venerdì 30 settembre 2022

"Dalla parte di Bailey" di W. Bruce Cameron

Dalla parte di BaileyDalla parte di Bailey by W. Bruce Cameron
My rating: 4 of 5 stars

"Adesso sapevo perché quelle creature, gli esseri umani, mi avevano tanto affascinato dal primo momento in cui li avevo visti. La mia vita era indissolubilmente legata a loro"


GRAZIE AI FAZZOLETTI TEMPO PER AVER RESO POSSIBILE QUESTA RECENSIONE

Ultimo libro nella mia Random TBR estiva, "Dalla parte di Bailey" è una lettura che ho procrastinato al più possibile; questo perché qualche giorno dopo averlo sorteggiato casualmente la cagnolina che avevamo in famiglia da undici anni si è ammalata ed è venuta a mancare nel giro di pochi giorni. Di conseguenza non ero dell'umore adatto per leggere un romanzo su un cane, ancor meno uno su un cane che muore svariate volte, come la sinossi stessa anticipa. Ho preferito aspettare un paio di mesi: l'attesa non mi ha evitato di piangere a dirotto per oltre metà della lettura, ma almeno sono riuscita anche a sorridere in alcune scene, cosa che fino a qualche settimana fa non pensavo proprio sarei stata in grado di fare.
La narrazione poggia su un concetto che personalmente trovo sempre molto interessante, anche quando viene proposto in chiave alternativa, ossia un protagonista in grado di ricordare le sue vite precedenti. Seguiamo quindi il cane Bailey -che ha parecchi altri nomi, ma per praticità utilizzerò questo- mentre impara a conoscere il mondo umano e, una vita dopo l'altra, acquisisce sempre maggiori capacità per raggiungere infine quello che vede come lo scopo della sua esistenza. Questa diventa quindi una storia di formazione decisamente insolita: Bailey incontra diversi padroni, rinasce in diverse razze canine e cambia perfino genere; il suo rapporto più importante però è quello con Ethan Montgomery, che lui identificherà sempre come il suo bambino.
Non ci sono però solo momenti gioiosi nell'esistenza di Bailey, che spesso si trova anzi a dover soccorrere ed aiutare i suoi padroni e non solo. In questo senso il romanzo accenna anche a dei temi delicati, che però il punto di vista ed il ritmo incalzante rendono impossibili da approfondire. Lo stesso vale per i personaggi secondari, forse con la sola eccezione di Ethan: tutti presentano una caratterizzazione abbastanza superficiale e priva di ambiguità, per cui è palese fin da subito chi sia buono o meno.
Un altro aspetto che mi lascia combattuta è il modo in cui Bailey percepisce la realtà, perché da un lato è molto divertente leggere le strane descrizioni di oggetti o luoghi normalissimi ma resi bizzarri dal suo punto di vista, dall'altro verso l'epilogo questa visione quasi ingenua del mondo umano sembra venire meno quando Cameron gli fa enunciare riflessioni fin troppo complesse (e parecchio pedanti, a mio avviso) su cosa renda la vita completa.
Tolto questo dettaglio, la narrazione attraverso gli occhi di Bailey riesce ad intrattenere e trasmettere l'impegno dell'autore per rendere credibile i comportamenti e le azioni del cane. Questa verosimiglianza è uno dei aspetti più riusciti del romanzo, assieme ad una grande inventiva che trasforma anche la situazione più semplice in un'avventura ricca di emozioni ed interesse per un cane.
In generale, ritengo sia una lettura molto piacevole, che sicuramente presenta una forte componente emotiva anche per chi non ha mai avuto un animale domestico; bilancia bene momenti tristi e divertenti, e veicola un messaggio forse semplice ma non per questo meno importante. Unica controindicazione, l'eccessivo utilizzo di fazzoletti: questo romanzo ha fatto la fortuna di Tempo, Kleenex e Scottex!

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mercoledì 28 settembre 2022

"L'incubo di Hill House" di Shirley Jackson

L'incubo di Hill HouseL'incubo di Hill House by Shirley Jackson
My rating: 4 of 5 stars

"Era una casa disumana, non certo concepita per essere abitata, un luogo non adatto agli uomini, né all'amore, né alla speranza. L'esorcismo non può cambiar volto a una casa; Hill House sarebbe rimasta com'era finché non fosse stata distrutta"


