mercoledì 30 marzo 2022

"Tra le braccia di Morfeo" di A.G. Howard

Tra le braccia di Morfeo (Splintered, #2)Tra le braccia di Morfeo by A.G. Howard
My rating: 2 of 5 stars

"Non riesco ad affrontarlo, o ad affrontare la tentazione che ha risvegliato. Voglio arrendermi, abbracciare lui e il Paese delle Meraviglie e le sue creature tenere e macabre al tempo stesso, impadronirmi di tutto il potere e della bellezza folle che mi attendono in quel luogo e non lasciarli più andare"


(NON) RITORNO AL PAESE DELLE MERAVIGLIE

Se già al momento di iniziare "Il mio splendido migliore amico" avevo mantenuto le aspettative basse perché fiutavo il trash nell'aria, con il secondo capitolo della serie ero ancor più preparata: al mio scoramento base dato da target e periodo di pubblicazione, si aggiungeva la consapevolezza della particolare estetica scelta da Howard per la sua trilogia d'esordio. Con tutte queste precauzioni, sono quindi riuscita ad affrontare la lettura di "Tra le braccia di Morfeo" limitando al minimo il numero di roteamenti oculari, e portando al massimo le risate per l'assurdità della storia; un buon metodo, che preferirei dover usare il meno possibile però.
La narrazione riprende ben un anno dopo l'epilogo del primo libro, una scelta per lo meno bizzarra se consideriamo la fretta dei personaggi per salvare il Paese delle Meraviglie, dopo aver ignorato la minaccia di Rossa nei dodici mesi precedenti; in realtà vengono menzionati i fiacchi tentativi di Morpheus per mettere in guardia Alyssa, ma si poteva fare decisamente di più. La trama non ruota però attorno al confronto tra la ragazza e l'ex sovrana, perché questo è il classico libro di mezzo che deve portare la protagonista dal quasi lieto fine del primo romanzo alla battaglia finale nel terzo. E quindi come riempire qualche centinaio di pagine? semplicemente con uno schema da ripetere a nastro: Morpheus chiede ad Alyssa di tornare nel Paese delle Meraviglie e lei rifiuta, qualche creatura sovrannaturale compare nel mondo umano e provoca caos o incidenti, la protagonista si sente in colpa ed è quasi pronta a cedere ma qualcosa la ferma, così il ciclo può ricominciare.
Questa scelta narrativa ha dei risvolti sia positivi che negativi: da un lato rende il testo meno caotico del suo predecessore, ma dall'altro rallenta notevolmente il ritmo; per fortuna il rischio di annoiarsi viene scongiurato dalla brevità del volume. Lo stile di Howard mi ha lasciato altrettanto combattuta, perché si perde in inutili descrizioni sull'abbigliamento e gli accessori dei personaggi, però riesce anche ad inserire degli elementi horror molto efficaci: mi ha fatto provare più di un brivido di disgusto, cosa per nulla scontata se pensiamo che si tratta pur sempre di una storia per lettori giovani.
Per quanto riguarda i personaggi, siamo ad un passo dall'insufficienza. Sorvolando sul fatto che tutti abbiano dei nomi assurdi (e non parlo degli abitanti del Paese delle Meraviglie) e dei soprannomi ancor più assurdi, si tratta di caratteri che vivono praticamente in funzione alla storia; un esempio palese è la madre di Alyssa, che viene stravolta solo per adattarsi alla trama ideata dall'autrice. La nostra protagonista invece fa qualche passo avanti, dimostrandosi meno passiva, peccato impieghi dozzine di pagine per unire i puntini e sia ancora dipinta come insicura cronica; sui suoi interessi amorosi preferisco non pronunciarmi, perché sarà ormai chiaro come la penso sugli uomini ossessionati dalla possessività, segnalo però il deciso aumento di rilevanza della parte romance. Messa così sembro un'odiatrice delle storie romantiche, ma in realtà mi da soltanto fastidio che queste scene siano inserite nei momenti meno opportuni, perché così falliscono nel loro intento di creare della tensione romantica.
Sul versante fantasy, ci viene fornito qualche nuovo elemento di world building con la presentazione del Mondo dello Specchio -interessante ma non ancora sfruttato- mentre il Paese delle Meraviglie tanto importante nel primo libro viene completamente accantonato in favore del mondo umano, che come ambientazione non ha altrettanto fascino purtroppo.
E dopo un intero romanzo di scene grosso modo inutili, ci troviamo con un finale a dir poco affrettato che però mette delle ottime basi per l'ultimo capitolo della serie. La cara Anita riuscirà a darci una buona (non voglio azzardare troppo) conclusione?

