mercoledì 27 luglio 2022

"Il segreto della Regina Rossa" di A.G. Howard

Il segreto della Regina Rossa (Splintered, #3)Il segreto della Regina Rossa by A.G. Howard
My rating: 2 of 5 stars

"Mentre Jeb lavora ai suoi abiti, io temporeggio dietro al séparé per non vedere mio padre in perizoma. Tra tutte le cose orripilanti a cui ho assistito, questa sarebbe di certo la peggiore"


SI SENTONO MENO RUGGITI IN UNO ZOO

Tra regole magiche senza senso e indumenti di pizzo a profusione, ho terminato la trilogia Splintered, una serie che forse non mi rimarrà in mente per troppo tempo in termini di qualità, ma sicuramente in grado di regalarmi dei momenti di genuina ilarità per le scene trash immaginate dalla cara Anita, presenti fino all'ultima pagina: come le è venuto in mente di far diventare Jebediah un famoso costruttore di piste per biglie? E soprattutto, in quale realtà parallela si può diventare famosi costruendo piste per biglie?
Se nel primo libro avevamo esplorato una versione timburtoniana del Paese delle Meraviglie e nel secondo eravamo rimasti nel mondo umano, ne "Il segreto della Regina Rossa" arriva un nuovo cambio di ambientazione, infatti ci spostiamo nel Paese dello Specchio. Per arrivare in questo luogo, Alyssa spinge il padre a recuperare i suoi ricordi d'infanzia e partire con lei in una missione per salvare la madre e gli amici, ma anche il Paese delle Meraviglie, colpito dalla maledizione della Regina Rossa. Questa è grossomodo la trama che Howard vorrebbe seguire, peccato che poi arrivi l'inutile parte romance a bloccare il tutto, almeno fino ad una battaglia finale a dir poco deludente.
Scelgo questa definizione perché dopo aver sbandierato per tre libri quanto sia potente Rossa e quanto sarà difficile avere la meglio su di lei, mi aspettavo che i personaggi avessero qualche difficoltà in più, specialmente nel riportare la pace nel Paese delle Meraviglie, cosa che succede del tutto offpage perché la protagonista è debilitata e gli altri preferiscono lasciarla riposare mentre sistemano il tutto. Con il romance va ancora peggio: non solo questa sottotrama interrompe l'avventura principale, ma si rivela tediosa (ho perso il conto delle scene praticamente identiche tra Alyssa e Jeb o Morpheus) e alla fin fine inutile, visto che si arriva alla stessa risoluzione del libro procedente.
Anche in quanto a stile non ci siamo proprio, tra ripetizioni degli stessi termini e dialoghi pomposi e fasulli; inoltre anche in questo terzo capitolo sono presenti decine e decine di inutili descrizioni degli abiti indossati -non solo dai protagonisti, ma anche da comparse random- e perfino del profumo emanato da personaggi che noi lettori sappiamo benissimo non aver visto una doccia da giorni. Mi sembra poi quasi superfluo ricordare che il sistema magico in questa trilogia è totalmente casuale, o meglio è funzionale a ciò che vuole ottenere l'autrice: se ci viene detto che non si può utilizzare la magia nel posto X ma poi vediamo qualcuno farlo, lo dobbiamo accettare senza se e senza ma, perché sicuramente quello è un personaggio specialissimo.
Oltre alle grasse risate però, questa serie qualche merito ce l'ha. Innanzitutto è una delle storie più fantasiose e sopra le righe che vi capiterà mai di leggere, ancor più del materiale originale al quale è ispirata; in secondo luogo, alcuni dettagli horror risultano veramente disgustosi, soprattutto se pensiamo al target giovane al quale si rivolge. E poi non ho mai trovato un escamotage più paraculo di quello pensato dalla cara Anita per risolvere un triangolo amoroso. Chapeau!

