martedì 31 luglio 2018

Torrida estate a Shirley Falls - Recensione a “Amy e Isabelle” di Elizabeth Strout

Torrida estate a Shirley Falls

Recensione a "Amy e Isabelle" di Elizabeth Strout


LA SCHEDA TECNICA

TITOLO: Amy e Isabelle
AUTORE: Elizabeth Strout
TITOLO ORIGINALE: Amy & Isabelle
TRADUTTORE: Martina Testa
EDITORE: Fazi
COLLANA: Le strade
PAGINE: 470

IL COMMENTO

  La creatività necessaria ad ideare una trama fantasiosa è certamente una grande virtù per uno scrittore. Una volta pianificata una storia zeppa di svolte e twist narrativi, svilupparla non è però troppo difficile.
  Molta più abilità è necessaria per rendere interessante e coinvolgente un romanzo dalla trama semplice, che narra di personaggi comuni, privi di poteri incredibili o un destino predefinito.
  Questa lettura mi ha dato conferma della bravura della Strout, che è stata nuovamente in grado di catturarmi con una storia dal sapore quotidiano, ma dipinta con uno stile ricco e fluido ad un tempo, tanto da far scivolare via decine e decine di pagine; la stessa cosa mi era capitata con “The Help” (QUI la recensione) -altro libro da cui diffidavo, capace poi di farmi innamorare- e questo romanzo ha anche altri aspetti in comune con il capolavoro della Stockett, come il deciso taglio femminista della storia.
  La vicenda ha per sfondo una cittadina del Maine negli anni Settanta dove vivono Isabelle ed Amy Goodrow, rispettivamente madre e figlia. La narrazione si focalizza sul loro difficile rapporto, diventato ancor più teso dopo che Isabelle è venuta a sapere in modo a dir poco imbarazzante della relazione tra Amy ed il signor Robertson, suo insegnante di matematica.
  Per le due inizia un periodo molto difficile in cui ognuna soffre in solitudine, incolpando l’altra del proprio dolore. Ad incorniciare questo fulcro narrativo -spesso rappresentato come un filo nero atto a collegare sempre le due donne- ci sono due vicende che portano nuovi dibattiti nel cottage delle Goodrow: la scomparsa di un ragazzina in una città vicina e la gravidanza della migliore amica di Amy; infine, ai margini di questo ideali fiore narrativo troviamo le storie quotidiane degli altri abitanti di Shirley Falls, ognuno in cerca di conforto e comprensione nel prossimo, ma spesso restio a concederne per primo.
  Il romanzo risulta diviso quasi a metà, alternando con gusto e ritmo incalzante frammenti del passato alla narrazione nel presente, includendo inoltre qualche scorcio sul futuro dei personaggi.
  Logicamente le due protagoniste ottengono la caratterizzazione più approfondita, anche per merito dei loro POV intrecciati, che concedono spazio non solo ai pensieri ma anche ai ricordi ed alle fantasie. Amy e Isabelle crescono insieme in questo romanzo, comprendono i propri sbagli ed iniziano una nuova -e migliore- fase delle loro vite.
  Pur apprezzando molto la giovane Amy, la cui storia mi ha in più punti ricordato la protagonista di “Eleanor & Park. Per una volta nella vita” (QUI la recensione), la mia preferenza va senza dubbio ad Isabelle, specialmente per il grande coraggio che dimostra nella parte finale tentando di riparare agli sbagli e cambiare destino.
  Seppur non siano sempre ben legati alla vita delle protagoniste, tutti i personaggi secondari sono ben delineati e tra loro alcuni spiccano per l’eccellente caratterizzazione, come la solare e ciarliera Fat Bev e Barbara Rawley, che mostra una grande fragilità dietro la sua maschera austera.
  La narrazione è davvero ricca di dettagli e ciò contribuisce a rendere la storia vivida, nonché la lettura coinvolgente ed incredibilmente rapida.
  Non posso esimermi dal mettere a confronto questo titolo con “Olive Kitteridge” (QUI la recensione): le somiglianze sono parecchie e palesi, segno che la Strout si è mantenuta abbastanza fedele al proprio stile nei dieci anni che separano la pubblicazione dei due volumi. Il primo aspetto a saltare all’occhio è di certo l’ambientazione, con le vicende calate nella placida provincia americana, quasi fuori del tempo; entrambi i romanzi sono poi definiti dalle trame lente e prive di eventi sorprendenti, oltre allo spazio concesso ai comprimari capaci di rubare a tratti la scena alle protagoniste. Infine, Olive da un lato e le Goodrow dall’altra sono donne forti e decise, seppur dotate di debolezza e sentimenti reali.
  L’edizione Fazi presenta inoltre un’introduzione molto valida per comprendere a grandi linee le tematiche del romanzo ed avere un assaggio delle sue atmosfere.

