venerdì 28 settembre 2018

La grande battaglia è all’orizzonte - Recensione a “Hollow City” di Ransom Riggs

La grande battaglia è all'orizzonte

Recensione a "Hollow City" di Ransom Riggs


LA SCHEDA TECNICA

TITOLO: Hollow City. Il secondo libro di Miss Peregrine - La casa dei ragazzi speciali
AUTORE: Ransom Riggs
TITOLO ORIGINALE: Hollow City. The Second Novel of Miss Peregrine's Peculiar Children
TRADUTTORE: Aurelia Di Meo
EDITORE: Rizzoli
COLLANA: Vintage
PAGINE: 420

IL COMMENTO

  Ad un occhio attento e un po’ malfidato come il mio, questo volume sembrerà un enorme product placement. Un articolo in particolare viene citato più e più volte come per persuadere il lettore all’acquisto; ovviamente non siamo ai livelli raggiunti in “Goddess” di Josephine Angelini (QUI la recensione), dove la pubblicità era del tutto scollegata dalla narrazione, mentre in questo caso il protagonista della reclame -ossia il volume “I racconti degli Speciali”. è pur sempre connesso alla storia e al mondo della trilogia di Miss Peregrine. Purtroppo, sentirlo nominare in continuazione fa inevitabilmente pensare che il buon Ransom stesse preparando il terreno per l’allora futura pubblicazione delle novelle prequel.
  Non sapendo quando l’autore abbia iniziato a progettare la raccolta di racconti, gli eventi potrebbero essersi svolti anche al contrario: dopo aver raccontato del libro, Riggs si è affezionato a tal punto all’idea di narrare la genesi degli Speciali da volerlo scrivere realmente. Nel dubbio, io mi tengo stretta la mia mala fede.
  A dispetto della premessa, questo libro mi è piaciuto, ancor più del volume precedente che era incentrato soprattutto sull’introduzione al mondo degli Speciali. Qui abbiamo molta più azione, scene davvero adrenaliniche e, avendo scelto di concentrare la narrazione su un numero più ristretto di bambini, un maggior sviluppo caratteriale che permette finalmente al lettore di affezionarsi a qualcuno oltre al protagonista.
  Effettivamente il romanzo ha uno stampo fortemente corale e quasi accantona Jacob, protagonista indiscusso ne “La casa per bambini speciali di Miss Peregrine” (QUI la recensione), in favore dei suoi compagni di sventure. Tutti i personaggi principali ricevono la giusta dose di spazio sulla scena, con Emma e Millard che a tratti prevalgono sugli altri.
  La storia riprende esattamente dove si era interrotto il primo capitolo, ossia con il gruppo dei bambini in fuga dall’Isola di Cairnholm e decisi a tutti pur di far tornare umana la loro amata Miss Peregrine, imprigionata nella sua forma di volatile. Gli Speciali intraprendono allora un difficile viaggio verso Londra con l’obbiettivo di trovare un’altra ymbryne che possa ridare alla direttrice la sua sempre più labile umanità; i nemici sul loro cammino non mancheranno, ma lo scontro definitivo per la salvezza del mondo Speciale viene procrastinato al volume conclusivo, come ci si poteva logicamente aspettare.
  Il romanzo approfondisce maggiormente l’universo magico della trilogia, introducendo gli animali Speciali ed esplorando nuovi tipi di anelli temporali, come quelli punitivi creati per imprigionare Vacui e Spettri o quelli turistici, che permettono di visitare un luogo in momenti particolarmente interessanti della Storia. Purtroppo, questi elementi inediti fanno sorgere non pochi quesiti, in primis sul funzionamento degli anelli: se Miss Peregrine era obbligata a resettare ogni giorno il suo, perché Miss Wren può abbandonare il serraglio per parecchi giorni senza conseguenze? Se chi attraversa un anello fa automaticamente ritorno alla sua epoca d’origine, perché dovrebbe temere di invecchiare velocemente? E se questo è vero, come facevano i bambini nel primo libro a raggiungere Jacob nel ventunesimo secolo, fuori dal loro anello?
  A onor del vero, l’autore offre qualche risposta verso la fine del volume, specialmente in merito al piano degli antagonisti, ma tralascia di chiarire molti dei plot hole. A controbilanciare questi ultimi c’è la rapidità con cui si avvicendano le scene, tale da non lasciare al lettore il tempo di focalizzarsi abbastanza su queste domande.
  Come già accennato, la caratterizzazione dei personaggi è invece un punto di forza del romanzo e permette di apprezzare i ragazzi Speciali in precedenza solo abbozzati; menzione d’obbligo per Emma, che meglio di tutti mette in evidenza la duplice natura dei protagonisti: da un lato bambini capaci di divertirsi saltando nelle pozzanghere e dall’altro anziani, a volte più che centenari, con l’esperienza data dall’età, sia nella conoscenza sia nell’uso dei poteri che vengono gestiti molto bene dall’autore. Questo sdoppiamento crea qualche problema con il target, e il romanzo a tratti pare scritto per un pubblico più maturo.
  La risoluzione di Jacob a partire con gli altri Speciali, che nel primo volume mi aveva infastidita per l’eccessiva leggerezza, qui viene ripresa più volte, per giungere ad un chiarimento nel finale. La conclusione del libro presenta un twist già sfruttato nel primo capitolo, ma apre in modo egregio la strada al terzo volume.
  Il romanzo soffre un po’ per la mancanza di Miss Peregrine e, più in generale, di una figura adulta rilevante; si sente anche l’assenza di un villain centrale: anche se quello introdotto presenta delle eccellenti potenzialità; gli antagonisti minori sono sufficienti per tenere viva la tensione.
  Anche in questo secondo capitolo, devo elogiare la perfetta combinazione tra storia narrata e foto d’epoca, che reputo ideale per immergersi ancor di più in questa lettura.