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venerdì 22 luglio 2022

"The Sword and the Dagger" di Robert Cochran

The Sword and the DaggerThe Sword and the Dagger by Robert Cochran
My rating: 3 of 5 stars

"«God stayed Rashid's hand and spared your life, then led you to free him. Then He guided the three of you here through grave perils. It was for a purpose»"


LA SPADA, IL PUGNALE E LA FIONDA

Quando ho acquistato "The Sword and the Dagger" non avevo grosse aspettative: era solo un libro trovato a buon prezzo su uno store online. Il mio entusiasmo non è aumentato al momento di iniziare la lettura, vista la trama abbastanza banale e le prime pagine dello stesso tenore. Eppure, pian piano, questo romanzo è riuscito almeno in parte a stupirmi e perfino ad entusiasmarmi, tanto da farmi rivalutare quello che all'inizio reputavo un personaggio terribile.
Prima di passare alla trama, bisogna però fare una doverosa precisazione: questo non è in alcun modo un fantasy! nonostante la cover ed il modo in cui viene targetizzato possano trarre in inganno, si tratta di una storia di avventura ambientata nel Medio Oriente del 1220 e, ad eccezione di qualche semplificazione e un paio di libertà narrative, rimane grosso modo fedele al setting scelto. La narrazione parte dalla città di Tripoli, dove fervono i preparativi per le imminenti nozze della principessa Elaine con il principe Conrad, futuro sovrano della vicina (si fa per dire) Antiochia; ad impedire una cerimonia che comunque non faceva impazzire di gioia neppure gli sposi giunge Rashid, giovane assassino incaricato dell'omicidio di Elaine. Da queste premesse non proprio inedite, parte la missione che i protagonisti intraprendono per scoprire l'identità del mandante.
Questo spunto in realtà copre solo la prima parte di un percorso ben più lungo, che porta i tre a lasciare l'attuale Libano per muoversi nei territori della Siria, dell'Iraq e dell'Iran, arrivando perfino sulle rive del Mar Caspio. Nonostante il pretesto dietro a questo viaggio non sia particolarmente solido, mi è piaciuto seguire le loro avventure, approfondendo un capitolo della Storia forse poco conosciuto dagli occidentali, ma molto importante per capire quali siano le basi dei conflitti attuali in quelle regioni. Il romanzo si focalizza infatti sui contrasti religiosi ed etnici, concentrandosi sia sulle Crociate che sulle guerre di conquista intraprese da Genghis Khan; questi temi vengono trattati con il giusto tono, seppur in termini un po' semplicistici per adeguarsi al target scelto dall'autore.
Altra tematica centrale nella storia è quella della crescita dei protagonisti, in particolare della presa di consapevolezza del loro ruolo come regnanti per Elaine e Conrad, e del valore dell'amicizia per Rashid. Questo aspetto del libro è forse il più convincente, specialmente per quanto riguarda l'arco narrativo di Conrad ed il rapporto che quest'ultimo riesce ad instaurare con Rashid; Elaine invece non mi è andata proprio giù, ad eccezione di una scena sul finale, perché è stata scritta per essere la classica Mary Sue che ormai non voglio più trovarmi come protagonista in un romanzo. È presente anche una vaghissima sottotrama romantica, che mi lascia non poco combattuta: da un lato approvo che sia (giustamente!) marginale e non troppo prevedibile viste le premesse, dall'altro sentir parlare di amore a prima vista in una narrazione in cui l'intento è invece quello di spiegare come le relazioni maturino con il tempo mi è sembrato davvero stonato.
Non mancano alcune piccole forzature di trama -come la scelta di rendere analfabeta il futuro re Conrad e la facilità con cui si risolvono le diverse linee narrative nel finale- e un paio di aspetti migliorabili: ad esempio, si sarebbe potuta spendere qualche pagina di più per caratterizzare gli antagonisti o dare una ragion d'essere ad alcuni dei personaggi secondari dimenticati tra un capitolo e l'altro. Anche motivare le azioni del potente Genghis Khan con qualcosa di più sostanzioso del suo sentirsi annoiato avrebbe reso la trama più solida.
Da ultimo, voglio analizzare due aspetti dell'edizione. Il primo è la mappa ad inizio volume, che risulta tanto utile per seguire il viaggio dei protagonisti quanto spoilerosa su quali ne siano le tappe: non viene indicato solo il percorso, ma anche gli eventi principali, nei luoghi in cui si svolgono! Approvo invece la nota storica a fine lettura, perché rende comprensibili le scelte del caro Robert e fornisce anche qualche spunto a chi fosse interessato a comprendere meglio il contesto.

