venerdì 26 novembre 2021

"The Gameshouse" di Claire North

The Gameshouse (The Gameshouse #1-3)The Gameshouse by Claire North
My rating: 4 of 5 stars

"At first people played her out of pity, and lost. Then they played out of curiosity ... Now they play for the purest cause, and in the purest way, for now the Gameshouse works upon their souls and they play for the only thing which matters - for the win"


NON UNA TRILOGIA MA UN TRITTICO

Composto da tre novelle, inizialmente separate e disponibili nel solo formato digitale, "The Gameshouse" è stato pubblicato cinque anni più tardi come fosse un vero e proprio romanzo, ed onestamente come tale vi consiglierei di leggerlo perché le diverse storie non sono semplici companion novellas, hanno invece molti elementi in comune e diversi dettagli risultano incomprensibili se si legge un solo racconto oppure non si segue l'ordine indicato. Pertanto, approvo in pieno la scelta di creare questo bind-up, che tra l'altro permette per la prima volta ai lettori di avere una copia cartacea di un'opera forse meno nota ma non per questo da sottovalutare della fantastica Claire North (sì, ho un bias nei suoi confronti, pensavo fosse ormai palese!).
Il concept dal quale parte è interessante e gestito in maniera brillante: si basa sull'esistenza della Gameshouse, una sorta di casinò di lusso dove i clienti si possono sfidare a qualunque tipo di gioco, mentre austeri giudici in bianco supervisionano ogni partita; i migliori giocatori vengono poi invitati a mettersi ulteriormente alla prova e tentare di accedere alla higher league, dove le poste in gioco sono ben più alte e le dimensioni del tabellone possono raggiungere i confini di uno Stato. Questo elemento paranormale da all'autrice la possibilità di spaziare con la fantasia, infatti all'interno della Gameshouse vediamo persone che acquisiscono o perdono semplici fortune, ma anche capacità fisiche, l'affetto della persona amata, i ricordi di un'intera esistenza... perfino gli anni della propria vita, e proprio grazie a quest'ultimo espediente abbiamo personaggi particolarmente longevi, tratto quasi distintivo dei romanzi di North.
Sfruttando quest'idea, l'autrice struttura le tre storie. La prima è ambientata nella Venezia del 1600 e ruota attorno a Thene, una donna frustrata dalla vita infelice che altri hanno scelto per lei; dopo essere stata costretta ad entrare nella Gameshouse al seguito del marito ludopatico, il suo talento per la strategia le permetterà di partecipare ad una competizione per vincere un posto nella higher league. Il secondo racconto parte da Bangkok agli inizi del Novecento per poi muoversi per tutta la Thailandia ed ha come protagonista Remy, un giocatore esperto ma penalizzato dal vizio dell'alcool, che viene sfidato ad una partita di nascondino su scala nazionale, con i suoi preziosi ricordi come posta in palio. L'ultima novella è quella con maggiori collegamenti alle altre e ogni informazione a riguardo (perfino l'identità del protagonista) sarebbe uno spoiler, quindi vi posso solo dire che questa storia tira le fila di un gioco attentamente pianificato da secoli, nel quale verranno coinvolti gli altri due protagonisti, ed il mondo intero.
Come per i suoi lavori precedenti, sono posso che elogiare lo stile narrativo di Claire North, che in quest'opera ha un quid inaspettato perché tutte le storie sono raccontate da un punto di vista onnisciente eppure sempre vicino ai personaggi, che porta il lettore ad interagire con l'ambientazione mentre segue lo sviluppo delle vicende; la rivelazione su chi sia questo POV misterioso è poi tanto geniale quando assolutamente calzante.
Di North ammiro poi la capacità di portare i personaggi in luoghi e tempi tanto distanti, rendendo verosimile e chiara ogni location in cui si trovano; e in questo libro in particolare i protagonisti viaggiano praticamente in ogni Continente. Il mio unico appunto negativo rilevante è il poco spazio dato alla caratterizzazione dei personaggi, che si nota soprattutto nella prima e nella terza storia, ma per motivi diversi: in un caso abbiamo un cast troppo ampio per poter analizzare bene tutti, mentre nell'altro seguiamo dei personaggi presentati come estremamente freddi, quindi risulta un po' difficile empatizzare con le loro azioni, anche quando ci viene data una giustificazione.
Infine, se dovessi fare una micro classifica di queste novelle, metterei al primo posto "The Thief" -la novella su Remy, che più di tutte mi ha emozionata per aver inserito un protagonista molto umano eppure logico in un'avventura ricca di adrenalina -, al secondo "The Serpent" nella quale ho molto apprezzato l'intelligenza e la risolutezza di Thene, e al terzo "The Master" che è godibile quanto le altre ma ricorda un po' troppo la seconda per spiccare, oltre ad avere un epilogo molto emotivo ma anche aperto, da interpretare, che non corrisponde proprio al mio ideale di conclusione per una storia.

