distinguere che cosa sia alla fioca luce del tramonto. La luna inonda il tetto, illuminando scorsi e brandelli [...].»

Quindi siamo al tramonto, ma già la luce lunare inonda il tetto... ceeerto.
  Parliamo ancora di condizioni atmosferiche con queste due frasi, divise da solo due righe di testo:

«Le patate sono fredde e insipide ma le mangio lo stesso, come se non avessi sentimenti che possano essere feriti e lo sghignazzare delle altre ragazze non fosse altro che lo scrosciare della PIOGGIA. [...] Ha NEVICATO per tutta la mattina.»

  Si raggiunge poi il vero e proprio nonsense. In una scena una ragazzina dice di aver visto i folletti e, quando le viene chiesto di descriverli, afferma che:

«"Li ho visti, erano cavalieri con i mantelli neri. I loro poveri cavalli erano così infreddoliti e pallidi. [...] avevo troppa paura".»

A qualcuno questa sembra la descrizione di un simpatico folletto? Direi che siamo più vicini ad un cupo mietitore, se proprio vogliamo trovare un'analogia.

6. STILE
  Lo stile della Bray non mi ha aiutato a digerire meglio questi libri, specie perché anche questo è (indovinate un po'...) confuso! Lo si nota nei cambi di ambientazione che si svolgono nello stesso paragrafo, creando un inutile caos.
  Nelle descrizioni si toccano le vette più alte della semplice bruttezza narrativa. Due esempi per i palati più ricercati, che non voglio nemmeno commentare:

«Nei muri si aprono variopinte vetrate istoriate con annunci di Dio, scene pastorali di angeli indaffarati nelle solite occupazioni angeliche come apparire ai pastori, annunciare loro liete novelle, accarezzare pecore, cullare neonati.»

«Ci osserva con un’espressione curiosa, come se fossimo due finestre sul passato. Due spettri.»

  Ci sono anche alcuni passaggi in cui l'autrice allunga ulteriormente un brodo già annacquato con delle descrizioni inutili.

«Brigid infila l’ago nel tessuto e lo estrae dal lato opposto.»

Quindi sta semplicemente cucendo, giusto?
  Abbiamo anche due righe sprecate per spiegare lo svolgersi di una normale giornata:

«Ben presto il mattino scivolerà nel pomeriggio, verrà il tramonto. E poi la notte.»

  D'altro canto, lo stile non poteva essere troppo ricercato, o non si sarebbe abbinato alla storia ed ai personaggi.

7. TEMATICHE
  Nella serie vengono trattate un gran numero di tematiche, a mio parere decisamente troppe se consideriamo che ci deve essere lo spazio per l'avanzamento della trama (buono) e lo sviluppo dei personaggi (meno buono).
  La Bray affronta violenza, suicidio, pedofilia, autolesionismo e dipendenza. Tutto ciò mi pare un po' eccessivo per una serie pensata per intrattenere. Ma non ci sarebbe in fondo nulla di male se almeno l'autrice parlasse di questi problemi con buon senso, mentre la leggerezza regna sovrana e alcuni temi sono giusto accennati.
  Avrei di gran lunga preferito che ci si focalizzasse su un solo aspetto e, almeno quello, avesse il giusto spazio.

8. VIOLENZA E "MASCOLINITÀ"
  Qui posso finalmente parlare del caro Kartik, l'interesse amoroso della nostra Gemma che già dal primo libro dimostra con queste azioni quanto sia adatto per il ruolo:

«Rapido come una saetta, mi blocca contro il muro e mi preme un braccio contro la gola. [...] La pressione del suo braccio mi stordisce.»

Per merito di questo personaggio veniamo deliziati anche da una combo interessate: aggressione violenta e stalking angosciante,

«Mi avvicino alla tenda e lui mi afferra per un polso.
"Non farlo mai più", mi ammonisce, spingendomi dentro la tenda, per poi incamminarsi verso la foresta e tornare a essere gli occhi della notte, sempre vigili su di me.»

  In generale gli uomini vengono descritti in modo parecchio stereotipato, calcando la mano sulla loro mascolinità; ad esempio, Kartik pensa:

«Quando mi resi conto che mi sarebbe stata risparmiata la vita, mi vergogno a dire che fui sul punto di piangere dal sollievo.»