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  Mancava solo il crossover con Frozen...

venerdì 21 settembre 2018

Apologia di Mr Whicher - Recensione a “Omicidio a Road Hill House” di Kate Summerscale

Apologia di Mr Whicher

Recensione a "Omicidio a Road Hill House" di Kate Summerscale


LA SCHEDA TECNICA

TITOLO: Omicidio a Road Hill House, ovvero invenzione e rovina di un detective
AUTORE: Kate Summerscale
TITOLO ORIGINALE: The Suspions of Mr Whicher or The Murder at Road Hill House
TRADUTTORE: Luigi Civalleri
EDITORE: Einaudi
COLLANA: Frontiere
PAGINE: 360

IL COMMENTO

  Questo non è un libro per tutti. Ho adorato questo libro. Entrambe le affermazioni sono vere.
  Il lettore in cerca di una storia leggera e d’evasione farà meglio a cercala altrove, perché qui viene richiesto un grado di attenzione abbastanza alto e non c’è spazio per i temi frivoli. È un volume poco indicato anche per le persone sensibili alle scene cruente, che non vengono affatto risparmiate: il titolo preannuncia un delitto ed una conseguente indagine, quindi già da questa premesse ci si può aspettare dettagliate descrizioni di cadaveri ed autopsie. Infine, l’omicidio non è frutto della fantasia di uno scrittore, bensì un avvenimento reale, e questo rende la lettura davvero cupa ed angosciante.
  Chi potrebbe apprezzare “Omicidio a Road Hill House”, allora? Sicuramente gli appassionati dei romanzi gotici e, soprattutto, delle detective novel. In questo volume viene illustrata la genesi di questi particolare filone letterario, con moltissimi riferimenti e citazioni dei grandi autori classici del genere, come Wilkie Collins, Edgar Allan Poe ed Arthur Conan Doyle, che proprio da questo caso di cronaca nera hanno preso spunto per alcuni noti romanzi. La Summerscale non si è limitata alle storia con protagonisti gli investigatori, ma ha scelto di raccontare anche le origini della figura stessa del detective, impiego creato agli inizi dell’Ottocento con la prima squadra formata da alcuni tra i migliori agenti di Scotland Yard.
  La vicenda vede come eroe -o antieroe, agli occhi dei suoi contemporanei- l’ispettore Jack Whicher, detective dalla carriera all’ora in ascesa, a cui viene affidata l’indagine sull’omicidio del piccolo Saville Kent. Nel 1860 l’opinione pubblica inglese fu letteralmente sconvolta da questo caso, con persone che scrivevano ogni giorno decine di lettere al Ministero dell’Interno per suggerire il nome di chi ritenevano essere il colpevole o arrivando al gesto assurdo di autodenunciarsi per il crimine.
  Pur concedendo molto spazio alla figura di Whicher ed alla sua vita, protagonista è l’intera famiglia Kent, della quale viene illustrata la storia con specifici focus sui personaggi più significativi, nonché su figure a loro collegate come la servitù e alcuni abitanti della zona. L’autrice si sofferma molto sugli aspetti più oscuri e scabrosi, come l’ex governatore diventata padrona di casa, il tentativo di fuga da parte di Constance e William o la riservatezza estrema delle figlie maggiori, per dimostrare come il caso fosse gravato da elementi che puntavano verso diversi sospettati, gettando l’ombra del dubbio anche sugli innocenti.
