giovedì 27 aprile 2017

Il colore del peccato - Recensione a "La lettera scarlatta" di Nathaniel Hawthorne

Il colore del peccato

Recensione a "La lettera scarlatta" di Nathaniel Hawthorne


LA SCHEDA TECNICA 

TITOLO: La lettera scarlatta
AUTORE: Nathaniel Hawthorne
TITOLO ORIGINALE: The Scarlet Letter
TRADUTTORE: Fausto Maria Martini
EDITORE: Newton Compton
COLLANA: Grandi tascabili economici
PAGINE: 150

IL COMMENTO

  Quest’oggi possiamo ammirare l’ennesimo classico, in questo caso della letteratura statunitense, bistrattato da un’edizione targata Newton Compton. Per quanto riguarda la traduzione, essa è come al solito datata ed inoltre si è scelto di tradurre anche i nomi dei personaggi: logicamente stona un po’ sentir parlare di Ruggero Chillingworth, per esempio. A penalizzare l’edizione contribuisce anche l’introduzione, che a mio avviso può essere salta a piè pari; non solo spoilera l’intera trama, ma risulta anche troppo citazioni sta e decisamente inconcludente.
  La storia di per se non è certo ricchissima di eventi, anzi si può dire che la narrazione, pur coprendo un arco di circa sette anni, si focalizzi soltanto su alcuni momenti fondamentali.
  A grandi linee, la trama è parecchio nota: la giovane ed avvenente Ester Prynne viene pubblicamente smascherata come adultera, quando partorisce la piccola Perla mentre il marito viene considerato disperso in mare. La comunità salemiana, molto tradizionale e religiosa, decide di punire la donna con una lettera “A” in tessuto rosso da portare a vita cucita sul corpetto.
  Il punto focale del romanzo si può quindi individuare nei protagonisti e nella loro caratterizzazione. A spiccare è logicamente la figura di Ester, di cui Hawthorne esalta lo spirito coraggioso ed indipendente, soprattutto nell’ottica delle dure prove che la donna è chiamata ad affrontare per crescere al meglio la figlia; il carattere di Ester è messo in luce anche nel confronto con la malvagità abnorme di Chillingworth e con la debolezza che Dimmesdale sembra incapace di affrontare.
  Oltre alla protagonista, anche gli altri personaggi ottengono sufficiente spazio, in particolare sulla relazione tra il pastore ed il medico: Chillingworth avverte istintivamente che Dimmesdale nasconde un segreto nel cuore ed attua nei suoi confronti una tortura quasi di tipo psicologico per scoprirlo, situazione che ricorda per certi versi la persecuzione della Creatura ai danni di Victor in “Frankenstein” (QUI la recensione).
  Ad essere essenziale per lo sviluppo del rapporto tra Ester e Dimmesdale è invece Perla che, per merito del suo animo sensibile, riesce a comprendere appieno il veri animo delle altre persone.
  Il personaggio più divertente è invece la vecchia Hibbins, che riunisce in se tutte le antiche superstizioni sulle streghe. Allo stesso modo, l’autore da’ abilmente voce ai pensieri più bassi e detestabili del popolo, sempre pronto a giudicare ed additare i peccatori.
  Per introdurre il romanzo, Hawthorne adotta un metodo già utilizzato da Manzoni ne “I promessi sposi”: inscena il ritrovamento della stoffa che un tempo fu la celebre lettera scarlatta, corredata da un manoscritto con l’intera storia. Per questa introduzione, l’autore è stato aspramente criticato, specialmente a causa dei riferimenti a dei compaesani dell’autore, probabilmente non troppo lieti di vedersi famosi loro malgrado.
  Lo stile di Hawthorne varia durante la lettura: se nella prima parte si evidenzia una curiosa ironia (o auto-ironia nel caso dell’introduzione) che ricorda molto il contemporaneo Dumas, continuando il tono si da via via più cupo, collegato in special modo alla distruzione del personaggio di Dimmesdale.
  Segnalo infine i moltissimi riferimenti biblici e gli ancor più numerosi paragoni tra l’epoca dell’autore e il periodo in cui è ambientato il romanzo.

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  Nathaniel #staisereno

giovedì 20 aprile 2017

Chi ha la pelle dura come un coccodrillo? - Recensione a "Gli occhi gialli dei coccodrilli" di Katherine Pancol

Chi ha la pelle dura come un coccodrillo?

