martedì 27 febbraio 2018

Ricordo dolceamaro - Recensione a “L’amico ritrovato” di Fred Uhlman

Ricordo dolceamaro

Recensione a "L'amico ritrovato" di Fred Uhlman


LA SCHEDA TECNICA

TITOLO: L'amico ritrovato
AUTORE: Fred Uhlman
TITOLO ORIGINALE: Reunion
TRADUTTORE: Mariagiulia Castagnone
EDITORE: Feltrinelli
COLLANA: Universale Economica
PAGINE: 90

IL COMMENTO

  Ho più volte sentito definire questa novella come una lettura imprescindibile per il genere dei romanzi storici basati sul periodo della Seconda Guerra Mondiale, e più nel dettaglio dell’Olocausto. Terminata la lettura, posso finalmente dirmi pienamente d’accordo - ora con cognizione di causa.
  Pur non brillando particolarmente per lessico o stile, questo volume è senza dubbio una delle maggiori e più forti testimonianze della Storia, e al contempo il racconto di un’amicizia tanto salda da sfidare le convenzioni sociali e lo stesso destino.
  A qualcuno sembrerà stonato l’accenno alla testimonianza in un romanzo, ma è sufficiente leggere l’interessante introduzione a cura di Arthur Koestler per intuire più di qualche accenno autobiografico nell’opera di Uhlman.
  La novella si concentra principalmente sulla Svevia dei primi anni ’30; in particolare, la storia inizia in un liceo dove Hans, figlio di uno stimato medico ebreo, incontrerà Konradin, erede di una nobile e ricca famiglia ariana.
  I due ragazzi sono entrambi solitari e riservati, ma sentiranno subito una forte connessione che li porterà in poco tempo a diventare amici inseparabili, a discapito di ogni pronostico fatto dai loro compagni e, soprattutto, della volontà della famiglia di Konradin che disprezza gli ebrei e dimostra apertamente il proprio supporto al neonato governo nazionalsocialista guidato da Adolf Hitler.
  Grazie all’amicizia di Hans, Konradin inizierà a porsi delle domande sulla sua fede, sia religiosa che politica; e se pure all’apparenza si manterrà fermo nei suoi principi originari, al lettore viene concesso di scoprire fino a che punto le parole dell’amico lo abbiano segnato.
  Dal canto suo, anche Hans otterrà un importante insegnamento -essere fieri della propria famiglia e non temere il giudizio degli estranei-, ma forse sarà in grado di comprenderlo appieno solo anni più tardi.
  Il romanzo ripercorre poi la partenza di Hans per quello che era allora un lido sicuro per gli ebrei europei, gli Stati Uniti, per poi concludersi con il ricongiungimento all’amico, promesso nel titolo.
  Data la brevità del libro e il suo focus diretto al rapporto tra Hans e Konradin, ai personaggi secondari viene dato ben poco spazio. Nonostante ciò, il dottor Schwarz riesce a conquistare l’attenzione e l’affetto del lettore, distinguendosi per la fiera appartenenza allo Stato tedesco; e se inizialmente pare essere miope di fronte alle violenze contro gli altri ebrei, poi dimostra la sua lungimiranza. E uno straordinario coraggio.
  Tra i due protagonisti invece, ho scoperto a poco a poco di preferire Konradin: sebbene la storia segua sempre il suo POV, Hans si rivela un mero narratore, mentre Konradin gioca un ruolo ben più attivo e affronta una difficile evoluzione, sempre in modo discreto ed onesto.
  Per dei protagonisti tanto positivi ed apprezzabili dal lettore, Uhlman introduce una schiera di antagonisti di prim’ordine, a cominciare dagli immancabili bulli a scuola. Ben più pericoloso il ruolo giocato dalla madre di Konradin e dal loro insegnante di storia, deciso ad inculcare nelle giovani menti dei suoi allievi gli ideali di superiorità della razza ariana.
  Il volume in sé non è un vero romanzo: per la sua brevità lo si può giustamente considerare una novella, ma più nel dettaglio è una serie di ricordi che il narratore ormai adulto ripercorre con la memoria. Questo si evidenzia maggiormente per la presenza di dettagli chiari solo in alcuni episodi e per la quasi totale assenza di dialoghi.
  Come già accennato, l’autore propone uno stile abbastanza semplice; è però importante notare l’attenta scelta dei colori da usare nelle descrizioni. Con questo espediente, l’Uhlman pittore riesce a palesare la propria natura d’artista.
  L’elemento che più mi ha affascinato nella novella è sicuramente il ritratto vivido e reale della vita a Stoccarda negli anni ’30, ma soprattutto la speciale percezione di quel momento storico e sociale filtrata attraverso gli occhi a volte ingenui, a volte fin troppo consapevoli, di un adolescente.

