martedì 13 maggio 2025

"La spada perduta" di Bernard Cornwell

La spada perdutaLa spada perduta by Bernard Cornwell
My rating: 5 of 5 stars

"Mordred si era liberato della briglia ... Era colpa nostra, immagino ... Nessuno di noi aveva capito che ai piedi del Monte Baddon il nostro re aveva scoperto il piacere della guerra, e nessuno di noi aveva previsto che il sovrano avrebbe ottenuto tanto successo in battaglia da attirare degli uomini sotto la sua bandiera"


ARTÙ RIESCE A FAR RIVALUTARE PERFINO LA SILURIA

Quando ho deciso di recuperare in un solo mese i tre libri che ancora mi mancavano per terminare The Warlord Chronicles, non sapevo se sarei riuscita a farcela e neppure se si trattasse di una buona decisione dal punto di vista del godimento della serie. Richiusa ora all'ultima pagina del capitolo conclusivo, posso rispondere positivamente e con soddisfazione ad entrambi i dilemmi; in particolare, penso che la formula della narrazione seriale affrontata in un lasso di tempo breve sia stata perfetta per farmi coinvolgere al massimo dalle vicende raccontate.

Sul piano dell'intreccio "La spada perduta" è chiamata a tirare le fila e dare un epilogo degno a protagonisti e comprimari del ciclo arturiano, motivo per cui Derfel si sofferma a più riprese per precisare la sorte dei vari personaggi. A livello di intreccio, torna ancora una volta la divisione in tre parti: la prima conclude la parentesi dell'assedio sul Monte Baddon, la seconda riporta in scena il lato più vicino al paranormale con l'ennesimo tentativo di far tornare gli dèi in Britannia (questa volta ad opera di una Nimue fin troppo motivata), mentre la terza si concentra sulla resa dei conti decisiva tra Artù e Mordred.

Prima di sperticarmi in meritate lodi per questo romanzo, trovo giusto evidenziare un paio di elementi che mi hanno fatto storcere a tratti il naso. Come già capitato più volte durante la serie, sono presenti dei momenti di calma, in cui la narrazione ristagna: da un lato li ho trovati dei piacevoli intermezzi, dall'altro avrei preferito un ritmo più serrato trattandosi dell'ultimo libro. Nell'epilogo mi sarebbe poi piaciuto ricevere qualche dettaglio in più: capisco l'intenzione di rifarsi con maggior fedeltà possibile al mito di base, ma avendo coinvolto tanti altri caratteri, qualche pagina extra la si poteva investire. Un'altra piccola lamentela personale riguarda la sovrabbondanza di scene di combattimento, sempre descritte ottimamente ma un po' ripetitive a lungo andare.

Difetti di poca importanza se messi a confronto con la forza dirompente che ha saputo generare questa lettura sul piano emotivo: al massacro ero preparata, ma all'impatto che avrebbe causato per nulla. È stato inutile sapere in anticipo che la maggior parte del cast era destinata a morire (anche soltanto per ragioni anagrafiche) o essere a conoscenza della menomazione del Derfel anziano, perché il caro Bernard è stato particolarmente brillante a distribuire decessi prevedibili e colpi di scena per niente scontati, mantenendo così sempre vitale l'attenzione del lettore. Niente male per una serie alquanto prevedibile e chiaramente ancorata al materiale di partenza!

Dopo cinque volumi, ho finito inoltre con l'affezionarmi moltissimo ai personaggi, quindi se da un lato mi è dispiaciuto lasciarli andare -in un senso o nell'altro-, sono comunque riuscita ad apprezzare l'evoluzione che ha caratterizzato i loro percorsi. Tutti i protagonisti hanno avuto lo spazio per crescere: Artù ha infine affrontato il suo rigore verso i giuramenti, Ginevra è riuscita a fare un passo indietro nelle sue ambizioni, Merlino ha compreso l'insensatezza di opporsi al cambiamento, Nimue è stata catturata in un intrigante villain arc, Ceinwyn ha imparato a priorizzare ciò che la rende felice. Derfel invece sembra aver già completato la sua evoluzione, infatti non gli resta che venire a patti con i sacrifici necessari a garantire la pace.

