domenica 30 luglio 2023

"Circe" di Madeline Miller

CirceCirce by Madeline Miller
My rating: 4 of 5 stars

"«Che cosa hai fatto per tutto questo tempo? Ci hai messo un'eternità. Cominciavo a sospettare che tu non fossi affatto una pharmakis.»
Una parola che non conoscevo. Una parola che nessuno conosceva, allora.
«Pharmakis» ripetei.
Maga"



COPERTINA APPROVATA DA ELIOS

Dopo l'esperienza di lettura non proprio entusiasmante de "La canzone di Achille", ammetto che ero un po' restia a recuperare altro di Miller, nonostante i suoi libri siano osannati dai più. Una copia acquistata all'usato di "Circe" mi aspettava però sullo scaffale della libreria; un po' per questo, ma anche perché vengono spesso definiti come due romanzi molto diversi tra loro, ho preso coraggio ed iniziato questo famosissimo retelling mitologico.

Il volume vuole essere una sorta di racconto di formazione, per quanto possa apparire bizzarra una definizione simile applicata ad una divinità immortale. Seguiamo infatti la titanide dalla sua infanzia nella dimora del padre Elios fino all'esilio sull'isola di Eea, passando attraverso le storie più o meno celebri di cui è protagonista, ma anche alcuni aneddoti che l'autrice sceglie di associare alla sua figura, collegati in particolare al fratello Eete ed alla sorella Pasifae. In questo modo la cara Madeline riesce a rendere più sostanziosa ed elaborata una narrazione altrimenti monotona, e questo è uno dei maggiori pregi del romanzo.

Un altro aspetto che ho apprezzato è il coraggio di mostrare una protagonista patetica ed insicura: Circe è decisamente lontana dal concetto comune di entità divina, e la narrazione permette di capire molto bene le ragioni per cui lei sia senta tanto simile ai mortali. Attraverso la sua protagonista, l'autrice riesce a trattare in modo accurato anche la sindrome dell'abbandono e la discriminazione di genere, che porta inevitabilmente a parlare anche di violenza fisica ed abusi psicologici; va precisato che Miller sceglie di glissare sui momenti più crudi, rendendo il testo accessibile un po' a tutti.

Per mio gusto personale, sono stata poi sollevata dallo scoprire che non si trattava di una storia d'amore; sembrerà magari un'osservazione acida anziché un complimento, ma preferirei di gran lunga rileggere le miserie nella vita di Circe piuttosto che affrontare nuovamente la relazione tossica spacciata per grande amore tra Patroclo e Achille. Un elemento sul quale rimango indecisa è invece lo stile, perché da un lato lo trovo scorrevole e facile da affrontare, ma dall'altro sono rimasta interdetta di fronte ad alcune metafore: non riesco ancora a capire cosa voglia rappresentare di preciso una serpe di un tempio sulla sua ciotola di panna.

Anche l'intento dell'autrice rientra tra gli aspetti che non mi convince appieno. Voleva chiaramente raccontare le motivazioni ed i sentimenti di una figura nota soprattutto per le sue azioni malvagie, però credo che un'operazione simile nel contesto del mito greco sia insensata: a differenza delle fiabe, in cui i ruoli di buono e cattivo sono decisamente netti, nella mitologia non ci sono personaggi totalmente positivi o negativi, motivo per il quale sono diventati spesso protagonisti di tragedie celebri nelle quali si trasformano da vittime a carnefici a seconda del contesto. Il romanzo vorrebbe anche trasmettere un messaggio femminista, peccato che Circe sia l'unico personaggio femminile a venire valorizzato e mostrato in un'ottica positiva: tutte le altre personagge sono descritte come stronze, vanesie ed indolenti, con un'eccezione che da sola non riesce a compensare una sensazione diffusa di acredine tra donne.