Voto effettivo: due stelline e mezza

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venerdì 25 marzo 2022

"As Good As Dead" di Holly Jackson

As Good As Dead (A Good Girl's Guide to Murder, #3)As Good As Dead by Holly Jackson
My rating: 5 of 5 stars

"Billy Karras might be the DT Killer. And he might not. And if - an if that circled Pip like a black hole - if Billy wasn't DT, then the game had changed again. Into the final round. And now a timer was ticking down"


O MUORI DA EROE…

Questa è una recensione tutt'altro che facile da scrivere, e non perché il libro mi abbia delusa (mi sono accorta negli anni che in quei casi le parole non mi mancano affatto!) ma perché la mia opinione positiva si scontra con una buona fetta di altri lettori che hanno bocciato in pieno la svolta principale del romanzo. Quando ho iniziato "As Good As Dead" ero proprio curiosa di capire se sarei rimasta anch'io delusa da questo epilogo, che ha un rating comunque alto ma in netto calo rispetto ai primi due libri, ed ho quindi priorizzato l'ultimo volume della trilogia A Good Girl's Guide to Murder rispetto alle mie altre serie in corso. A lettura ultimata, posso tirare un sospiro di sollievo: ho adorato come Jackson ha scelto di gestire la struttura della storia e trovo che i personaggi si mantengano del tutto coerenti con il loro percorso di crescita.
La trama ci porta alcuni mesi dopo l'epilogo di "Good Girl, Bad Blood", del quale vediamo chiaramente gli effetti sull'equilibrio psicologico di Pip, che non è ancora riuscita a superare ciò a cui ha assistito. Per riprendere le redini della sua vita, la ragazza inizia ad interessarsi ad un nuovo caso che la allontani da Little Kilton e dai suoi segreti; una serie di piccoli fatti inspiegabili la porteranno però a capire che c'è un ultimo mistero da risolvere. La narrazione parte da questo spunto e da molti altri indizi presi direttamente dai capitoli precedenti, ma si sviluppa in modo nuovo tanto da risultare nettamente divisa tra le due parti che compongono il volume.
Ho apprezzato moltissimo come Jackson sia riuscita a intessere una trama convincente sia a livello del singolo libro, sia nel quadro più ampio della trilogia: una volta arrivati all'epilogo diventa palese come lei abbia pianificato questa serie dalla primissima pagina. Un altro aspetto che trovo ben gestito è quello dell'atmosfera, perché pur rimanendo negli ormai noti confini della cittadina inglese l'autrice riesce a trasmettere un senso di cupezza ed angoscia -in particolare in un paio di scene non proprio da YA-, perfetto per il tipo di storia che si è andata creando di libro in libro.
Questo ci porta ovviamente alle tematiche, che mai come ora sono mature e comportano parecchi trigger warning, nella fattispecie per violenza fisica e psicologica (anche domestica), patologie psicologiche, ruolo delle forze dell'ordine o del sistema giudiziario e PTSD. Penso che la CE abbia fatto benissimo ad aggiungere un avviso ai lettori in tal senso perché questo volume contiene delle scene decisamente pesanti, per quanto contestualizzare e gestite molto bene nella storia.
Al pari con la trama, i personaggi sono l'aspetto più valido del titolo, in particolare i due protagonisti. Sì perché, dopo due libri in cui non riuscivo ad inquadrare del tutto il suo ruolo, Ravi fa una rimonta incredibile e, abbandonata la fase comic-relief, ottiene finalmente il suo "momento al sole". Pip si conferma una protagonista incredibile, anche se potrebbe non piacere a tutti la sua svolta in questo libro; personalmente l'ho trovata ben giustificata e in linea con la sua storia complessiva, inoltre ho apprezzato come l'autrice abbia dedicato più spazio alle sue riflessioni, andando oltre il lato mystery del libro. Ben gestito anche il resto del cast, ma mai indagato a fondo.
Per il mio gusto personale, trovo difficile contestare qualcosa a questo romanzo. Dovendo trovargli un paio di difetti per forza, farei presente che ci sono molti meno elementi mixed media rispetto agli altri (seppur la cosa sia giustificata) e a livello di trama l'intreccio si risolve in modo un po' troppo conveniente per essere verosimile al 100%. Ma d'altro canto si tratta di un'opera di fantasia, quindi non fatevi venire i miei stessi dubbi: continuate la serie appena verrà tradotta in italiano, oppure puntate direttamente all'edizione in inglese che non è inaffrontabile.

