lunedì 28 novembre 2022

"Half Wild" di Sally Green

Half Wild (The Half Bad Trilogy, #2)Half Wild by Sally Green
My rating: 4 of 5 stars

"«È come se ci fosse qualcun altro, qualcos'altro dentro di me, che prende il controllo quando esce. Ma so che sono sempre io, che è una parte di me. Una parte selvaggia e del tutto insensibile»"


PIÙ ROMANCE, MENO FANTASY. ED È UN BENE!

Mentre leggevo "Half Bad", scoprii che Netflix stava lavorando ad una serie TV basata sull'opera di Sally Green, e per questo mi sentivo molto invogliata a recuperare i romanzi prima dell'uscita, ma senza troppa fretta visto che non sembrava esserci una data certa. Verso la fine di ottobre, e decisamente in sordina, è uscito però "The Bastard Son & The Devil Himself"; e cosa sarebbe? si tratta del titolo tanto lungo quanto inspiegabile del suddetto adattamento. Fatta la necessaria associazione e resami conto di non essere neppure a metà trilogia, eccomi qui a parlare di "Half Wild", così da avvicinarmi al momento in cui potrò guardare la serie TV.
La narrazione riprende poco dopo l'epilogo del primo romanzo: il Mezzo Codice Nathan Byrn vaga per i boschi della Svizzera nella speranza di ritrovare l'amico Gabriel "Gabby"; il ragazzo in realtà mira a salvare l'amata Annalise O'Brien, ma viene ben presto coinvolto nell'Alleanza formata da Incanti e Mezzo Sangue per fermare lo strapotere dei Cacciatori. Assieme a due nuovi personaggi, Nesbitt e Victoria van Dal, il protagonista viaggia molto in tutta Europa -visitando tra le altre Spagna e Norvegia- ma nonostante i molti spostamenti la trama procede in modo decisamente lento, accelerando un po' soltanto verso il finale.
Come nel primo capitolo, abbiamo quindi una prosa caratterizzata da un scarso ritmo ma un ottimo sviluppo sia delle relazioni interpersonali che della crescita individuale del protagonista. L'autrice si focalizza in particolare sul rapporto di Nathan con il padre e sul percorso che lo porta a prendere consapevolezza del suo Dono, però molto spazio viene dato anche al lato romance: ammetto che non mi aspettavo fosse una tematica centrale ma credo sia stata trattata bene, risultando emozionante e connessa al pregiudizio, ossia il contrasto alla base dell'intera serie.
Ho apprezzato molto anche la scelta di mostrare diversi nuovi Doni e come questi vengano sfruttati con creatività, nonché l'approfondimento sui personaggi secondari, sia quelli già presenti in "Half Bad" che quelli introdotti qui, con la sola eccezione di Annalise: nonostante sia una dei protagonisti l'ho trovata decisamente sottotono, quasi priva di una vera personalità, e capace di agire soltanto in funzione della trama.
Oltre alle debolezze già presenti nel primo volume, come il misero intreccio e gli antagonisti solo abbozzati, il difetto principale di questo libro è forse l'estrema facilità con cui Nathan riesce ad avere la meglio in qualsiasi scontro: con il procedere della lettura risulta impossibile preoccuparsi per la sua salvezza, visto quanto sembra essere potente. Non mi ha fatta impazzire neppure la scelta di lasciare off-page o limitare di molto le morti di diversi personaggi, anche importanti.
Nel complesso, continuo ad apprezzare questa trilogia e spero di completarla a breve, sia per non dimenticare qualche dettaglio fondamentale della trama che per poter finalmente recuperare anche la serie TV.

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venerdì 25 novembre 2022

"Affinità" di Sarah Waters

AffinitàAffinità by Sarah Waters
My rating: 5 of 5 stars

"Ho cercato di immaginare il mondo di cui parlava ... No, ho detto. Ciò che diceva non significava nulla. Non poteva essere vero. Come poteva esserlo? Sarebbe il caos!
«Sarebbe la libertà»"


