lunedì 28 agosto 2023

"The Initial Insult" di Mindy McGinnis

The Initial Insult (Initial Insult, 1)The Initial Insult by Mindy McGinnis
My rating: 4 of 5 stars

"Me, I don't have parents ... That's something of mine that turned to nothing overnight back in fifth grade, my house and my allowance and my toys and clothes all following about a month after. Friends took more time to disappear. But they did"


TRIBUTO AL RE DELL'HORROR CLASSICO

Si può scrivere un thriller per ragazzi ambientato ai giorni nostri prendendo come spunto un racconto scritto a metà Ottocento da Edgar Allan Poe? Penso sia questa la domanda che McGinnis si è posta quando ha deciso di pescare a piene mani -o forse sarebbe più corretto dire, spillare a pieno boccale- da "Il barile di Amontillado" per dare vita a "The Initial Insult", primo capitolo della duologia omonima. Di questa autrice avevo già potuto apprezzare la prosa nell'autoconclusivo "The Female of the Species", e posso dire che questo suo lavoro più recente non ha affatto deluso le mie aspettative.

La trama ruota attorno alle adolescenti Tress Montor e Felicity Turnado, amiche del cuore da bambine che si sono nel tempo allontanate sempre di più dopo un tragico evento: i genitori di Tress sono infatti scomparsi in circostanze misteriose, e Felicity è l'ultima persona ad averli visti. Esasperata dalla situazione in cui è costretta a vivere dopo essere diventata teoricamente orfana, Tress è determinata a scoprire la verità; per questo, rapisce Felicity e minaccia di murarla viva in una casa prossima alla demolizione se non le dirà cos'è successo ai suoi genitori.

Già questa premessa lascia intuire come questa sia una storia dai toni decisamente cupi, che in più punti raggiungono picchi di horror niente male. L'atmosfera diventa ancor più ombrosa grazie ad elementi come l'ambientazione principale -la dimora abbandonata di una famiglia caduta in disgrazia-, la presenza di un'influenza estremamente contagiosa, l'abbondante uso di alcolici e sostanze stupefacenti, e soprattutto un terzo punto di vista tanto inaspettato quanto surreale. Il lato spaventoso del romanzo diventa poi sempre più importante, contribuendo al crescendo della tensione narrativa.

Non si tratta però di un libro da leggere solo per le sensazioni: tra i suoi pregi possiamo infatti annoverare anche la caratterizzazione dei protagonisti ed i temi che affronta. Tutti i personaggi principali sono scritti con cura nella loro psicologia individuale, e resi tridimensionali da passioni ed attitudini specifiche; nel gruppo spiaccano ovviamente Tress e Felicity, che personalmente ho apprezzato perché risultano molto umane sia nei loro errori sia negli slanci di gentilezza. Le tematiche toccano un ampio spettro di problemi adolescenziali e seri, senza per questo far risultare i personaggi troppo maturi o artificiosi per la loro età; si parla di bullismo, discriminazione, malattie croniche, amicizia, dipendenze e rapporto con le figure genitoriali. Potrebbe sembrare un po' troppo, ma credo che tutti questi argomenti siano stati ben contestualizzati nell'intreccio di fondo.

Ho apprezzato poi la struttura del volume, che alterna il confronto tra le protagoniste nel presente alle loro interazioni passate. Per quanto riguarda invece il mistero da cui parte la storia, pur reputandolo intrigante, ho trovato che venisse sviscerato troppo lentamente; mantengo una parziale riserva anche sui tanti riferimenti ai racconti di Edgar Allan Poe, perché aiutano di certo a dare un tono più maturo ed oscuro alla storia, ma spingono l'autrice ad inserire diverse sottotrame che stonano -per contenuto o tono- con la vicenda principale.