Voto effettivo: tre stelline e mezza

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lunedì 18 luglio 2022

"L'educazione" di Tara Westover

L'educazioneL'educazione by Tara Westover
My rating: 5 of 5 stars

"Ripensandoci, credo che sia stata questa la mia educazione, quella che avrebbe contato qualcosa ... Fu così che acquisii una dote fondamentale: la pazienza di studiare cose che non riuscivo ancora a capire"


RIMESCOLANDO LE PREMESSE

Se già normalmente fatico a trovare le parole giuste quando devo parlare di un libro che ho apprezzato, con "L'educazione" le mie difficoltà sono raddoppiate dal momento che le vicende narrate sono reali e non frutto dell'immaginazione di uno scrittore. In sostanza, non trovo giusto assegnare una valutazione alla vita di una persona, quindi il mio voto e le osservazioni che farò riflettono principalmente le tematiche e la parte stilistica, anziché il contenuto della storia, meno importante in questo caso rispetto ad un prodotto di fiction.
La narrazione ripercorre la vita di Westover, dall'infanzia fino ad arrivare praticamente alla contemporaneità; una vita di certo non facile: l'autrice è infatti cresciuta in una numerosa famiglia mormona molto religiosa, con un padre convinto di doversi preparare all'imminente fine del mondo e una madre incapace di far valere le sue ragioni di fronte alla fede cieca del marito. A causa delle idee dei genitori, l'autrice non viene registrata all'anagrafe, riceve un'istruzione a dir poco lacunosa e per anni subisce una manipolazione psicologica che la tiene incatenata ad una famiglia chiaramente problematica.
Se vi aspettate però una storia motivazionale in stile "Anne di tetti verdi" o "Papà Gambalunga", in cui una ragazza coltiva la sua enorme passione per lo studio a discapito delle circostanze avverse, preparatevi ad una parziale delusione. Titolo e sinossi in effetti fanno pensare ad una narrazione di questo tono, ma la crescita di Westover è stata ben diversa: innanzitutto non ha dimostrato un particolare interesse per la propria istruzione fino ai quindici anni, spronata in questa direzione dal fratello maggiore Tyler che l'ha continuata a supportare anche quando ha iniziato a frequentare il college e, più avanti, ha affrontato apertamente i suoi genitori; in secondo luogo, pur dando il giusto credito alle conoscenze apprese grazie allo studio, l'autrice sceglie di focalizzarsi soprattutto su come siano cambiati la sua percezione della società ed il rapporto con la famiglia. Per queste ragioni, "L'educazione" è un titolo calzante, ma che potrebbe portare i lettori ad aspettarsi un contenuto leggermente diverso.
Lo stile di Westover ha una straordinaria fluidità, pur non essendo per nulla misero o banale: la lettura è praticamente volata e mi spiace che l'autrice non abbia pubblicato altro, perché mi fionderei a leggerlo subito. Ammetto che in un primo momento ero un po' spaventata all'idea di affrontare un'autobiografia, così diversa dai miei fidati romanzi, ma la prosa di questo memoir mi ha convinta dalla prima pagina; a tratti è stato invece difficile ricordarsi come quella non fosse una storia fittizia, tanto sono stranianti alcune scene, ad esempio quelle in cui vediamo incidenti e infortuni che colpiscono un po' tutti i membri della famiglia Westover.
Nonostante la vocazione religiosa, il padre dell'autrice è tutt'altro che un uomo votato alla pace: deciso a contrastare lo Stato sotto il giogo degli Illuminati e degli ebrei, cerca in ogni modo di rendere la sua famiglia autosufficiente (sia dal punto di vista energetico che da quello sanitario) e la loro casa una sorta di roccaforte in cui non è insolito trovare armi alla portata di tutti. A dispetto dei problemi mentali di cui soffre, il carisma di quest'uomo gli permette di diventare nel tempo un punto di riferimento spirituale per la gente del posto, e lo porta ad operare una manipolazione psicologica nei confronti dei figli -che spinge a lavorare fin da piccoli per lui- e della moglie, la quale opererà a sua volta dei ricatti emotivi.
Westover si trova poi a toccare il tema della violenza domestica, in relazione al comportamento che il fratello maggiore Shawn ha verso lei, ma anche verso le altre donne con cui entra in contatto, dalla sorella Audrey alle varie ragazze che frequenta, fino ad arrivare alla moglie Emily. Ovviamente la dottrina paterna riscrive queste azioni violente, in un'ottica di redenzione mista a colpevolizzazione della vittima, la quale viene spinta a ritrattare i suoi stessi ricordi pena l'allontanamento dalla famiglia.
Come si sarà capito, la storia di questa donna non mi ha lasciata affatto indifferente; penso che l'aspetto più scioccante sia stato realizzare quale fosse il contesto "storico": rendersi conto delle condizioni di disagio in cui vivono delle persone oggigiorno, in un Paese tanto progredito sulla carta.