WATERS NON (MI) DELUDE MAI

Eccomi arrivata al mio appuntamento annuale con la fantastica Sarah Waters, che purtroppo pubblicata poco e mi costringe a centellinare i suoi romanzi. Quest'anno ho fatto un altro recupero nei suoi titoli meno recenti con "Affinità", un libro caratterizzato da atmosfere gotiche ed elementi paranormali decisamente inquietanti, che mi ha ricordato parecchio la prosa di Shirley Jackson.
La trama in sé è molto scarna: ci troviamo a Londra negli anni Settanta dell'800 e la narrazione ruota attorno alla gentildonna Margaret "Aurora" Prior che, per superare un periodo buio a seguito della morte del padre, inizia a frequentare la sezione femminile della prigione di Millbank in qualità di visitatrice. Già nella sua prima giornata nel carcere, la donna rimane colpita da Selina Ann Dawes, una medium imprigionata per aver causato involontariamente il decesso della sua mecenate durante una seduta spiritica.
Il volume è scritto in forma di diario, seguendo i POV delle due protagoniste: i capitoli di Selina raccontano lo sviluppo della sua carriera come sensitiva fino al momento dell'arresto; quelli di Margaret partono poco più di un anno dopo, e portano avanti la vicenda principale nel presente. Come detto, gli avvenimenti degni di nota sono pochi, però l'alternanza tra i due punti di vista riesce a creare un senso di angoscia e mistero, perché fino all'ultimo ci si chiede se Selina abbia realmente dei poteri paranormali oppure sia soltanto una abile truffatrice. Oltre al lato mystery, c'è una buona componente romance, che a sua volta gioca molto sulla tensione romantica e su un'attrazione quasi morbosa.
Mi sembra superfluo dire che la staticità della trama è l'unica critica concreta verso questo titolo: non c'è praticamente azione, però si tratta di una scelta motivata. Se proprio devo trovare un difetto, potrei menzionare il poco spazio che viene dato ai personaggi secondari, ma anche in questo caso è la narrazione stessa a non permettere di approfondire le loro storie. Ed è un peccato, perché avrei letto volentieri qualche pagina in più per esempio sul personaggio di Agnes Nash, la falsaria impenitente che difende a spada tratta il suo stile di vita.
Seppur messe in secondo piano, le figure delle detenute risultano interessanti e permettono di inserire la tematica della condizione di vita nelle carceri; ovviamente il contesto storico influisce su questo aspetto, però non mancano spunti di riflessione ben adattabili alla realtà contemporanea, perché in fondo la natura umana non cambia nell'arco di 150 anni. Il romanzo va inoltre ad analizzare altri temi abbastanza pesante, come l'elaborazione del lutto e la difficoltà di trovare il proprio posto in una società che non ci accetta per come siamo.
Tra i punti di forza devo ovviamente menzionare la caratterizzazione delle protagoniste, approfondita e tridimensionale, e la prosa di Waters che si conferma ancora una volta essere davvero curata, tant'è che nonostante l'assenza di una trama sostanziosa, il ritmo risulta estremamente scorrevole. La ricostruzione storica è ottima, e la si apprezza soprattutto nei dettagli relativi alla vita nella prigione di Millbank, che la cara Sarah ha descritto in ogni aspetto con grande attenzione.
E poi questa è la lettura autunnale per eccellenza: gli elementi gotici e l'aura soprannaturale che accompagnano il lettore per l'intera lettura si intonano perfettamente a questo periodo dell'anno, e fanno rimanere con il fiato in sospeso fino all'inaspettato -e incredibilmente brillante- finale.

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lunedì 21 novembre 2022

"Città del fuoco celeste" di Cassandra Clare

Città del fuoco celeste (Shadowhunters, #6)Città del fuoco celeste by Cassandra Clare
My rating: 3 of 5 stars

"«Comunque, vi sembra questo il momento di fare pettegolezzi? Non capisco come le relazioni sentimentali di chiunque possano c'entrare con questa situazione»
«Le relazioni sentimentali c'entrano sempre»"