Voto effettivo: quattro stelline e mezza

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giovedì 24 agosto 2023

"Il manoscritto" di Franck Thilliez

Il manoscrittoIl manoscritto by Franck Thilliez
My rating: 4 of 5 stars

"Nonostante il tepore dentro casa, non riusciva a riscaldarsi, gli avvenimenti strani si concatenano più in fretta che in un thriller"


CRIMINALE O SCRITTORE COME UNICHE CARRIERE

I romanzi di Thilliez mi hanno incuriosito per diversi anni, e finalmente mi sono decisa a cominciare con "Il manoscritto", uno dei suoi libri più apprezzati. E posso dire di aver scelto decisamente bene: spero soltanto che le sue altre opere siano altrettanto convincenti -oppure, perché no, migliori-, perché non vorrei essermi già sciupata quanto di meglio avesse da offrire la sua bibliografia.

Il volume viene introdotto da una prefazione in cui J-L. Traskman, figlio del fittizio scrittore Caleb Traskman, spiega di aver trovato un romanzo incompiuto del padre dopo la sua morte e -in collaborazione con l’editore- di aver aggiunto una conclusione che reputa adatta. Questa premessa ci traina in un thriller composto da due linee narrative: la prima riguarda la romanziera Léane Morgan, segnata da un lacunoso passato e dal rapimento della figlia Sarah avvenuto anni prima, costretta a tornare nella sua casa a Berck-sur-Mer quando il marito rimane vittima di un'aggressione che mette in moto una sequenza di scoperte sconcertanti; dall'altro lato troviamo Vic Altran, un poliziotto dotato di una memoria incredibile, impegnato in un caso che diventa via via sempre più complicato.

La complessità dell'intreccio è senza dubbio il principale punto di forza del romanzo, e devo ammettere di essermi divertita molto a cercare di risolvere il giallo al fianco dei protagonisti, e questo ha contribuito a mantenere vivo il mio interesse verso il libro, nonostante lo stessi leggendo in un periodo abbastanza frenetico ed impegnativo. In effetti, qualche svolta sono riuscita anche ad azzeccarla, ma sono così tante che indovinarle tutte è impossibile. La conclusione in un primo momento mi ha lasciato perplessa, ma ragionandoci meglio trovo che sia ben contestualizzata rispetto alla premessa del romanzo stesso.

Mi sono piaciute molto le continue sovrapposizioni ed i temi del doppio e dello specchio, perfetti per una storia misteriosa ed oscura in generale, e per questa storia misteriosa ed oscura in particolare. Gli altri pregi di questo titolo sono individuabili nei ben delineati personaggi principali -che presentano degli sviluppi caratteriali non scontati- e nel ritmo incalzante: ogni nuova rivelazione porta ad ulteriori misteri da svelare, risultando in una perfetta lettura di intrattenimento, se riuscite a tollerare la violenza.

Superato questo scoglio non indifferente (specialmente facendo una media dei romanzi dello stesso genere), due principali difetti si distinguono nella lettura. Il più evidente riguarda alcuni dialoghi, che spesso sono un po' troppo compassati; si percepisce chiaramente che sono stati studiati a tavolino, anziché dare una sensazione di naturalezza. In questo modo si fatica parecchio anche a distinguere le voci dei singoli personaggi, che a prescindere da fattori come la condizione fisica del momento o la propria estrazione sociale parlano tutti in modo formale.

Durante la lettura si può inoltre notare come alcune azioni -in particolare degli antagonisti- sono forzate e palesemente inserite per far procedere le varie indagini, altrimenti si arenerebbero; cerco di fare un esempio privo di spoiler: se avessi il sospetto fondato di essere pedinata, non lascerei la porta di casa aperta così da permettere al mio potenziale aggressore di entrare in tutta tranquillità! Diciamo che si tratta di ingenuità narrative da accettare con una condiscendente alzata degli occhi al cielo, perché in fondo lo sappiamo dalla prima pagina che si tratta di un'opera di fantasia.