DA LEGGERE TASSATIVAMENTE IN AUTUNNO

Dopo anni dalla lettura di "Abbiamo sempre vissuto nel castello" finalmente ho trovato il tempo per dedicarmi a "L'incubo di Hill House", forse l'opera più celebre di Jackson anche per merito della recente serie TV targata Netflix parzialmente ispirata a questo romanzo breve. Però non rimpiango di aver lasciato passare tanto tempo perché l'inquietudine che i suoi libri sanno instillare resta presente per parecchio, quindi non stupitevi se il mio prossimo approccio alla bibliografia della cara Shirley sarà nel 2030!
La trama di fondo è alquanto semplice e si basa su una delle colonne portanti del genere horror, ossia la casa infestata. Hill House è infatti una dimora isolata dalla triste fama, e proprio questa sua nomea attira le attenzioni del professor John Montague -appassionato di fenomeni paranormali- che la affitta per trascorrerci un'estate in compagnia di persone già affini al mondo del sovrannaturale. Al momento del ritrovo, lo studioso si rende conto ad avere solo tre coinquilini: il nipote della proprietaria Luke Sanderson, l'artista e telepate Theodora "Theo" e l'introversa Eleanor "Nell" Vance, ossia il punto di vista attraverso cui l'autrice filtra la maggior parte delle vicende. A completare il quadro (e ad aumentare l'angoscia della sottoscritta!) abbiamo i Dudley, la coppia di custodi nonché gli unici abitanti della vicina Hillsdale ad osare avvicinarsi alla casa.
E proprio la casa è la vera protagonista di questa storia dove personaggi e trama fanno un po' da contorno a questa dimora terrificante sia nell'aspetto che nella storia. Questi elementi vengono analizzati pian piano nella narrazione, perché i dettagli architettonici di Hill House colpiscono da subito ma solo in un secondo momento si arriva a capire come la struttura stessa dell'abitazione sia stata concepita per disorientare gli abitanti; allo stesso modo, nelle prime pagine si fa cenno alla fama sinistra di cui gode la casa, ed è dopo che il professor Montague arriva ad illustrare cosa sia effettivamente successo ai precedenti inquilini.
La potenza delle descrizioni di Hill House è data ovviamente dallo stile di Jackson, che riesce a comunicare genuino terrore sensoriale ed evocare immagini molto nitide, senza mai perdere la sua eleganza. Ho apprezzato come il senso di disagio aumenti con il proseguire della narrazione, man mano che i personaggi sembrano sempre più lontani dal resto del mondo. In tutto ciò, l'autrice è riuscita perfino ad inserire una parentesi comica, che incredibilmente funziona e contribuisce a rendere ancora più spaventosi i successivi attacchi della casa.
Come detto, i personaggi non sono il focus del libro, ma trovo che formino comunque un ben gruppo di caratteri subito distinguibili; mi ha anche stupito l'inclusione di un personaggio LGBT+ tra i protagonisti di un romanzo ormai classico. Eleanor invece non mi ha colpita particolarmente: il suo POV è particolare, ma risulta spesso una distrazione per il modo in cui si relaziona agli altri.
A parte questo aspetto, e ad una relativa lentezza nel ritmo, gli unici due nei nella lettura sono strettamente collegati alla prosa: il primo è la scelta di utilizzare quasi sempre il verbo dire nei dialoghi, con il risultato di rendere poco chiara l'idea del tono adottato dai personaggi, soprattutto se consideriamo quanto questi siano delle figure ambigue; l'altro riguarda l'assenza di segni grafici o di una particolare formattazione che distingua i pensieri di Eleanor nel testo narrato in terza persona. Capisco benissimo che si tratta di una minuzia, ma proprio per questo sarebbe stato tanto facile correggerla in fase di editing.

Voto effettivo: quattro stelline e mezza

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venerdì 23 settembre 2022

"Foundryside" di Robert Jackson Bennett

Foundryside (The Founders Trilogy, #1)Foundryside by Robert Jackson Bennett
My rating: 5 of 5 stars

"Sancia touched a single bare finger to the golden key. And the second she did, she heard a voice in her mind... not the usual avalanche of sensations, but a real, actual voice"