ENTRATA PER L'INFERNO

Con "Città del fuoco celeste" termina la mia epopea (quasi) annuale nell'universo narrativo Shadowhunters creato da Cassandra Clare, che ancor oggi sta sfornando nuovi libri e nuove serie sui Cacciatori di demoni. Per quanto mi riguarda non provo un particolare interesse verso sequel o spin-off assortiti -almeno per il momento-, ma la consapevolezza di avere una dozzina abbonante di potenziali letture a mia disposizione mi conforta un po'.
L'ultimo volume della saga ci porta alla resa dei conti tra gli Shadohunters con i loro alleati (almeno sulla carta) e Sebastian, supportato invece dagli Ottenebrati ossia i Cacciatori che sono stati spinti a bere dalla Coppa Infernale ed ora sono completamente ai suoi ordini. Mentre si arriva pian piano allo scontro decisivo, l'autrice ne approfitta per chiudere gran parte delle sottotrame introdotte negli scorsi libri, ma non solo: presenta anche personaggi e dinamiche atte a preparare il terreno per un paio di volumi spin-off e soprattutto per la trilogia sequel, con protagonisti Emma Carstairs e Julian Blackthorn.
Questo è uno dei tasti dolenti della lettura: Clare è talmente impegnata nell'introdurre questi nuovi personaggi che concede loro molto più spazio del dovuto, infatti il contributo che danno alla storia poteva tranquillamente ricadere su altri caratteri, specialmente in un cast già molto ricco di suo. Da questo punto di vista si è guardato forse un po' troppo al lato economico, cercando di capitalizzare sull'interesse dei lettori per i progetti futuri. Gli altri aspetti che mi hanno fatto storcere il naso sono la gestione della sottotrama di Maureen -totalmente sacrificata, a dispetto della buona base- e il finale interminabile: dal momento del climax all'ultima pagina ci sono fin troppe scene di riempitivo, tra strizzare d'occhio ai fan dell'universo narrativo e momenti di autopromozione.
Nel complesso però penso che il romanzo svolga bene il suo compito, in quanto conclusione della serie, soprattutto perché mette in scena dei combattimenti in grado di far temere per le sorti dei personaggi, almeno quelli secondari. Ho apprezzato poi l'inserimento di diversi confronti più seri del solito, in cui si affrontato tematiche mature con i giusti toni ed i protagonisti fanno dei passi in avanti sia come singoli individui che come coppie.
Però, dal momento che questo è l'ultimo capitolo della saga, volevo inserire un breve commento su come la cara Cassandra ha saputo concludere gli archi narrativi dei personaggi principali; ovviamente omettendo i cognomi per evitare spoiler casuali.
Clarissa "Clary", non l'ho mai apprezzata particolarmente, e non è un segreto: detesto che faccia sempre delle scelte avventate senza mai risponderne solo perché è la specialissima protagonista; la sola nota positiva è che con il procedere della serie al suo POV se ne aggiungono di ben più interessanti. Il suo arco narrativo comunque ha un paio di bei momenti, e uno di questi è proprio in "Città del fuoco celeste".
Jonathan Christopher "Jace", chi si somiglia si piglia, e infatti lui è un altro personaggio che ho mal tollerato fin da subito; semplicemente, non sopporto il cliché del ragazzo tenebroso e tormentato (e direi che è una costante, in famiglia…) che riesce in qualunque cosa dalla lotta all'arte, però le sue interazioni con Simon sono davvero divertenti: urge una bromance su loro due!
Simon, che nella cosiddetta "prima trilogia" non mi diceva molto, mentre da "Città degli angeli caduti" in poi è diventato uno dei miei personaggi preferiti, e sicuramente il mio protagonista preferito. Il suo epilogo è fin troppo positivo per i miei gusti, però continuo ad apprezzare l'evoluzione del suo carattere.
Isabelle "Izzy", altro personaggio che ho molto rivalutato durante la serie, quando finalmente ha avuto spazio per mostrare il suo vero io, oltre lo stereotipo della femme fatale. Mi è piaciuta sia nelle interazioni familiari che in quelle romantiche; sarò impopolare, ma io la preferisco ad Alec.
Alexander "Alec", la sua parabola è l'opposto della sorella, perché in un primo momento mi piaceva parecchio, ma l'evoluzione scelta per lui dall'autrice dal quarto libro non mi ha fatta impazzire; in parte si redime, ma secondo me senza un vero impegno da parte sua. Nell'epilogo però mi ha commosso, anche se mi rendo conto che l'intera scena fosse volta a pubblicizzare "Le cronache di Magnus Bane".
Magnus, in questo caso mi accodo con piacere allo stuolo dei suoi fan, perché al suo carisma è impossibile resistere. Non ho nulla da obiettare sul suo percorso, anche se forse avrei visto bene una conclusione meno blanda e qualche momento in cui mostrasse maggior decisione nelle sue scelte.
Sebastian, aka l'ennesimo antagonista deludente nell'universo narrativo Shadowhunters, che passa dall'essere onnipotente al perdere tutto nell'arco di mezza pagina. Mi sarei aspettata anche in questo caso qualcosa in più, visto quanto spazio l'autrice gli aveva dedicato nel quinto libro, e invece...
Maia, che mi è piaciuta fin da subito; nel corso della serie c'è stato solo un momento in cui il suo comportamento non mi ha convinta particolarmente, ma anche quello è stato sviluppato al meglio. Non posso che essere soddisfatta per il suo epilogo, che definirei meritatissimo senza dubbi.
Raphael, un tasto dolente, perché anche lui mi ha intrigato dall'inizio e quindi avevo delle aspettative piuttosto alte; si intuirà facilmente che la conclusione della sua storia non mi è piaciuta affatto, soprattutto per l'assenza di un minimo di introspezione. Stesso si può dire tra l'altro per la maggior parte dei vampiri presenti nella saga.
Le fatine, che rimangono quasi sempre marginali, anche se intuisco saranno importanti in The Dark Artifices. Non mi hanno mai incuriosito più di tanto, ma per lo meno mantengono un certo fascino dovuto agli elementi folkloristici che le caratterizzano.
Angeli e demoni assortiti, dai quali ci si potrebbe aspettare grandi gesta e battaglie epiche, ma no. Soprattutto i secondi sono una vera tristezza e oscillano tra l'inutilità (vedasi il dispensabile Azazel) ed il disonore di farsi sconfiggere con facilità da un gruppetto di adolescenti male in arnese; fossero rimasti in disparte, avrebbero fatto miglior figura.
Gli adulti, ossia i grandi assenti, cosa abbastanza frequente nelle serie per ragazzi quindi in linea di massima non lo reputo un problema, anzi ci si potrebbe leggere una sottile critica ad una società fossilizzata in rituali desueti e inutili, che inoltre mettono in pericolo la comunità. La maggior parte di loro porta a casa la pagnotta (letteraria), però Jocelyn non la digerisco proprio: per quanto piagnucoli rimane la causa del 90% dei problemi di questa storia e, senza particolare impegno, si becca pure un bel finale. Non c'è giustizia.