Voto effettivo: quattro stelline e mezza

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giovedì 17 agosto 2023

"Il giardino dei Finzi-Contini" di Giorgio Bassani

Il giardino dei Finzi-ContiniIl giardino dei Finzi-Contini by Giorgio Bassani
My rating: 2 of 5 stars

"Il giardino, o per essere più precisi il parco sterminato che circondava casa Finzi-Contini prima della guerra ... oggi non esiste più, alla lettera. Tutti gli alberi di grosso fusto ... sono stati abbattuti per ricavarne legna da ardere, e il terreno è già tornato da un pezzo come era un volta"


PREMESSA ALLE ORTICHE

Ammetto di non essermi informata particolarmente prima di iniziare a leggere "Il giardino dei Finzi-Contini"; basandomi soltanto sulla sinossi e sulle informazioni ricevute nel prologo. Cosa mi aspettavo, dunque? un romanzo che attingesse a piene mani all'esperienza personale dell'autore per raccontare una storia sul valore della memoria, del non dimenticare le persone care e le ingiustizie che hanno patito. Forse per questo sono rimasta un filino basita quando ho realizzato che il narratore mi stava portando in tutt'altra direzione, accantonando il dramma della persecuzione subita dagli ebrei in Italia sotto il regime fascista, per raccontare della sua fissazione giovanile degna di una puntata di Amore criminale.

Una trama vera e propria questo libro non ce l'ha (ma questo è l'ultimo dei problemi, fidatevi!), ci si limita a seguire l'anonimo narratore mentre questi illustra il suo rapporto con la famiglia Finzi-Contini, alla quale è unito dalla fede ebraica ma diviso dalla classe sociale. Non che il protagonista sia povero, anzi: basti pensare che negli anni Trenta possiede un telefono in casa; però i Finzi-Contini sono su tutt'altro livello, con delle linee dedicate nelle camere di ogni membro della famiglia, ma soprattutto con un parco grande una decina di ettari tutt'attorno alla villa. È in questo giardino che il narratore si relaziona per la prima volta con i Finzi-Contini, diventando amico del figlio Alberto ed invaghendosi della figlia Micòl.

Non voglio dire che si tratti di un romanzo terribile, e ritengo giusto contestualizzarlo nel periodo storico in cui è stato scritto; però il pensiero che ancora oggi venga suggerito come lettura nelle scuole mi perplime, specie pensando a quante biografie esistono sull'argomento dell'olocausto. E forse avrei preferito proprio un'autobiografia sull'esperienza personale di Bassani in quanto ebreo vissuto in quegli anni (è vero che il protagonista condivide con lui parecchi tratti, ma il filtro del romanzo non trasmette le stesse emozioni) o magari un saggio, visto lo spazio che viene dato nel testo alla situazione politica. Tra l'altro quest'ultima è la sola parte che promuovo assieme al prologo, perché mostra bene come ci fossero stati d'animo diversi all'interno della comunità ebraica, con molti che non pensavano affatto si arrivasse alla deportazione anche in Italia.

L'unico altro aspetto positivo sono i dialoghi, che ho trovato ben scritti e a tratti perfino divertenti: una piccola oasi di pace nel delirio della prosa. Il caro Giorgio infarcisce la narrazione con frasi lunghissime, continuamente interrotte da subordinate in una quantità che andrebbe dichiarata illegale, ricorrendo spesso a trattini e parentesi nonché a battute rivolte al pubblico; come risultato, il lettore perde completamente il filo del discorso dall'inizio della proposizione principale a quando -cinque righe e svariate secondarie dopo- questa viene conclusa. L'esagerazione tocca anche le descrizioni dell'abbigliamento e delle azioni compiute dai personaggi; per mio gusto, avrei investito quelle righe per spiegare le tante ricorrenze ebraiche che vengono citate, e su cui ammetto di essere del tutto ignorante.

Ma almeno la critica al fascismo si salva? per quanto possa sembrare assurdo e perfino maligno da parte mia, devo dire di averla percepita pochissimo: in pratica qui le leggi razziali hanno il solo scopo di portare avanti la narrazione, come quando il protagonista viene escluso prima dal circolo di tennis e poi dalla biblioteca, per dargli delle ragioni di avvicinarsi sempre più alla famiglia Finzi-Contini. Non escludo comunque che il problema possa essere tutto mio, perché magari ho travisato il testo; testo che comunque non ha cercato in alcun modo di avvantaggiarmi perché, pur essendo pieno di parole e frasi intere in lingue e dialetti vari, queste sono seguite solo in una manciata di casi dalla relativa traduzione. Probabilmente è tra quelle righe misteriose che si nascondeva il vero messaggio del romanzo.