Voto effettivo: quattro stelline e mezza

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mercoledì 24 novembre 2021

"Il buio oltre la siepe" di Harper Lee

Il buio oltre la siepeIl buio oltre la siepe by Harper Lee
My rating: 5 of 5 stars

"«Prima di vivere con gli altri, bisogna che viva con me stesso: la coscienza è l'unica cosa che non debba conformarsi al volere della maggioranza»"


ROMANZO DI FORMAZIONE IMPRESCINDIBILE

Mi ci sono voluti parecchi anni e perfino un GDL, ma alla fine anch'io sono riuscita a leggere "Il buio oltre la siepe", classico moderno che personalmente conoscevo soltanto come titolo onnipresente nelle liste in cui si parla di critica al razzismo. Devo quindi ammettere che, pur aspettandomi un'ottima lettura, non pensavo di trovare una storia con così tanto da insegnare su temi diversi e capace di farlo con uno stile deliziosamente tagliente eppure toccante.
La storia pecca di una trama solo all'apparenza (nell'epilogo vi dovrete ricredere, come la sottoscritta!) e copre un arco narrativo di circa tre anni: di base si tratta infatti di un romanzo di formazione, incentrato sull'infanzia della giovane Jean Louise "Scout" Finch, una ragazzina molto sveglia e dotata di una sottile ironia, ma ancora ingenua quando si parla degli aspetti peggiori del mondo degli adulti, motivo per il quale si sorprende per la crudeltà con in cui vengono trattati i neri nella cittadina di Maycomb, in Alabama, nella quale vive da sempre con il fratello maggiore Jeremy "Jem" ed il padre Atticus. Quest'ultimo è un valente avvocato che verrà chiamato a difendere l'afroamericano Tom Robinson dall'accusa di aver stuprato e picchiato una ragazza bianca, evento che acquisisce sempre più rilevanza nel corso della narrazione, andando ad affiancare i resoconti dei giochi estivi con Jem e l'amico Charles Baker "Dill" Harris o le difficoltà incontrate nei primi giorni a scuola.
Come accennato, il romanzo affronta il tema del razzismo, ma non solo. Se è vero che la narrazione concede a questa critica molto spazio, in particolare per mostrare il comportamento detestabile dei benpensanti di Maycomb verso i neri che vengono praticamente ghettizzati, altrettante pagine sono dedicate alle riflessioni sul sessismo ed i ruoli di genere imposti ai ragazzi dalla società. Seguendo la crescita di Scout la vediamo infatti bacchettata a più riprese da adulti che cercano di insegnarle come si deve comportare per diventare un giorno una "signora"; per sua, e nostra, fortuna la ragazza non si lascia influenzare facilmente dalle opinioni altrui, alle quali risponde gentilmente ma a tono, e gode sempre del supporto dagli amici e dalla famiglia.
I Finch sono un altro degli elementi meglio riusciti del titolo, una famiglia meravigliosamente unita che i momenti di contrasto rendono ancor più verosimile; il loro progressismo genuino li distingue subito dal resto dei personaggi, che contribuiscono comunque a colorare la vivida ambientazione. Il libro mostra infatti una serie di comprimari e comparse ricchi di personalità e bislacche abitudini, creando un microcosmo tra città e campagna in cui viene voglia di trasferirsi, almeno per una vacanza.
A dispetto dei temi trattati, la narrazione risulta scorrevole e coinvolgente, in particolare nelle parti discorsive in cui interviene Atticus, per spronare i figli a riflettere su qualcosa oppure per declamare un'arringa in tribunale. Lo stile di Lee è un vero tasto dolente, perché è talmente piacevole leggerlo da far rabbia al pensiero che l'autrice non abbia pubblicato nient'altro per tutta la vita.
A parte l'impossibilità di comprendere la logica dietro la scelta dei soprannomi, non riesco proprio a trovare qualcosa di migliorabile in questo libro, anche se penso che un font leggermente più grande nella prossima ristampa dell'edizione Universale Economica di Feltrinelli sarebbe molto gradito ai futuri lettori.