  Questo aspetto si evidenza in special modo nelle reazioni al caso della gente comune, canalizzate negli articoli dei molti quotidiani e settimanali in circolazione all’epoca: nel volume sono riportati numerosissimi articoli e solo un paio tentavano una seria ed attenta analisi degli avvenimenti, mentre la maggior parte preferiva sbandierare le teorie più disparate o puntare il dito contro lo stesso Whicher, colpevole di non aver fornito al pubblico il colpevole tanto agoniato. Fu proprio a causa di siffatte pubblicazioni che le vite di molte persone coinvolte nel caso di Road sono state rovinate ingiustamente. E a 150 anni di distanza, le cose non sembrano troppo diverse.
  Preferisco non fornire ulteriori dettagli sui personaggi per evitare spiacevoli spoiler, ma farò un’eccezione per Jack Whicher. Amico di Charles Dickens, il detective soffrì fisicamente e psicologicamente a causa di questa indagine, prima che una serie di insuccessi lo costringessero a lasciare anzitempo le forse dell’ordine. Solo dopo la risoluzione del caso, l’uomo riuscì a rinascere come una fenice e prendere dopo anni quella che era non solo la sua professione ma anche una vera passione.
  “Omicidio a Roda Hill House” si prefigge in effetti il fine di ridare dignità alla figura di Whicher, cosa che non fecero i suoi contemporanei. Il volume può essere considerato la fusione tra un saggio, atto appunto a riabilitare il primo vero detective, un romanzo per la struttura e una cronaca giornalistica per il figlio dello stile e la precisione con cui sono riportati i fatti.
  Proprio l’eccesso di dettagli nelle descrizioni, unito alle molte divagazioni, può far risultare il libro noioso e prolisso, ma questo pericolo è scongiurato grazie allo stile coinvolgente della Sumemrscale, che trasporta il lettore nella vicenda, al fianco di agenti, medici ed avvocati.
  Calarsi nella storia è ancor più facile grazie a mappe e piantine inserite nel volume che aiutano ad orientarsi. Gradevoli e suggestive anche i documenti e le foto d’epoca, che permettono di dare un volto ad alcuni dei protagonisti.


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  True (Sad) Story!

domenica 16 settembre 2018

BookTag Time - Back to School BookTag

BookTag Time

Back to School BookTag

In occasione dell'inizio ufficiale dell'anno scolastico domani, ho scovato uno dei tantissimi BookTag a tema sparsi per il web; questo in particolare arriva dal sito inglese Aminoapps.
Potete trovare QUI il BookTag originale, mentre le domande riportate di seguito sono state liberamente adattate in italiano dalla sottoscritta.