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venerdì 11 agosto 2023

"L'amica geniale" di Elena Ferrante

L'amica geniale (L'amica geniale #1)L'amica geniale by Elena Ferrante
My rating: 4 of 5 stars

"Io e Lila, noi due con quella capacità che insieme -solo insieme- avevamo di prendere la massa di colori, di rumori, di cose e persone, e raccontarcela e darle forza"


QUELLO SAREBBE IL FINALE?

Dopo averla sentita lodare da chiunque e dalle loro madri -in senso letterale, perché perfino mia madre me l'ha consigliata-, mi sono decisa ad iniziare una delle serie italiane più famose al mondo con "L'amica geniale". Devo dire che il troppo hype ha su di me un effetto respingente quasi sempre, e forse per questo rimandavo di continuo la lettura; un vero peccato, perché quando finalmente l'ho iniziata non riuscivo più ad appoggiare il libro.

Una trama vera e propria questo volume non ce l'ha, pur non peccando di una premessa di partenza: ai giorni nostri Elena "Lenù" Greco riceve una telefonata dal figlio della sua amica di sempre Raffaella "Lila" Cerullo, preoccupato perché quest'ultima sembra essere sparita nel nulla. Nel tentativo di creare una sorta di ritratto dell'amica, Lenù inizia a trascrivere tutto ciò che ricorda del loro passato, a cominciare dall'infanzia in un rione difficile della Napoli degli anni Cinquanta. Il romanzo procede poi per episodi, ed arriva presto a raccontare anche la loro adolescenza fino ai sedici anni.

La struttura episodica del volume è uno dei pochi aspetti che mi hanno fatto storcere un po' il naso; sia perché ingarbuglia inutilmente la narrazione -dal momento che le vicende descritte non seguono sempre un ordine cronologico-, sia per le tante sottotrame aperte strada facendo, ma prive di una chiara conclusione: come ha fatto la maestra Oliviero a scoprire il talento di Lila? alla fine è stato risolto il problema dell'impermeabilità delle scarpe create da Lila e Rino? Lenù è riuscita a giustificare in qualche modo il suo ritorno precipitoso da Ischia?

Il solo altro difetto (decisamente più soggettivo) che ho potuto riscontrare è la caratterizzazione di Lenù, perché a tratti risulta un po' ripetitiva come narratrice, e devo ammettere che ho mal sopportato la sua totale mancanza di volontà: passa l'intero volume a cercare delle figure di riferimento dalle quali dipendere, poi dice di volersi emancipare da loro, ma finisce soltanto per sostituirle con altre. Voglio comunque considerare che in questo volume è ancora una ragazzina, quindi spero migliori nei seguiti.

Messi da parte questi piccoli nei, il romanzo vanta molti punti a suo favore. Il primo a balzare all'occhio è sicuramente lo stile, sempre curato e puntale senza per questo sacrificare la chiarezza o la fluidità della prosa. Subito dopo si palesa la solidità dell'ambientazione, che si tratti delle descrizioni dei luoghi vere e proprie o della fedeltà al contesto storico in cui i personaggi si muovono; il rione e le altre zone di Napoli raccontati dalla cara Elena sono realistici e tangibili, e la sua penna da l'impressione di trovarsi proprio lì.

Altro grande pregio è la caratterizzazione di protagonisti e comprimari, e questo non è per nulla scontato visto quanto è numeroso il cast. Eppure tutti i personaggi sono definiti e mantengono una loro concretezza nel corso dell'intero libro: molti potranno risultare fastidiosi o perfino ripugnanti, ma Ferrante è abile nel mostrare cosa ha spinto ognuno nel punto in cui si trova, senza voler dare una giustificazione bensì con il fine di illustrare uno specifico retroscena socio-culturale. Ho apprezzato poi come sono state gettate le basi per trattare il tema dell'emancipazione femminile, un argomento che mi auguro sarà notevolmente ampliato nel resto della tetralogia.