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venerdì 15 luglio 2022

"Half Bad" di Sally Green

Half BadHalf Bad by Sally Green
My rating: 4 of 5 stars

"È un tatuaggio nero. Quello sulla caviglia è uguale. Eccola qui la designazione a Incanto Bianco. Per loro sarò sempre mezzo Nero"


ALTRO CHE LEGGI AD PERSONAM

Da diversi anni ero incuriosita da questa trilogia, di cui non si sente parlare spesso ma che ha dei fan veramente appassionati. Finalmente mi sono convinta a recuperarla e devo dire di essere non poco stupita, perché non è per nulla la tipica serie YA che un po' mi aspettavo: non solo la narrazione non è particolarmente prevedibile, ma il tono scelto è maturo e la descrizione di diverse scene a dir poco cruda. E anche solo per l'originalità, con me "Half Bad" parte avvantaggiato.
La trama da seguire non è proprio chiarissima, e questo perché il focus della storia è destinato al percorso di formazione del protagonista, Nathan Byrn, unico Mezzo Codice di tutta la Gran Bretagna; nel mondo immaginato da Green sono infatti presenti persone dotate di poteri magici chiamate Incanti, e si disgiungono tra Bianchi e Neri. Diviso a metà tra queste fazioni, Nathan cresce abituando alle angherie di chi non lo ritiene abbastanza Bianco, cosa che lo porta a sviluppare in risposta un atteggiamento violento. Sullo sfondo della sua crescita intravediamo la lotta tra gli Incanti Bianchi -che sembrano aver istituito una sorta di governo ufficiale- e quelli Neri, in particolare il potente Marcus, padre di Nathan.
Noterete una certa incertezza in quest'ultima frase; questo perché il world building è decisamente lacunoso, un po' come la trama ma qui non abbiamo un contrappeso a bilanciare. Ero curiosa di vedere come la cara Sally avesse immaginato la contemporaneità con l'aggiunta della magia, ma di questo mondo alternativo, oltre la casa di Nathan, i boschi in cui campeggia e un paio di capitali europee all'apparenza deserte, vediamo ben poco. Mi ha interdetta soprattutto notare come la vita dei Profani (ossia delle persone prive di poteri magici) non sembri per nulla influenzata dalla presenza degli Incanti.
In generale le informazioni sull'ambientazione ed il sistema magico sono scarne e confuse: dopo quasi quattrocento pagine non si riesce a capire quale sia nel concreto la differenza tra Incanti Bianchi e Neri (ad eccezione dei luccichii che alcuni vedono nei loro occhi) e perché siano in guerra da secoli: visto che l'atteggiamento individuale non è un fattore determinante, rimane solo la discendenza da una determinata stirpe, e mi pare un po' fiacca come motivazione.
Oltre a questo aspetto, i punti deboli del libro si riducono al poco approfondimento dei personaggi secondari (ma aspetterò i seguiti prima di emettere un parere definitivo a riguardo) e alcuni refusi nel testo, anche facili da individuare e correggere. Nel complesso apprezzo comunque l'edizione italiana per aver mantenuto la bellissima (doppia) cover originale.
Gli elementi migliori del romanzo sono da ricercare nello stile, nelle tematiche, ma soprattutto nella caratterizzazione del protagonista. Nathan non è sicuramente un personaggio positivo, ma come lettori riusciamo a comprendere ogni sfaccettatura dei suoi pensieri, anche nei momenti in cui commette azioni sbagliate o moralmente dubbie, e questo lo rende un protagonista molto interessante da seguire, oltre ad influenzare anche l'atmosfera generale del libro, che tende ad essere sinistra e a tratti perfino deprimente: si percepisce una pesantezza di fondo, persino nei momenti teoricamente positivi.
Ho apprezzato molto come viene trattato il tema della discriminazione, reso con l'allegoria degli Incanti Neri -e di chiunque si trovi a metà delle due fazioni- discriminati unicamente in base ad un pregiudizio dal momento della nascita, senza tenere in alcun conto le loro azioni. Si cerca in più punti di parlare anche di PTSD, ma in modo meno attento. Per quanto riguarda lo stile, si nota una spiccata semplicità, ovviamente voluta per richiamare il modo di esprimersi non troppo ricercato dello stesso Nathan, che dimostra delle difficoltà date da una forma di dislessia. Nonostante la trama non sia particolarmente ricca, soprattutto nella prima metà, ho trovato alquanto incalzante il ritmo; l'unico elemento stonato è la scelta della seconda persona nel prologo, che non mi sembra venga poi giustificata.
Tutto considerato, la reputo una buona lettura e sono genuinamente interessata a leggere presto il seguito, anche perché a quanto pare dovrebbe arrivare a breve un adattamento per Netflix, e una volta tanto vorrei essere in pari con i libri prima.

