giovedì 31 gennaio 2019

Wrap-Up - Letture di gennaio 2019

Wrap-Up - Letture di gennaio 2019


Questo mese di letture è stato decisamente positivo, con una media di voti abbastanza alta. Speriamo sia un buon segno per tutto l'anno.

Il primo libro è stato quasi una punizione per aver comprato due titoli dello stesso autore in una volta; per fortuna "Il rosso e il nero" di Stendhal mi è piaciuto ben più de "La certosa di Parma". QUI trovate la recensione, mentre vi anticipo già che il voto è stato di quattro stelline.

Per poter finalmente vedere la serie TV Netflix, ho letto "Tredici" di Jay Asher. Ad oggi ho recuperato anche la prima stagione del telefilm e posso dire che, una volta tanto, il libri è peggio. QUI trovare la recensione completa ed il voto è stato di tre stelline e mezza.

Ho scelto poi di concludere la "duologia", iniziata ormai un paio di anni fa con "Bellezza crudele", leggendo "Il sentiero del bosco incantato" di Rosamund Hodge. Questo secondo volume ha in comune con il precedente solo le iniziali dei titoli originali, lo stile delle copertine e lo spunto di base (sono entrambi retelling di più fiabe, in questo caso Cappuccetto Rosso ed Hansel e Gretel), quindi possono benissimo essere letti come degli autoconclusivi.
La storia è ambientata in un mondo fantastico che ricorda molto la Francia di Luigi XIII -quella de "I tre moschettieri" di Alexandre Dumas padre, per intenderci- e segue la lotta della giovane Rachelle contro la Foresta, un'entità maligna che tenta lentamente di riprendersi le terre abitante dagli uomini. Rispetto al suo primo lavoro, la Hodge ha saputo creare dei protagonisti più credibili e a tratti perfino affascinanti, ma purtroppo rimangono ancora molti problemi come la sovrabbondanza di informazioni risibili, la piattezza dei personaggi secondari, la prevedibilità dei colpi di scena e la confusione generale che si percepisce con fastidio durante la lettura.
Oltre al lato fantasy è presente una componente fortemente romance, in particolare si crea un triangolo amoroso; seppur non mi consideri un amante dei love square, devo ammettere che in questo caso le relazioni che si instaurano tra i tre vertici mi sono sembrate credibili ed abbastanza originali.
Il mio voto è di tre stelline.

Cambiando decisamente genere, mi sono tuffata senza alcuna informazione ne "In territorio nemico", scritto da vari autori con il metodo della Scrittura Industriale Collettiva. Si tratta di un romanzo storico con tre POV, ognuno distinto dai propri capitoli.
La trama si dipana nei difficili mesi che l'Italia attraversa tra la dichiarazione dell'armistizio del 1943 e la liberazione del 1945 e segue tre protagonisti che si trovano soli in questo periodo di grandi insicurezze: abbiamo l'avvenente Adele nella metropoli milanese che sceglie di abbandonare gli agi del passato per combattere in un gruppo di partigiani, suo marito Aldo nascosto nelle campagne del Basso Lodigiano e perseguitato più dalle proprie fobie che da nemici reali, e suo fratello Matteo ex soldato della Marina che attraversa l'intera penisola da sud a nord per ricongiungersi alla sorella. Non nascondo di aver preferito di gran lunga la storyline di Adele, soprattutto per l'enorme coraggio e l'indipendenza dimostrati dalla donna.
Trovo d'obbligo lodare il grande lavoro di questi 115 autori che hanno collaborato alla stesura del romanzo a vario titolo, non solo scrivendo ma anche coordinando i lavori, documentandosi sui dialetti e reperendo fonti storiche; nel complesso lo stile non ne risente, non si percepiscono le diverse penne. I dialoghi sono il punto forte del volume, perché del tutto conformi al periodo storico e all'estrazione dei personaggi.
A mio parere, l'unica nota dolente è il POV di Aldo che stona in paragone agli altri due, perché ricorda troppo un horror psicologico; è sempre ben scritto, ma non l'ho trovato ben amalgamato agli altri.
Il mio voto è di quattro stelline.