Voto effettivo: tre stelline e mezza

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mercoledì 16 novembre 2022

"Arsène Lupin, ladro gentiluomo" di Maurice Leblanc

Arsène Lupin, ladro gentiluomoArsène Lupin, ladro gentiluomo by Maurice Leblanc
My rating: 3 of 5 stars

"Arsène Lupin, l'uomo dai mille travestimenti, di volta in volta autista, tenore, bookmaker, viziato cocco di mamma e figlio di papà, adolescente, decrepito vegliardo, commesso viaggiatore marsigliese, medico russo, torero spagnolo!"


ARSÈNE LUPIN, BORSAIOLO SIMP

Dopo il grande successo della serie TV Netflix in cui la figura del celebre ladro viene trasposta nel mondo contemporaneo, poteva l'editoria italiana non sfruttare il rinnovato successo della creatura di Leblanc per sfornare copie su copie dei suoi libri? ovviamente no, e tra queste c’è la nuova edizione di Feltrinelli, proposta in acquisto combinato ad un ottimo prezzo. Da buona vittima del marketing, la sottoscritta non si è lasciata scappare l'occasione; ed ecco come sono approdata alla lettura di "Arsène Lupin, ladro gentiluomo".
Il volume si presenta come una raccolta composta dai primi nove racconti scritti dal caro Maurice, e inizialmente pubblicati singolarmente sulla rivista Je sais tout. Nonostante venga rispettato l'ordine di pubblicazione, le storie non seguono alcuna cronologia, tanto che nella prima narrazione Lupin viene già menzionato come una figura ben nota alle autorità francesi; solo più avanti nella lettura vengono forniti al lettore dettagli sulle sue origini ed i primi colpi, nonché su come l'anonimo narratore sia entrato tanto in confidenza con il noto ladro da trasformarsi nel suo biografo ufficiale. Logicamente, non troviamo neppure un epilogo, perché i volumi dedicati alla figura di Lupin -ad opera di Leblanc, ma non solo- sono moltissimi.
E posso ben capirne il motivo: Lupin è un personaggio estremamente carismatico, che riesce con poche battute ad accattivarsi l'affetto del lettore a dispetto della sua professione, o forse proprio per merito di questa. La sua caratterizzazione è senza dubbio l'aspetto di questa lettura che più mi ha colpita in positivo; ho adorato leggere le sue sbruffonate, la passione che mette nelle sue imprese e l'astuzia con cui riesce ad avere la meglio sia ottenendo un buon bottino sia dando prova della sua grande dialettica.
L'altro indubbio punto di forza del titolo sono le risoluzioni dei diversi misteri, ad opera delle forze dell'ordine ma più spesso dello stesso Lupin, che non può proprio resistere all'idea di far sfoggio una volta in più del suo acume. Personalmente continuo a ritenere più soddisfacenti le spiegazioni date da Poirot o Miss Marple, ma anche gli intrecci creati da Leblanc sono affascinanti. Come non citare poi l'atmosfera della Belle Époche che permea tutti i racconti, trasportando i lettori in un mondo diviso tra due realtà: dove ancora ci si sposta a cavallo, ma già la tecnologia permette ad un ladro intraprendente di mettere a segno furti impossibili sulla carta.
Purtroppo questa lettura non è stata tutta vaccini contro la rabbia e turbine a vapore. Per quanto il caro Arsène mi abbia convinto, non posso dire lo stesso per il resto del cast che in gran parte è composto da caratteri appena abbozzati; neppure Justin Ganimard ed Herlock Sholmes, che sulla carta dovrebbero rappresentare le nemesi del celebre ladro, hanno dei tratti particolarmente memorabili. Rimanendo in tema personaggi, non ho apprezzato per nulla la figura di miss Nelly Underdown: trovo incomprensibile la sua azione alla fine de "L'arresto di Arsène Lupin" e inconcludente il suo contributo in uno dei racconti successivi.
Per quanto poi la sospensione dell'incredulità sia d'obbligo in una storia di fantasia, la risoluzione presentata ne "La Collana della regina" è dir poco inverosimile; l'ho trovata fastidiosa soprattutto perché vorrebbe portare un messaggio di denuncia sociale, che però si perde del tutto di fronte all'assurdità della vicenda raccontata.
Nonostante questi difetti, rimane un titolo molto godibile e divertente, inoltre questa edizione di Feltrinelli ha una valida traduzione e diversi appendici in cui vengono forniti un buon quadro sulla vita di Leblanc e sulla genesi del geniale ladro che lo rese famoso.