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mercoledì 23 marzo 2022

"Dieci piccoli indiani" di Agatha Christie

Dieci piccoli indiani. E non rimase nessunoDieci piccoli indiani. E non rimase nessuno by Agatha Christie
My rating: 5 of 5 stars

"Passando davanti al caminetto alzò lo sguardo sulla poesia incorniciata.
Dieci piccoli soldati
vanno a cena chissà dove.
Ecco, uno si è strozzato,
così son rimasti in nove.
«Ma è orribile!» pensò. «Proprio com'è successo a noi questa sera.»"


L'ENIGMA DELL'ISOLA CHIUSA

Durante una lezione di lettere alle scuole medie, vidi un film tratto da "Dieci piccoli indiani"; a posteriori mi rendo conto che non si trattava di un adattamento particolarmente fedele al romanzo, eppure per anni ho evitato questa lettura perché ero convintissima di conoscere già l'identità dell'assassino. Qualche mese fa ho infine deciso di recuperarne comunque una copia, perché mi sembrava inutile continuare ad aspettare, e... sorpresa: senza che io me ne rendessi conto, il mio cervello aveva memorizzato il colpevole sbagliato! Da un lato quindi sono rimasta davvero stupita al momento della risoluzione, dall'altro per tutta la lettura non riuscivo proprio a capire come il personaggio su cui vertevano i miei sospetti (aka, le mie certezze) potesse aver orchestrato il tutto. Semplice, perché era innocente!
La trama di questo romanzo presenta uno dei più famosi casi di enigma della camera chiusa: un gruppo di persone estranee tra loro vengono invitate a recarsi su Soldier Island -località molto chiacchierata perché di recente comprata da un anonimo benestante- con i pretesti più disparati: c'è chi pensa di ritrovare dei vecchi conoscenti, chi di essere stato assunto per un nuovo lavoro. Gli ospiti scoprono ben presto di essere le vittime prescelte di un giustiziere che intende punirli in quanto esecutori diretti o meno di delitti per i quali la legge non può perseguirli; a differenza di altre opere di Christie, non è presente una lunga introduzione che analizza a fondo i diversi personaggi, perché si arriva praticamente subito alle prime "esecuzioni" e solo in un secondo momento vengono approfonditi alcuni dei caratteri.
La gestione della struttura narrativa è a dir poco magistrale: non solo viene portato in scena uno dei migliori intrecci mystery di sempre, ma è anche presente un crescendo nella tensione che si genera grazie alle morti sempre più cruente e alla maggiore introspezione sui pensieri dei personaggi e sulle dinamiche che nascono tra loro. Il testo di focalizza inoltre sul tema della giustizia (non a caso diversi personaggi sono legati al mondo giudiziario), portando il lettore a riflettere su quali ne siano i limiti; sono presenti anche diversi elementi che rimandano al colonialismo che, a differenza di quanto può far pensare il titolo originale, viene condannato.
Assieme alla trama, i personaggi sono l'aspetto più riuscito del romanzo: tutti ben delineati e con dei comportamenti sempre verosimili. Ho apprezzato molto che non fosse presente la classica figura dell'investigatore, permettendo così alle potenziali vittime di prendere in mano l'indagine e organizzare strategie ed alleanze in base ai singoli sospetti. E se è vero che nell'epilogo vengono introdotte le figure di due uomini di legge, questi non contribuiscono comunque all'effettiva risoluzione del mistero.
Lo stile di Christie non ha certo bisogno dei miei elogi, soprattutto dopo averne parlato nelle recensioni di tanti altri suoi libri. Posso soltanto apprezzare la sua bravura nel gestire il ritmo narrativo, che è molto rapido ma permette comunque l'inserimento di intermezzi in cui vengono ampliate le backstories di quelli che potremmo considerare i protagonisti oppure si includono dei dettagli utili a creare un'atmosfera di tensione. L'autrice concede molto spazio anche all'analisi della psicologia dei personaggi, che vediamo deteriorasi sempre più con il proseguire della narrazione; in generale, il finale è un crescendo di sospetti ed azioni cruente così ben strutturato, che si arriva praticamente svuotati all'epilogo.
Infine, una breve nota sull'edizione. In questo caso la CE ha scelto di sostituire il termine "nigger" con "soldier", sia nella celebre filastrocca che nel nome dell'isola, come nell'edizione statunitense; per quanto si possano chiaramente capire i motivi dietro una simile variazione, è impossibile non notare la dissonanza con il titolo riportato sulla copertina. Se omettere "Dieci piccoli indiani" non era neppure un'opzione, si sarebbe potuto per lo meno utilizzare la versione corretta dell'ultima strofa, ossia "Non ne resta più nessuno".