Recensione a "Gli occhi gialli dei coccodrill" di Katherine Pancol


LA SCHEDA TECNICA 

TITOLO: Gli occhi gialli dei coccodrilli
AUTORE: Katherine Pancol
TITOLO ORIGINALE: Les yeux jaunes des crocodiles
TRADUTTORE: Roberta Corradin
EDITORE: Dalai
COLLANA: Super Tascabili
PAGINE: 520

IL COMMENTO

  Risulta davvero difficile trovare una sintesi vera e propria di questo romanzo, ma la brevissima premessa sul retro non viene affatto disattesa: in questo romanzo c’è realmente la vita, la vita di una famiglia, e anche piuttosto allargata con tanto di amanti, dipendenti affezionati e vicini accolti in seno al nucleo familiare.
  Riassumere la trama d’altro canto non è per nulla semplice: ogni personaggio segue la propria via o, in alcuni casi, se la crea con le proprie forze. Per essere precisi, sono presenti molte storylines, tutte intrecciate tra loro a formare un più ampio affresco.
  In questo romanzo familiare collimano infatti personaggi dai caratteri molto diversi e, a volte, diametralmente opposti; in realtà, più che personaggi sarebbe corretto parlare di persone. La prosa della Pancol delinea dei comportamenti, delle situazioni e delle passioni molto vicine alla vita reale, e per nulla artificiose.
  Mi ha sorpreso soprattutto il coraggio dell’autrice di presentare personaggi molto negativi, che per tutto i romanzo tengano dei comportamenti odiosi, spesso nei confronti di quella che si può considerare la protagonista, Jósephine: sarebbe stato più facile creare personaggi gentili e simpatici ai lettori. Alla fine però si arriva alla resa dei conti e chi prima aveva sbagliato paga le proprie cattiverie.
  D’altro canto la presenza di così tanti personaggi rende la prima parte del romanzo veramente lenta, specie per spiegare tutti i legami esistenti. Un’altra scelta poco felice della Pancol sta nelle risoluzioni da “soap opera”, tra le quali la storia del gemello segreto è solo la punta di un ben più vasto iceberg sotto la superficie.
  Per quanto riguarda i coccodrilli annunciati nel titolo e nella copertina, l’intero romanzo è caratterizzato da continui riferimenti ai rettili in generale e, appunto, ai coccodrilli in particolare; ci sono anche metafore o giochi di parole su questi coriacei predatori e sui loro intensi occhi che illuminano la notte. Solo più in là si incontrano dei coccodrilli in carne ed ossa, e denti pronti a sbranare chi incautamente gli si avvicina.
  In generale, il romanzo non porta alla luce nessun tema nuovo od illuminante; sebbene si parli ampiamente della solitudine per molti personaggi, ritengo negativo mettere in evidenza come una donna non possa vivere da sola: non solo nel caso si Jo, ma anche per chi sembra capace di sostenersi come Shirley o chi quasi disprezza il marito.
  Sempre in relazioni ai sentimenti di Jósephine, avrei di gran lunga preferito che l’uomo con il montgomery si defilasse, in favore di qualcun altro; ma è solo un’opinione personale, inoltre questo romanzo è solo l’inizio di una trilogia, quindi tutto può ancora accadere.
  Strutturalmente, il volume è diviso in cinque parti, senza capitoli cosa che rende un po’ difficoltoso interrompere la lettura. Seppure carente in quanto a qualità della rilegatura, l’edizione italiana è davvero valida come traduzione e priva di refusi.
  Nello stile dell’autrice, è davvero notevole il variare di tanti POV, ognuno dei quali fornisce al lettore nuove verità e retroscena, magari ignoti agli altri personaggi.
  La Pancol spesso intreccia i pensieri dei suoi personaggi alla narrazione in terza persona, anziché separarli nettamente. Questo genera sovente una sorta di vortice formato dai pensieri, che ci permette di scrutare meglio nella mente dei personaggi. Molto intrigante anche il modo in cui l’autrice racconta il romanzo scritto da Jo: la passione con cui viene illustrata la storia fa venire davvero voglia di poter leggere “Un’umile regina”.