1. FRESH NEW OUTFIT - Un libro con i personaggi ben vestiti
Questa prima domanda è molto originale ed è stata il motivo per cui ho adocchiato il BookTag. Dopo aver meditato a lungo di fronte alla libreria, l'unica risposta logica per me è “Il diavolo veste Prada” di Lauren Weisberger, romanzo chick lit che ha ispirato l'omonimo film dove quasi tutti i personaggi sono vestiti all'ultima moda, lavorando per l'appunto in questo settore.
2. FAVOURITE TEACHER - Un libro con un grandioso mentore
Vista l'ovvietà della mia prima risposta, ho cercato di essere un po' più fantasiosa con la seconda, e quindi cito Fagin da “Oliver Twist” di Charles Dickens (QUI la recensione). Fagin è un personaggio decisamente affascinante nella sua ambiguità e, a dispetto della dubbissima morale, si dimostra un buon maestro per la sua banda di ladruncoli ed anche per lo stesso Oliver.
3. NEW SUPPLIES - Il nuovo accessorio per la lettura o la scrittura preferito
Devo ammettere di non apprezzare molto gli accessori per la lettura, tranne forse il segnalibro con la lucina per leggere al buio; mentre per la scrittura non utilizzo nulla di inusuale.
4. OLD FRIENDS - Un libro che vuoi rileggere o il gruppo di amici preferito in un libro
Non essendo una grande fan delle riletture ho optato per la seconda alternativa e cito i Midnighters, protagonisti della trilogia “I diari della mezzanotte” di Scott Westerfeld. Si tratta di una serie fantasy con molti spunti originali e, seppur tra alti e bassi, il gruppo composto da Jessica, Rex, Melissa, Dess e Jonathan si dimostra un'ottima squadra.
5. READY FOR SWEATER WEATHER - Un libro ambientato in un clima rigido
Se ci fate caso, il periodo dell'anno in cui è ambientato un romanzo è un elemento che spesso viene dimenticato... riflessioni casuali a parte, ho scelto “Frankenstein” di Mary Shelley (QUI la recensione) per questa domanda. La storia di Victor è ambientata in gran parte in Svizzera, dove presumo il clima sia abbastanza rigido, ed inoltre il romanzo è comporto dalle lettere scritte dal Capitano Walton mentre è intrappolato sulla sua nave in mezzo ai ghiacci del Polo Nord.
6. TOO EARLY FOR THIS - Un libro per cui usciresti dal letto
A dire il vero, se ho un buon libro da leggere, preferisco rimanermene a letto! Comunque, “Amy e Isabelle” di Elizabeth Strout (QUI la recensione) è stata l'ultima lettura che mi ha tenuta letteralmente incollata alle pagine.
7. AND TO CONCLUDE... - La miglior scuola letteraria che vorresti frequentare
Per non essere banale citando l'onnipresente Hogwarts, scelgo l'orfanotrofio di Miss Peregrine ne “La casa per la casa per bambini speciali di Miss Peregrine” di Ransom Riggs (QUI la recensione). Non è una vera e propria scuola, ma dovete ammettere che sarebbe favoloso avere poteri magici, poter tormentare a proprio piacimento gli abitanti dell'isola, non invecchiare mai e poter dare anche qualche sbirciatina al futuro!

mercoledì 12 settembre 2018

La guerra che non ti abbandona - Recensione a “Tinder” di Sally Gardner

La guerra che non ti abbandona

Recensione a "Tinder" di Sally Gardner



LA SCHEDA TECNICA

TITOLO: Tinder
AUTORE: Sally Gardner
TITOLO ORIGINALE: Tinder
TRADUTTORE: Giordano Aterini
EDITORE: Rizzoli
COLLANA: Narrativa
PAGINE: 260