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venerdì 18 marzo 2022

"Città di vetro" di Cassandra Clare

Città di vetro (Shadowhunters, #3)Città di vetro by Cassandra Clare
My rating: 3 of 5 stars

"«Che ne dici di questa storia, vampiro?»
«Dico che è pura follia» rispose Simon. «E ha più buchi di Kent Avenue a Brooklyn, che, per inciso, non viene riasfaltata da anni. Non capisco dove spera di arrivare»"


MAGNUS RIUSCIRÀ MAI A FARSI PAGARE?

Di solito tendo a scegliere come citazioni delle frasi che richiamino il titolo del libro in questione oppure collegate all'illustrazione sulla copertina, ma per "Città di vetro" ho voluto optare per un breve scambio di battute perché penso che questo dialogo riesca a riassumere in pieno il mio pensiero sulla serie (almeno per ora): è piena di buchi di trama e trovate assurde, però non posso fare a meno di essere genuinamente incuriosita di scoprire dove l'autrice voglia andare a parare.
In questo terzo capitolo, la trama ci porta ad Idris -la patria degli Shadowhunters- anche se non è sempre facile tenerlo a mente: infatti, se si escludono le location diverse, ci ritroviamo sempre con i personaggi conosciuti a New York. La minaccia di Valentine e del suo esercito di demoni diventa sempre più concreta, così i nostri eroi si trovano a dover tentare ogni via per fermalo, mentre sono ancora divisi dai dissidi interni tra Nephilim e Nascosti; un intreccio che ho trovato abbastanza ben gestito e molto più ricco d'azione rispetto ai libri precedenti. Il grosso deficit di questa trama sta nei suoi pretesti fiacchi: le motivazioni che muovono i tre protagonisti sono davvero ridicole, si tratti della sempre presente impulsività di Clary o di un conveniente (ed immotivato) attacco nemico per Jace e Simon.
Pur avendo trovato interessanti diversi sviluppi della storia, mi ha infastidita la rapidità con cui sono stati messi in scena. E questo vale sia per le varie missioni che i protagonisti portano a compimento senza la minima fatica, sia per la risoluzione delle diverse sottotrame romantiche: una in particolare viene sviluppata totalmente off page, tanto da farmi sorgere il dubbio di aver saltato qualche scena. La conseguenza di tutto ciò è ovviamente una narrazione dove si percepisce in modo netto la mancanza del fattore tensione.
Sul versante dei personaggi, ammetto di non provare particolari emozioni per quelli introdotti in questo volume, mentre sui vecchi la mia opinione rimane immutata: i migliori sono quelli secondari, che però dobbiamo sacrificare per lasciare tutto lo spazio ai fastidiosi protagonisti; per lo meno Simon si riscatta un po', dopo tre libri di dubbissima utilità. Mi ha comunque molto divertita notare che ogni personaggio giovane viene descritto come fosse l'esatta copia di uno dei genitori, perché ovviamente tra gli Shadowhunters la genetica segue una logica tutta sua.
Per quanto riguarda world building e sistema magico, preferisco sorvolare: se penso a tutte le regole introdotte da Clare, che vengono smentite dopo tre pagine, mi innervosisco inutilmente. Giusto per menzionare l'esempio più lampante, le difese magiche di Alicante hanno protetto la città per secoli ma in questo libro sono del tutto inutili, tanto che chiunque riesce ad entrare ed uscire senza alcun problema. In pratica, c'erano più controlli da noi ai tempi del lockdown.
Nonostante i molti difetti, il romanzo funziona bene come finale per la serie... peccato che non sia il finale! Ora sono curiosa di sapere cosa succederà nei prossimi tre libri, soprattutto perché gli Strumenti Mortali sono stati scoperti e le poche sottotrame aperte non forniscono indicazioni chiare. Spero soltanto che la cara Cassandra non debba ricorrere a risurrezioni random per giustificare i seguiti.

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mercoledì 16 marzo 2022

"Il libro degli specchi" di E.O. Chirovici

Il libro degli specchiIl libro degli specchi by E.O. Chirovici
My rating: 4 of 5 stars

"Così terminava il manoscritto parziale. Raccolsi le pagine sparpagliate per il soggiorno e le riordinai sul tavolo da caffè. L'orologio a muro segnava l'una e quarantasei del mattino. Non staccavo gli occhi dal testo da più di due ore. Ma qual era lo scopo per cui Richard Flynn aveva scritto il libro?"