L'altro grosso difetto di questo romanzo riguarda il lato fantasy, perché nonostante la protagonista sia una maga, tutto ciò che riguarda la magia è approssimativo e spiegato spesso per metafore. L'elemento fantastico ha inoltre un efficace funzione paraculo, specialmente per quanto riguarda le informazioni fornite dalla narratrice in prima persona: mi sono soffermata più di una volta a chiedermi come facesse Circe ad avere determinate conoscenze, e posso attribuire unicamente alla magia la sua conoscenza del centimetro -che come unità di misura verrà adottata alla fine del Settecento-, della molla (ideata soltanto nel Rinascimento) o del pedigree, un termine inglese derivato dal francese e risalente al 1400. E cosa dire dell'achillea, pianta così chiamata in onore dell'eroe greco da Linneo nel diciottesimo secolo? mi auguro si tratti un easter egg burlone dell'autrice, perché quando Circe la menziona nel testo per la prima volta, Achille non era neanche nato.

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lunedì 24 luglio 2023

"Lincoln nel Bardo" di George Saunders

Lincoln nel BardoLincoln nel Bardo by George Saunders
My rating: 4 of 5 stars

"Una trappola. Un'orribile trappola. Che scatta quando nasci ... Poi metti al mondo un bambino. I termini della trappola si inaspriscono. Anche quel bambino dovrà andarsene. Ogni piacere sarà guastato da quella consapevolezza. Ma noi, sempre speranzosi, ce lo scordiamo"


THE GOOD PLACE INCONTRA IL FIGLIO DEL CIMITERO

Ho acquistato la mia copia di "Lincoln nel Bardo" nell'incredibilmente lontano 2019, per poi abbandonarla in libreria fino a quest'anno, per la precisione quando ho trovato il titolo incluso nella lista dei 100 classici di nuova generazione. Il mio interesse verso il libro si è quindi riacceso, pur avendo le idee decisamente poco chiare sul contenuto dello stesso; idee che la scarna sinossi e la mancanza di qualsivoglia introduzione non mi hanno aiutano di certo a riordinare. Ma tranquilli: se questo titolo vi stuzzica, posso farvi io da guida!

Il volume si basa su un evento storico reale, ossia la morte prematura di William Wallace "Willie" Lincoln, terzogenito del sedicesimo Presidente degli Stati Uniti; Saunders si concentra in particolare sul momento in cui il buon Abraham si recò nel cimitero per dare un ultimo abbraccio al corpo del figlio, e sull'aneddoto intesse una trama fantastica. In questo romanzo le anime dei defunti rimangono inizialmente ancorate alla loro tomba, prima di poter andare oltre; Willie però non vuole lasciare il padre e questo porterà l'uomo ed alcuni degli altri fantasmi che popolano il cimitero a lavorare di concerto per impedire che rimanga bloccato lì.

Il principale e più evidente pregio del volume riguarda la sua peculiare struttura narrativa; tanto peculiare da avermi fatto desiderare appunto un qualche tipo di preparazione alla lettura. Le vicende storiche sono riportate attraverso un grande assortimento di citazioni da fonti reali e fittizie, che tentano di fornire un quadro degli eventi partendo da tante prospettive diverse. Per contro, la parte sovrannaturale del libro si avvicina molto ad un ibrido tra un testo teatrale -dal momento che ogni battuta è seguita dal nome dello spirito che la pronuncia- ed una testimonianza fornita in retrospettiva, perché i personaggi adottano quasi sempre il tempo passato per descrivere le azioni proprie e degli altri.

L'originalità è un fattore che apprezzo sempre, quindi non potevo che promuovere questa prosa bislacca. Mi hanno convinto anche la commistione tra Storia ed elementi fantastici ed il tono spesso umoristico con cui si trattano argomenti decisamente cupi, senza dare però una sensazione di frivolezza. Inoltre, pur non essendo un elemento centrale, la caratterizzazione dei fantasmi principali è ben fatta: risultano molto divertenti, ma al contempo trasmettono anche delle emozioni più profonde.