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lunedì 11 luglio 2022

"L'uomo dei sussurri" di Alex North

L'uomo dei sussurriL'uomo dei sussurri by Alex North
My rating: 4 of 5 stars

"Aveva scelto male, tutto qui. Neil era stato un errore, e non sarebbe accaduto di nuovo. Il prossimo bambino sarebbe stato perfetto"


SE L'ESPRESSIONE "OLD BUT GOLD" FOSSE UN LIBRO

Con il caldo di questo periodo, concentrarsi su una lettura può risultare abbastanza impegnativo, per questo cercavo una storia incalzante, capace di catturarmi già dalle prime pagine, ed è proprio quello che ho trovato ne "L'uomo dei sussurri", primo romanzo dell'inglese Alex North, di cui ora sarei curiosa di leggere altro.
Come molti altri elementi del libro, la trama non è nulla di rivoluzionario, ma forse è stato proprio questo elemento di familiarità ad avermi convinta da subito. Negli anni Novanta, la cittadina di Featherbank ha vissuto nel terrore del serial killer noto come l'Uomo dei Sussurri, che prendeva di mira bambini trascurati dai genitori; nel presente, i rapimenti sono ricominciati ed il piccolo Jake Kennery, appena trasferito dopo l'improvvisa morte della madre, sembra essere finito nel mirino dell'assassino. La storia si sviluppa tramite cinque POV: quelli degli investigatori Pete Willis ed Amanda Beck, quello del nuovo killer, quelli di Jake Kennedy e di suo padre Tom; quest'ultimo è l'unico a narrare la storia in prima persona, scelta che viene in qualche modo spiegata già nel prologo.
L'intreccio risulta abbastanza tipico per gli amanti del genere, ma il ritmo incalzante e l'ottima gestione delle svolte di trama permettono di mantenere sempre viva la curiosità del lettore: i colpi di scena non sono mai esagerati e riescono a stupire nei punti giusti. Anche l'angosciante atmosfera contribuisce a rendere coinvolgente la narrazione, seppur in alcuni punti il caro Alex calchi un po' troppo la mano; il suo stile per il resto è diretto e molto semplice e, pur presentando alcune ingenuità narrative, può essere scusato visto che si tratta di un esordio.
Altro punto a favore è la scelta di affrontare il tema della paternità: mi ha colpito in particolare perché, pur partendo dall'analisi delle difficoltà di comunicazione tra Tom e Jake, questo argomento viene poi mostrato sotto tanti punti di vista diversi e sicuramente non scontati.
Ad essere scontati sono invece gli altri elementi del romanzo: i protagonisti sono alla fin fine dei caratteri già visti in gran parte dei thriller domestici o dei mystery thriller (come l'onnipresente poliziotto tormentato dal passato di alcolista), e non penso mi rimarranno troppo a lungo in mente; la stessa cosa vale per l'anonima ambientazione, ossia la tipica cittadina di provincia abbastanza popolosa da garantire ogni genere di servizio ma in cui inspiegabilmente si conoscono tutti. In pratica non c'è nessun dettaglio che la renda memorabile, o faccia anche solo capire che siamo in Inghilterra: per quanto ci viene mostrato, potremmo trovarci in un qualunque Paese anglofono.
Come ho detto prima però, questa banalità non mi ha infastidita, sia perché in parte me l'aspettavo, sia perché a conti fatti era esattamente il tipo di storia di cui avevo bisogno. E un plauso speciale va ai traduttori che, una volta tanto, hanno ascoltato la mie preghiere ed utilizzato il termine "cazzo" anziché lo strabusato (e fastidioso) "fottuto". Grazie.