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  Nella realtà sarebbe morto di vergogna...

giovedì 26 luglio 2018

tutta questione di MARKETING - Cover copiate 1

Gironzolando per la libreria o in uno dei tanti store di libri online, vi è mai capitato di imbattervi in due libri completamente diversi ma con dei titoli quasi uguali? Oppure in copertine che sembrano fotocopiate, titoli tradotti senza tener conto dell'originale o libri spezzati in più volumi?
Tutte queste e molte altre scelte editoriali sono dettate da ragioni di marketing: se un libro vende bene, pubblicarne uno dello stesso genere con una copertina simile può attrarre i lettori meno attenti, come pure chi compra i libri per conto terzi.
In questa nuova rubrica voglio esaminare alcuni di questi casi, per farvi riflettere sulle strategie adottate dalle case editrici e per smascherare i trucchi più frequenti con qualche esempio.
Iniziamo da uno dei casi più ricorrenti...

Cover copiate


Ci saranno molte altre occasioni per parlare di copertine che assomigliano fin troppo le une alle altre, ma per ora partiamo con questi tre esempi.

1. Nel giugno del 2015 uscì in Italia per Sperling & Kupfer il primo libro della pentalogia (rabbrividisco al solo pensiero di cinque volumi di tira e molla amorosi!) After di Anna Todd. A dispetto del contenuto, questo serie ha avuto un grande successo, specialmente tra le lettrici più giovani.

Ed ecco che pochi mesi dopo, nel gennaio del 2016, la Leggereditore pubblica la serie d'esordio di Cristina Chiperi, ossia My Dilemma Is You. Si tratta di una trilogia simile per genere -romance- e target -YA-, ma non basta!


E così anche le copertine vengono create sulla moda del momento, con sfumature colorare e coppie di modelli nelle stesse identiche posizioni.

2. Cambiamo nettamente genere con le copertine della serie Le cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin, pubblicate in Italia da Mondadori che spesso si diverte a creare nuove edizioni dividendo e riunendo i volumi a caso (ma di questo parleremo un'altra volta). In una delle ultime edizioni, datata marzo 2016, hanno scelto di creare delle cover con dei dettagli che rimandano alla saga ma soprattutto agli oggetti di scena della serie TV "Game of Thrones".


E così la Newton Compton, trovandosi per le mani un autore che scrive thriller con ambientazione medioevale, al momento della ristampa nel maggio di quest'anno, dona queste copertine ai libri di Marcello Simoni.

Direi che si nota una certa somiglianza nel concept generale: pochi oggetti antichi in primo piano ed uno sfondo nero a contrasto.

3. Concludiamo la carrellata con una coppia di romanzi che hanno non solo le copertine simili, ma si assomigliano anche stando alle sinossi! Nel maggio del 2017 la Rizzoli inizia la pubblicazione dei romanzi di Elísabet Benavent con "Nei panni di Valeria", primo in una tetralogia chick lit.


Una decina di mesi dopo, a marzo di quest'anno, la Newton Compton colpisce ancora pubblicando "Mai più innamorata" di Cecile Bertod, e piazzando in copertina un paio di gambe su tacco dodici, che sembrano abbozzate a matita e colorate sommariamente proprio come quelle di "Nei panni di Valeria".