Questo è in gran parte merito delle tematiche che il libro tratta, in particolare l'elaborazione del lutto ed il razzismo, affrontato con un sguardo molto critico al passato (ed al presente) degli Stati Uniti. La perdita di una persona cara ed il significato della morte stessa sono comunque i temi centrali, analizzati dai punti di vista di spettri che hanno indoli e storie molto diverse, e questo fornisce un caleidoscopio di prospettive da scoprire.

Sull'altro piatto della bilancia colloco la poco sostanziosa trama ed il concetto stesso di Bardo: vista la premessa, mi sarei aspettata di vedere Abraham Lincoln viaggiare in una dimensione altra (magari eterea e nebbiosa) per un ultimo confronto con il figlio; diventa chiaro abbastanza presto che il Lincoln nel titolo è invece Willie, bloccato nel Bardo che nient'altro è se non la condizione di fantasma. Rimango convinta poi che l'edizione beneficerebbe di un'introduzione, ma penso sia comunque da elogiare il lavoro di traduzione che è riuscito a mantenere le tante peculiarità del testo originale, in cui parecchi personaggi si esprimono in modo aulico, o per contro estremamente rozzo.

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giovedì 20 luglio 2023

"Posto sbagliato, momento sbagliato" di Gillian McAllister

Posto sbagliato, momento sbagliatoPosto sbagliato, momento sbagliato by Gillian McAllister
My rating: 3 of 5 stars

"Ciò che le serve è un cambiamento. Spegnere il primo fiammifero di una lunga fila. Tenere in piedi un domino che altrimenti cadrebbe. E allora, forse, si sveglierà e sarà domani"


VIAGGIO NEL TEMPO IN MODALITÀ FACILITATA

Sempre in cerca di storie incentrate sui viaggi nel tempo ed i loop temporali, sono incappata nell'ultimo lavoro di McAllister, che avevo una mezza idea di recuperare in lingua. Quando ho saputo dell'imminente traduzione italiana, mi sono precipitata a preordinare una copia che ho iniziato a leggere non appena è stata consegnata dal corriere; tale era il mio interesse per "Posto sbagliato, momento sbagliato". Avrò fatto bene ad auto-procurarmi un simile hype? Ni, ma procediamo con ordine.

La vicenda si apre sulla città di Crosby, nella contea del Merseyside, in una notte di fine ottobre. L'avvocata Jennifer "Jen" Brotherhood è ancora sveglia e sta aspettando il ritorno a casa del figlio Todd, ma quando il ragazzo arriva inizia una colluttazione con un passante che culmina dell'accoltellamento di quest'ultimo. Jen è devastata da questo gesto privo di un'apparente ragione, ma il vero incubo inizia al risveglio, quando si rende conto di essere tornata al giorno precedente il delitto. Da questo spunto comincia la missione della donna per svelare il mistero ed impedire al figlio di diventare un assassino.

Pur nutrendo sempre più dubbi con l'andare avanti della lettura, devo dire che questo incipit continua a convincermi: mi sembra un'ottima idea su cui strutturare una storia thriller che va poi ad inglobare altri generi, dalla fantascienza al chick-lit. Mi sento di promuovere anche il ritmo della narrazione -che rende il romanzo estremamente scorrevole- e la gestione del loop temporale, qui sfruttato in un modo tutt'altro che banale: mi sarei aspettata di assistere ad una sorta di giorno della marmotta, invece Jen comincia un vero e proprio viaggio nel passato, risvegliandosi ogni volta in uno dei suoi corpi precedenti.

L'elemento più riuscito è però l'intreccio mystery legato al delitto commesso da Todd: mi è piaciuta l'idea di seguire un'indagine al contrario, partendo dal crimine per arrivare a comprenderne passo passo le ragioni. Su questa (ultima) nota positiva grava però l'ombra di un difetto, perché il mistero rimane tale fino all'ultima pagina solo per la protagonista; l'autrice sceglie infatti di includere dei capitoli aggiuntivi -da un diverso punto di vista- che lasciano intuire le rivelazioni finali ai lettori già da metà volume!