COLD CASE A PRINCETON

Questo è un titolo che ho recuperato quasi per caso grazie alla promo di TEA per avere una tazza in omaggio, l'ennesimo gadget libroso indispensabile ovviamente, e una volta tanto ho deciso di iniziare subito la lettura, senza lasciarlo stagionare in libreria come mio solito. Posso dire di aver fatto una scelta molto felice: se è vero che a catturare la mia attenzione sono state in primis la bella cover e la sinossi intrigante, il contenuto ha saputo poi tener fede alle aspettative, con un murder mystery dalla risoluzione imprevedibile ambientato nel campus di un'università dell'Ivy League.
La storia de "Il libro degli specchi" ruota attorno ad un brutale delitto avvenuto a Princeton alla fine degli anni Ottanta: il mistero sembra destinato a rimanere irrisolto finché ai giorni nostri l'agente letterario Peter Katz riceve la bozza di un manoscritto in cui una persona vicina alla vittima ripercorre quei sinistri eventi e sembra pronta a rivelare l'identità del colpevole; l'uomo non capisce se si tratti di un semplice romanzo o di una possibile confessione e, quel che è peggio, non riesce in alcun modo a contattare l'autore per avere il resto della storia. Inizia così una narrazione divisa in tre punti di vista, dedicati ad ognuno dei personaggi che si troveranno di volta in volta ad indagare sul manoscritto e, in maniera incidentale, sull'omicidio. Ogni parte ha poi al suo interno delle digressioni che permettono ai personaggi secondari di contribuire alla ricostruzione della vicenda con ricordi o testimonianze.
Si tratta di un concept che ho trovato da subito accattivante, e questo per merito di un espediente molto intelligente sfruttato dall'autore: raccontando la storia tramite dei personaggi che provano un grande interesse per la risoluzione del mistero, spinge i lettori stessi a ritenerlo intrigante. A rendere il ritmo incalzante contribuisce anche lo stile di Chirovici, chiaro e diretto, seppur privo di guizzi che lo rendano particolarmente riconoscibile ; premio comunque lo sforzo di rendere distinguibili le voci dei tre narratori e la gestione dei colpi di scena, presentati con semplicità ma comunque in grado di stupire.
Un altro aspetto che ho trovato decisamente riuscito è l'atmosfera cupa ed ambigua di Princeton, per cui il titolo potrebbe rientrare benissimo nel sottogenere dark academia, soprattutto considerato che la maggior parte dei personaggi sono studiosi e figure legate al mondo della cultura. Non sono presenti elementi paranormali, infatti l'epilogo fornisce una spiegazione del tutto razionale, ma rapporti mai del tutto limpidi ed un clima di angoscia persistono per l'intera narrazione.
Pur essendo un romanzo che punta soprattutto ad intrattenere, "Il libro degli specchi" affronta in più punti digressioni psicologiche legate al tema della memoria, che portano poi a riflettere sul valore inestimabile dei ricordi. Questa tematica viene affrontata da un punto di vista analitico, con il professor Wieder che spiega come l'ipnosi o la suggestione permettano di alterare i ricordi, ma anche da quello umano quando nell'ultima parte del romanzo di parla del morbo di Alzheimer.
Il solo punto debole del libro, per quanto mi riguarda, sono i suoi personaggi, e non perché vengano caratterizzati male, anzi: Chirovici dimostra di saperli delineare con pochi elementi che li rendono però facili da memorizzare; il problema è la scelta di non assegnare a nessuno il ruolo del protagonista. Ad esempio, Peter Katz è il primo narratore ma poi per la gran parte del testo scompare e l'attenzione viene spostata altrove; neppure l'autore del manoscritto o la vittima dell'omicidio sono più che personaggi secondari, così come il resto del cast. Questo rende molto difficile affezionarsi alle loro vicende, e a poco servono le sottotrame con cui Chirovici cerca di renderli più interessanti.
Un difetto che, assieme ad altre piccole mancanze, rende "solo" molto bello un libro con il potenziale per essere memorabile. Peccato... (però leggetelo, eh!)