Tra i pregi non mancano la gradevolmente elegante scrittura di Cornwell, la grande accuratezza nei dettagli storici e gli emozionanti momenti di confronto, che già avevo elogiato negli altri capitoli. Qui in particolare troviamo dei bei dialoghi tra Derfel ed Artù, nel quali quest'ultimo rimarca la sua volontà ad allontanarsi dal trono della Dumnonia e dai vincoli che esso gli imporrebbe; ho apprezzato molto anche l'ultimo intervento di Merlino, in cui finalmente riusciamo a vedere il suo lato più affettuoso e la rilevanza del legame paterno verso Artù. Mai avrei pensato che un retelling storico ormai datato su queste leggende potesse rivelarsi così coinvolgente e ricco di sentimento.

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giovedì 8 maggio 2025

"Il colpo che mancò il bersaglio" di Richard Osman

Il colpo che mancò il bersaglio (Il Club dei delitti del giovedì, #3)Il colpo che mancò il bersaglio by Richard Osman
My rating: 4 of 5 stars

"Un foro da proiettile. Sparato dritto nel soffitto. Henrik fissa il foro. Riconosce che significa un buon numero di cose ... Significa che dovrà uccidere Viktor Illyich da solo. E naturalmente, per punire Elizabeth, dovrà uccidere anche Joyce Meadowcroft"


LA FAMIGLIA DI COOPERS CHASE CRESCE

Per il terzo anno di fila ritorno nel placido complesso residenziale di Coopers Chase, a Fairhaven nel Kent, per la nuova indagine del Club dei delitti del giovedì. Un ritorno che mi ha stampato un sorriso ebete sulla faccia fin dalla prima pagina: nonostante la prosa di Osman stia palesando i suoi limiti in modo più netto ad ogni volume, continuo a trovare queste narrazioni piacevoli e divertenti per il tempo che si dedica alla lettura. Pazienza se, una volta chiuso il volume, tante piccole incoerenze continuano a ronzare per la testa, perché l'esperienza del momento supera per me il ricordo.

Come sempre ci troviamo sommersi da una quantità abnorme di POV, nonché di linee di trama intrecciate tra loro. Il mistero principale riguarda l'omicidio della giornalista Bethany Waites, uccisa anni prima mentre stava indagando su una truffa per riciclare denaro sporco; con una scusa, i protagonisti avvicinano Mike Waghorn -ex collega della donna e celebre presentatore locale-, tramite il quale ottengono le prime informazioni sul caso. Sullo sfondo troviamo gli strascichi del volume precedente (con un criminale scandinavo pronto a ricattare Elizabeth per farne la sua sicaria personale), diverse sottotrame sentimentali e lo sviluppo della condizione di Stephen, già anticipata nel primi romanzi.

Con tanta carne al fuoco, era inevitabile dare più spazio a qualcuno dei personaggi a discapito degli altri. Ad esempio, Ibrahim e Chris risultano un po' sacrificati e la stessa Elizabeth pare sottotono rispetto al solito; per contro vediamo crescere Joyce, Ron e Bogdan, oltre ai nuovi caratteri aggiunti al cast. Anche per le sottotrame ci sono delle corsie preferenziali, e se da un lato sono certa che l'evolversi della malattia di Stephen verrà ripresa nei seguiti, lo stesso non posso dire del misterioso minibus finito sulla spiaggia, per il quale non mi spiego proprio il tanto spazio dedicato.

Per quanto riguarda l'intreccio principale, devo ammettere che in un primo momento mi aveva lasciata perplessa come scelta, in parte per il titolo volutamente ambiguo, ma soprattutto per la decisione di affrontare un cosiddetto cold case: ancora adesso non riesco a dare una giustificazione decente all'inefficienza dimostrata dalle forze dell'ordine all'epoca dei fatti (quando invece i protagonisti scoprono informazioni rilevati e palesi con gran facilità!), né alla deliberata volontà di non approfondire determinati aspetti del mistero. Ovviamente noi lettori veniamo messi a parte della verità -in modo decisamente brillante tra l'altro- però non vorrei che questo caso finisse per trascinarsi fino al quarto volume, com'è successo qui con il furto dei diamanti.