Inoltre, leggendo le trame dei due romanzi proposte in seconda di copertina, scopriamo che entrambe le protagoniste sono scrittrici di romance / romanzi erotici in crisi per la stesura del loro nuovo libro.

giovedì 19 luglio 2018

Rapunzel, l’intreccio del convento - Recensione a “Dell’amore e di altri demoni” di Gabriel García Márquez

Rapunzel, l'intreccio del convento

Recensione a "Dell'amore e di altri demoni" di Gabriel García Márquez



LA SCHEDA TECNICA

TITOLO: Dell'amore e di altri demoni
AUTORE: Gabriel García Márquez
TITOLO ORIGINALE: Del amor y otros demonios
TRADUTTORE: Angelo Morino
EDITORE: Mondadori
COLLANA: Oscar Moderni
PAGINE: 130

IL COMMENTO

  È possibile associare qualcosa di puro e struggente come l’amore alle diaboliche trame di Satana?
  Secondo García Márquez, sì. Anzi, nessun sentimento meglio dell’amore rende l’uomo folle come fosse posseduto dal diavolo in persona.
  La vicenda è ambientata in Colombia negli anni in cui imperava l’inquisizione spagnola, pronta a scagliarsi conto chicchessia anche solo per il possesso di un libro classificato come proibito.
  Il romanzo si focalizza su più protagonisti, ma al centro della storia si colloca comunque la giovanissima Sierva María, figlia dodicenne di un nobile che, praticamente ignorata dai genitori, passa il suo tempo con i servi della casa arrivando a dormire tra loro e ad apprendere la loro misteriosa lingua.
  A dare una decisa svolta nella vita della ragazzina è il morso di un cane affetto da rabbia; se in un primo momento Sierva María non mostra nessun sintomo della malattia, alcuni mesi dopo il padre inizia a preoccuparsi sia per il morso sia per i suoi comportamenti da selvaggia, tanto da rivolgersi al vescovo che ordinerà di rinchiuderla in un convento e sottoporla ad un esorcismo per scacciare il demonio che -evidentemente- la possiede.
  Proprio con l’esorcista inviato dal monsignore, tale Cayetano Delaura, la ragazzina vedrà nascere una passione tanto profonda quanto casta, che per un po’ illude entrambi di aver trovato l’amore vero e vinto così la solitudine.
  Avete capito bene: anche in questo romanzo García Márquez si rifugia nel suo tema preferito, tratteggiando personaggi tormentati dall’idea di rimanere soli ma che, alla fine dei conti, scelgono in modo istintivo la solitudine sia essa incarnata da una vita da eremita o dalla morte stessa.
  Le somiglianze con il celebre “Cent’anni di solitudine” (QUI la recensione) non si fermano qui, infatti entrambi i romanzi assegnano un ruolo molto importante alle tradizioni ed alle superstizioni collegate ai culti pagani; sul piano stilistico invece, è evidente come lo scrittore prediliga la narrazione di alcuni avvenimenti, specie se parte di flash-back, anziché illustrarli direttamente, e ricorra al suo famoso realismo magico per delineare l’ambientazione anche in questo romanzo, tanto da far credere al lettore che lo sfondo della storia sia ancora una volta Macondo.
  Una differenza palese con “Cent’anni di solitudine” è invece la scelta di mettere in scena un numero ben più contenuto di personaggi, soffermandosi maggiormente sulla loro caratterizzazione e sui loro trascorsi; conseguenza di ciò è l’inserimento di molti flash-back (che in alcuni casi si riducono comunque a dei brevi aneddoti), non andando però a rallentare il ritmo della narrazione.
  Tra i protagonisti, il più interessante è a mio avviso il medico Abrenuncio de Sa Pareira Cao, che da un lato ricorda il nostrano Don Abbondio per la sua predilezione per il “latinorum” (ma su Manzoni torneremo dopo), e dall’altro lo zingaro Melquíades con il quale condivide l’interesse per un tipo di medicina non proprio canonica. Intriganti anche le figure dei genitori di Sierva Mariá, soprattutto per la strana relazione che li lega e i loro trascorsi che vengono chiariti soltanto verso la fine della storia.
  I personaggi secondari mi hanno dato invece l’idea di un’ottima occasione: molti sono introdotti in maniera interessante nella vicenda ma, come nel caso della bellissima schiava abissina, fanno giusto un paio di comparse.
  Da segnalare anche il peculiare rapporto tra la famiglia del marchese ed i suoi servitori, che oscilla tra l’astio, la passione e la familiarità e, di nuovo, mi ha portato alla mente la famiglia dei Buendía.
  L’introduzione di questo romanzo si merita una menzione a parte: ricorrendo ad uno stratagemma già adottato con successo da alcuni celebri colleghi del passato, come Manzoni (rieccolo!) ne “I promessi sposi” e Hawthorne ne “La lettera scarlatta” (QUI la recensione), García Márquez tenta di dare credito ed un fondo di realtà alla sua storia raccontando del ritrovamento di un cadavere di bambina dai lunghissimi capelli rossi.