SE V AVESSE PREFERITO I FURTI ALL'ANARCHIA

Appena terminato "City of Miracles" mi ero ripromessa di recuperare al prima possibile The Founders Trilogy, la più recente serie di Bennett; non è andata proprio così, visto che ho lasciato passare un anno intero prima di leggere "Foundryside", praticamente a ridosso dell'uscita in Italia per Mondadori. Da un lato mi mangerei le mani per il tempo perso, ma dall'altro mi consola pensare che per lo meno adesso la trilogia è completa, quindi potrò recuperare anche i seguiti senza aspettare la pubblicazione. Ma andiamo ad esplorare il nuovo mondo fantastico immaginato dal caro Robert, strappando subito un doloroso cerotto: i nomi di una buona parte dei personaggi ed alcuni dei termini inventati dall'autore sono in quello che potremmo definire fanta-italiano, e questo farà sicuramente cringare i lettori nostrani. A me è successo, però vi consiglio di chiudere un occhio a riguardo, perché la storia dietro guardie chiamate Nicolo e idiomi noti come lingai divina merita il vostro tempo.
La narrazione si concentra in una manciata di giorni ed ha come ambientazione la città di Tevanne, capitale di un impero commerciale gestito da quattro società familiari; queste devono il loro potere ad una forma di magia detta scrittura (scriving, in originale) che consiste nell'incidere dei simboli corrispondenti ad indicazioni sugli oggetti: in questo modo abbiamo travi in legno convinte di essere solide come colonne di pietra, cancelli ai quali si accede solo indossando determinati simboli di riconoscimento, o carrozze che si muovono in completa autonomia perché ingannate sulla reale pendenza del terreno. Questo concept permette di spaziare molto con la fantasia, ma l'autore è stato abbastanza accorto da porre delle restrizioni al suo sistema magico, come il limite di caratteri incidibili su un singolo oggetto o la necessità di avere vicino un lexicon, una sorta di data base che racchiude un gran numero di comandi complessi.
Attorno alle cittadelle dei ricchi mercanti e dei loro associati si trova la zona dei Commons, e qui si muova Sancia "San" Grado, una dei protagonisti, che incontriamo mentre è impegnata nel difficile furto di un particolare cofanetto. Capace di percepire la natura degli oggetti con un solo tocco, la ragazza ha bisogno dei soldi promessi dal committente per un'operazione che dovrebbe liberarla da questa dote ed avere finalmente una vita normale; questo non le impedisce di sbirciare il contenuto del cofanetto, dando così il via ad una serie di scoperte incredibili, bizzarre alleanze e delle ottime scene d'azione.
Avendo già letto alcuni romanzi di Bennett, ho potuto notare delle scelte narrative ricorrenti, in primis il fatto che pur facendo parte di una trilogia questo volume racconti un'avventura perfettamente fruibile come autoconclusiva, rendendosi appetibile a chi preferisce non doversi impegnare a priori con un'intera serie. Ho apprezzato molto anche la scelta di affrontare il tema della libertà dal punto di vista di più personaggi che, pur vivendo esistenze molto distanti, cercano di emanciparsi da un ruolo impostogli dagli altri. Abbiamo inoltre un world building molto complesso e ben sfruttato nello sviluppo della storia, un intreccio narrativo ricco di svolte sorprendenti ed un gruppo di protagonisti estremamente brillanti nonché capaci di dar vita a dialoghi davvero divertenti.
Proprio per questo mi è impossibile scegliere un preferito: a mio avviso Sancia, Gregor, Orso e Berenice riescono tutti a contribuire alla storia portando delle competenze ed un punto di vista personale, e questo rende molto piacevoli le scene in cui li vediamo interagire per orchestrare i diversi piani, ma anche lasciarci stupire quando agiscono alle spalle di noi lettori. Menzione speciale per Clef, del quale non voglio dire nulla per evitarvi spoiler, che con poche battute è riuscito da subito a conquistarsi la mia simpatia: sono sinceramente curiosa di scoprire cosa abbia in serbo per lui il caro Robert nei prossimi libri.

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mercoledì 21 settembre 2022

"Tre topolini ciechi" di Agatha Christie

Tre topolini ciechi e altre storieTre topolini ciechi e altre storie by Agatha Christie
My rating: 3 of 5 stars

"Il foglio era stato trovato sul cadavere della donna assassinata, accuratamente appuntato con uno spillo. E c'era scritto: Questo è il primo. Sotto, un disegno infantile di tre topolini e un rigo musicale"