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  Come ribattere a teorie tanto sensate?

mercoledì 21 febbraio 2018

BookTag Time - Abitudini Letterarie BookTag

BookTag Time

Abitudini Letterarie BookTag


Per questo mese ho scovato un BookTag un po' lungo ma davvero carino, nonché utile per riflettere sulle nostre abitudini da lettori: forse scoprirete qualche vizietto che non pensavate neppure di avere! Il BookTag è stato "avvistato" sul canale YouTube di eri gibbi (QUI le sue risposte).

1. Hai un posto speciale a casa per leggere?
Il mio posto speciale è sicuramente l'amaca in mansarda (sì, ho un'amaca in mansarda, sospesa tra due travi del tetto!).
2. Segnalibro o pezzo di carta a caso?
Uso sempre un segnalibro durante la lettura ma può capitare di non trovarlo e allora... ogni oggetto è lecito!
3. Puoi smettere di leggere in qualsiasi momento o devi per forza fermarti a una certa pagina, capitolo, frase, etc.?
Di solito mi impongo di terminare il capitolo che sto leggendo, salvo cause di forza maggiore come il troppo sonno o la gente che disturba.
4. Mangi e bevi quando leggi?
Può capitare che legga in pausa pranzo, ma più spesso bevo un buon the.
5. Riesci a leggere mentre ascolti musica o guardi la TV?
Assolutamente no! Specie se il libro richiedere molta attenzione, la musica o la TV sono bandite.
6. Un libro alla volta o di più?
Dipende: se un libro mi sta annoiando piuttosto che abbandonarlo preferisco metterlo in pausa qualche giorno e leggere altro nel frattempo.
7. Leggere ad alta voce o mentalmente?
Mentalmente. Ad alta voce unicamente se sono da sola.
8. Fai skimming o salti delle pagine?
Mi imbarazza ammettere che ho dovuto cercare il significato di skimming... comunque no ad entrambi perché mi darebbe l'impressione di non aver letto davvero il libro.
9. Rompere la costina o no?
A volte lo faccio con i libri che mi fanno innervosire.
10. Scrivi sui tuoi libri?
Ora no, ma mi è capitato di farlo da bambina.
11. Quando leggi più spesso? Mattina, pomeriggio, sera...?
Dipende dalle giornate, ma di solito alla sera dopo aver cenato.
12. Qual è il tuo posto preferito per leggere?
Il divanetto del tinello. Leggo molto anche a letto, ma lì è più facile appisolarsi!
13. Guardi prima il film o leggi il libro?
Quasi sempre aspetto di aver letto il libro prima di vedere il film o la serie TV.
14. Quale preferisci: audiobook, ebook o libro cartaceo?
Cartaceo, sicuramente. Alcuni anni fa leggevo molti ebook, mentre non ho mai provato gli audiobook.
15. Le tue serie di libri devono matchare?
Se possibile, ma cerco di non farne un dramma.

giovedì 15 febbraio 2018

Comprendere la verità per accettarla - Recensione a “La ragazza di Brooklyn” di Guillaume Musso

Comprendere la verità per accettarla

Recensione a "La ragazza di Brooklyn" di Guillaume Musso


LA SCHEDA TECNICA

TITOLO: La ragazza di Brooklyn
AUTORE: Guillaume Musso
TITOLO ORIGINALE: La fille de Brooklyn
TRADUTTORE: Sergio Arecco
EDITORE: La nava di Teseo
COLLANA: Oceani - Narratori stranieri
PAGINE: 430