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venerdì 19 novembre 2021

"La stagione delle tempeste" di Andrzej Sapkowski

La stagione delle tempeste (La saga di Geralt di Rivia, #6)La stagione delle tempeste by Andrzej Sapkowski
My rating: 3 of 5 stars

"«I maghi, in effetti, sono capaci di molte cose … Ma accusare i maghi di tutte le sventure e le calamità forse è esagerato. In fondo stai parlando di fenomeni naturali, Frans. È semplicemente la stagione. La stagione delle tempeste»"


UNA AUTHOR-FICTION (A VOLER PENSARE BENE)

Pubblicato ben quattordici anni dopo la conclusione della serie principale, "La stagione delle tempeste" è un romanzo midquel che racconta un'inedita avventura di Geralt e va così ad arricchire l'universo narrativo di The Witcher. O almeno, questo è quello che direi se non fossi una malpensante, ma essendo sempre scettica riguardo alla buona fede di autori e case editrici, sono piuttosto spinta a pensare che il buon Andrzej avesse bisogno di liquidità per ristrutturare la tavernetta e, trovandosi a disposizione quella gallina dalle uova d'oro che è la saga su Geralt di Rivia, non si sia posto problemi come «Ma questa storia serve a qualcosa all'interno della serie?». Peggio di lui ha fatto solo la Nord che, nell'edizione in flessibile, lo propone come fosse effettivamente l'ottavo capitolo, anziché una storia bonus.
La narrazione è composta da diverse piccole missioni che ruotano attorno al regno di Kerack dove il nostro sempre solare Geralt viene ingiustamente arrestato con l'accusa tipicamente medioevale di evasione fiscale; mentre cerca di dimostrare di non aver mai intascato compensi in nero, lo strigo viene inaspettatamente scarcerato, ed è allora che scopre di essere stato derubato delle sue spade. I tentativi di ritrovare le armi sono il principale filo narrativo della storia, ma non mancano quelli secondari, come il suo marginale coinvolgimento nella disputa per il trono di Kerack; peccato che, come nella serie principale non si riusciva a provare il minimo interesse per la guerra tra i Regni del Nord e Nilfgaard, anche qui la parte politica risulti poco accattivante perché essa ha ripercussioni minime per il protagonista stesso.
Come personaggi di contorno troviamo parecchi volti nuovi, dei quali però ci si può dimenticare a cuor leggendo, non avendo questi un ruolo degno di nota al di fuori del singolo romanzo: è la solita parata di politici disonesti, plebei felici della loro misera vita e maghe invaghite di Geralt. Oltre a queste new entry ritroviamo Ranuncolo, come spalla comica stranamente non troppo invasiva, e Yennefer, in un cameo davvero troppo breve.
Nel complesso, ritengo questo romanzo una lettura piacevole e, a tratti, anche divertente per merito dello stile di Sapkowski che dopo tanti libri ho finito per apprezzare. Mi sono piaciute anche le diverse frecciatine con cui l'autore critica alcuni aspetti politici e sociali del suo mondo fantasy, specchio di quello contemporaneo. Meno bene il modo in cui viene tratteggiato uno dei pochi (se non l'unico) personaggio gay della saga, passando da uno stereotipo all'altro, e l'accenno finale agli altri strighi: sarebbe stato molto più interessante sfruttare quest'idea all'interno della serie principale, anziché introdurli in un'avventura esterna.
Ma i dubbi sui quali bisogna assolutamente fare chiarezza sono due: è necessario leggere questo libro? e, se sì, quando?
La risposta al primo quesito è un secco no; la trama del romanzo è indipendente dagli eventi della serie principale e non fornisce alcun elemento indispensabile al lettore. Se è vero che non mancano riferimenti e strizzatine d'occhio agli altri libri, questi sono principalmente delle chicche per i fan affezionati.
Per quanto riguarda l'ordine di lettura, la vicenda si colloca tra i racconti de "Il guardiano degli innocenti", che però non sono presentati in ordine cronologico, infatti qui Geralt si è separato da Yennefer (conosciuta ne "L’ultimo desiderio", ultimo racconto della raccolta) ma non è ancora legato a Ciri (la legge della Sorpresa che collega i due viene presentata ne "Il male minore", terzo racconto della raccolta); il mio consiglio è però di attenersi alla data di pubblicazione perché è presente una piccola parte ambientata nel futuro, che potrebbe risultare spoilerosa.