Voto effettivo: quattro stelline e mezza

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martedì 8 agosto 2023

"Polvere negli occhi" di Agatha Christie

Polvere negli occhiPolvere negli occhi by Agatha Christie
My rating: 3 of 5 stars

"L'ispettore osservò con interesse l'espressione vivace dell'anziana donna che gli stava di fronte ... Miss Marple gli sarebbe stata utile. Era irreprensibilmente onesta e aveva, come tutte le vecchie signore, molto tempo da perdere ed un fiuto da vecchia volpe"


COPIARE DA SE STESSI È CONSIDERABILE PLAGIO?

Ormai tra i miei obiettivi da lettrice mi sono posta in via definitiva quello di recuperare tutti i romanzi ed i racconti su Miss Marple (e anche su Hercule Poirot, ma in quel caso il traguardo è decisamente più lontano). Seguendo sempre l'ordine cronologico, rimaniamo ancora nei primi anni Cinquanta quando venne pubblicato "Polvere negli occhi", ennesimo caso di un titolo storpiato senza ragione. O forse la ragione è da ricercare nel termine inglese rye, che nello stesso periodo stava facendo sospirare i traduttori de "Il giovane Holden".

Il romanzo ci porta come in molte altre opere della cara Agatha nella campagna inglese dove sorge la dimora dell'imprenditore Rex Fortescue. L'uomo d'affari muore a causa di un strano malore dopo aver fatto colazione; ciò spinge la polizia a sospettare di un avvelenamento, e ad avviare la conseguente indagine. Il delitto del capofamiglia dei Fortescue non è purtroppo l'unico presente nel romanzo, e questo porterà una certa vecchina appassionata di lavoro a maglia ad interessarsi al caso.

Di base ci troviamo quindi in un contesto familiare ai christiani, che di certo apprezzeranno la struttura del mistero ed il delicato acume con cui Miss Marple riesce a districare l'intreccio. Il romanzo ha dalla sua anche la presenza di alcuni personaggi decisamente brillanti e svincolati dai soliti stereotipi: è il caso della professionale governante Mary Dove, del bislacco dottor Bernsdorff e dello stesso ispettore Neele, che conduce l'indagine in modo alquanto intelligente.

Mi è piaciuta molto la scelta di alternare tanti POV, perché in questo modo si riesce sia a portare avanti la trama mystery, ma anche a far sorgere il dubbio nel lettore per quanto dichiarato da alcuni personaggi, oltre a poter inserire dei momenti più leggeri e divertenti: la scena iniziale, con il caos generato dalle dattilografe di Fortescue, risulta parecchio comica.

Eppure nel complesso il volume supera di poco la sufficienza... perché? Innanzitutto soffre di un problema comune a diversi altri capitoli della serie su Miss Marple, ovvero la scarsa presenza di Miss Marple stessa; pur riuscendo a venire a capo del mistero, la presunta protagonista compare solo in una manciata di scene, e questo rende le sue deduzioni un po' troppo rapide per essere credibili, specialmente perché non si presenta come un genio dell'investigazione in stile Poirot.

In secondo luogo, la risoluzione del caso è parecchio scontata, e non perché io abbia sviluppato uno straordinario intuito, ma perché ha diversi elementi in comune con un romanzo precedente di Christie stessa; la complessità dell'intreccio è penalizzata anche dal modo in cui l'autrice sottolinea degli indizi nella narrazione. Abbiamo inoltre delle sottotrame rimaste in parte irrisolte, quasi lasciate alla libera interpretazione del lettore: capisco che l'intento fosse quello di complicare la trama, ma solitamente nei gialli si cerca di spiegare al meglio le motivazioni di tutti i personaggi, per arrivare con chiarezza alla scoperta del colpevole.

Infine, un difetto che riguarda solo la sottoscritta, e chi come me acquista i libri della cara Agatha all'usato: la traduzione. Negli anni successivi è stata fortunatamente rifatta, ma nella mia vecchia copia sono presenti diversi refusi, nonché termini tradotti in modo scorretto. Però parliamo di un volume pubblicato negli anni Settanta, quindi nessuna meraviglia.