Come accennato, nel momento della lettura la struttura del giallo fila in maniera davvero piacevole, a dispetto delle contraddizioni che si potrebbero notare con un approccio più attento. Il tono scelto da Osman porta però a concedere il beneficio del dubbio e a sorvolare sugli indizi fortuiti e gli dèi ex machina che forniscono ai protagonisti le esatte competenze di cui hanno bisogno. Personalmente trovo spassoso l'umorismo scelto, perché riesce sempre a strappare un sorriso ma non rende mai i personaggi delle parodie di se stessi; e per questo sono in ambasce circa la mia critica alla traduzione: mi rendo conto della fatica di adattare un testo pieno di riferimenti pop, pur trovando molto fastidiosa la presenza di così tante espressioni ricalcate dall'inglese.

Il più grande pregio di questo volume -e della serie nel suo insieme- si trova però nella decisione di puntare l'attenzione su caratteri anziani. Ciò permette all'autore di mettere in scena dei personaggi con tanta esperienza emotiva e pratica, ma anche di affrontare i lati più difficili dell'invecchiare e dell'accostarsi al mondo contemporaneo; non a caso i momenti che ho preferito sono il confronto tra Bogdan e Stephen sul gioco degli scacchi e l'introspezione sui trascorsi di Mike. Leggere di come lui abbia faticato ad ottenere una libertà considerata ad oggi relativamente scontata e della sua gratitudine verso Bethany dà al finale una punta dolceamara perfetta.

Voto effettivo: quattro stelline e mezza

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martedì 29 aprile 2025

"Il tradimento" di Bernard Cornwell

Il tradimentoIl tradimento by Bernard Cornwell
My rating: 4 of 5 stars

"Di tutte le donne che sono state determinanti nelle vicende da me raccontate ... fu Ginevra a oscurare il mezzogiorno di Artù. Noi riuscimmo a sconfiggere Lancillotto, ma la vittoria fece scoprire ad Artù il tradimento di Ginevra, e fu come se il sole fosse sparito dal cielo"


LO SCAPOCCIAMENTO

Come mi ero ripromessa all'inizio del mese, sto dando priorità alla trilogia The Warlord Chronicles, in parte perché la suddivisione nostrana in cinque libri crea una strana sensazione di incompletezza alla fine di ogni volume, ma soprattutto per la sua godibilità, nettamente maggiore rispetto a tutte le altre serie che sto seguendo in questo periodo. Ad onor del vero, questo quarto capitolo "Il tradimento" mi è sembrato un po' sottotono rispetto al precedente: diciamo che dopo la batosta emotiva data dal finale de "La torre in fiamme", interessarmi alle paturnie morali di Artù non è stato facilissimo.

Andando a coprire l'ultima parte di "Enemy of God" e la prima di "Excalibur", questo volume comincia con la risoluzione del colpo di Stato tentato da Lancillotto per poi concentrarsi nuovamente sulla linea di trama legata ai Tesori della Britannia -i tredici artefatti divini che dovrebbero riportare gli antichi dèi- e sull'eterno conflitto con gli odiati invasori sassoni. Questa volta sono presenti soltanto brevi elissi temporali, infatti passa pochissimo dal termine dell'insurrezione cristiana al rituale mistico di Merlino, e così pure alla pianificazione della guerra: mancano del tutti quegli intermezzi di relativa tranquillità che caratterizzavano la narrazione dei primi libri.