SETTE PICCOLI INDIANI E ALTRE STORIE

Mi piace sempre alternare qualche libro di Christie alle letture più lunghe o impegnative, e questa sua raccolta del 1950 (anche se i singoli racconti erano già stati pubblicati nelle decadi precedenti) si è dimostrata infatti un'ottima scelta per riempire i ritagli di tempo con delle storie brevi e brillanti. Inoltre, questo volume mi ha permesso di fare un nuovo passo in avanti nella mia missione di leggere tutte le storie con protagonista la pungente Miss Marple.
Ad aprire la raccolta è in realtà una narrazione un po' più lunga delle altre, quasi una novella, ossia "Tre topolini ciechi"; la storia ruota attorno a Monkswell Manor, dimora da poco ereditata da Molly e Giles Davis, che ne hanno fatto una pensione. Il mistero riguarda uno spietato assassino che pare trovarsi lì sotto mentite spoglie con l'intenzione di compiere il suo prossimo delitto, il tutto mentre la struttura è completamente isolata a causa di una tempesta di neve. Ho trovato questo racconto sorprendete ed inquietante, e ho apprezzato sia i dettagli storici che creano un bel contesto sia come viene sfruttato il troppo della casa isolata in cui si trovano bloccati il killer e le sue potenziali vittime; peccato solo per il finale a dir poco frettoloso.
I quattro racconti successivi hanno tutti come risolutrice del caso la mia adorata Miss Marple; la vediamo recuperare una ricca eredità in una vera e propria caccia al tesoro, risolvere ben due casi di omicidio orchestrati fin nei minimi dettagli e individuare l'identità di una scaltra ladra. Io ho palesemente un debole per le avventure di Miss Marple, e qui sono stata molto felice di poter vedere qualche scorcio della sua St. Mary Mead, tanto bucolica quanto delittuosa.
Troviamo poi tre storie con protagonista il meticoloso investigatore belga. Poirot qui mi è sembrano un po' sottotono rispetto al solito, ma questo non gli ha impedito di venire a capo di due delitti estremamente contorti (forse anche troppo!) e ritrovare un bambino rapito, in questo caso con l'assistenza non proprio indispensabile del buon Arthur Hastings.
L'ultimo racconto vede tra i suoi protagonisti Satterthwaite ed Harley Quin, un duo di detective che dovrà risolvere un delitto in cui ci sono più rei confessi del necessario. L'intrigo in questo caso non è nulla di nuovo per chi come me ha ormai letto una buona dose dei romanzi della cara Agatha, quindi non penso proprio di approfondire la storia di questi due personaggi.
Andando oltre le storie in se, voglio dire due parole sull'edizione. Per l'ennesima volta Mondadori (ri)pubblica un classico in flessibile con un prezzo decisamente alto, specialmente se consideriamo che non è presente nessun contenuto ad eccezione dei singoli racconti, e con una cover qualitativamente pessima. Avrei trovato accettabile il prezzo se avessero almeno incluso una nota biografica o qualche informazione sulla rappresentazione teatrale "Trappola per topi", ispirata al racconto che da il nome alla raccolta; invece nulla, esattamente come nel caso di "In tre contro il delitto". Il solo modo per godersi un po' di più questa raccolta, e digerire la spesa esosa, è leggere uno o due racconti al giorno: così vi farà compagnia per l'intera settimana.

Voto effettivo: tre stelline e mezza

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venerdì 16 settembre 2022

"Città delle anime perdute" di Cassandra Clare

Città delle anime perdute (Shadowhunters, #5)Città delle anime perdute by Cassandra Clare
My rating: 2 of 5 stars

"Era solo un ricordo, confuso e distorto: l'immagine di una persona docile, ubbidiente, incapace di comprendere che l'amore dato senza libero arbitrio o sincerità non è affatto amore"