Voto effettivo: tre stelline e mezza

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venerdì 4 agosto 2023

"Red Country" di Joe Abercrombie

Red CountryRed Country by Joe Abercrombie
My rating: 4 of 5 stars

"«Non è forse vero che un uomo che s'intestardisce contro ogni probabilità di successo viene generalmente considerato un incorreggibile idiota piuttosto che un eroe?»
«Il confine tra i due è sempre stato alquanto confuso...»"



IN PRATICA, MIELE È GILDEROY ALLOCK (MA MEGLIO)

Tra tutti i volumi companion de La Prima Legge, "Red Country" è sicuramente quello su cui ho sentito meno opinioni: anche tra i fan più accaniti di Abercrombie, saranno in pochi a definirlo il loro libro preferito. Nonostante fatichi a distinguersi, questo romanzo ha molti punti a suo favore, specialmente per come riesce ad introdurre degli elementi di originalità all'interno dell'universo espanso, a cominciare dall'ambientazione.

Le vicende si svolgono nel continente ad ovest del Midderland, una terra ancora priva di leggi che ricorda parecchio una versione stereotipata ed un po' cinematografica del Selvaggio West: vediamo avventurieri pronti a partire per la corsa all'oro, tribù di selvaggi con la passione per l'amputazione di appendici varie e carovane in viaggio alla ricerca di una terra incontaminata dove cominciare una nuova vita. Un contesto ben diverso da quello simil-medievale dei capitoli precedenti, nel quale si muovono i due POV principali: la mancata affarista Shy Sud -impegnata nel salvataggio dei fratelli rapiti- e Tempio, inizialmente presentato come il legale al seguito dell'immancabile Nicomo Cosca e della sua Brigata della Fausta Mano.

Attorno ai due protagonisti, ruotano un gran numero di personaggi singoli e di gruppi, che rendono la storia più dinamica ed interessante, ma contribuiscono anche alla poca linearità della trama: l'effetto è quello di seguire dei caratteri lasciati allo sbando, anziché incanalati in una narrazione prestabilita dall'autore. Le vicende narrate rappresentano in effetti il primo scoglio all'apprezzamento del romanzo, perché tutte le svolte sono estremamente prevedibili e la scelta di presentare tante, piccole sfide al gruppo protagonista (invece di una grande missione da portare a termine) non aiuta a consolidare la tensione narrativa.

Tensione che viene ulteriormente smorzata dagli antagonisti, che si dimostrano dal primo all'ultimo una grossa delusione: nessuno di loro si pone neanche lontanamente come una vera minaccia, quindi il lettore non riesce mai a preoccuparsi davvero per la sorte dei protagonisti. Anche le morti non colpiscono più di tanto, oltre ad essere stranamente poche in confronto con gli altri libri della saga.

Ma allora dove sono gli aspetti positivi che vi avevo promesso? a parte la già citata, nuova ambientazione, abbiamo due protagonisti di tutto rispetto. Shy e Tempio mi sono piaciuti molto perché presentano dei caratteri per nulla scontati, che nel corso del volume vengono sviluppati in modo decisamente interessante, e complementare: se lei deve capire come essere più dolce e tollerante (con gli altri, ma anche verso se stessa), lui deve imparare la determinazione perché la via più semplice non è quasi mai quella giusta. Attorno a loro orbitano alcuni comprimari interessanti -in primis, Ro e Corlin-, ma soltanto loro riescono veramente a spiccare ed ottenere il giusto spazio per evolvere come personaggi completi.

Ancora una volta lo stile di Abercrombie si dimostra poi brillante e sagace, perfetto per raccontare questo genere di storie. La sua prosa da il meglio quando descrive delle scene di scontro o nei capitoli in cui alterna un gran numero di POV per trattare un singolo argomento o descrivere una specifica vicenda sotto prospettive diverse. Molto gradito anche il ritorno di tanti personaggi dai capitoli precedenti: un motivo in più per recuperare la serie integralmente ed in ordine, così da cogliere le molte citazioni e non incappare in spiacevoli spoiler.