Questo da un lato permette la delineazione di un intreccio più corposo e solido, ma dall'altro non concede al lettore il tempo di assimilare e comprendere le decisioni dei personaggi. Ciò svilisce in particolare lo sviluppo di Artù, che qui muove i primi passi su un sentiero oscuro senza però avere un confronto edificante e sincero con Derfel com'era successo ne "La torre in fiamme": si può intuire il dolore che prova, ma il suo rapporto con il protagonista è talmente deteriorato da non permettere al lettore di avere un necessario approfondimento a riguardo. Per contro, Ginevra ottiene molto più spazio ed una sostanziosa rivalutazione in positivo del suo carattere, che personalmente ho apprezzato in modo particolare perché rende più interessante la seconda metà del libro e fa ben sperare per la conclusione della serie.

I pregi nell'ambito dei personaggi non finiscono qui, perché credo non sia da tutti introdurre nuovi caratteri a serie inoltrata sapendoli rendere comunque interessanti e ben integrati nella narrazione. Eppure le nuove aggiunte al cast apportate dal caro Bernard si uniformano perfettamente al resto dei personaggi, creando come sempre delle dinamiche stimolanti e credibili. Questo si palesa in particolar modo nei dialoghi tra Derfel ed i suoi coprotagonisti, nei quali lui si pone sempre in una prospettiva ricettiva, e ciò porta ad esempio al suo scambio con Nimue riguardo il comportamento tenuto da Ginevra, che ho trovato molto valido e maturo; inoltre, non si tratta di una lezione fine a se stessa rivolta soltanto al lettore, ma tutto questo porta delle conseguenze concrete per lo sviluppo della trama.

Trama che invece in questo volume mi ha fatto in parte sospirare, sia perché la scomparsa del Calderone ha ottenuto una risoluzione anticlimatica e prevedibile (almeno quanto l'effettiva utilità del tanto atteso rituale di Merlino), sia per la generale mancanza di linearità. Non solo diverse sottotrame vengono lasciate aperte in modo sibillino, ma la conclusione stessa risulta davvero deludente e sottotono. Sono sicura che Cornwell non lascerà quesiti irrisolti, perché finora si è dimostrato attento a fornire risposte puntuali e perfino ridondanti, ma ammetto che non si tratta del mio epilogo preferito: più che un cliffhanger intrigante fa pensare ai banali "to be continued" alla fine degli episodi di Dragon Ball. Tanto sapevamo tutti che avrebbe vinto Goku!

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mercoledì 23 aprile 2025

"Ogni strada porta da te" di Mariana Zapata

Ogni strada porta da te (Italian Edition)Ogni strada porta da te by Mariana Zapata
My rating: 3 of 5 stars

"Avevo impostato il pilota automatico per così tanti anni che era diventato facile... non seppellire il mio lutto... ma tenerlo sulle spalle e andare avanti ... Fino a che non decisi di prendere in mano la situazione e concentrarmi su tutto ciò che avevo sepolto per così tanto tempo"


BENVENUTI A PAGOSA SPRINGS! (POPOLAZIONE: 8)

Non posso negare di sentirmi bloccata in un periodo poco felice per quanto riguarda le letture: pochi libri letti, ma soprattutto pochi libri belli letti. Da qui è nata la mia decisione di apportare della variatio alla TBR, ad esempio dando spazio a generi dai quali solitamente mi tengo ben alla larga. E visto che Zapata mi è stata spesso consigliata come autrice romance adatta anche a chi non bazzica nel romance, ho deciso di darle un'occasione con uno dei suoi titoli più apprezzati, "Ogni strada porta da te"; una scelta da rimpiangere, ma soltanto in parte.

La premessa narrativa è molto semplice: la protagonista Aurora "Ora" De La Torre è reduce da una relazione tanto lunga quanto disfunzionale, pertanto decide di ricominciare da capo nella città di Pagosa Springs, dove viveva da bambina. Arrivata nell'appartamento preso in affitto, la donna scopre che il padrone di casa Thobias Rhodes non sa nulla del loro contratto, perché lei finora ha interagito con figlio adolescente Amos "Am". L'iniziale ritrosia dell'uomo ad averla come vicina di casa fornisce la base su cui si sviluppa pian piano la loro relazione.