Le altre problematiche di questo titolo si concentrano sulla gestione della struttura narrativa e la caratterizzazione della protagonista. Ho fatto una gran fatica ad apprezzare Jen, a causa soprattutto della lentezza con cui arriva alla maggior parte delle scoperte: diciamo che non è la più sveglia della cucciolata! inoltre ho trovato un po' frustrante il suo continuo paragonarsi alle altre donne, che sono descritte invariabilmente come bellissime, mentre lei si sente un cesso. La godibilità della prosa è invece mortificata dal senso di predestinazione che permea la storia di Jen -a causa del quale non si riesce a provare una vera tensione- e dai passaggi repentini da una scena all'altra, specialmente quando ci sono dialoghi che vengono troncati di netto.

Rimango poi combattuta per le domande lasciare all'interpretazione dei lettori nel finale e per come l'autrice cerca di enfatizzare l'importanza di Jen in quanto madre; da un lato questo permette di rendere più credibile l'espediente fantascientifico, ma dall'altro si crea un effetto ridondante, in cui sembra di leggere sempre gli stessi pensieri.

Le mie lamentele conclusive sono più che altro dei pet peeves, ad esempio il nome Kelly, che mi mandava in confusione ogni volta perché il mio cervello lo etichettava in automatico come un nome femminile. Non mi ha fatto impazzire neppure la presenza di così tanti brand menzionati nella narrazione (a volte sembrava di essere dentro ad uno spot pubblicitario!) e la qualità del volume: considerato anche il prezzo, la copertina poteva essere realizzata in un cartoncino più solido.

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venerdì 14 luglio 2023

"La leggenda del vento" di Stephen King

La leggenda del ventoLa leggenda del vento by Stephen King
My rating: 3 of 5 stars

"Nel buio che circondava la luce del fuoco il vento levò un ululato. Roland attesa che si placasse un poco, poi cominciò. Eddie, Susannah e Jake ascoltarono, rapiti, per tutta quella notte lunga e inquieta"


ROLAND CASTORO, RACCONTACI UNA STORIA!

Nel mio viaggio attraverso il Medio Mondo, ho deciso di seguire l'ordine di lettura indicato anche su Goodreads anziché quello cronologico di pubblicazione, quindi dopo la digressione dedicata alla giovinezza di Roland ed alle sue avventure in quel di Mejis, mi sono imbarcata in un'ulteriore digressione con "La leggenda del vento", volume composto da due novelle narrate dal pistolero stesso al suo ka-tet.

Mentre sono in viaggio sul Sentiero del Vettore, i protagonisti vengono infatti sorpresi da uno starkblast, una sorta di tempesta estrema che congela ogni cosa al suo passaggio. Dopo aver trovato riparo nella città fantasma di Gook, Eddie, Susannah e Jake chiedono a Roland di intrattenerli con qualcuna delle sue incredibili storie; così si giunge al racconto dello skin-man, che a sua volta serve ad introdurre la fiaba che da il titolo al volume.

Quest'ultimo racconto sembra una vera e propria leggenda, oltre ad essere il più corposo e, per mio gusto, godibile dei due: pur rimanendo all'interno dei confini e della lore del Medio Mondo, seguiamo un protagonista nuovo e per nulla scontato -il giovane Tim Ross- e lo vediamo interagire con un misterioso (si fa per dire) individuo identificato da un grande mantello nero; seguendo il percorso tracciato da quest'ultimo, il ragazzino si trova ad attraversare la Foresta Infinita, luogo pieno di pericoli mortali ma anche di scoperte incredibili. Di questa novella ho apprezzato in particolare la prosa decisamente calzante ed il ruolo giocato dal figuro mantelluto, che forse in questo contesto mostra il meglio di se. Purtroppo non mancano le descrizioni dei seni delle personagge, anche quando si tratta di fatine luminose o enormi draghesse, che saranno creature di fantasia ma essendo simili ai rettili ero convinta non dovessero allattare.

