La tolleranza spiegata ai ragazzi
Recensione a "Il viaggio della strega bambina" di Celia Rees
TITOLO: Il viaggio della strega bambina
AUTORE: Celia Rees
TITOLO ORIGINALE: Witch Child
TRADUTTORE: Valentina Daniele
EDITORE: Salani
COLLANA: Biblioteca Economica
PAGINE: 200
COMMENTO
Di questo romanzo bisogna innanzitutto lodare la fedeltà al
registro narrativo: eccetto qualche piccola perplessità data in gran parte dai
dialoghi, stile e forma sono perfettamente coerenti con il diario tenuto in
modo saltuario da una giovane ragazza. Ancora più sorprendente - specie da
momento che dovrebbe essere un libro rivolto ad un pubblico giovane - è il
rispetto all'ambientazione scelta, che permette davvero di immedesimarsi nelle
vicende di Mary Newbury e di viaggiarle accanto tra le tante prove che è
chiamata ad affrontare, a dispetto della giovane età.
Tema centrale del romanzo è la xenofobia, non solo nei
confronti delle donne considerate streghe, come potrebbe falsamente suggerire
il titolo, ma anche delle popolazioni indigene del Nord America, costrette a
ritirarsi nei boschi per sfuggire all'avanzata dell'uomo bianco.
La vicenda ha inizio in Inghilterra nel 1659, epoca in cui
piccole invidie, unite ad assurde accuse, potevano marchiare una donna
innocente come adepta di Satana in persona; ed è proprio quanto accade alla
"nonna" di Mary, Alice Nuttall, che con la sua professione di
guaritrice viene messa sotto una cattiva luce, portandola in breve alla forca.
Rimasta sola, Mary viene brevemente accudita da una donna misteriosa, che
scoprirà poi essere la madre, creduta morta.
Una volta obbligata a separarsi anche dalla madre, Mary
viaggia verso la costa per unirsi ad una congregazione di puritani in procinto
di salpare alla volta del Nuovo Mondo. La ragazza stringe in breve dei rapporti
quasi familiari con John Rivers, sua moglie Sarah e i loro figli, oltre alla
vedova Martha e, più avanti, lo studioso Jonah Morse e suoi figlio Tobias.
D'altro canto molte figure nella congregazione si mostrano da subito ostili a
Mary; figure che con il proseguire degli eventi giungeranno ad accusare anche
lei di essere una strega.
Sul cammino della protagonista si delineano anche un altro
genere di ostacoli, quelli della natura: dalla nave che sembra destinata a non
raggiungere mai la meta, alla traversata dei boschi, pieni di belve e pericoli
sconosciuti.
Il racconto non ha una fine vera e propria, dal momento che
Mary è costretta ad abbandonare l'insediamento di Beulah e con esso il suo
"diario", ma un ultimo capitolo, ad opera di Martha, lascia sperare
al lettore in un proseguo delle vicende.
Ampio spazio viene dato agli antagonisti che, seppur con
diverse motivazioni, hanno come comune obiettivo l'eliminazione della giovane
protagonista: da un lato ci sono i fanatici religiosi a guida della comunità
che vedono ovunque segni del demonio; dall'altro una schiera di ragazzine, le
quali (ovviamente!) accuseranno Mary, ma non prima di essersi per prime
macchiate del crimine della stregoneria, elemento che mi ha personalmente
spiazzato.
Il fattore "magia" è sviluppato in modo molto particolare,
infatti il punto di vista della protagonista (e quindi del lettore) tende a
distorcere la realtà tangibile e ci rende propensi a credere nei segni e nelle
premonizioni, al pari del reverendo Elia Cornwell.
Collegati alla magia
sono anche gli indigeni che scortano la congregazione nella foresta, dalla
tristemente nota Salem a Beulah. Tutti sono spaventati dai pellerossa, tranne Jonah,
che spera di ottenere da loro maggiori conoscenze dei boschi e, ovviamente,
Mary. La ragazza scopre ben presto che molto la accomuna a loro, e il finale
lascia intendere che si unirà a Penna Azzurra e a suo nonno.
Degno di nota è infine il geniale riferimento al romanzo
"Moby Dick" di Herman Melville, nella storia del giovane marinaio
Jack, di cui Mary (crede?) vede il destino tra le onde dell'oceano.COMPRA QUESTO LIBRO
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