UN LIBRO DI MEZZO, A OLTRE DUE TERZI DELLA SERIE

"Città delle anime perdute" ci porta alle battute finali con la serie The Mortal Instruments, nonostante nessuno si sia ricordato di menzionare questo dettaglio all'autrice: incurante di essere arrivata al penultimo capitolo della saga, la cara Cassandra introduce qui un gran numero di sottotrame e dinamiche tra i personaggi, che oggettivamente non sono certa riuscirà poi a concludere al meglio in un solo volume. Eppure, con oltre metà serie alle spalle, questo quinto romanzo riesce anche a soffrire della sindrome del libro di mezzo, infatti per buona parte della storia la trama sembra non portare a nulla di concreto; ma andiamo ad analizzarla un po' più da vicino.
La narrazione riprende un paio di settimane dalla conclusione di "Città degli angeli caduti" e, per quasi tutto il volume, si divide tra la missione della squadra dei Buoni (giuro che si definiscono così!) per salvare Jace all'insaputa del Conclave, e lo sviluppo delle molte relazioni sentimentali tra i personaggi, in questo libro arrapati come non mai. Sulla carta, i protagonisti dovrebbero anche sventare la minaccia del cattivo di turno, ma questo contrasto si concretizza solo negli ultimi capitoli, con uno scontro che non mi azzardo neppure a definire "battaglia". Sullo sfondo vediamo le faide tra le varie creature sovrannaturali: immagino avranno un ruolo nel capitolo conclusivo, ma qui fanno solo da contorno tra una pomiciata e l'altra.
Oltre ad una trama che procede a tentoni, con tanto di scene e personaggi filler (ancora non mi spiego l'introduzione di Azazel), il libro ci regala dei momenti di sano trash, e penso in particolare all'intera parentesi sulla Preator House, il simil-liceo in cui si diplomano i licantropi! ma anche alla povera Camille Belcourt, da invincibile vampira a consulente di coppia. Mi ha divertito molto meno l'impulsività di Clary, qui portata all'esasperazione, soprattutto perché lei non arriva mai a pagare concretamente per le sue scelte azzardate; anche la maggior parte delle coppie al centro della narrazione non sono proprio di mio gusto: la riconciliazione di Maia e Jordan è troppo semplice per essere credibile, Clary e Jace hanno decisamente stufato con il loro essere degli eterni star-crossed lovers, mentre la storia tra Alec e Magnus ho ancora speranza venga risolta bene in "Città del fuoco celeste".
Compensano in parte Simon e Isabelle, con una relazione carina ma per nulla stucchevole, che ha un'evoluzione coerente con i loro caratteri ed è ben amalgamata al resto della trama. Mi è piaciuta anche l'idea di introdurre delle nuove ambientazioni, nonché la decisione di correggere alcune incongruenze sorte negli scorsi volumi. L'autrice ha inoltre incluso nuovi POV, che donano un maggiore dinamismo alla narrazione: una scelta molto felice, soprattutto perché tra questi non è presente quello del fastidioso Jace.
Nel complesso, questa lettura mi ha divertita e quasi sempre intrattenuta, ma arrivata a questo punto con la serie mi aspettavo qualcosa di più. Se Clare mettesse nella stesura della trama la metà dell'impegno che investe nel descrivere l'abbigliamento dei protagonisti, ci sarebbe scappata perfino un'altra stellina.

Voto effettivo: due stelline e mezza

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mercoledì 14 settembre 2022

Trilogia di New York" di Paul Auster

Trilogia di New York  (New York Trilogy #1-3)Trilogia di New York by Paul Auster
My rating: 4 of 5 stars

"«Mi dispiace disturbarla,» si scusò Quinn. «Ma stavo cercando Paul Auster.»
«Sono io, Paul Auster,» disse l'uomo"


A METÀ TRA NOIR E SURREALISMO

Da parecchi anni intendevo leggere un'opera di Auster, e ho scelto di iniziare da quello che forse è il suo titolo più noto, "Trilogia di New York", una raccolta composta da tre novelle prima pubblicate singolarmente. E la scelta di accorparle è stata senza dubbio corretta, visto che le diverse storie vanno a comporre un grande gioco di specchi in cui personaggi, luoghi e vicende si ripetono uguali eppure diversi, per qualche piccolo dettaglio. Forse non la lettura più semplice per approcciare un nuovo autore, ma la ritengo una buona scelta per capire subito se la sua prosa particolare piaccia o meno.
Nel mio caso, stilisticamente ci siamo senza problemi, mentre sul piano del contenuto ho non poche riserve; questo perché il sottogenere hard boiled -quindi le storie dalle tinte fosche, con l'investigatore tormentato circondato da donne avvenenti- non mi piace per nulla. Pur volendo parlare di tutt'altro, questo titolo alla fin fine è un noir di stampo classico, e questo ha decisamente influito sulla mia capacità di apprezzarlo, soprattutto nella seconda e nella terza novella. Ma vediamo per sommi capi quali sono le vicende narrate, premettendo che tenterò di essere il più chiara possibile, a differenza del caro Paul.
"Città di vetro" (il migliore tra i tre racconti, a mio parare) racconta dello scrittore Daniel Quinn, scambiato per un investigatore privato e in quanto tale assunto da una coppia per pedinare l'ex carcerato Peter Stillman, che i due temono possa far loro del male. In "Fantasmi" vediamo invece un vero detective noto come Blue impegnato a sorvegliare un certo Black, uomo dalla vita quotidiana decisamente placida. Infine, "La stanza chiusa" viene narrato in prima persona da un altro scrittore, del quale però non scopriamo mai l'identità, che si trova a prendere pian piano il posto dell'amico e collega Fanshawe -improvvisamente scomparso- nella sua vita, e nel suo matrimonio con la moglie Sophie.
Come si può intuire già da questi brevi sunti, le trame presentano tantissimi elementi in comune, come le ripetizioni dei nomi, le assonanze tra le storie individuali dei diversi personaggi (per tanti aspetti, intercambiabili tra loro) o la massiccia presenza di citazioni ed aneddoti. In sostanza le tre novelle sono talmente simili da poter essere valutate come una sola grande narrazione, che potremmo quasi riassumere utilizzando i loro stessi titoli: una storia di persone sfuggenti come fantasmi, rinchiusisi in stanze buie, all'interno della città di vetro ossia New York.
Pur non riuscendo proprio ad apprezzare la tipologia di storia raccontata, ho gradito molto lo stile di Auster, potente e colto, nonché ricchissimo di rimandi meta-narrativi. Mi sono piaciute a loro modo anche le frequenti digressioni, che spezzano sicuramente il ritmo della narrazione ma permettono anche di includere dettagli e riflessioni sull'origine del linguaggio, sul significato della fede e sulla perdita della propria identità. Valutare i personaggi d'altro canto sarebbe del tutto inutile, dal momento che sono quasi unicamente delle maschere dietro le quali si cela lo stesso autore.
Forse da questo commento non è facile da intuire, ma questa rientra tra le letture più bizzarre e stranianti degli ultimi anni. Non mi ha però tolto la curiosità di leggere altro del caro Paul, che in un genere diverso credo potrebbe rendere al meglio.