Per quanto riguarda la vicenda dello skin-man, una sorta di licantropo capace di assumere la forma di diversi animali al quale Roland da la caccia, non l'ho trovata più di tanto interessante. La trama si dipana senza nessuna svolta imprevedibile, nonostante si tratti teoricamente di un giallo, e l'introduzione di Jamie DeCurry come spalla di Roland mi ha fatto rimpiangere Cuthbert e Alain, che caratterialmente riuscivano a bilanciarlo meglio. Gli elementi horror invece sono ottimi, e nel complesso mi è piaciuto vedere finalmente Roland in azione in qualità di pistolero, incaricato di portare a termine una vera missione.

Essendo stato pubblicato otto anni dopo la conclusione della serie principale, questo libro non poteva ovviamente influire troppo sulla narrazione al presente, però penso che il caro Stephen potesse impegnarsi un po' di più per giustificare l'introduzione delle due novelle principali. Pur non essendo quindi indispensabile, rimane comunque un volume carino per i fan della serie; forse si potrebbe apprezzarlo di più leggendolo al termine della saga, per ritrovare i personaggi ed i luoghi amati: dopo un volume come "La sfera del buio", che già rallentava la narrazione per dedicarsi a dei lunghi flashback, avrei preferito concentrarmi sulla ricerca di Roland e del suo ka-tet nel presente.

Voto effettivo: tre stelline e mezza

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lunedì 10 luglio 2023

"Il canto di Calliope" di Natalie Haynes

Il canto di CalliopeIl canto di Calliope by Natalie Haynes
My rating: 3 of 5 stars

"Sa quello che sta per accadere, e teme che ci sarà più tragedia che epica ... Le morti degli uomini sono epiche, le morti delle donne sono tragiche: è questo il problema?"


BREVI ISTANTANEE DAL FRONTE TROIANO

Resami conto di avere in libreria diversi titoli etichettabili come retelling mitologici, ho pensato fosse una buona idea recuperarne uno al mese durante il periodo estivo; mi sembrava il momento ideale per affrontare un sottogenere che purtroppo non mi entusiasma più come un tempo. Per il mese di giugno sono dovuta correre un po' ai ripari, perché era ormai l'ultima settimana e non pensavo di poter affrontare una lettura troppo lunga, quindi ho ripiegato sul relativamente breve "Il canto di Calliope".

La narrazione si apre proprio sulla musa della poesia epica che irride un anonimo (ma forse non troppo) poeta impegnato a narrare delle donne collegate alla guerra di Troia, le quali diventano così protagoniste di uno o più capitoli all'interno del volume. L'intreccio si snoda attraverso diversi registri narrativi e senza seguire un ordine cronologico: si passa dalle troiane superstiti impegnate ad introdurre alcune storie mentre attendono di conoscere il proprio destino, a Penelope che racconta le disavventure del marito tramite delle missive, agli intermezzi di Calliope, l'unica a rivolgersi direttamente al lettore, con un tono affatto formale. L'obiettivo è lampante: mostrare un lato in ombra di una storia universalmente conosciuta, nella quale però sono quasi esclusivamente i personaggi maschili a risaltare, e trattare il tema della guerra dal punto di vista delle vittime collaterali e delle persone che rimangono a casa, aspettando il ritorno di chi combatte al fronte.

Un'idea niente male sulla quale basare un libro: non sarà del tutto inedita, ma ho apprezzato l'intenzione e la scelta di dare spazio anche a figure misconosciute, oltre alle prevedibili Elena, Cassandra o Briseide. Tra i meriti di questo titolo rientra poi l'ottimo lavoro di ricerca svolto dall'autrice che, in concerto con le frequenti ripetizioni di nomi e ruoli, permette anche ad un neofita della mitologia classica di avere un quadro degli eventi principali che vanno da ben prima del matrimonio tra Teti e Peleo fino alle battute conclusive dell'Odissea.