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lunedì 15 novembre 2021

"Piccole grandi bugie" di Liane Moriarty

Piccole grandi bugiePiccole grandi bugie by Liane Moriarty
My rating: 4 of 5 stars

"Quella giornata sarebbe stata perfetta in ogni senso. Le foto su Facebook non avrebbero mentito. Così tanta gioia. La sua vita era così piena di gioia. Era un fatto reale e verificabile"


ACCANTONIAMO L'OMICIDIO E PASSIAMO ALLE COSE SERIE

Vi è mai capitato di imbattervi in un libro che non è per nulla come ve lo aspettavate ma finite comunque per apprezzarlo? A me è successo esattamente questo con "Piccole grandi bugie" che, forse anche per il grigiume delle immagini promozionali della serie TV "Big Little Lies", ero convintissima fosse un thriller legato all'ambiente domestico, un po' sulla falsariga de "L'amore bugiardo". Nulla di più lontano: questo romanzo non è affatto una storia dai toni cupi, anzi lo stile ironico e spigliato di Moriarty è stato il primo elemento a colpirmi, ovviamente in positivo; e sebbene ci sia una parte mystery, il suo ruolo nella storia è alquanto marginale, perché l'attenzione è posta su ben altri temi.
Effettivamente, la narrazione parte con un flash forward alla serata quiz organizzata dalla scuola elementare di Pirriwee, vicino a Sydney, durante la quale qualcuno muore e questo fa iniziare un'indagine perché le circostanze della tragedia sono a dir poco confuse. L'interesse per l'investigazione viene portato avanti, con pochi indizi e moltissime digressioni, in brevi stralci di interviste fatte ai personaggi secondari, che fanno da intermezzo nei capitoli.
La trama principale segue invece Jane Chapman, Madeline Martha Mackenzie e Celeste White, tre madri che si incontrano al primo giorno di pre-scuola dei figli e diventano in breve amiche. Oltre al legame che le unisce, il romanzo si sofferma sui loro problemi individuali: Jane affronta le difficoltà di essere una madre single e deve gestire le accuse di bullismo rivolte al figlio Ziggy, Madeline si sente divisa tra la figlia adolescente nata dal suo primo matrimonio e la nuova famiglia, mentre diventa ben presto chiaro che la vita perfetta della bellissima Celeste nasconde più di un'ombra.
Come potrete forse intuire, le protagoniste sono uno dei punti di forza di questo romanzo: tre donne piene di dubbi e difetti, ma capaci di andare oltre e farsi valere. Non vi nascondo che Madeline sia la mia preferita perché, pur avendo dei problemi un po' meno gravi rispetto alle altre, è un personaggio capace di mettersi in discussione con una feroce autocritica e la sua storyline è la più ricca di collegamenti con le altre.
Un elemento ben riuscito è poi lo stile irriverente, che forse in alcuni passaggi più seri sembra fuori luogo, ma non al punto da urtare la sensibilità; personalmente l'ho trovato genuinamente divertente e mi ha reso la lettura davvero scorrevole. Inaspettatamente ho apprezzato anche la parentesi romance: non è per nulla un aspetto centrale della storia, riguarda anzi solo una delle tre protagoniste, eppure nel complesso l'ho trovata ben scritto.
Come accennato, il romanzo va a toccare dei temi sensibili, soprattutto collegati alla violenza domestica e di genere, che ho trovato ottimamente contestualizzati e gestiti quasi sempre con tatto. Si parla molto anche di relazioni tra genitori e figli, della necessità di apportare cambiamenti radicali nella propria vita e del rapporto con i social; in quest'ultimo caso, penso che la tematica sia affrontata in modo corretto anche se il testo è non aggiornatissimo per ovvie ragioni. In un primo momento si potrebbe pensare che anche il bullismo sia un tema centrale, ma in realtà lo è solo nell’ottica del modo di approcciarsi ai bambini.
Il libro ha di certo dei difetti, come la sovrabbondanza di personaggi secondari -e, a mio avviso, impossibili da ricordare- o la scontatezza della risoluzione del mistero, ma nel complesso risulta un'ottima lettura che riesce a bilanciare intrattenimento e riflessione.