Per tornare al porto sicuro del fantasy, in particolare del fantasy con target middle grade, ho letto il terzo volume della pentalogia Magisterium ossia "La chiave di bronzo", coscritto da Holly Black e Cassandra Clare.
Con questi libri ho sempre la sensazione di perdere qualche evento fondamentale tra un episodio e l'altro, ma nel complesso questo capitolo è stato ben più soddisfacente dei precedenti. La trama ruota principalmente attorno al tentativo dei protagonisti di scoprire chi si nasconde dietro agli attentati alla vita di Callum, ed è arricchita da alcuni ottimi plot twist specialmente nella parte finale che non mi sarei mai aspettata. Preferisco non aggiungere altro per evitare gli spoiler, ma posso dire di aver davvero apprezzato la riflessione sulla possibilità di riscattarsi e cambiare -anzi, capovolgere- il proprio destino.
In questo volume c'è stato un notevole sviluppo nei protagonisti, ad eccezione della dimenticabile Tamara, ed anche in alcuni personaggi secondari: credo sia una delle poche serie per ragazzi in cui gli adulti hanno un minimo di credibilità. Ho appezzato anche lo stile di scrittura che, seppur semplice, non risulta infantile ed ha spesso un tono genuinamente divertente (ehm... Jasper... ehm...).
Il mio voto è di quattro stelline e mezza.

Terminata la TBR, ho scelto qualche titolo extra per il mese. In primis ho letto "A volte ritorno" di John Niven, una brillante satira della nostra società che passa con maestria dall'ironia alla drammaticità. QUI potete leggere la recensione, votata con ben cinque stelline.

Una parziale delusione è stato invece "Il principe prigioniero" di C.S. Pacat, primo capitolo della trilogia erotica Captive Prince. Parlo di delusione perché questo titolo ha ricevuto un'infinità di lodi, sia in patria sia sulle coste nostrane, e mi aspettavo quindi un prodotto di ottima qualità per contenuto e per stile.
La sottilissima trama segue le disavventure del principe Damen, dalla cattura durante il golpe del fratellastro Castor al periodo di schiavitù presso il vicino regno di Vere. La storia manca di originalità: per quanto riguarda la parte "fantasy" (tra moltissime virgolette, dal momento che il solo elemento fantastico è l'ambientazione), perché il tema della riconquista del trono è a dir poco abusato in questo genere, e per la parte erotica che porta subito alla mente storie simili, come la trilogia Beauty Series di Anne Rice o le varie saghe di Jacqueline Carey.
Il problema maggiore è nello stile, con diversi errori che si ripropongono per tutto il volume, ad esempio la sovrabbondanza di puntini di sospensione o la ripetizioni delle stesse frasi con parole diverse.
L'idea ha comunque un buon potenziale ed i personaggi principali sono promettenti, anche se ho riso di cuore nel vederli descritti TUTTI utopisticamente belli. Nel complesso mi ha incuriosita abbastanza da voler continuare.
Il mio voto è di tre stelline.

L'ultima lettura completata nello scorso mese è stata "Cuore oscuro" di Naomi Novik, un fantasy autoconclusivo che mi ha letteralmente stregata (attenzione alla scelta delle parole!).
Richiamando in parte alla trama de "Il castello errante di Howl" di Diana W. Jones e contemporaneamente alle atmosfere oniriche de "Il circo della notte" di Erin Morgenstern (QUI la recensione), la storia segue la crescita personale della giovane Agnieszka, figlia di un taglialegna in una versione fantastica della Polonia seicentesca. La ragazza si trova suo malgrado coinvolta negli intrighi della corte reale e nella lotta contro il Bosco, abitato da creature orribili e pronto a divorare le terre vicine.
Di questo romanzo ho apprezzato praticamente ogni aspetto: l'originale sistema magico a regolare l'evocazione degli incantesimi, la trama che non cede ai facili cliché (qui le donzelle in difficoltà si salvano da sole!) e la narrazione davvero coinvolgente, tanto da impedirmi di abbandonare per troppo tempo la lettura.
Assieme all'ottimo utilizzo di elementi tratti dalla tradizione popolare e dal folklore dell'est europeo, il maggior pregio del romanzo è indubbiamente la caratterizzazione dei personaggi: nessuno viene banalizzato ed è evidente l'impegno nel dare una tridimensionalità anche ai personaggi secondari. Con i protagonisti poi, la bravura dell'autrice raggiunge l'apice e ti porta ad amarli come fossero reali.
Il mio voto è di cinque stelline.