IL COMMENTO

  Un soldato dal grandioso avvenire, una strega dotata di incredibili poteri ed una splendida principessa che attende di essere salvata. Tutti elementi ricorrenti nelle fiabe classiche, ma ad essi si somma la volontà di una scrittrice di parlare della guerra, quella vera, sanguinosa e feroce; e di racchiudere il tutto in una storia dai risvolti fantastici, seppur saldamente ancorata alla realtà.
  Da queste premesse nasce la rivisitazione de “L’acciarino magico” (o, semplicemente, “L’acciarino” in alcune traduzioni) firmata da Sally Gardner. “Tinder” riprende in toto il racconto del 1835, ma vi aggiunge un’ambientazione ben definita e parecchi personaggi. L’autrice si è presa inoltre la libertà di reinventare o soltanto approfondire alcuni dei personaggi già presenti nella fiaba originale.
  La parte iniziale riprender fedelmente la fiaba di Hans Christian Andersen, con un soldato di umili origini, a cui per l’occasione viene assegnato il nome di Otto Hunderbiss (ossia “morso di cane”, in tedesco), in fuga dalla guerra; la Gardner ha scelto di collegare la storia ad un evento reale, ovvero la Guerra dei Trent’anni, forse meno nota di altri conflitti storici ma non per questo incapace di influenzare sensibilmente gli eventi successivi.
  Mentre vaga nei boschi, Otto si imbatte in varie figure bizzarre: per prima incontra la Morte, accompagnata dal suo silenzioso esercito di anime, poi è la volta del mezzo-bestia mezzo-uomo che, come la più inaspettata delle fate madrine, lo aiuta a rimettersi in forze e gli dona dei dadi magici con il potere di indicare la direzione verso cui viaggiare; infine, il protagonista finisce nell’accampamento di due mercenari dal peculiare aspetto, ed è in questa occasione che vede per la prima volta uno dei lupi mannari, padroni incontrastati della foresta.
  Durante i suoi vagabondaggi, Otto incontra anche la bellissima Safire, una fanciulla in fuga che cela la sua identità sotto abiti maschili, della quale si innamora istantaneamente. Nelle successive avventure, il soldato si prefiggerà come fine sempre coronare il suo sogno d’amore, tra pericoli sia reali, come il popolo esasperato dai continui attacchi dei lupi mannari, sia magici, come la potente Dama dell’Unghia.
  Uno degli aspetti che maggiormente valorizza il romanzo è la riscrittura dei personaggi principali. Otto è ben lontano dal coraggioso eroe di Andersen, anzi a più riprese si dimostra un pavido codardo e quanto accade nel finale ne è la prova lampante: il protagonista non è disposto a rinunciare alla sua felicità in modo altruistico, quindi il fato interviene a pareggiare i conti. Fino all’ultimo, ad Otto viene offerta l’occasione di essere un vero eroe, ma lui si rivela solo un uomo tormentato dal tragico passato.
  La Dama dell’Unghia è invece il personaggio più fedele alla sua controparte fiabesca, mostrandosi fin da subito come la strega assetata di potere che è; a renderla interessante sono il misterioso aspetto e il maggior sviluppo caratteriale.
  Safire, soprannominata Tinder (da qui il titolo del romanzo), è colei che ha subito i cambiamenti più significativi. E il risultato è affascinante: da indifesa e passiva principessa, passa ad essere una ragazza coraggiosa ed indomita, che senza esitazione scappa dalla sua prigionia o risponder per le rime ad un principe arrogante.
  L’autrice ha reinventato in parte anche il mito dei lupi mannari, infatti qui la licantropia non è associata alla luna piane o ad un morso contagioso, bensì gli uomini si trasformano in lupi- pur rimanendo senzienti e dotati dell’uso della parola- dopo aver indossato delle magiche cinture fabbricate con la pelle dei condannati a morte.
  È stato proprio la presenza dei licantropi a farmi pensare inizialmente a “Cappuccetto Rosso Sangue” di Sarah Blakley-Cartwright (QUI la recensione), ma fortunatamente le affinità con quel romanzo terminano qui; molti più aspetti in comune si evidenziano tra questo volume e la raccolta “Il bacio della strega” di Emma Donoghue (QUI la recensione): in entrambi i casi delle fiabe vengono riscritte con l’intento di attualizzarle ed evocando delle atmosfere cupe e suggestive.
  Il più evidente intento dell’autrice è la decisa critica della guerra, qui trattata con piglio decisamente contemporaneo, sebbene si parli di un evento di quasi quattrocento anni fa. Ben più velata è la riflessione sul potere, che riguarda in primis il protagonista ma anche i lupi mannari, incapaci di rinunciare alla loro forza.
  La narrazione è diretta e minimale, ma a tratti si arricchisce grazie a metafore originali, descrizioni vivide e i molti riferimenti ai miti dell’antichità greco-romana, sebbene questi svaniscano nella seconda metà.
  Le illustrazioni di David Roberts si accordano perfettamente alla storia e accompagnano la lettura. Caratteristica la scelta dei colori atta ad evidenziare un solo elemento sullo sfondo sfocato.


DOVE COMPRARE QUESTO LIBRO
LA VIGNETTA

  Pensava sul serio che dicesse di sì?