Voto effettivo: tre stelline e mezza

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lunedì 14 novembre 2022

"Basta un caffè per essere felici" di Toshikazu Kawaguchi

Basta un caffè per essere feliciBasta un caffè per essere felici by Toshikazu Kawaguchi
My rating: 4 of 5 stars

"Quello era il caffè diventato protagonista di una leggenda metropolitana una decina d'anni prima. Di solito le leggende metropolitane sono inventate di sana pianta, e invece si diceva che in quel caffè si potesse davvero tornare nel passato"


QUATTRO FUNERALI E UN MATRIMONIO

Dopo la lettura di "Finché il caffè è caldo" non ero troppo convinta di voler continuare la serie, specialmente perché non riuscivo neanche ad immaginare cosa potesse essersi inventato di nuovo l'autore per i volumi successivi; nel frattempo però mi è stato regalato "Basta un caffè per essere felici", quindi mi sono sentita spronata a proseguire. Ma metto già le mani avanti: salvo altri (sempre graditi!) doni, non ho in programma di leggere il terzo libro a breve.
Anche in questo seguito, il volume è diviso in quattro novelle, in alcuni casi con il titolo in comune con le precedenti. Torniamo quindi al misterioso caffè edochiano in cui, seguendo un rigido decalogo di regole e raccomandazioni, è possibile viaggiare nel tempo e rivivere quindi un momento del passato oppure dare una sbirciata al futuro. I personaggi che fruiscono di questo particolare servizio sono dei volti nuovi, ma dietro al bancone tornato Kazu e Nagare Tokita, questa volta affiancati da Miki, la figlioletta settenne di lui.
Forse perché già sapevo che tipo di narrazione aspettarmi, questo libro mi ha convinta un po' di più del primo capitolo. Sono di nuovo promossi l'atmosfera sognante, quasi magica, che si respira nel caffè ed il concetto ben ragionato dietro ai viaggi nel tempo. Mi sono piaciuti anche il parziale senso di evoluzione che si percepisce nelle vicende -nonostante le storie rimangano scollegate tra loro- e la scelta di creare una narrazione più ampia e corposa, andando pian piano a fornire maggiori informazioni sui personaggi ricorrenti.
Ho apprezzato la possibilità di vedere qualche scorcio di una realtà molto diversa da quella occidentale, in cui si vive secondo altri valori e ci si relaziona in maniera più formale. Ad avermi colpita principalmente però sono state le intenzioni dei viaggiatori: l'autore dimostra sicuramente una maggiore inventiva in questo senso, soprattutto perché deve tener conto della regola per cui non si può in alcun modo influenzare il corso della Storia.
Purtroppo per alcuni aspetti questa serie non riesce ancora a conquistarmi: trovo lo stile di Kawaguchi abbastanza povero, a tratti quasi asettico, con una prosa che si perde in tediose ripetizioni (specialmente delle regole per viaggiare nel tempo, ribadite in ogni singola novella!) rendendo il ritmo a dir poco indolente. Per mio gusto personale poi non vado matta per le storie in cui si tenta palesemente di arruffianarsi il lettore con vicende tragiche in modo estremo; un difetto oggettivo è invece la presenza di informazioni di cui un dato personaggio non dispone nel suo POV, seppur in terza persona.
Devo infine bocciare per la seconda volta l'edizione di Garzanti che, oltre ad avere un rapporto qualità/prezzo discutibile, non propone nessun contenuto utile a far comprendere al lettore la cultura giapponese, e in alcuni casi non riporta neppure la traduzione dei termini lasciati in originale! A questo punto temodi non potermiaspettare nulla di più da parte loro per il terzo capitolo della serie.

