The cheerleaders by Kara ThomasMy rating: 2 of 5 stars
"Come faccio a trovare il momento esatto in cui una farfalla ha battuto le ali cinque anni fa? E come posso credere a tutto quello che dice Ethan -che era amico di Jen, che non dovrei fidarmi di Tom- quando secondo il signor Ward la voleva morta?"
SONO TROPPO VECCHIA E TROPPO POCO AMERICANA
Più passano gli anni e più fatico a dare fiducia alla narrativa per ragazzi, per ovvie ragioni anagrafiche: non sono storie che si rivolgono a me, sia nella prosa scelta sia nelle tematiche affrontate. Capita però che si senta parlare molto bene di un certo romanzo o di un determinato autore, e così il mio interesse si riaccende, perché in fin dei conti mi è capitato di leggere libri YA validi anche di recente. Purtroppo non è stato il caso di "The Cheerleaders", una lettura che dimostra tutta la superficialità solitamente associata a questo target, pur affrontando sulla carta argomenti seri ed attuali.
Ad ispirare la narrazione abbiamo ad esempio delle reali vicende di cronaca, in particolare i terribili eventi che tra la fine degli anni Ottanta ed i primi anni Novanta valsero alla città di Dryden, nello Stato di New York, l'infelice appellativo di Villaggio dei Dannati. Nel medesimo Stato si colloca anche la località immaginaria di Sunnybrook, dove il ritrovamento di alcune lettere anonime spinge la sedicenne Monica "Mon" Rayburn a mettere in dubbio la versione ufficiale sul concatenarsi di tragedie che, cinque anni prima, ha portato allo scioglimento della locale squadra delle cheerleader, della quale faceva parte anche la sorella maggiore Jennifer "Jen", morta suicida proprio in quell'occasione.
Alla base abbiamo quindi uno spunto molto interessante che, pur non venendo sviluppato in modo adeguato, riesce a catturare inizialmente l'interesse di chi legge. In maniera simile, ho gradito l'espediente di mettere in scena alcune dinamiche tossiche all'interno del contesto scolastico, e non solo; senza arrivare ad una chiara denuncia di fenomeni come l'abuso di potere oppure il bullismo, l'autrice fa comunque compiere un percorso di presa di coscienza alla protagonista, cosicché capisca di doversi affrancare dalla situazione in cui si sente imprigionata. Trovo apprezzabile anche l'impegno di delineare dei caratteri grigi -che in diversi punti del volume si devono confrontare con dei quesiti morali- ed il cerchio ideale descritto dall'intreccio, nel quale il fattore scatenante si trasforma infine nella conclusione stessa.
Come accennato, questi pregi sono principalmente dei tentativi, e dagli esiti disomogenei purtroppo. A partire dalla protagonista, che non si dimostra memorabile tanto per i suoi dilemmi etici quanto per l'essere incosciente e tristemente ottusa. Ammetto di averla mal sopportata per buona parte del testo, soprattutto per come risulta fasulla nei suoi rapporti familiari ed amicali: ha un legame più profondo con il cane che con il resto della sua famiglia! e se posso capire il suo essere scostante verso il fratello minore, proprio non mi capacito delle tensioni createsi con i genitori, specie alla luce della risoluzione finale. Inoltre, non si percepisce per nulla la grande passione di Monica per la danza -tale da sopportare per anni un'insegnante che farebbe sembrare il manesco Mister Daimon un timido agnellino-, e questo ha reso ancor meno convincente la sua caratterizzazione, anche perché non pare avere altri interessi.
Le relazioni non sono l'unica cosa asettica del romanzo, perché anche l'ambientazione si rivela decisamente anonima, quando invece Thomas vorrebbe darci ad intendere che questa cittadina piena di pregiudizi e dalla mentalità retrograda (vedasi gli inconcludenti, seppur numerosi, accenni alla problematica dei disturbi alimentari) sia vitale per la sua storia. Storia che devo purtroppo evidenziare essere mossa da eventi casuali e da svolte di trama convenienti, oltre a venire raccontata tramite una prospettiva poco chiara livello di consequenzialità. E come farsi mancare una traduzione da migliorare (a voler essere generosi!), specie nell'utilizzo della consecutio temporum che è sbagliato il doppio delle volte in cui è corretto?
Un altro difetto, minore ma non trascurabile, è dovuto alla presenza di piccole incongruenze narrative, anche a poche pagine di distanza. Ad esempio, in una scena Monica arriva a casa all'ora di pranzo, fa una breve ricerca online, poi si mette a letto, e d'improvviso siamo già al mattino seguente; e tutto questo senza che la cara Kara (scusate l'involontario gioco di parole!) si sia presa la briga di rileggere e notare la svista temporale. Il testo è costellato da queste contraddizioni, che normalmente mi avrebbero al massimo fatto sorridere, ma sommate agli altri punti deboli del libro hanno contribuito a mettere per me un grosso punto di domanda sul resto della bibliografia dell'autrice.
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