Voto effettivo: quattro stelline e mezza

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venerdì 12 novembre 2021

"Figlie del mare" di Mary Lynn Bracht

Figlie del mareFiglie del mare by Mary Lynn Bracht
My rating: 5 of 5 stars

"Pensò d'immergersi in mare per non sentire freddo ... pensò a miglia e miglia di acqua di un blu profondo, in modo da non vedere il rosso"


STORIA INDIMENTICABILE DI UNA STORIA DIMENTICATA

Ero del tutto consapevole che avrei finito con il piangere leggendo questo romanzo, ma di certo non ero preparata ad affrontare una storia tanto forte da non concedermi neppure una pagina di tregua, tra un pacchetto di fazzoletti e l'altro. E nonostante le lacrime, non sono quasi riuscita a mettere per un attimo da parte "Figlie del mare", perché è una storia alla quale non si può rimanere indifferenti, che non ti permette mai di distogliere lo sguardo.
Ispirandosi a eventi reali e ai racconti della madre, Mary Lynn Bracht crea la storia di Hana ed Emiko "Emi", due sorelle nate sull'isola di Jeju e separate da giovanissime durante la Seconda Guerra Mondiale quando la prima viene rapida da alcuni soldati per essere deportata in Manciuria, dove sarà costretta a diventare una prostituta, mentre la seconda rimane con la famiglia e continua il lavoro come haenyeo (ossia una pescatrice subacquea). La narrazione segue due linee temporali distinte, pur ripercorrendo eventi che hanno luogo in momenti diversi del passato: la timeline di Hana si svolge negli anni Quaranta e quella di Emi nel 2011 anno in cui la donna, ormai anziana e malata, continua a tentare di scoprire cosa si successo alla sorella tanto amata.
Ovviamente il romanzo affronta tematiche a dir poco delicate, in primis legate allo stupro ed alla pedofilia, ma anche ad altre forme di violenza, alla dipendenza da sostanze stupefacenti e alle riflessioni sul suicidio. Di conseguenza, pur avendo adorato questo libro sono un po' titubante all'idea di consigliarlo con leggerezza. Va detto che l'autrice è molto brava nel trattare questi temi in modo rispettoso: pur avendoli analizzati senza troppi giri di parole, non tenta mai di renderli diversi da ciò che sono e non finisce mai per spettacolarizzare la violenza.
In questo lo stile è indubbiamente d'aiuto, essendo abbastanza semplice e diretto permette di leggere in modo scorrevole anche scene non facilmente digeribili. Un altro punto di forza è poi l'ambientazione, sia a livello dei luoghi descritti che di fedeltà storica; ho trovato questa parte del romanzo estremamente interessante e anche educativa perché, pur non essendoci un glossario, molti dei dettagli più inusuali per un lettore occidentale vengono chiariti nel testo. In generale, ho trovato affascinante leggere di una cultura e una mentalità così lontane dalla mia, soprattutto perché l'autrice ha potuto basarsi si informazioni di prima mano dalla comunità alla quale appartiene.
I personaggi sono forse l'elemento più riuscito in questa narrazione. Tutti risultano tridimensionali e i loro pensieri vengono analizzati con grande attenzione, soffermandosi in particolare sui loro momenti più difficili; per più versi mi ha ricordato "Tutto il nostro sangue" di Sara Taylor, ma senza una struttura così ripetitiva e senza dover dipingere tutti gli uomini come dei mostri per forza. Perché se è vero che ci sono personaggi che compiono azioni orribili in "Figlie del mare", questo comportamento non viene generalizzato a tutti i costi, finendo con il depotenziarlo, per assurdo.
A voler trovare un difetto in questo libro, si potrebbe dire che non abbia una vera e propria trama, perché la narrazione si limita a seguire la famiglia di Hana ed Emi nel corso di tre generazioni. Ma anche senza colpi di scena inaspettati, "Figlie del mare" è una storia capace di tenere incollati alle pagine e stupire con la sua forza gentile.

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lunedì 8 novembre 2021

"The Vanishing Throne" di Elizabeth May

The Vanishing Throne (The Falconer, #2)The Vanishing Throne by Elizabeth May
My rating: 1 of 5 stars

"«One day soon everything here will crumble to dust. The kingdoms are dying and the throne here is vanishing. It's already begun»"