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mercoledì 9 novembre 2022

"The Quick. Misteri, vampiri e sale da tè" di Lauren Owen

The Quick: Misteri, vampiri e sale da tèThe Quick: Misteri, vampiri e sale da tè by Lauren Owen
My rating: 4 of 5 stars

"Eppure l'aveva ferita, aveva avuto sulle labbra il gusto del suo sangue e sentito per un istante fluire dentro di sé la sua vita, la sua forza ... Aveva desiderato la sua morte"


SE COLLINS AVESSE SCRITTO DI UOMINI GAY

"The Quick. Misteri, vampiri e sale da tè" è un libro che mi ha incuriosito per anni, specialmente per merito della bella cover realizzata per l'edizione italiana; però finivo sempre per rimandare questa lettura perché non ne ho mai sentito parlare troppo, o in toni particolarmente lusinghieri. E ammetto che inizialmente la media delle valutazioni su Goodreads mi ha frenato un po', ma con il procedere della narrazione mi sono appassionata sempre più alla storia, che si è rivelata alla fine una piacevolissima sorpresa.
Il romanzo segue un gran numero di personaggi e gruppi spesso in contrasto tra loro nell'Inghilterra di fine Ottocento, ma il focus principale è riservato a Charlotte e James Norbury, sorella e fratello di buona famiglia originari dello Yorkshire. Dopo un rapido excursus sulla loro infanzia, la storia inizia effettivamente con l'arrivo di James a Londra dopo gli studi ad Oxford; il giovane spera di fare strada come scrittore, ma si trova suo malgrado coinvolto nei misteriosi affari dell' Ægolius, un club per gentiluomini a dir poco esclusivo.
Come già accennato, il cast dei personaggi è estremamente ampio: questo spunto è solo una minima parte della trama complessiva. A tal proposito, voglio subito menzionare quelli che ritengo essere i due soli difetti del romanzo: la fiacchezza del ritmo nella prima parte e l'eccesso di materiale narrativo; a mio parere, l'autrice aveva abbastanza idee e personaggi interessanti da ricavare per lo meno una trilogia! mi è sinceramente dispiaciuto che figure brillanti e non scontate come Augustus "Gus" Mould, Adeline Swift o Lucy Price venissero relegati a ruoli secondari.
Ad onor del vero c'è un'altra piccola problematica, ma riguarda unicamente questa edizione. Ritengo che la copertina ed il sottotitolo -per quanto carini e in linea con la storia raccontata- potrebbero far pensare ad un libro per ragazzi, mentre l'età dei protagonisti, il tono della prosa e le tematiche affrontate fanno da subito capire quale sia il target in realtà.
Ma passiamo ora ai (tanti) motivi per cui mi sento di consigliare questo titolo, andando in controtendenza rispetto alla maggioranza dei lettori. Il primo elemento ad avermi colpito è lo stile: la prosa di Owen è perfettamente in linea con il contesto storico scelto, ed adegua anche il lessico ai diversi POV presenti. Di conseguenza, un altro aspetto ben riuscito e da subito evidente è l'ambientazione, tratteggiata con grande cura per i dettagli, specialmente quelli legati alla vita quotidiana dei londinesi di bassa estrazione, umani o vampiri che siano.
Ho apprezzato molto anche l'attinenza ad alcuni autori classici, in particolare diversi passaggi mi hanno fatto pensare a "La donna in bianco" di Collins per l'atmosfera e la presenza di documenti nel testo, altri a Dickens: una scena specialmente sembra proprio uscita da "Oliver Twist", ma con dei piccoli vampiri al posto dei ragazzini di Fagin. Ovviamente ho gradito il formato mixed media, che rende sempre più intrigante una lettura, e in questo caso contribuisce in egual modo a creare maggior mistero e a far intuire ai lettori più attenti diversi sottotesti.
Il vero punto di forza di questo libro si scopre solo dopo un po', ed è rappresentato dai suoi personaggi. La cara Lauren è stata molto brava nel capovolgere un sacco di stereotipi e nel creare delle backstory ai protagonisti che permettono di comprendere al meglio gli avvenimenti del presente. A fine lettura mi sono veramente affezionata a tutto il cast, e proprio per questo avrei voluto che ognuno di loro avesse il giusto spazio.
Ma veniamo alla parte spooky: questo romanzo riesce a dare i brividi? Non particolarmente, devo dire: non è il primo elemento che viene in mente se ripenso all'esperienza di lettura; in compenso non mancano dei momenti un po' creepy legati al vampirismo, inoltre il clima gotico e decadente si percepisce molto bene e lo rende comunque un titolo adatto al periodo halloweeniano.