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sabato 26 gennaio 2019

Vangelo moderno - Recensione ad “A volte ritorno” di John Niven

Vangelo moderno

Recensione ad "A volte ritorno" di John Niven


LA SCHEDA TECNICA

TITOLO: A volte ritorno
AUTORE: John Niven
TITOLO ORIGINALE: The Second Coming
TRADUTTORE: Marco Rossari
EDITORE: Einaudi
COLLANA: Super ET
PAGINE: 380
VOTO: 5 stelline

IL COMMENTO

  “A volte ritorno” è un romanzo satirico con target adult, soprattutto per il ricorso continuo ad imprecazioni e parecchie scene ricche di violenza grafica. Pubblicato nel 2011, si tratta del primo romanzo di Niven tradotto in Italia, e pur avendo in libreria "Le solite sospette" da più tempo ho deciso di conoscere l'autore con questo titolo ed esplorare in un secondo momento un testo più maturo stilisticamente.
  La storia segue le avventure (ma più spesso, le disavventure) di Gesù, obbligato dal Padre a scendere sulla Terra una seconda volta. Dopo una meritata vacanza a pesca di trote, Dio torna in paradiso per scoprire che in Sua assenza l’umanità sta andando a scatafascio: non solo genocidi e violenze di ogni genere, ma anche casi macroscopici di inquinamento ambientale e piccoli odi domestici. Indeciso se sterminare la razza umana e ricominciare da capo o meno, Dio decide di concedere una nuova chance agli uomini mandando di nuovo tra loro Suo figlio.
  Gesù scende in Terra con le migliori intenzioni, ma capisce ben presto che nel mondo moderno non è così semplice trasmettere il suo messaggio di pace; è così costretto a ripiegare su azioni più concentrate e dirette, aiutando un gruppo di persone in difficoltà, economiche e non solo, che diventeranno in seguito parte dei suoi nuovi discepoli. L’intero romanzo si può infatti interpretare come una versione contemporanea del Vangelo

«-Senti, Morgs, - fa Gesù, con uno sbadiglio, - a volte la strada più difficile ha i suoi buoni motivi per essere più difficile. […] -Devo prendere appunti? Aggiungerla al novero delle tue massime di modo che quando non ci sarai più io possa tramandare ai posteri i tuoi merdosi insegnamenti?»

e ripropone alcuni episodi famosi, come l’ultima cena con gli apostoli o la peregrinazione per il deserto (gli Stati Uniti!).
  Prima di analizzare questa lettura, ritengo necessario avvisare i potenziali lettori di questo romanzo, perché non credo si tratti di una lettura adatta a tutti: oltre alle già citate imprecazioni e violenze, molte scene potrebbero offendere la fede religiosa dei lettori, basta un’occhiata alla sinossi come accennata qui sopra.
  La trama si presenta abbastanza semplice e priva di colpi di scena rilevanti, ma risulta comunque interessante per l’abilità di Niven nel trasporre nel ventunesimo secolo una storia già nota in tutto il mondo. Senza volere far ridere a tutti i costi i lettori,

«-Scusate, - ridacchia Satana. […] -L’ironia del contrappasso. Che ci volete fare?
-Mah, - commenta Dio. -A me non sembra tanto ironico. Da nessun punto di vista.»

è importante anche l’inserimento di battute genuinamente divertenti che si coniugano comunque in modo molto fluido alle scene di tutt’altro tono, come il racconto del passato di Big Bob, il reduce della guerra del Vietman.
Cover britannica
  Quest’ultimo è uno dei novelli apostoli, tra i quali sono annoverati rappresentati delle categorie più varie ma soprattutto più miserabili di persone: c’è una ragazza madre con i due figlioletti, una coppi di ubriaconi, un ragazzo dalla famiglia difficile, un malato di AIDS che il gruppo deve quasi salvare da una folla inferocita in una cittadina chiamata senza troppa cognizione Democracy. Non tutti i personaggi purtroppo ottengono lo spazio necessario ad una buona caratterizzazione, ma Niven tenta di spendere comunque qualche parola per ognuno, anche per i parecchi antagonisti.
  Il testo è arricchito dalla presenza costante di riferimenti al mondo della musica, come pure accenni alla nostra attualità sebbene l’autore inventi nomi di personaggi e marche di sana pianta.
  Personalmente ho trovato la storia molto ben equilibrata, tra i momenti buffi, dissacranti e le riflessioni più concrete sui problemi che affliggono il mondo moderno. Trovo positivo che Niven abbia scelto di spaziare su tematiche che riguardano diverse aree del pianeta, seppure il romanzo sia ambientato negli Stati Uniti, come la presenza di isole di rifiuti negli oceani, le violenze contro le donne ad opera dei talebani in Medioriente e gli scandali legati alla pedofilia in Vaticano.
  In conclusione, se avete una mente abbastanza aperta a conoscere punti di vista diversi senza offendervi troppo, vi consiglio sinceramente questa lettura per lo svago e per la riflessione sul solo comandamento valido: fate i bravi!