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venerdì 9 settembre 2022

"L'istituto" di Stephen King

L'IstitutoL'Istituto by Stephen King
My rating: 3 of 5 stars

"Non è il Kansas e non è il Paese dei Balocchi, pensò. È il Paese delle Meraviglie. Qualcuno è entrato nella mia stanza nel cuore della notte e mi ha spinto giù nella tana del coniglio"


È QUASI MAGIA LUKEY

Mi trovo decisamente combattuta all'idea di assegnare una valutazione a "L'istituto", perché si tratta di una lettura che mi ha sicuramente intrattenuto, ma anche trasmesso emozioni molto contrastanti; di conseguenza mi vedo costretta a calcolare una sorta di media tra la prima e la seconda metà del romanzo. È una soluzione necessaria che però non mi convince appieno: se penso a come sono stati malsfruttati alcuni personaggi mi sembra di essere stata fin troppo generosa, e per contro ci sono delle scene che potrebbero ambire alle cinque stelline, specialmente quelle con protagonista Avery "Avester" Dixon. Essendo un libro così lungo e denso di avvenimenti, mi sembra anche comprensibile ispiri sentimenti diversi.
La trama di base non ha nulla di troppo complesso, e segue principalmente il dodicenne Luke "Lukey" Ellis, ragazzo geniale nonché dotato di lievi poteri telecinetici; proprio a causa di questa abilità, Luke verrà rapito e portato nella Prima Casa del cosiddetto istituto, una struttura paramilitare nel Maine in cui vengono rinchiusi diversi ragazzini con poteri psichici. La ragione dietro l'esistenza di una simile struttura non è troppo difficile da indovinare, così come si può intuire anche quale sia il collegamento tra la storia di Luke e quella di Tim Jamieson, ex poliziotto reinventatosi come guardiano notturno in una cittadina del South Carolina del quale ci viene mostrato il percorso nei primi capitoli del romanzo.
Nonostante la relativa semplicità il volume si dimostra ben ritmato, specialmente quando Luke inizia attivamente ad elaborare un piano per fuggire dall'istituto insieme ai ragazzi con i quali ha stretto amicizia nel frattempo. Anche la risoluzione finale mi ha convinta a livello concettuale, seppur pecchi un po' di ripetitività a tratti: forse il caro Stephen voleva essere certo di aver spiegato al meglio la contrapposizione tra il modo di pensare di Luke e quello dei suoi antagonisti.
Oltre ad un concept di base molto interessante da analizzare ed al sempre ottimo stile narrativo di King, questo romanzo presenta anche una serie di valide relazioni tra i personaggi -soprattutto in fatto di amicizie e rapporti familiari non convenzionali- nonché delle riflessioni su temi etici non scontate. In particolare, il romanzo vuole proporre un versione più complessa dell'esperimento mentale noto come il problema del carrello ferroviario, potendo da un lato un ipotetico bene superiore e dall'altro la sofferenza certa di migliaia di ragazzini.
Per quanto riguarda invece gli aspetti che non mi hanno convinta, mi potrei dilungare in tanti piccoli difetti (come la presenza di un numero eccessivo di comprimari o la totale assenza di tensione per buona parte del libro) me penso sia possibile includere quasi tutti sotto il grande ombrello degli antagonisti. I vari responsabili e dipendenti dell'istituto dimostrano un grado di incapacità imbarazzante in un'organizzazione che da decenni si occupa di rapimenti, torture ed omicidi; come non bastasse, ci sono moltissimi capitoli dal loro punto di vista, e questo rende impossibile per il lettore preoccuparsi realmente per le sorti dei protagonisti, visto che già sa cosa i presunti cattivi stanno macchinando.
Un altro elemento per me non riuscito è l'arco narrativo dedicato a Maureen "Mo" Alvorson, un personaggio che l'autore tenta in ogni modo di mostrare come patetico per rendere giustificabili le sue azioni, spingendo perfino Luke a vederla soltanto in una luce positiva. Non escludo che a qualcuno Maureen possa ispirare compassione, ma personalmente non ho proprio digerito il suo comportamento, anzi: più dettagli venivano aggiunti alla sua storia, meno la trovato degna di redenzione.
Tutto considerato, questo romanzo avrebbe potuto regalare una storia più emozionante, viste le ottime idee alla base. Rimane comunque una buona lettura, capace di coinvolgere e spingere anche ad alcune riflessioni interessanti.