Ho apprezzato anche la decisione di portare in scena i ritratti di così tante donne, in modo da poter mostrare dei lati della femminilità meno convenzionali: Haynes cerca di includere punti di vista diversi andando oltre i prototipi della madre e della figlia, ma anche mostrando alcuni pensieri decisamente negativi -perfino brutali- che di solito non verrebbero associati a delle figure femminili.

Essendo un testo così vario, ho delle opinioni contrastanti sulle diverse parti, ad esempio ho trovato molto divertenti le lettere di Penelope per il tono ironico con cui parla degli ostacoli che hanno impedito il ritorno a casa di Odisseo. Per contro, i capitoli POV delle divinità mi hanno trasmesso un forte senso di disagio perché la cara Natalie descrive questi individui onnipotenti ed immortali come dei ragazzini privi di qualsivoglia profondità e coerenza; nella postfazione precisa che si tratta di una scelta intenzionale, ma io non sono riuscita a farmela piacere.

Un altro difetto riguarda la disomogeneità nel tono e nel contesto: da un lato si passa da battute informali (neanche i personaggi si trovassero al bar sotto casa) a dialoghi che nessuno mai farebbe in modo spontaneo, dall'altro l'autrice sembra indecisa se tenere in considerazione l'elemento fantastico o puntare su una narrazione più verosimile. Questo effetto si percepisce anche nelle scene in cui Ecabe e le altre troiane vanno a presentare i capitoli dedicati alle singole personnagge, perché i loro dialoghi risultano forzati, per nulla naturali: si capisce chiaramente che sono del tutto funzionali alla narrazione.

In generale, ritengo che sarebbe stato meglio puntare su un saggio, visto qual era l'intento dell'autrice, perché questa accozzaglia di biografie romanzate risulta inutilmente ostica da seguire. A dispetto delle tante ricerche condotte da Haynes poi, questa Grecia dell'età del bronzo (per quanto mitica) mi è sembrata molto "americana", con tante parole ed espressioni tipiche della lingua inglese, oltre alla presenza di animali che fino al Sedicesimo secolo gli europei non avevano mai visto.

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venerdì 7 luglio 2023

"L'assassinio di Roger Ackroyd" di Agatha Christie

L'assassinio di Roger Ackroyd (Hercule Poirot, #4)L'assassinio di Roger Ackroyd by Agatha Christie
My rating: 5 of 5 stars

"Ackroyd era seduto in poltrona, davanti al fuoco, nella stessa posizione in cui l'avevo lasciato. Teneva la testa reclinata da un lato e, chiaramente visibile appena sotto il colletto della giacca, c'era un oggetto lucente, di metallo cesellato"


HERCULE PASSIONE PARRUCCHIERE

Le edizioni in rigida con i bordi colorati di Mondadori sono tanto belline, ma anche tremendamente scomode da leggere e trasportare. Per questo ho dovuto optare per un volume ben più minuto e maneggevole da alternare durante la lettura de "La dea in fiamme". In modo tutt'altro che sorprendente, la mia scelta è ricaduta su un romanzo della cara Agatha; nella fattispecie, una delle storie più conosciute ed apprezzate tra quelle con Hercule Poirot come risolutore.

Rispetto alle precedenti avventure dell'ineffabile detective belga, "L'assassinio di Roger Ackroyd" presenta un cambio di voce narrate: il non troppo brillante capitano Hastings viene qui accantonato (con la scusa di un fantomatico viaggio in Argentina) in favore di James Sheppard, medico nella cittadina di King's Abbot. L'uomo si trova indirettamente coinvolto in un caso di omicidio -come suggerisce l'insospettabile titolo- sul quale giunge a far luce il suo nuovo vicino, un coltivatore di zucche dilettante che si è appena ritirato dopo anni di proficuo impegno come investigatore.