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LA VIGNETTA

  I veri pazzi sono fuori!

sabato 14 luglio 2018

BookTag Time - Studenti disperati BookTag

BookTag Time

Studenti disperati BookTag

Dopo sette anni dal mio esame di maturità posso ormai affermare che per me i tempi della scuola sono un lontano ricordo, tanto darmi venire un po’ di nostalgia… diventerò a breve una vecchia rognosa che inveisce contro i ragazzini dicendo loro di godersi questi anni perché non torneranno!
In breve, il BookTag che vi propongo è lo Studenti disperati BookTag, avvistato sul canale Youtube di Valery Tikappa: QUI potete trovare il suo video.

1. L'ESAME IMPOSSIBILE - Un libro con più di 800 pagine che sei riuscito a finire
Dopo aver scoperto che la maggior parte dei volumi lunghi nella mia libreria sono in realtà raccolte di romanzi, ho deciso di evitare scelte banali e puntare su un libro doppio, ossia l’edizione per il decennale della pubblicazione di “Twilight” di Stephenie Meyer che comprende anche il rewriting “Life and Death”, arrivando a 860 pagine. Non sono mai stata una grande fan di questa serie, ma confesso che ho trovato interessante l’idea del romanzo riscritto.
2. L'ESAME SOPORIFERO - Un libro che ti ha annoiato a morte
Questa scelta è stata davvero facile, perché il titolo della mia recensione per questo romanzo -che potete leggere QUI- è decisamente esplicativo. Parlo de “La sposa dell’inquisitore” di Jeanne Kalogridis, un romanzo storico che si perde in troppe sottotrame e ha rischiato di farmi finire in un brutto blocco del lettore.
3. EVIDENZIATORI - Un libro che non hai potuto fare a meno di sottolineare
Premesso che io da anni non sottolineo né evidenzio i libri, tranne qualche segno a matita, un libro con delle citazioni che ancora riesco a ricordare è sicuramente “Harry Potter e i doni della morte” di J.K. Rowling. Le mie frasi preferite erano quelle di Silente nella versione onirica della Stazione di King’s Cross.
4. POST IT - Una saga molto lunga di cui hai dimenticato alcuni dettagli
Per questa domanda ho pensato alla serie Artemis Fowl di Eoin Colfer, comporta da ben otto libri più un volume extra; arrivata all’ultimo libro, ricordo di averlo tenuto da parte per anni in modo di non dover dire addio ai personaggi: così facendo, purtroppo, ho dimenticato gran parte dei capitoli precedenti.
5. LA BOCCIATURA - Un libro che ti ha fatto arrabbiare o piangere
Spesso piango per libri che mi sono piaciuti e mi hanno commosso, ma dalla domanda mi sembra di capire che sia richiesta una risposta negativa. Scelgo quindi “The Queen of the Tearling” di Erika Johansen (QUI la recensione), un libro per il quale mi sono molto arrabbiata, perché le premesse facevano pensare ad una storia eccellente mentre lo svolgimento è stato una grossa delusione.
6. IL 30 E LODE - Un libro introvabile
Con mia somma gioia, sono da poco riuscita ad acquistare l’edizione deluxe di “Harry Potter. La magia del film” di Brian Sibley, che risulta introvabile in ogni store online. Invidiatemi pure!
7. LA LAUREA - Un libro che pensavi di non leggere mai e che alla fine hai letto e amato
“Bunker Diary” di Kevin Brooks (QUI la recensione) è un libro che ho avuto parecchie difficoltà a reperire, ma ne è valsa la pena perché è stata una lettura molto intensa e capace di coinvolgere il lettore in un turbine di dolore.