La Bray dimentica che un momento di debolezza non ti rende meno uomo.
  Di norma non sono contraria alla violenza nei libri, se ben contestualizzata; il
Cover russe
problema qui è presente dal momento che viene vista in chiave romantica! In "Angeli ribelli", Gemma fantastica per ben due pagine sulla possibilità di essere aggredita da Kartik,

«Forse cercherà di cogliermi di sorpresa? Scivolerà alle mie spalle e mi circonderà la vita con lei sue forti braccia? [...] Magari cadremmo a terra e lui mi bloccherebbe con il suo peso, le sue braccia a tenere ferme le mie braccia, le sue gambe sopra le mie. Sarei sua prigioniera, non potrei muovermi, il suo viso così vicino al mio che potrei sentire la dolcezza del suo respiro e avvertire il suo calore sulle labbra...»

  Le altre protagoniste non sono comunque da meno, tanto che le vediamo a più riprese entusiaste all'idea di una violenza,

«"Oppure un maniaco sessuale che va a caccia di giovani prede". Felicity agita le sopracciglia. Pippi strilla fingendosi raccapricciata, ma in realtà l’idea la intriga.»

«”Ti ha fatto una proposta sconcia, Ann.”
“A me?”, domanda Ann sgranando gli occhi. Un sorriso fulmineo le illumina il viso. “È meraviglioso!”»

A mio avviso queste frasi si commentano da sole. E se pensate che questi comportamenti denotino il femminismo della storia (la donna libera di desiderare... un'aggressione?), passate al prossimo punto.

9. (FINTO) FEMMINISMO
  La pretesa femminista di questa serie si scontra fin da subito con i ragionamenti della protagonista (ossia la voce narrante), che non perde occasione per sminuire le donne vicine a lei,

«Ce ne sono altre tre che si assomigliano un po’: hanno un bel portamento, nasi aristocratici, e tra i capelli pettini o spilloni costosi che le distinguono e sottolineano lo status di ciascuna.»

  Pur essendo il personaggio meglio riuscito, Felicity in questo aspetto si dimostra una pessima dispensatrice di riflessioni,

«"Non sanno resistere alle tentazioni. E noi siamo le loro tentatrici"»

E se dalla tentazione passiamo alla violenza vera e propria,

«"Ann, credo che Felicity ci abbia appena offeso", dico [...] "Vuoi dire che non siamo abbastanza carine da essere importunate?".»

l'autrice dovrebbe ricordasi che, purtroppo, aspetto fisico non mette al sicuro da una potenziale aggressione. Reputo questa frase a dir poco disgustosa.
  La Bray toppa in generale su quello che è lo spirito del femminismo,

«"Provi a immaginare un mondo -questi regni- dove governano le donne, dove una ragazza può avere tutto ciò che desidera".»

non un mondo dominato dalle donne (come credono a torto i più strenui maschilisti), ma una comunità in cui tutti sono trattati allo stesso modo.

10. TRADUZIONE
  E per ultima, una chicca dell'edizione italiana che, mi pare scontato dirlo, gronda refusi assortiti.
  Ciò che più mi ha infastidito sono stati i frequenti cambi dal tu, al Lei, al Voi. Potrei portarvi un gran numero di esempi, ma mi limiterò ad uno che ritengo emblematico di questo problema. Abbiamo un dialogo tra la nostra Gemma e Brigid, la governante della Spence, che pronuncia queste battute:

«"Non AVVICINANTEVI mai così di nascosto alla vecchia Brigid"»
«"Non RIVELERÀ la storia del latte, vero?"»
«"La prima volta che TI VIDI in gramaglie, TI TROVAI molto bizzarra."»
«"Ora sarà meglio CHE RITORNI dalle altre, prima che qualcuno si accorga della SUA assenza.»

passa in pratica dal Voi, al Lei, al tu e poi nuovamente al Lei. Questo meno di due pagine di testo!
  Ci sono anche dei buffi regionalismi: CIUCCIA al posto di UBRIACATURA o SCIUPAFEMMINE, utilizzato nel dialetto napoletano.
  Se poi gli errori sono presenti nelle scene di tensione, queste vengono ovviamente rovinate,

«Un gufo ULULA. Strano. Ultimamente non ci sono stati molti gufi.»

e anziché un brivido per il bubbolio notturno, mi scappa una gran risata per questo gufo decisamente confuso sul suo verso.


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