Devo confessare che prima di leggere gli ultimi capitoli non capivo proprio cosa avesse di tanto originale questa storia, al punto che molti christiani la annoverano tra le loro preferite; non c'era neppure la "scusa" di un adattamento famoso, che potesse dar lustro a questo romanzo in particolare all'interno di una serie (quella dedicata alla figura di Hercule Poirot) così vasta. E poi ci sono arrivata, forse un attimo prima di quanto previsto, ma non posso che profondermi in lodi per il modo a dir poco geniale con cui l'autrice ha saputo strutturare il mistero e scelto sempre le espressioni più calzanti per sviare il lettore, pur non mentendogli mai.

Oltre ad un intreccio narrativo impeccabile, nel quale si arriva pian piano a districare una fitta rete di menzogne dette per le motivazioni più disparate, il volume può vantare altri punti di forza, in primis la voce narrate: il dottor Sheppard dimostra una maggiore ricettività rispetto al buon Hastings, nonché una scelta lessicale ricercata, e forse per questo risulta più piacevole da seguire. Mi sono piaciuti anche i tanti momenti divertenti, con Poirot sempre pronto a blastare gli altri personaggi con la sua sottile (ma non per un lettore affezionato) ironia; ho inoltre trovato esilaranti i battibecchi tra i fratelli Sheppard, due personaggi decisamente interessanti che mi spiace non siano ricomparsi in altri romanzi di Christie. Per lo meno posso consolarmi pensando che Caroline è stata una sorta di prototipo per creare la mia adorata Miss Marple.

Non riesco proprio a trovare qualcosa che non vada in questo titolo. Volendo cercare il pelo nell'uovo, si potrebbe al massimo notare come la narrazione si focalizzi principalmente sulla risoluzione del mistero, senza dare alcuno spunto di riflessione al lettore: le uniche parentesi estranee al giallo sono riservate all'umorismo e all'elemento romantico, immancabile nelle storie della cara Agatha.

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lunedì 3 luglio 2023

"La dea in fiamme" di R.F. Kuang

La Dea in Fiamme (The Poppy War, #3)La Dea in Fiamme by R.F. Kuang
My rating: 3 of 5 stars

"Era il caos, ma era proprio nel caos che lei prosperava. Di un mondo in pace, in stallo, di un cessate il fuoco, non sapeva che farsene. Capì cosa doveva fare per riconquistare il potere: sommergere il mondo nel caos e forgiare la propria autorità dai cocci che ne rimanevano"


MA QUINDI… GLI ARCHIBUGI?

Che fatica portare a termine una serie quando non ci sta convincendo del tutto! Ecco perché ho procrastinato negli ultimi mesi la lettura de "La dea in fiamme", capitolo conclusivo di The Poppy War, una trilogia che tutti sembrano adorare alla follia. E questo mi fa sentire ancor più una voce fuori dal coro, non solo perché la trovo decisamente migliorabile, ma anche per i difetti oggettivi sui quali la maggioranza degli altri lettori sembra aver chiuso tranquillamente un occhio, mentre io non ce l'ho proprio fatta.

Passando a questo terzo volume, l'azione si sposta avanti di pochi mesi, durante i quali la Coalizione del sud alla quale si è affiliata Fang Runin "Rin" ha intrapreso una campagna per liberare le province meridionali dalle bande armate dei federati, nella timorosa attesa che la Repubblica termini la guerra di repressione al nord e -di conseguenza- possa puntare l'attenzione su di loro. La trama va via via concentrandosi sui tentativi fatti da Rin per liberare il suo Paese dai coloni esperiani e dai loro alleati, ricorrendo ad azioni militari ed espedienti magici a seconda del frangente. Al termine del romanzo, è stato incluso anche "L'abisso della fede", a metà tra raccolta di racconti e flusso di coscienza dal punto di vista di Yin Nezha, per mostrare la sua prospettiva su alcuni eventi; un contenuto extra carino, ma sicuramente non indispensabile per comprendere la trama e neppure il suo personaggio.