Voto effettivo: tre stelline e mezza

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lunedì 5 settembre 2022

"Raybearer" di Jordan Ifueko

Raybearer (Raybearer, #1)Raybearer by Jordan Ifueko
My rating: 4 of 5 stars

"«When I get going, this world will change. And you can be a part of that … or you can stand back and watch»"


COME EVITARE UN TRIANGOLO AMOROSO IN UN YA

Sembra sia la mia croce in questo periodo imbattermi in libri validi sotto tanti punti di vista, che però mi deludono quando si arriva alla trama vera e propria. È successo anche con "Raybearer", e non sapete quanto mi dispiaccia visto che questo titolo aveva le carte in regola per ambire al massimo della valutazione. Si tratta comunque dell'opera di esordio per Ifueko, quindi sono certa che avrà tempo per migliorare.
La vicenda ha come ambientazione un continente fantastico, popolato da spiriti naturali e da persone dotate di poteri paranormali; su buona parte di questo territorio governa l'impero di Aritsar, con a capo l'imperatore Olufbade ed il suo concilio composto da undici fedelissimi provenienti da altrettanti regni vassalli. Tra queste persone esiste un vincolo magico -atto a tutelare l'incolumità del regnante- che li unisce come fossero una famiglia, e ora è giunto il momento in cui il principe ereditario Ekundayo "Dayo" formerà il suo concilio personale; per questo la protagonista Tarisai "Tar" giunge a corte dal regno di Swana.
Questo in realtà è solo un breve sunto del concept che da il via alla storia: la trama è molto più ricca ed articolata ma, come già accennato, anche parecchio prevedibile. Nessuno dei colpi di scena funziona appieno, perché un lettore non troppo distratto avrà già intuito dove si va a parare con svariati capitoli d'anticipo. Si tratta del principale difetto del romanzo, assieme all'utilizzo di alcuni cliché ricorrenti nel target YA e a qualche ingenuità narrativa, che però fa più che altro sorridere con condiscendenza.
Un altro elemento che potrebbe non andare a genio a molti è la presenza di diversi salti temporali, non solo tra l'infanzia della protagonista e la narrazione al presente, ma anche in frangenti successivi. Personalmente non l'ho trovata una scelta infelice, nonostante mi sarebbe piaciuto seguire i personaggi in modo più continuativo.
Sotto tutti gli altri aspetti, penso invece che questo titolo sia effettivamente un'ottima lettura. Innanzitutto abbiamo un world building a dir poco affascinante: ricco di dettagli e ben ideato, va ad includere degli elementi di geopolitica e religione che difficilmente si trovato in un libro per ragazzi. Anche il sistema magico si dimostra interessante e spiegato con cura, nonostante la sottotrama dedicata ai Redemptor rimanga scollegata dalle altre vicende per buona parte del volume.
Approvatissimi i personaggi, non solo per il modo in cui vengono caratterizzati, ma anche per l'inclusività che li contraddistingue: rappresentano infatti etnie, culture e orientamenti sessuali diversi. Pur reputando valido il cast nel suo insieme, devo ammettere di aver apprezzato in particolare Woo In e (ovviamente!) Tarisai, una protagonista che si distacca dagli standard senza però diventare un'insoffribile Mary Sue. Trovo ben strutturati anche i legami tra i personaggi principali, e questo vale sia per quelli sentimentali sia per la famiglia che Tar riesce finalmente a creare con Dayo e gli altri membri del concilio.
Oltre al valore dei rapporti familiari, il romanzo affronta parecchi temi, per nulla infantili ma esplorati in un'ottica adatta al target; in particolare, si parla di xenofobia e maschilismo, dell'importanza di preservare le tradizioni locali e di come si possano affrontare degli abusi fisici o psicologici, e questo viene analizzato attraverso i punti di vista di diversi personaggi, nonostante la narrazione sia in prima persona.
Infine, non posso esimermi dal decantare le lodi di questa edizione, che non solo mi ha catturata da subito grazie alla stupenda cover ed ai dettagli grafici, ma è anche arricchita da contenuti extra: sono infatti presenti una mappa, un glossario ed un elenco dei personaggi con tanto di pronunce e regni di provenienza! Così si rende completo un fantasy.