Uno sviluppo emotivo particolarmente lento, nonché apprezzato dalla sottoscritta. Come mi aspettavo, si comincia con una sorta di insta-attraction che però non svilisce l'evoluzione del rapporto tra i due, anzi a conti fatti contribuisce a renderlo più credibile. E trattandosi principalmente di una storia sentimentale, il buon funzionamento della dinamica di coppia mi sembra il punto fondamentale; inoltre, Ora e Rhodes fondando la loro romance non solo su una buona intesa, ma anche su un crescendo costruttivo e maturo che ho trovato davvero ben riuscito.

Con questi elementi, la cara Mariana si è portata a casa la sufficienza, eppure non si è fermata qui! I due protagonisti non vengono indagati solo nel contesto della relazione: l'introspezione personale dei personaggi ricopre un ruolo chiave ed arriva a comporre l'intero intreccio, in pratica. Infatti, anche i comprimari risultano essere solidi ed indipendenti, sintomo della valida capacità di caratterizzazione dell'autrice. Nel corso del romanzo, si toccano poi diversi argomenti seri ed attuali, come l'elaborazione di un lutto o la gestione dei traumi passati; il tutto viene alleggerito notevolmente dal tono scelto, ma arricchisce nondimeno la narrazione.

Una narrazione che purtroppo ha disperatamente bisogno di qualcosa che le dia forza: tra pretesti estremamente forzati per far avvicinare i due protagonisti e conflitti risolti con troppa facilità viste le premesse, l'intreccio risulta debole e lacunoso, e questo temo che mi porterà a dimenticarlo nel giro di poco tempo. Molte scene anche rilevati vengono poi riassunte in poche righe o lasciare alla fantasia di chi legge; un espediente insensato, soprattutto se si pensa che parecchi momenti del tutto inutili vengono invece descritti fin nei più inutili dettagli.

Tra i demeriti del volume troviamo inoltre lo stile troppo informale (tanto che spesso e volentieri la protagonista, e narratrice, si risolve al lettore con domande dirette), l'incomprensibile scelta registica che fa sembrare Ora ancor più sciocca ed infantile di quanto non sia già, e la morale ballerina della prima parte. Infatti, se da un lato l'autrice biasima giustamente i personaggi maschili che fissano senza vergogna il seno della protagonista, dall'altro non inserisce mezzo commento sulla decisione di quest'ultima di acquistare un binocolo per spiare il suo aitante patrone di casa. Ho dovuto sopportare anche la presenza di non poche incongruenze logiche e di un'ennesima traduzione a dir poco atroce targata Newton Compton, specie nella coniugazione dei tempi verbali.

Analizzando però l'esperienza di lettura da una prospettiva prettamente soggettiva, mi sento di poter affermare che la cara Mariana sia capace di far scaturire delle emozioni genuine con le sue parole: seppur filtrare attraverso lo sguardo affatto brillante della protagonista. Sul piatto opposto della bilancia non posso purtroppo esimermi dal menzionare la presenza di descrizioni ripetute in modo ossessivo (ho perso il conto di quante volte gli occhi grigi di Rhodes vengano citati), di inutili dettagli circa l'abbigliamento dei personaggi e di una protagonista troppo sopra le righe: gli eccessivi tentativi di farla risultare adorkable, con me hanno avuto l'effetto opposto!

Voto effettivo: tre stelline e mezza

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martedì 15 aprile 2025

"La torre in fiamme" di Bernard Cornwell

La torre in fiammeLa torre in fiamme by Bernard Cornwell
My rating: 4 of 5 stars

"Nell'Isola di Cristallo, nell'ora della nostra vittoria, il fulmine aveva incendiato la torre di legno e le fiamme si erano alzate, guizzando e crepitando nella notte; al mattino ... fra le ceneri, solo un vuoto nel cuore bruciato della Dumnonia"


ESIGO UNO SPIN-OFF SU CULHWYCH!