Devo dire che non so bene come valutare questo libro, perché temo di comunicare un'idea sbagliata. In breve, io c'ho trovato una caterva di difetti eppure rimane parte di una serie che nel complesso consiglierei, tenendo sempre conto dei tanti TW presenti. Vediamo quindi per primi i pregi: innanzitutto, il romanzo può vantare un buon ritmo, supportato da molte scene d'azione ben scritte che donano dinamicità alla storia. Sorprendentemente mi ha convinto anche la conclusione, che reputo adatta alla piega presa dalla trama non solo in questo terzo volume; per mio gusto personale, avrei preferito che la protagonista arrivasse per gradi all'epifania finale, ma apprezzo comunque il percorso fatto.

Assieme alle ambientazioni sempre deliziose da scoprire, le tematiche rimangono il punto di forza principale della trilogia; in questo libro ci si concentra sulla critica al colonialismo, solo marginale nei capitoli precedenti. Forse non verrà presentato nel modo più discreto e sottile di sempre, ma è un tema ben sviluppato e viene presentato sotto diverse prospettive, mettendo in luce punti forti e deboli della vita più semplice condotta dai nikaniani contro il progresso tecnologico promesso dagli esperiani.

Purtroppo, per quanto mi riguarda i pregi finiscono qui: per qualcuno potranno sicuramente bastare, ma visto il successo riscosso da questa serie io mi aspettavo qualcosina di più. Il difetto peggiore può essere tranquillamente riassunto in una sola parola: informazioni. Le informazioni che vengono fornite sul passato di questo mondo fantastico, togliendo quell'elemento fiabesco così intrigante nel primo libro e sostituendolo con nozioni concrete in contrasto con quanto affermato in precedenza. Le informazioni fornite dal narratore -teoricamente oggettivo e onnisciente- che puntualmente si dimostrano fasulle, ad esempio quando all'inizio del romanzo afferma che Rin ha ormai imparato a non fidarsi ingenuamente degli altri, per poi essere smentito in pieno nelle centinaia di pagine seguenti. Le informazioni logistiche, che sembrano arrivare alla protagonista ed i suoi alleati di turno per intercessione divina; davvero non si spiega la facilità con cui riescono ad ottenere determinate conoscenze: mi sarei stupita di meno se fosse comparsa Nüwa, la mistica lumaca della creazione, per riferire loro le ultime notizie. Le informazioni di cui Rin sembra scordarsi in modo a dir poco conveniente, come il ruolo giocato da Su Daji fino alla fine de "La repubblica del drago", per poter indirizzare la storia in determinate direzioni. In sintesi, le informazioni date ai lettori causano confusione e fanno emergere incongruenze, tra l'altro facilmente individuabili con una semplice rilettura fatta dall'autrice, dall'editor, dalla traduttrice o da chiunque altro abbia messo le mani su questo testo.

L'altro grosso problema riguarda l'intreccio narrativo. Pur apprezzando l'esperienza di lettura nel suo insieme, non ho potuto fare a meno di notare la presenza di moltissimi filler: scene ripetitive che già dalla sinossi sai non porteranno avanti la trama, quindi perché investire decine e decine di pagine per la lotta contro le bande di federati, se poi i protagonisti stessi sembrano dimenticarsi della loro presenza? Un ragionamento simile vale per le altre minacce sul percorso di Rin, perché ognuna viene eliminata senza che lei debba fare alcunché e a dispetto della sua mancanza di piani concreti e lungimiranti. Infine, ci sono le sottotrame sprecate, in una frenetica corsa verso l'epilogo, come quelle dei nuovi sciamani o delle armi esperiane; l'elemento narrativo che più mi è dispiaciuto veder sciupato riguarda la Triade: un vero spreco di potenziale (e di pagine)!

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