Voto effettivo: quattro stelline e mezza

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venerdì 11 marzo 2022

"The Queen of Crows" di Myke Cole

The Queen of Crows (The Sacred Throne, #2)The Queen of Crows by Myke Cole
My rating: 3 of 5 stars

"Heloise raised her voice. «Freedom is… it's like a mountain. Impossibly high, impossibly steep … And we have climbed it, step after impossible step»"


TANTI PASSETTI IN AVANTI (E UN SALTO INDIETRO)

Ammetto di non aver iniziato questa lettura con grande entusiasmo: dopo la grossa delusione del primo libro di The Sacred Throne, l'idea di continuare una serie dalle ottime premesse ma con una pessima esecuzione non mi andava a genio. Ho cercato di farmi forza sia per la brevità dei volumi, sia per la bellezza delle cover (fattore superficiale, ma comunque degno di nota), e nel complesso posso dirmi abbastanza soddisfatta per come "The Queen of Crows" porti avanti la trilogia, pur non trasformandola in un capolavoro.
La narrazione riprende pochi giorni dopo l'epilogo di "The Armored Saint", in cui un demone aveva messo in fuga gli adepti dell'Order (l'equivalente dell'Inquisizione da quelle parti) per poi essere sconfitto da Heloise Factor, la nostra non troppo convinta eroina, che ora si trova involontariamente a capo del suo villaggio dove in molti la vedono come una nuova Palantine, in pratica una sorta di Santa guerriera. La trama ruota principalmente attorno agli scontri tra i popolani e vari gruppi di soldati o combattenti richiamati dall'Order, mentre le voci sulle gesta di Heloise si diffondono di città in città; nonostante la maggior parte del testo si concentri quindi sulle scene di battaglia -e sui confronti tra la protagonista ed i suoi detrattori-, l'intreccio risulta molto prevedibile e di conseguenza lento, anche perché molte dinamiche si ripetono praticamente identiche: ho perso il conto di quante volte vediamo Poch Drover criticare gli ordini di Heloise, senza che questo influisse minimamente sugli eventi.
Dove sono allora i miglioramenti, vi chiederete. In primis, nell'aspetto che avevo maggiormente contestato in "The Armored Saint", ossia i personaggi. Nonostante i miei preferiti venissero brutalmente sterminati alla fine del primo libro, devo ammettere che qui ho scoperto un inedito affetto per Heloise e alcuni dei suoi comprimari, che vengono indagati in modo più completo. In particolare la protagonista risulta molto maturata e più consapevole del suo ruolo nella rivolta contro l'Order: sono riuscita ad apprezzarla sia nei momenti in cui dimostra clemenza verso chi non l'appoggia, che nelle scene in cui la rabbia la porta ad agire in maniera impulsiva, perché alla fin fine si ottiene un personaggio complesso e verosimile.
L'autore va anche ad ampliare in piccola parte il world building, in particolare fornendo qualche dettaglio in più sul funzionamento della magia e sul passato di questo mondo fantasy; nulla di eclatante, ma sono dettagli comunque apprezzabili. Sul fronte delle tematiche affrontate, vediamo un deciso accantonamento dell'aspetto sovrannaturale in favore dell'antagonismo contro l'Order, che porta avanti il tema della discriminazione dal punto di vista religioso e culturale, nella persecuzione contro i Traveling People: un cambiamento che approvo in pieno.
Questo sequel ha però un grosso difetto, perché rovina completamente il romance, una delle poche cose riuscite del primo capitolo. Per quanto io apprezzi la presa di coscienza di Heloise sul suo orientamento sessuale, trovo che usare espedienti come l'instalove e il triangolo amoroso per portare avanti questa sottotrama sia una pessima scelta; in generale, questo aspetto risulta inserito a forza e nei tempi sbagliati.
Tutto questo mi porta a non avere le idee chiare sulla serie, a differenza del solito: i primi due libri sono talmente lontani che non so proprio come andrò a valutare la trilogia nella sua interezza. Di conseguenza sono parecchio curiosa di leggere l'ultimo volume, e questa volta non è solo la stupenda copertina ad intrigarmi.


AVVISO IMPORTANTE!
Durante la polemica scoppiata due anni fa, in merito ai comportamenti molesti di alcuni autori fantasy e sci-fi nei confronti delle colleghe, è spuntato tra gli altri il nome di Myke Cole. In realtà le accuse a cui si faceva riferimento erano già state rese pubbliche nel 2018, e l'autore aveva risposto scusandosi tramite il suo sito, ma questa situazione ha fatto sì che due CE abbiano abbandonato i progetti di pubblicazione dei suoi libri.
Personalmente ho saputo di questa vicenda dopo aver acquistato i primi due libri della serie; ho quindi considerato i diversi fattori, decidendo di leggere e parlare comunque di questi romanzi, includendo un avviso per chi non fosse al corrente della vicenda. Per il futuro invece eviterò di acquistare altri suoi titoli, così come ho fatto nel caso di Mark Lawrence.