IL COMMENTO

  Mentre si legge un romanzo è inevitabile esprimere dei giudizi sulla trama o sui personggi ben prima della fine; ma c’è un genere letterario che non si merita affatto una valutazione affrettata, ed è il thriller.
  Purtroppo questa volta non sono proprio riuscita ad aspettare e, già dai primi capitoli, mi sono sentita in diritto di emettere sentenze su “La ragazza di Brooklyn”. In particolare, trovavo molto avvincente la trama, ma non riuscivo a comprendere appieno le azioni dei personaggi, e quindi a comprenderne le scelte.
  A chi sta leggendo o progetta di leggere questo romanzo, posso consigliare di cuore di arrivare al finale, dove molti interrogativi trovano una risposta del tutto razionale e logica.
  La trama viene sviluppata su più livelli, cosicché quando il protagonista (e con lui il lettore) riesce a risolvere un filone dell’indagine subito ne compare uno nuovo, rendendo via via più complesso un intreccio narrativo che, dalla sinossi, si presentava abbastanza semplice.
  I misteri presenti nel romanzo, sono principalmente due; sebbene l’autore cerchi di unirli, il collegamento risulta credibile seppur labile.
  Il volume segue l’indagine amatoriale di Raphaëll Barthélémy, alla ricerca della compagna, “Anna”, che scoprirà nascondere un passato molto doloroso. Ad affiancare il protagonista, in buona parte della sua investigazione, troviamo l’ex poliziotto Marc. Il romanzo è arricchito dalla presenza di molti altri personaggi che, seppur secondari, sono generalmente ben caratterizzati; in particolare ho apprezzato il giovane e tormentato Maxime Boisseau e la combattiva giornalista Florence Gallo.
  Ci sarebbe molto di più da dire sulla trama, ma penso che ognuno dovrebbe scoprire durante la lettura tutti i colpi di scena che il volume ha da offrire. L’unico imperativo da tenere a mente, per comprendere tutti i retroscena del mistero, è che in un caso è sufficiente l’omissione di un piccolo dettaglio da parte di ogni persona coinvolta per rendere impossibile risalire alla verità.
  Come già accennato, a tratti ho trovato arduo empatizzare con i protagonisti. Raphaël dimostra un amore quasi cieco verso “Anna”, che lo porta a compiere azioni spesso estreme o improvvise; solo nel suo ultimo capitolo POV, Musso giustifica quanto fatto dal suo protagonista, che per molti aspetti si potrebbe considerare il suo alter ego.
  Con Marc la situazione si fa già più complessa, perché sarebbe necessario scindere tra le motivazioni che muovono il personaggio e il suo temperamento: l’autore ce lo presenta come lo stereotipo del poliziotto nei film d’azione americani, anche per quanto riguarda l’aspetto fisico, tanto che neppure la spiegazione finale permette di rivalutarlo del tutto.
  Il personaggio meglio strutturato è invece “Anna”, sebbene le siano concessi ben pochi capitoli per illustrare il suo POV al lettore. Il piccolo Théo si aggiudica a mani basse il premio del personaggio peggio scritto: vi basti sapere che, per farci capire quanto sia piccolo, Musso gli fa ripetere sempre le stesse parole, come un Pokémon”
  Il romanzo ha una struttura particolare, senza una divisione in capitoli veri e propri; sono presenti dei brevi paragrafi che ogni tanto si concludono con un degno cliffhanger, ma più spesso troncano senza motivo una scena. Il volume è comunque godibile, grazie all’ottima edizione italiana, che presenta delle utili note e una copertina di qualità, seppur flessibile.
  Ho apprezzato lo sviluppo adrenalinico della storia, che si articola in una manciata di giorni, con una netta predominanza delle scene d’azione e dei dialoghi. Trovo azzardata invece la scelta di alternare la narrazione in prima persona da più POV a quella in terza persona, con l’aggiunta di alcune scene in cui il narratore infrange la quarta parete per rivolgersi al lettore (“Anna”).
  Particolarità del romanzo è l’essere perfettamente calato nel mondo reale e contemporaneo, tanto che mi sono spesso chiesta se alcuni fatti narrati fossero vero.

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  Zorah nuovo personaggio peggiore di sempre!