Il colore del peccato
Recensione a "La lettera scarlatta" di Nathaniel Hawthorne
LA SCHEDA TECNICA
TITOLO: La
lettera scarlatta
AUTORE: Nathaniel
Hawthorne
TITOLO ORIGINALE: The Scarlet Letter
TRADUTTORE: Fausto Maria Martini
EDITORE: Newton Compton
COLLANA: Grandi tascabili economici
PAGINE: 150
Quest’oggi possiamo ammirare l’ennesimo
classico, in questo caso della letteratura statunitense, bistrattato da
un’edizione targata Newton Compton. Per quanto riguarda la traduzione, essa è
come al solito datata ed inoltre si è scelto di tradurre anche i nomi dei
personaggi: logicamente stona un po’ sentir parlare di Ruggero Chillingworth,
per esempio. A penalizzare l’edizione contribuisce anche l’introduzione, che a
mio avviso può essere salta a piè pari; non solo spoilera l’intera trama, ma
risulta anche troppo citazioni sta e decisamente inconcludente.
La storia di per se non è certo ricchissima
di eventi, anzi si può dire che la narrazione, pur coprendo un arco di circa
sette anni, si focalizzi soltanto su alcuni momenti fondamentali.
A grandi linee, la trama è parecchio nota: la
giovane ed avvenente Ester Prynne viene pubblicamente smascherata come
adultera, quando partorisce la piccola Perla mentre il marito viene considerato
disperso in mare. La comunità salemiana, molto tradizionale e religiosa, decide
di punire la donna con una lettera “A” in tessuto rosso da portare a vita
cucita sul corpetto.
Il punto focale del romanzo si può quindi
individuare nei protagonisti e nella loro caratterizzazione. A spiccare è
logicamente la figura di Ester, di cui Hawthorne esalta lo spirito coraggioso
ed indipendente, soprattutto nell’ottica delle dure prove che la donna è
chiamata ad affrontare per crescere al meglio la figlia; il carattere di Ester
è messo in luce anche nel confronto con la malvagità abnorme di Chillingworth e
con la debolezza che Dimmesdale sembra incapace di affrontare.
Oltre alla protagonista, anche gli altri
personaggi ottengono sufficiente spazio, in particolare sulla relazione tra il
pastore ed il medico: Chillingworth avverte istintivamente che Dimmesdale
nasconde un segreto nel cuore ed attua nei suoi confronti una tortura quasi di tipo
psicologico per scoprirlo, situazione che ricorda per certi versi la
persecuzione della Creatura ai danni di Victor in “Frankenstein” (QUI la
recensione).
Ad essere essenziale per lo sviluppo del
rapporto tra Ester e Dimmesdale è invece Perla che, per merito del suo animo
sensibile, riesce a comprendere appieno il veri animo delle altre persone.
Il personaggio più divertente è invece la
vecchia Hibbins, che riunisce in se tutte le antiche superstizioni sulle
streghe. Allo stesso modo, l’autore da’ abilmente voce ai pensieri più bassi e
detestabili del popolo, sempre pronto a giudicare ed additare i peccatori.
Per introdurre il romanzo, Hawthorne adotta
un metodo già utilizzato da Manzoni ne “I promessi sposi”: inscena il
ritrovamento della stoffa che un tempo fu la celebre lettera scarlatta,
corredata da un manoscritto con l’intera storia. Per questa introduzione,
l’autore è stato aspramente criticato, specialmente a causa dei riferimenti a
dei compaesani dell’autore, probabilmente non troppo lieti di vedersi famosi
loro malgrado.
Lo stile di Hawthorne varia durante la
lettura: se nella prima parte si evidenzia una curiosa ironia (o auto-ironia
nel caso dell’introduzione) che ricorda molto il contemporaneo Dumas,
continuando il tono si da via via più cupo, collegato in special modo alla
distruzione del personaggio di Dimmesdale.
Segnalo infine i moltissimi riferimenti
biblici e gli ancor più numerosi paragoni tra l’epoca dell’autore e il periodo
in cui è ambientato il romanzo.
LA VIGNETTA
Nathaniel #staisereno