Voto effettivo: quattro stelline e mezza

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venerdì 8 luglio 2022

"Empire of Sand" di Tasha Suri

Empire of Sand (The Books of Ambha, #1)Empire of Sand by Tasha Suri
My rating: 4 of 5 stars

"The way it moved, coiling out in spirals beneath her feet, reminded her of the way dreamfire had clung to her ankles on the night of the storm. The sand was quietly, vibrantly alive"


COME NON MARKETIZZARE UN LIBRO

Da qualche tempo ormai stavo puntato i romanzi di Tasha Suri, ed in particolare la duologia The Books of Ambha, composta in realtà da due storie autoconclusive, seppur fortemente connesse. A darmi la spinta decisiva verso la lettura è stata però la notizia che "Empire of Sand" sarebbe arrivato in Italia per Fanucci; facile vittima dell'entusiasmo misto ad un po' di (non proprio) sana F.O.M.O, eccomi qui a parlare di un romanzo che mi ha lasciato non poco combattuta sulla valutazione da assegnargli.
La storia si ambienta in un mondo di fantasia ispirato all'India medioevale per molti aspetti, dall'organizzazione statale agli abiti, passando per le varie usanze. Questo territorio è governato dall'impero di Ambha, che da secoli porta avanti delle guerre di conquista supportato dalla sua potenza militare ma soprattutto dal favore del Maha, il loro leader religioso immortale. Al centro della vicenda troviamo la giovane Mehr, figlia di un potente governatore e di una donna appartenente al popolo Amrithi, da anni perseguitato nelle regioni controllate dall'impero; a causa delle sue origini, la ragazza attirerà su di sé l'attenzione dei seguaci del Maha.
L'intreccio di base è una commistione di fantasy politico e romance, sebbene in un primo momento ci si potrebbe aspettare una storia più avventurosa e dinamica; l'azione invece è decisamente circoscritta, se non perfino glissata, e ci sono anche ben poche svolte narrative: i colpi di scena risultano infatti molto prevedibili, nonostante l'autrice tenti di sottolinearli mostrandoci lo stupore dei personaggi di fronte a rivelazioni spesso banali.
Personaggi che per contro risultano ben più convincenti ed approfonditi rispetto alla trama, soprattutto nel caso dei due protagonisti. Mehr e il suo comprimario Amun non sembrano trasmettere molto in un primo momento, ma con il proseguire della narrazione i loro caratteri vengono illustrati nel dettaglio e riescono anche a compiere una notevole evoluzione, sia come singoli personaggi che come coppia; non per niente il romance mi ha convinto in pieno, cosa affatto scontata nel caso della sottoscritta. Meno bene il resto del cast, composto da personaggi abbastanza dimenticabili ed antagonisti inadatti al loro ruolo.
Un altro elemento che valorizza il romanzo è l'ambientazione immaginata da Suri, e resa più vivida ed affascinante con ogni luogo in cui la protagonista si ritrova, descritto con grande cura dei dettagli ed immaginazione: si ha quasi l'impressione di viaggiare assieme ai personaggi ed esplorare questo mondo fantastico al loro fianco; mondo del quale ci viene fornita anche una mappa dettagliata, forse non particolarmente utile ma sicuramente gradita. Come punto a favore devo inoltre includere le tematiche che il libro affronta, in particolare la denuncia del colonialismo e la critica alle convenzioni sociali in una cultura fortemente patriarcale e legata alla religione; sono temi ben amalgamanti all'interno della storia ed affrontati con il giusto tono.
Per quanto riguarda gli aspetti non proprio convincenti, oltre al ritmo narrativo lento e privo di svolte imprevedibili, abbiamo un sistema magico che seppur affascinante a suo modo risulta nel complesso poco chiaro e, in alcune scene della parte finale, perfino contraddittorio; nel Q&A a fine volume, la cara Tasha afferma di aver messo insieme idee che sulla carta le sembrava belle, e questo forse spiega il modo randomico in cui funziona la magia.
Mai il più grosso problema del libro -e di come esso viene recepito dai lettori- è forse il fatto che sia venduto come high fantasy per adulti. Ovviamente spetta alla casa editrice e all'autore stabilire il target di un romanzo, ma sono sinceramente convinta che "Empire of Sand" avrebbe ottenuto molta più attenzione e consensi come romantica fantasy per ragazzi, ossia quello che in fin dei conti risulta essere.