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lunedì 7 marzo 2022

"In cerca di Alice" di Liane Moriarty

In cerca di AliceIn cerca di Alice by Liane Moriarty
My rating: 4 of 5 stars

"Si era trasformata in una zoccola? Una zoccola impertinente che andava in palestra, trattava male la sua adorata sorella e organizzava festicciole dell'asilo? Non sopportava la persona che era diventata. L'unica nota positiva erano i vestiti"


DORY IN CONFRONTO ERA UN HARD DISK

Lo scorso anno ho letto ed apprezzato parecchio "Piccole grandi bugie", nonostante si fosse rivelata una lettura ben lontana dalle mie aspettative; in particolare, lo stile ironico e sopra le righe di Moriarty mi aveva conquistata, quindi alla prima occasione utile ho recuperato "In cerca di Alice", titolo un po' più vecchiotto (e a tratti si percepisce) ma contraddistinto dallo stesso mix tra tono divertente e tematiche importanti, sempre trattate in modo rispettoso.
La narrazione si basa completamente sullo spunto iniziale, che ammetto mi ha fatto pensare ad una delle mie ultime letture -ossia, "La zona morta" di King- ma senza dei risvolti altrettanto tragici: la mamma a tempo pienissimo Alice batte la testa durante una lezione di step in palestra e in un attimo dimentica quanto successo negli ultimi dieci anni. Non solo la memoria, ma anche la sua personalità regredisce a quando non aveva ancora trent'anni ed era incinta della prima figlia; rimane quindi non poco shockata di scoprire che ora ha ben tre figli, un divorzio imminente ed uno stile di vita del tutto diverso.
La componente mystery è circoscritta ai ricordi della protagonista, che cominciano a riaffiorare facendo entrare in contrasto la Alice giovane (gentile ma decisamente frivola) e quella più matura (poco incline alla comprensione e sommersa dagli impegni). Il romanzo si focalizza maggiormente sul lato romance, introducendo pian piano un ottimo esempio di second chance, e su quello del romanzo familiare, infatti vediamo come centrali i rapporti di Alice con i suoi figli e con la sorella Elizabeth, quasi una coprotagonista nonché il mio personaggio preferito.
Con una trama ridotta all'osso, le relazioni tra i personaggi si dimostrano il fulcro di questa storia: l'autrice porta l'attenzione sui problemi di comunicazione all'interno della coppia o di una famiglia, ma soprattutto sulla tematica della maternità. Qui abbiamo forse la parte più seria e impattante del libro, perché Moriarty parla sia delle difficoltà incontrate dai genitori nell'occuparsi di bambini ed adolescenti che della sofferenza di chi non riesce ad avere figli. Per quanto io abbia apprezzato questo lato del libro, mi rendo conto che potrebbe risultare un grosso trigger warning per alcuni lettori, in particolare perché si parla di aborto, pensieri legati al suicidio ed elaborazione del lutto.
A dispetto di questi temi pesi, lo stile del romanzo riesce ad essere spigliato ed irriverente: spesso i personaggi si lasciando andare a battute o riferimenti pop che strizzano l'occhio al lettore. I tanti dialoghi rendono poi il ritmo estremamente scorrevole, oltre a risultare molto utili quando si tratta di dare profondità ai rapporti tra i personaggi, in momenti dalla forte carica emotiva in cui l'autrice mette da parte il suo tono spiritoso.
Menzione obbligatoria per l'ottima scelta di rendere il libro in parte mixed media, un po' come succedeva con le interviste in "Piccole grandi bugie"; in questo caso abbiamo degli estratti dal diario tenuto da Elizabeth su consiglio del suo psicologo ed i post dal blog di Frannie, bisnonna onoraria di Alice, con tanto di commenti surreali.
Pur riconoscendo i limiti di questo libro, nella fattispecie la pochezza dei personaggi secondari e la mancanza di una trama vera e propria, ho finito con l'adorare questo romanzo esattamente come il "precedente" e penso proprio di voler recuperare altre opere dell'autrice in futuro.