Voto effettivo: quattro stelline e mezza

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lunedì 7 novembre 2022

"Io sono leggenda" di Richard Matheson

Io sono leggendaIo sono leggenda by Richard Matheson
My rating: 4 of 5 stars

"Non c'erano più psichiatri che potessero diagnosticare nevrosi infondate e allucinazioni uditive. L'ultimo uomo al mondo era inesorabilmente costretto a subire le proprie illusioni"


OLLIO E... THOR (PIÙ UN SACCO DI VAMPIRI)

Prima di iniziarne la lettura, di "Io sono leggenda" avevo soltanto una vaghissima idea, nata principalmente dal materiale promozionale dell'ultimo adattamento con Will Smith. Mi aspettavo quindi una storia d'azione, con il protagonista che lotta per la sopravvivenza in un mondo ormai dominato dai vampiri; e la trama del romanzo in effetti non si allontana troppo da questo spunto, ma sceglie di focalizzarsi sulla parte psicologica, accantonando quasi completamente il lato più adrenalinico.
Come accennato, la narrazione si apre su una realtà distopica in cui un'epidemia ha portato ad un passo dall'estinzione la specie umana, trasformando i contagiati in creature assetate di sangue. In questo scenario si muove Robert "Bob" Neville, unica persona non infetta nel raggio di svariati chilometri; dopo aver visto morire tutti i cari, l'uomo decide di convertire in una fortezza notturna la sua casa, mentre passa le giornate a dare la caccia ai vampiri bloccati nel loro sonno comatoso.
Così descritta la trama potrebbe apparire un po' scarna, e in effetti è proprio così: gli eventi realmente impattanti si possono contare sulle dita di una mano, e questo non è dato dalla brevità del testo quanto da una precisa intenzione dell'autore, che ha preferito mostrare il processo di deterioramento in atto nella mente di Neville, costretto a vivere del tutto isolato e in costante stato di allerta a causa degli attacchi notturni. Oltre allo sterminio dei succhiasangue, il nostro eroe è impegnato anche nella ricerca scientifica: tenta infatti di capire come si sia diffusa l'epidemia e quali siano i modi più efficaci per uccidere i vampiri.
La limitatezza della trama e il volersi focalizzare un po' troppo sull'aspetto scientifico del vampirismo sono forse i due elementi che meno mi hanno convinta di questa lettura. Non posso dire di aver apprezzato del tutto neppure il modo forzato con cui Matheson inserisce diversi flashback nella narrazione ed il finale decisamente affrettato: si tratta di certo di una risoluzione inaspettata, che stupisce il lettore, ma non avrebbe guastato qualche pagina in più per arrivarci in modo graduale.
Per contro, mi sono piaciuti molto lo stile ed il tono della narrazione: nulla lascia intuire che si tratti di un classico (seppur moderno) perché la prosa è praticamente contemporanea. Promuovo anche l'idea alla base ed il tentativo di modernizzare in parte la figura del vampiro perché, seppur possano sembrare concetti alquanto banali nel 2022, sono stati senza dubbio davvero innovativi per gli anni Cinquanta.
Il maggior punto di forza del romanzo si ha però nel ritratto psicologico del protagonista. Matheson ribalta i ruoli presenti nelle narrazioni gotiche classiche per mostrarci i pensieri di un uomo rimasto solo in un mondo di mostri; il risultato è un protagonista allo stesso tempo brillante nelle sue ricerche quanto folle per le paranoie che lo guidano. E forse proprio questo è l'aspetto più inquietante della storia: i brividi qui non riguardano la violenza bestiale dei vampiri, ma i fondi limacciosi della psiche umana posta in una situazione estrema.