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lunedì 4 luglio 2022

"La compagna di scuola" di Madeleine Wickham

La compagna di scuolaLa compagna di scuola by Madeleine Wickham
My rating: 4 of 5 stars

"Forse non poteva ripagare tutti. Ma poteva ripagare Heather Trelawney … aiutare quanto più possibile Heather poteva essere la sua segreta espiazione personale"


BUSSARE A QUANTO PARE È DÉMODÉ

Solitamente, quando leggo un libro che langue da parecchio tempo sui miei scaffali e lo apprezzo, un pochino mi arrabbio con me stessa per aver aspettato così tanto prima di leggerlo. Questa cosa è successa anche con "La compagna di scuola", ma in questo caso non mi è dispiaciuto affatto aver lasciato passare qualche anno: se l'avessi letto quando mi fu regalato, sarei stata decisamente fuori target per questo chick-lit e, conoscendo i miei gusti di allora, avrei probabilmente finito con l'abbandonare la lettura. Uno dei pochissimi casi in cui far stagionare un volume in libreria ha dato i suoi frutti.
La trama del romanzo è abbastanza semplice e si compone di tre filoni intrecciati, che seguono le vicende del trio di amiche protagonista: la decisa Maggie, l'esuberante Roxanne e la generosa Candice (che per motivo ignoti, associo ad una marca di elettrodomestici); le tre sono donne in carriera, infatti collaborano a vario titolo con una rivista londinese, e devono barcamenarsi tra famiglia, relazioni sentimentali e lavoro. La vicenda si ambienta a Londra e, in parte, nella campagna fuori città; a muovere il fulcro dell'azione è la comparsa di Heather, una vecchia compagna di scuola di Candice, verso la quale quest'ultima prova un senso di colpa che cercherà di alleviare aiutandola a migliorare la sua vita. Come accennato, l'intreccio non è particolarmente brillante e anche la risoluzione finale risulta decisamente scontata, oltre ad essere un po' troppo positiva per sembrare verosimile: capisco che sia il genere stesso a portare in quella direzione, ma l'introduzione di qualche villain veramente risoluto avrebbe reso la narrazione più emozionante.
Gli antagonisti in effetti sono un po' sottotono, oltre ad avere quasi tutti delle attenuanti per i loro comportamenti, cosa che li rende più concreti come personaggi ma depotenziati nel loro ruolo. A dire il vero, mi aspettavo che un po' tutto il cast fosse sopra le righe, invece abbiamo dei caratteri ben bilanciati e grosso modo realistici nelle loro azioni. Per quanto riguarda le protagoniste, la mia preferita è risultata essere Maggie, in parte perché è quella più affine a me caratterialmente, ma non solo: pur non essendo affatto originale, la sua storia è riuscita a catturarmi per le emozioni che trasmette e per l'evoluzione che compie come personaggio; anche Candice e Roxanne hanno dei bei momenti, in particolare la prima mi ha convinto quando realizza le conseguenze del suo eccessivo altruismo, mentre la seconda mostra bene le difficoltà di allontanarsi da una relazione sbagliata.
Pur con un tono sbarazzino e allegro, il romanzo affronta molti argomenti importanti: i valori della famiglia e dell'amicizia, il pericolo delle relazioni tossiche, il mondo del lavoro e lo scoglio della prima maternità. Penso che tutti i temi vengano trattati con la giusta importanza, portando dei messaggi molto positivi ai lettori senza però risultare pedanti o troppo intricati.
Precisando che non avevo mai letto prima nulla di Wickham / Kinsella, ho trovato il suo stile semplice e scorrevole, ricco di dialoghi ben ritmati; approvo la sua capacità di creare una buona atmosfera, sia nell'ufficio in cui lavorano le protagoniste che nelle scene ambientate in campagna, e più in generale ho apprezzato tutti i momenti in cui le tre amiche sono assieme perché le loro interazioni risultano genuine e trasmettono bene tanto il divertimento quanto la frustrazione, quando sorge un conflitto. Peccato per alcuni passaggi un po' forzati e per un paio di scene descritte molto frettolosamente o perfino saltate, mentre avrebbero potuto essere importanti per la storia.
Tutto considerato, non escludo di leggere altro di Wickham / Kinsella, possibilità che prima di iniziare il libro avevo scartato a priori. Certo, mi sentirei più invogliata se l'edizione avesse un minimo di cura, come ad esempio l'inserimento un qualche elemento grafico per indicare la fine del paragrafo, e far capire a noi poveri lettori che il POV è cambiato.

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