Voto effettivo: quattro stelline e mezza

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venerdì 4 marzo 2022

"Questo canto selvaggio" di Victoria Schwab

Questo canto selvaggio (I Mostri di Verity #1)Questo canto selvaggio by Victoria Schwab
My rating: 3 of 5 stars

"Qualcuno preme un grilletto, fa esplodere una bomba, fa precipitare un autobus di turisti da un ponte, e non restano solo bossoli, macerie, corpi. C'è dell'altro. Qualcosa di cattivo. Uno strascico. Un contraccolpo. Una reazione a tutta quella rabbia e dolore e morte"


BASTA CON 'STA FILASTROCCA, PERÒ

Victoria Schwab è un'autrice che mi incuriosiva da parecchi anni ormai, infatti di suo ho recuperato nel tempo sia questa duologia sia la trilogia Shades of Magic. La scelta alla fine è ricaduta su Monsters of Verity perché ho l'impressione che tra le due sia la serie un po' meno apprezzata dai suoi lettori; in sostanza, mi sono tenuta il meglio da parte in caso "Questo canto selvaggio" si fosse rivelato una delusione. Fortunatamente non è andata così, e ora sono ancora più interessata a leggere altro di questa scrittrice.
Dopo la rivisitazione di "Amleto" di Leckie in "The Raven Tower", continua il mio viaggio involontario tra i romanzi ispirati alle opere di Shakespeare con una storia che per molti versi ricorda "Romeo e Giulietta", senza risvolti romantici però. "Questo canto selvaggio" segue infatti i punti di vista degli adolescenti Kate Harker e August Flynn, le cui famiglie sono in lotta per il controllo di V-City (che non sarà Verona, però...) una metropoli in cui pullulano i mostri che da alcuni anni compaiono dal nulla sulle scene del crimine: nella parte nord della città il padre di Kate tiene sotto controllo queste creature in cambio di lauti compensi, mentre nella parte sud il padre adottivo di August ha organizzato una sorta di esercito per abbatterli sistematicamente.
L'idea alla base è molto originale ed ha un buon potenziale, soprattutto se si considera che August stesso è uno dei mostri più pericolosi e vive in modo conflittuale la sua natura, desiderando di poter essere un umano; lo sviluppo per contro risulta un po' blando perché poggia su pretesti poco convincenti da entrambe le parti: dal punto di vista di Kate c'è solo la volontà di essere accettata dal padre, mentre August si muove in base ad un piano che si dimostra fallace su più fronti.
Penso che la trama sia così striminzita perché l'autrice ha scelto di concentrarsi sui personaggi, o meglio sui protagonisti visto che il resto del cast risulta decisamente stereotipato. Tra i due, la mia preferenza va sicuramente a Kate: mi è piaciuto come sono state messe in scena le sue motivazioni ed ho apprezzato che Schwab abbia avuto il coraggio di descrivere un personaggio fortemente patetico, senza la volontà di arruffianarsi l'approvazione del lettore; per contro August non mi colpita troppo, in particolare perché fatico a digerire i personaggi che si commiserano in continuazione.
Il libro poggia principalmente su due temi: i legami familiari e la contrapposizione tra umani e mostri. Il primo viene analizzato molto bene, con i giusti tempi; penso che in questo aspetto l'autrice sia stata brava soprattutto nel descrivere il rapporto tra Kate e suo padre, ma mi sono piaciuti anche August con i suoi fratelli. Il contrasto con i mostri ottiene parecchio spazio, ma l'ho trovata troppo sbandierata come tematica, come se l'autrice avesse bisogno di gridarla ogni tre pagine in faccia al lettore. Per il resto, la narrazione di Schwab è molto diretta e ricca di dialoghi ben scritti, arrivando spesso ad essere colloquiale.
E terminiamo con gli aspetti meno riusciti, che spero siano almeno in parte sistemati nel secondo volume. In primis, ho notato parecchie ingenuità narrative, collegate sia ad elementi tecnologici spiegati male e in modo affrettato, sia ad informazioni legate al world building. Per quanti chiarimenti vengano forniti nel corso della storia, rimangono delle grosse incongruenze di fondo: ad esempio, non viene mai spiegato come abbia fatto il padre di Kate a controllare i mostri per anni, oppure con quali fondi si mantenga il mini-esercito dei Flynn.
Il ritmo sempre incalzante spingerebbe il lettore a proseguire con la storia, senza puntare l'attenzione su questi dettagli, ma è sufficiente rallentare un attimo per accorgersi dell'inconsistenza di questo mondo oltre i confini di V-City, e anche delle ripetizione delle scene nella seconda metà del volume. Ora non mi resta che concludere la serie con "Questo oscuro duetto" per verificare se questi problemi persistano o meno.

Voto effettivo: tre stelline e mezza

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