A quanto pare sono più portata per gli estremi di quanto mi faccia piacere ammettere, infatti dopo mesi nei quali ho snobbato (o al più recuperato con gran fatica) le narrazioni seriali ora mi trovo ad aver letto ben quattro libri all'interno di varie serie uno di seguito all'altro. Forte di questa ritrovata passione per saghe ed affini ho pensato di capitalizzare, dedicando il mese di aprile al completamento di The Warlord Chronicles a partire da "La torre in fiamme", per poi continuare con gli ultimi due volumi di questa fasulla pentalogia e vera trilogia.

Come ormai dovemmo sapere bene, i tre volumi di partenza sono stati smembrati senza compassione dall'editore italiano, pertanto questo terzo capitolo corrisponde alla parte centrale dell'originale "Enemy of God", appellativo affibbiato ad Artù. A fare da collante tra le diverse vicende troviamo appunto il crescente fanatismo dei cristiani ed il loro desiderio di epurare la Britannia dai pagani prima del ritorno di Cristo, fissato per l'anno 500. Sul piano politico, gli eventi principali riguardano l'antagonismo verso i sassoni guidati dai sovrani Aelle e Cerdic, gli anni della pseudo-reggenza di Artù e la seconda incoronazione del giovane Mordred, che sembra essere il peggior futuro sovrano possibile dai tempi di Joffrey Baratheon. Ovviamente ognuno di questi eventi viene filtrato attraverso la prospettiva di un Derfel anziano e disilluso, ma non per questo privo di sagacia.

E ancora una volta io mi sono trovata ad amare la sua voce: l'ironia con cui parla della sua vita nel convento e lo sguardo consapevole sulle diverse sfaccettature dell'animo umano lo rendono un narratore estremamente piacevole nonché caratteristico. Anche nel passato lo vediamo protagonista di un'importante crescita personale e, seppur sperassi di leggere da parte sua un atteggiamento più improntato verso l'iniziativa e meno sull'accondiscendenza, ho apprezzato moltissimo il suo confronto con Artù sul tema della giustizia. La scena in cui i due amici danno voce ai rispettivi ideali -il buon cuore di Derfel da un lato ed il rispetto dei giuramenti di Artù dall'altro- è forse la migliore del romanzo.

Tra i punti di forza troviamo inoltre i brillanti dialoghi, le stoccate più o meno palesi (soprattutto nell'ambito religioso) ed il ritmo, che rimane buono nonostante sia presente una corposa elissi temporale nella parte centrale. E seppur io continui a trovare abbastanza prevedibile l'intreccio nel suo insieme, devo ammettere che in questo caso Cornwell ha saputo giocarsi un paio di colpi di scena niente male, specialmente in relazione alle diverse profezie enunciate da druidi e sacerdoti, sintomo di un'attenta pianificazione della storia.

Come sempre in questa serie, la cura messa dall'autore si va purtroppo a scontrare con la natura divisiva dell'edizione nostrana. A questo si unisce la scelta dell'autore di coprire un periodo di tempo molto lungo, ed il tutto rende disomogenea la struttura: la prima parte ha una conclusione abbastanza buona ma sottotono, la seconda è fin troppo riassuntiva e condensata (specie tenendo conto delle tante difficoltà per arrivare a quel punto della vicenda) e la terza conclude in modo affrettato e semplicistico diverse sottotrame. In generale, molti traguardi raggiunti da Derfel e dagli altri personaggi sembrano privi di ostacoli adeguati, che avrebbero reso invece più soddisfacente il risultato finale.

Un altro difetto che desidero evidenziare è invece di natura soggettiva. Per non scivolare in zona spoiler dirò solo che nella prima parte un avvenimento rende del tutto inutile la seconda metà de "Il cuore di Derfel". Mi aspetto di essere smentita con brutalità in uno dei capitoli successivi, ma per ora ho trovato un po' frustrante vedere accantonata così sbrigativamente una linea di trama sulla carta molto rilevante. Mi toccherà dare ancora fiducia alla visione d'insieme del caro Bernard.

Voto effettivo: quattro stelline e mezza

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