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venerdì 2 settembre 2022

"Un delitto avrà luogo" di Agatha Christie

Un delitto avrà luogoUn delitto avrà luogo by Agatha Christie
My rating: 4 of 5 stars

"«Salve, signorina Blacklock … Sono in ritardo? Quando comincia il delitto?»"


IN CUI LA POLIZIA È D'AIUTO (INCREDIBILMENTE)

Dopo una lettura un po' deludente amo tornare ai miei porti sicuri, e uno di questi è sicuramente la sconfinata bibliografia di Agatha Christie. Con i suoi mystery brevi e brillanti riesce sempre a stamparmi un sorriso sciocco sulla faccia mentre cerco (inutilmente!) di individuare l'assassino. Essendomi "messa in pari" con i racconti dopo la lettura di "In tre contro il delitto", ho pensato fosse finalmente arrivato il momento di proseguire cronologicamente con i romanzi dedicati alla mia carissima Miss Marple con "Un delitto avrà luogo".
A fare da sfondo alla vicenda è la cittadina inglese di Chipping Cleghorn, il tipico paesotto di provincia in cui tutti si conoscono, tanto da lasciare aperte le porte ai vicini fino a tarda sera. Assieme a varie riviste e quotidiani, in ogni casa viene distribuita la Gazette locale; è proprio su questa pubblicazione che un venerdì di fine ottobre compare un bizzarro annuncio secondo il quale il giorno stesso verrà commesso un omicidio. E un delitto effettivamente si compie a Little Paddocks, dimora di proprietà di Letitia "Letty" Blacklock; un delitto tanto strano da spingere le forze dell'ordine -e una perspicace vecchietta di nostra conoscenza- ad indagare sulla padrona di casa ed i suoi numerosi vicini.
Miss Marple in realtà non viene coinvolta in modo totalmente fortuito, perché è Sir Henry Clithering a far presenti le sue doti deduttive; doti che aveva già avuto modo di apprezzare in "Miss Marple e i tredici problemi", raccolta di racconti in cui i due si conoscono e stringono un'improbabile amicizia. In generale comunque ho apprezzato come agiscono un po' tutti i rappresentanti delle forze in questo romanzo: in questo genere di storie, li si vede spesso brancolare nel buio, mentre il detective dilettante di turno ha già risolto il caso da solo, qui invece ricoprono un ruolo vitale e Miss Marple risulta essere più una sorta di consulente esterna alla quale l'ispettore Dermot Craddock chiede dei suggerimenti.
Anche con tutti gli indizi in mano e le varie strizzate d'occhio dalla nostra amichevole sferruzzatrice di quartiere, risolvere il mistero è stato impossibile per la sottoscritta: l'intreccio è veramente complesso e viene portato avanti con la solita maestria di Christie. In breve, sono rimasta a bocca aperta davanti ai numerosi colpi di scena della narrazione: a fine lettura tutto torna alla perfezione, non fosse per un piccolo dettaglio che evito però di spoilerare.
Mi è piaciuto molto anche l'umorismo un po' cupo presente nella prima parte della storia e la caratterizzazione dei personaggi -solitamente frettolosa in questo tipo di narrazioni brevi- che qui sono delineati con sufficiente attenzione. Molto interessante anche l'ambientazione, perché la cara Agatha non si limita a descrivere una cittadina di campagna ma aggiunge molti elementi per collocarla nel quadro storico dell'epoca, come lo spiccato pregiudizio che alcuni abitanti del posto hanno verso gli stranieri, tanto odioso quanto comprensibile a pochi anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Le uniche note non del tutto soddisfacenti in questo romanzo sono marginali. Oltre al già citato dettaglio di trama non del tutto spiegato, abbiamo una certa frettolosità nel chiudere alcune sottotrame e una marcata insofferenza verso le donne con i capelli biondi. Se il contesto storico può essere accettato per quanto lontano da noi, questa forma di discriminazione per me è del tutto incomprensibile.

Voto effettivo: quattro stelline e mezza

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