giovedì 12 giugno 2025

"Obsidio" di Amie Kaufman e Jay Kristoff

Obsidio (The Illuminae Files, #3)Obsidio by Amie Kaufman
My rating: 1 of 5 stars

"Tutto ciò che ho visto. Tutte le navi che sono stato. Mi hanno portato qui. Mi distendo nel sistema, mi allungo nei suoi circuiti mentre mi risveglio, una sensazione fin troppo familiare e fin troppo terrificante ... questa nave sembra un sudario. Un sudario di nome Churchill"


IL NAZISTA SCESO DALL'ASTRONAVE DEL SAPONE

Continua il mio rapporto conflittuale con il target YA, o forse sarebbe più corretto dire peggiora! perché se all'inizio la serie The Illuminae Files mi aveva incantato con la sua favolosa estetica -sommata alla mia poca familiarità con il genere sci-fi e ad alcuni spunti interessanti nell'intreccio-, durante la lettura di "Obsidio" ogni velo di illusione è tragicamente crollato. Tanto che nella mia memoria questa trilogia rimarrà impressa come un terribile caso di occasione sprecata, con ogni probabilità.

Mentre il processo alla corporation Beitech Industries continua, conosciamo l'ultima coppia protagonista: l'aspirante farmacista reinventatasi forzatamente infermiera Asha "Ash" Grant e lo Specialista Rhys Lindstrom, dipendente proprio del famigerato ramo acquisizioni della Beitech. I due si trovano sul pianeta Kerenza IV ma su fronti opposti, perché lei è affiliata alla resistenza composta dai civili superstiti mentre lui è al fianco degli invasori. La coppia deve però cedere una buona metà del volume ai protagonisti dei capitoli precedenti, con i quali collaborano per smascherare le malefatte della multiplanetaria più crudele e stupida di sempre.

Il fatto che io non sia riuscita a rimanere seria neppure il tempo di riassumere la trama la dice lunga! purtroppo questo libro ha riproposto tutti i difetti dei suoi predecessori, ampliandoli ed aggiungendone di nuovi. Tra questi c'è appunto la scelta di dare davvero poco spazio ai nuovi personaggi, creando uno sbilanciamento dalle spiacevoli conseguenze; ad esempio la difficoltà di apprezzare la romance tra i due -comunque fondata su delle basi molto traballanti- o di ispirare un minimo di empatia. Sfido qualunque lettore a commuoversi per delle vicende che, per quanto tragiche appaiano su carta, riguardano sempre e soltanto caratteri secondari nella migliore delle ipotesi o molto più spesso comparse mai menzionate prima. E già il formato in cui viene veicolata la storia crea un distacco emotivo non indifferente...

Sorvolando sulle mie solite lamentele (sì, l'umorismo rimane quello di un ragazzino delle medie, ma ormai non me ne stupisco più!), il difetto principale di quest'ultimo libro si trova nell'intreccio. Per quanto riguarda i vecchi protagonisti, la loro storyline pare composta unicamente da tediosi contrattempi volti a ritardare lo scontatissimo finale; nel frattempo con Asha e Rhys rivediamo delle dinamiche già sfruttate nei primi volumi: in generale sono presenti diverse ripetizioni, specialmente legate ai per nulla stupefacenti voltafaccia dei personaggi, e questo rende ancora più noiosa una lettura già di per sé prevedibile. Un altro elemento che mi ha dato noia è l'idiozia degli adulti, in precedenza utilizzata per depotenziare gli antagonisti ma qui applicata senza criterio su chiunque abbia più di vent'anni; il tutto per far sembrare brillanti gli adolescenti più edgy dell'universo.

Ora il mio lato critico mi spingerebbe a trattare anche gli aspetti positivi -a parte la sempre lodevole componente visiva-, ma ho notato che ognuno di essi presentava un risvolto spiacevole. Ad esempio, mi piaceva l'idea di una protagonista meno esagerata come Asha, peccato per la sua storia d'amore sconclusionata e per la piattezza del suo carattere. È stato carino anche ritrovare AIDAN, ma la svolta data al suo rapporto con Kady è parecchio inquietante, specie perché è il solo personaggio che non si esprime come un bambinetto e sembra pertanto l'unico vero adulto della serie: in quest'ottica, la sua ossessione verso la ragazza risulta decisamente creepy.

Ci sarebbero poi stati degli spunti niente male sui quali lavorare, se gli autori non avessero lo sghiribizzo di voler far (una patetica) ironia su tutto. La storia di Ben Garver aveva del potenziale finché non hanno stravolto la sua caratterizzazione off-page, l'accenno sulla moralità poteva fornire riflessioni interessanti non fosse stato relegato ad un misero paragrafo, e la spiegazione del formato multimediatico sarebbe stata convincente non avessero deciso di includere delle informazioni -vedasi la backstory del militare malvagio amante degli animali?!?- impossibili da provare. Ma ovviamente al processo tutto si risolve a tarallucci e vino! e gli unici a pagare davvero siamo noi lettori.

Voto effettivo: una stellina e mezza

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