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mercoledì 2 novembre 2022

"Dark Shadows. La maledizione di Angelique" di Lara Parker

Dark Shadows. La maledizione di AngeliqueDark Shadows. La maledizione di Angelique by Lara Parker
My rating: 3 of 5 stars

"«Cos'è stato a renderlo così?» ... «Una maledizione. Un nemico ha pronunciato una maledizione, la vendetta consumata. Ci vuole un enorme potere per lanciare una maledizione simile. Un enorme potere e un enorme odio insieme»"


HOW TO CREARE ASPETTATIVE FASULLE

Libro acquistato all'uscita del film con l'idea di leggerlo per poi confrontarlo con l'adattamento; in pochi saranno stupiti di scoprire che, oltre a non aver letto il romanzo fino ad'ora, non ho mai recuperato neanche il film. Ma forse in questo c'è qualcosa di positivo, infatti "Dark Shadows. La maledizione di Angelique" non è l'ispirazione alla base del quasi omonimo lungometraggio di Tim Burton: entrambe le opere sono invece figlie della soap opera a tema sovrannaturale trasmessa tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio dei Settanta, infatti Parker era l'interprete della strega Angelique prima che quest'ultima assumesse i connotati di Eva Green nel 2012.
Il romanzo si potrebbe considerare un prequel rispetto alla soap perché la narrazione principale ruota attorno alle origini di Angelique Bouchard, figlia di una guaritrice discendente da schiavi, che nel corso della sua vita si avvicina sempre più al mondo dell'occulto. La ragazza diventa così una strega, e sono proprio le sue abilità a salvarla in diverse occasioni, oltre a permetterle di attuare una vendetta nei confronti dell'amato Barnabas Collins quando lui le preferisce una ricca ereditiera. Questi avvenimenti e molti altri sono raccontati tramite lunghi flashback opposti alle brevi parentesi ambientate nel 1971: qui troviamo un Barnabas guarito dalla maledizione ma ancora prigioniero del suo passato e delle azioni che l'hanno portato a perdere i suoi cari.
Premetto che a mio avviso questa storyline avrebbe potuto essere molto ridimensionata, se non direttamente eliminata; risulta infatti meno interessante e si basa su personaggi e premesse per nulla chiari, probabilmente perché già ben noti allo spettatore della soap, ma non ad un lettore neofita purtroppo. Per fortuna la maggior parte del volume è dedicata alla storia di Angelique, partendo dall'infanzia spensierata sull'isola della Martinica per poi snodarsi in vicende sempre più tragiche ed oscure.
Si sarà intuito che ho trovato estremamente affascinate questa protagonista, oltre a ritenere molto solida e ben motivata la lenta costruzione della sua discesa nella malvagità, un tipo di sviluppo caratteriale sulla carta vincente ma spesso difficile da rendere bene. Penso che l'autrice abbia gestito correttamente anche gli elementi di foreshadowing: forse i colpi di scena non saranno sbalorditivi, ma la cara Lara riesce comunque a creare una sana curiosità attorno all'intreccio del romanzo.
Un altro elemento che ho apprezzato sono i personaggi secondari (tra i quali devo per lo meno menzionare il mio preferito, aka Césaire), ai quali l'autrice ha cercato evidentemente di dare una caratterizzazione oltre agli stereotipi. Ben resa anche l'atmosfera gotica ed enigmatica, che da il suo meglio nelle scene un po' oniriche in cui Angelique ricorre ai suoi poteri.
Purtroppo questo titolo ha anche parecchi difetti, oltre alla già menzionata debolezza della parte ambientata nel presente. Lo stile non è sempre all'altezza della storia raccontata, e lo si nota specialmente in alcuni dialoghi estremamente artificiosi e retorici, mentre la descrizione delle creature sovrannaturali è degna dell'immaginazione di un bambino: streghe votate al Maligno e vampiri che si trasformano in pipistrelli stonano parecchio con l'ambientazione cupa e angosciante creata da Parker.
Ma la pecca maggiore è da attribuire in toto alla CE italiana che, per cavalcare l'onda pubblicitaria del film, ha realizzato un'edizione in cui tutto (sottotitolo, cover, sinossi) rimanda al personaggio di Barnabas; e per quanto io mi sia poi affezionata alla strega Angelique, non sarà difficile immaginare come le mie aspettative iniziali siano state deluse allo scoprire come questa non fosse la storia del vampiro.
Avevo perfino inserito il titolo in una TBR a tema vampirismo! Per lo meno lo spirito halloweeniano è stato rispettato: i vampiri non si sono quasi visti, però le atmosfere della storia e il fascino oscuro della magia la rendono una ottima lettura spooky.

Voto effettivo: tre stelline e mezza

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