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  Sì, l'ho immaginato per tutto il libro come Sherlock!

venerdì 14 aprile 2017

Peter Pan impara a crescere - Recensione a "La casa per bambini speciali di Miss Peregrine" di Ransom Riggs

Peter Pan impara a crescere

Recensione a "La casa per bambini speciali di Miss Peregrine" di Ransom Riggs


LA SCHEDA TECNICA 

TITOLO: La casa per bambini speciali di Miss Peregrine
AUTORE: Ransom Riggs
TITOLO ORIGINALE: Miss Peregrine’s Home for Peculiar Children
TRADUTTORE: Ilaria Katerinov
EDITORE: Rizzoli
COLLANA: Best BUR
PAGINE: 380

IL COMMENTO

  In un momento in cui i supereroi la fanno da padroni in ogni tipo di intrattenimento, questo romanzo ci trasporta in un mondo dove chi ha dei poteri non salva gli indifesi indossando abiti appariscenti. Gli Speciali infatti sono costretti a celare la propria identità ai Normali e, soprattutto, ai Vacui che danno loro la caccia da tempo immemore.
  La trama per questo primo volume -di quella che sarà una trilogia- è abbastanza lineare e non presenta grosse sorprese, eccetto un bel colpo di scena sul finale che davvero non mi aspettavo. Seguiamo quindi le vicende di Jacob, un ragazzo dalla vita tutto sommato ordinaria; a dare un bel tocco di avventura alle sue giornate ci pensa il nonno Abe, con i suoi favolosi racconti sugli anni passati in un orfanotrofio abitato da bambini dotati di straordinari poteri. Con il passare degli anni, Jake si convincerà che quelle del nonno erano solo fantasie, ricordi distorti per dimenticare le sofferenze negli anni della guerra, almeno fino al giorno in cui assiste all’omicio di Abraham, proprio ad opera dei mostri che nei suoi racconti davano la caccia ai bambini Speciali.
  Questa tragedia mette in moto una serie di eventi che porteranno il nostro protagonista sull’isola di Cairnholm, dove scoprirà la verità sul nonno, e anche suo sul destino.
  Jacob è il protagonista perfetto in un romanzo per ragazzi: ironico, alla mano e ben lontano dall’essere perfetto; a tratti mi ha ricordato Percy Jackson, ma è comunque ben strutturato ed il suo POV rende la lettura scorrevole e piacevole. Molto toccante e ben costruito il legame che lo unisce al nonno che, pur comparendo ben poco nel romanzo, è risultato tra i migliori personaggi. Ho trovato invece esagerato introdurre così tanti tra gli Speciali, cosa che crea non poco confusione, specie se nominati solo un paio di volte.
  È doveroso precisare che nella maggior parte dei casi, i poteri di questi bambini li rendono degli strambi fenomeni da baraccone piuttosto che dei supereroi; tutto sommato, sono comunque ben pensati ed affatto esagerati, con l’eccezione delle ymbryne, di cui spero si parlerà più e meglio nei prossimi volumi
  L’intero romanzo può essere interpretato come una rivisitazione della fiaba di Peter Pan, con Jacob combattuto tra restare sull’isola e vivere in un mondo idilliaco seppur statico, e crescere normalmente, vivendo come da sempre è abituato. Alla fine si raggiunge un equilibrio tra le due alternative, con Jake e gli altri bambini che comprendo di dover crescere, seppur restando nel passato.
  A farmi storcere il naso è stato invece il comportamento del protagonista nei confronti della sua famiglia e della sua “vecchia” vita: non penso che un ragazzo normale, senza gravi problemi con i genitori, possa andarsene così a cuor leggero sapendo che molto difficilmente li potrà incontrare di nuovo. Sembra invece che a Jacob non importi affatto di parenti ed amici.
  Un plauso è dovuto alla grafica, per le splendide foto (tra l’altro genuinamente d’epoca) nonché per le primi pagine dei capitoli, arricchite da decorazioni molto retrò.
  In conclusione, segnalo che se l’orfanotrofio di Miss Peregrine vi ricorda un po’ la scuola del Professor X, penso si tratti in un vizio di famiglia, se così si può dire: la mogli di Riggs, Tahereh Mafi, è l’autrice di un romanzo che in molti hanno additato come un plagio della storia di Rogue, personaggio per l’appunto del fumetto degli X-Men.

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  Ma quanto è inquietante Enoch?