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mercoledì 2 agosto 2023

"L'eredità dei Taylor" di Francesca Pasqualone

L'eredità dei TaylorL'eredità dei Taylor by Francesca Pasqualone
My rating: 3 of 5 stars

"Desmond fissò Harry Roberts per un'ultima volta, sforzandosi di non abbassare lo sguardo. Dopodiché, acconsentì con un cenno della testa ... Aveva accettato il caso"


MYSTERY STORICO IN CHIAVE MODERNA

Ho scoperto "L'eredità dei Taylor" quasi per caso da un post su Instagram, ma la trama mi ha da subito incuriosito. Capirete quindi che sono stata davvero felice di essere contatta dall'autrice per leggere una copia del suo romanzo d'esordio. Pur essendo molto grata per l'opportunità, in questa recensione cercherò di essere il più possibile oggettiva, come quando parlo dei libri che acquisto personalmente.

La narrazione si concentra per la maggior parte del volume sulla città di Londra, in un periodo che coincide con la svolta del secolo, non solo perché si passa letteralmente dal Ottocento al Novecento, ma anche per la fine dell'età vittoriana e l'inizio di una nuova era per quanto riguarda le innovazioni tecnologiche. In questo scenario si muove Desmond "Des" T. Wilder, gentiluomo che si diletta a risolvere piccoli misteri per i suoi pari; proprio nella sua veste di detective, l'uomo viene contattato da un funzionario di Scotland Yard: un membro della ricca famiglia Taylor è stato brutalmente rapinato ed assassinato da una banda di malviventi, e lui potrebbe contribuire al ritrovamento della preziosa refurtiva. Desmond intuisce immediatamente che questo delitto presenta una risoluzione ben più complessa di quanto le indagini delle autorità abbiano saputo portare alla luce.

La caratterizzazione del protagonista, con la sua commistione di intuito investigativo e sensibilità umana, mi è piaciuta molto: sebbene la narrazione sia in terza persona, il testo riesce a trasmettere molto bene i pensieri e le emozioni di Desmond, che -pur ricordando a tratti alcuni celebri detective letterari- riesce a sviluppare una propria identità. Il resto del cast si dimostra interessante ma non è altrettanto memorabile, con la sola eccezione di Carole "Carol", una personaggia dal carattere risoluto che esprime delle idee decisamente moderne ma senza sembrare per nulla anacronistica.

Ho apprezzato particolarmente come è stato reso il contesto storico, specie per alcuni dettagli di world building che in poche righe rendono più verosimile l'ambientazione. Il pregio maggiore del romanzo penso risieda però nelle tematiche che affronta: mentre seguiamo Desmond impegnato a risolvere il caso, abbiamo la possibilità di riflettere su temi attuali come la discriminazione in ogni sua triste sfaccettatura, la violenza domestica e le conseguenze della pressione sociale. Il tutto è ovviamente contestualizzato nell'epoca in cui la storia si ambienta, ma è molto facile cogliere dei parallelismi con la realtà contemporanea.

Per contro, penso che il modo in cui questi argomenti vengono introdotti nella narrazione non sia particolarmente sottile: pur essendo adeguati, vengono proposti al lettore in modo troppo diretto, come una lezione da imparare più che dei concetti sui quali ragionare in modo autonomo. Devo ammettere di non aver apprezzato del tutto neanche la parentesi romance, che ho trovato carina ma sviluppata con troppa fretta; l'evolversi della relazione avrebbe beneficiato di qualche pagina in più, per risultare più credibile e genuina.

Il grosso limite di questo titolo è rappresentato però dalla prosa, che specialmente nei primi capitoli potrebbe risultare respingente, mentre quando i personaggi iniziano ad interagire nei dialoghi migliora in modo netto. Trattandosi del primo libro di Pasqualone, sono certa ci siano ampi margini di miglioramento, specialmente per quanto riguarda la sovrabbondanza di subordinate che spesso interrompono la proposizione principale ed i passaggi in cui il narratore in terza persona si rivolge al lettore: sono talmente pochi che lasciano straniti quando li si legge. A questo punto, avrei preferito diventasse un tratto stilistico vero e proprio, magari adottando un tono irriverente -con ammiccamenti e battute rivolte all'audience-, perché questa via di mezzo mi è sembrata fuori luogo.

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