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lunedì 21 gennaio 2019

Di carnefici e vittime - Recensione a “Tredici” di Jay Asher

Di carnefici e vittime

Recensione a "Tredici" di Jay Asher


LA SCHEDA TECNICA

TITOLO: Tredici
AUTORE: Jay Asher
TITOLO ORIGINALE: Thirteen Reasons Why
TRADUTTORE: Lorenzo Borgotallo e Maria Carla Dallavalle
EDITORE: Mondadori
COLLANA: Chrysalide
PAGINE: 230
VOTO: 3 stelline e mezza

IL COMMENTO

  “Tredici” è un romanzo thriller con target young adult; pubblicato nel “lontano” 2007, ha però raggiunto una discreta fama solo di recente per aver ispirato la serie TV di successo “Thr1teen R3asons Why”. Proprio per cavalcare l’onda del successo, la Mondadori ha ristampato il volume, scegliendo come copertina la locandina della serie ed aggiungendo alla fine del volume diversi contenuti inediti ed interessanti, come commenti personali dello stesso Asher ed il finale originale.
  Il romanzo presenta uno schema narrativo insolito: il liceale Clay è il narratore principale, ma alla sua voce al presente si alterna il racconto al passato della sua compagna -nonché interesse amoroso- Hannah, che ci giunge attraverso sette cassette da lei spedite poco prima di uccidersi. Mentre lei racconta quali persone l’abbiamo spinta verso il suicidio, si inseriscono i pensieri di lui ad aggiungere un punto di vista esterno ad ogni avvenimento, ed anche a raccontare cosa gli succeda mentre ascolta i nastri.
  Ovviamente la scelta di due ragazzi così giovani come narratori ha influito sullo stile e sul lessico adottati, rendendo la narrazione semplice e diretta; anche il ritmo fluido con cui si avvicendano gli eventi e, in generale, la struttura della trama contribuiscono a rendere incalzante la lettura. Ammetto di essere stata molto coinvolta nella storia ed ero curiosa di conoscere tutti e tredici i racconti di Hannah, sebbene io abbia provato un forte senso di déjà vu con “Tutta la verità su Alice” di Jennifer Mathieu, romanzo pubblicato diversi anni dopo ma che avevo letto -e apprezzato- ben prima.
  Asher non si limita a raccontare una storia di pettegolezzi e ripicche tra adolescenti, ma sceglie di affrontare tematiche serie e sempre attuali, quali il bullismo e le molestie che si trasformano rapidamente in violenza. Ciò colpisce il lettore in modo se possibile ancor più diretto dal momento che lo stesso Clay ammette di aver letto liste compromettenti

«Prima che spuntasse fuori la lista non mi ero mai accorto delle labbra di Angela Romero. Ma dopo, sono diventate per me un’ossessione.»

o dato credito alle voci sentite a scuola, senza pensare con lucidità alle conseguenze. Proprio la riflessione di ciò che si può innescare con le azioni più inconsapevoli è il vero obiettivo del lascito di Hannah, dietro l’apparenza della vendetta.
  Ad avermi convinto meno sono invece i personaggi, a cominciare dai protagonisti: abbiamo Hannah che sprofonda senza freni in un vortice autodistruttivo, dando a volte delle reazioni esagerate a comportamenti privi di doppi fini, come afferma Markus (sebbene non sia completamente innocente)

«Non dovrei neanche essere su quelle cassette. Hannah cercava solo una scusa per uccidersi.»

lei sembra esasperare eventi per altri minimi e questo la trasforma letteralmente dal primo racconto al momento del suicidio; d’altro lato Clay non mi ha trasmesso molte emozioni e le sue reazioni, almeno nella prima parte del volume, mi sono parse povere di trasporto emotivo.
Cover USA
  Anche i personaggi secondari sono problematici. I compagni e gli amici di Hannah sono parecchio stereotipati e sembrano appena usciti da un qualunque film ambientato in un liceo americano. A mostrare il proprio lato peggiore sono però gli adulti, seppur compaiano in scena raramente; innanzitutto, come in quasi tutti i romanzi per bambini e ragazzi, sembra vigere la regola di nascondere tutto agli adulti

«Non voglio che venga a sapere di questa storia. Di me. Degli altri. Tirare in ballo un adulto, una persona della scuola, è peggio di quanto immaginassi.»

anche quando si tratta di vicende serie e preoccupanti. Dal loro canto, gli adulti fanno una ben misera figura, con la madre di Clay che coglie le sue bugie ma non fa nulla per comunicare con il figlio e il professor Porter che anziché obbligare Hannah a denunciare un compagno reo di violenze le suggerisce subito di passarci sopra.
  Altro dettaglio un po’ fastidioso è la confusione che si crea durante la lettura, perché l’unico modo per distinguere le parole di Clay ed Hannah è il corsivo in quelle di quest’ultima. A mio avviso ciò non è sufficiente ed avrei preferito venissero scelti due colori o font diversi.

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