APPROVATO DA LEONARD SHELBY

Dopo il parziale fallimento di "The Falconer", avevo decisamente ridimensionato le mie aspettative prima di iniziare il secondo capitolo della trilogia di Elizabeth May, eppure come una novella Dewey nel celebre meme sono comunque delusa dal risultato. Questo perché "The Vanishing Throne", non pago di riproporre i problemi del volume precedente, aggiunge ulteriori elementi di frustrazione per la sottoscritta, a partire dalla trama.
Innanzitutto, gli eventi di questo romanzo sono mossi unicamente dagli antagonisti mentre gli eroi, potendo, si accontenterebbero di vivere nascosti ed ignorare il dettaglio insignificante dello sterminio dell'umanità ad opera delle fatine. Per fortuna ci sono i cattivi: la ricerca di un potente artefatto magico è il motore principale della (poca) azione del libro; gli altri fulcri narrativi sono la scoperta delle origini dei reami fatati e i siparietti romantici tra Aileana e il suo delizioso interesse amoroso.
Ritroviamo la nostra protagonista a Sìth-Bhrùth prigioniera delle fate cattive che, finalmente libere, stanno conquistando il pianeta, o almeno così credono i personaggi, e io voglio fidarmi. Dopo un'evasione non proprio al cardiopalma, Aileana torna nel mondo umano per scoprire che è passato molto più tempo di quanto credesse e per tediarci ad oltranza con i suoi immotivati sensi di colpa. Seguire il suo POV è stato decisamente sfiancante: non solo il lettore è chiamato a subire i suoi monologhi su come abbia fallito nel salvare da sola il mondo (un'impresa molto verosimile, in effetti), ma deve sentirsi ripetere ad oltranza una serie di frasi dette dagli altri personaggi che lei copia-incolla ogni tre righe, probabilmente per allungare un po' il testo.
Avere una protagonista così passiva rende il ritmo della narrazione estremamente lento, ad eccezione degli ultimi capitoli in cui vediamo un po' più di azione. Un altro problema è la ristrettezza del cast: si ha l'impressione che la cara Elizabeth dovesse pagare di tasca sua le comparse, e quindi ci troviamo con una storia dove in scena si vedono solo i protagonisti e qualche sporadico personaggio secondario, ovviamente di pochissima utilità ai fini della trama. Ma veniamo alla parte peggiore, ossia il romance.
Ammetto che in un primo momento Aileana e Kiaran come coppia non mi dispiacevano, poi l'autrice ha iniziato a fare delle rivelazioni allucinanti sul passato di lui, e la nostra eroina non si arrabbia minimamente alla scoperta di essere innamorata di un genocida, è solo un po' risentita perché duemila anni prima a lui piaceva un'altra! A questo punto, lei dovrebbe perdonare subito anche le altre fate cattive, ma la bussola morale di Aileana è mossa unicamente da simpatia ed attrazione, quindi Lonnrach e il suo seguito devono essere puniti in quanto spietati assassini, mentre Kiaran è un cucciolo tormentato che ha già pagato troppo.
Ancor più allucinante come l'autrice tenti di ribaltare torto e ragione anche nel caso della Cailleach, che espone un concetto forse triste ma giusto (l'equilibro nella natura tra vita e morte), e per questo viene dipinta come malvagia. Il messaggio che passa così è estremamente infantile e diseducativo: non voler accettare gli eventi negativi come imprescindibili nella vita di una persona.
Dell'intero romanzo posso salvare solo il mio caro Derrick, sempre protagonista morale della storia per quanto mi riguarda, ed i dettagli folkloristici sui fae, in particolare quando ci si sofferma sulle origini del loro mondo e sul modo in cui è direttamente collegato a quello umano.
Anche così, nel complesso siamo però ben lontani dalla sufficienza.

Voto effettivo: una stellina e mezza

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venerdì 5 novembre 2021

"Le sette morti di Evelyn Hardcastle" di Stuart Turton

Le sette morti di Evelyn HardcastleLe sette morti di Evelyn Hardcastle by Stuart Turton
My rating: 4 of 5 stars

"La morte ha gettato i dadi ed Evelyn ha pagato il suo debito. Tutto ciò che aveva un valore è stato preso"


MOLTO PIÙ DI UN MYSTERY

Dire che avessi alte aspettative su questo romanzo sarebbe un garbato eufemismo: tra dozzine di recensioni positive e la presenza di un tropo per il quale stravedo, mi aspettavo una lettura che raggiungesse le cinque stelline in tranquillità. Purtroppo non è andata esattamente così, però "Le sette morti di Evelyn Hardcastle" si è dimostrato comunque un'ottima lettura sul piano dell'intrattenimento.
L'idea alla base mi sembrava eccellente: Aiden Bishop, il nostro protagonista, deve risolvere un giallo in pieno stile Agatha Christie, rivivendo la giornata dell'omicidio da otto punti di vista, così da mettere assieme le informazioni ottenute dai diversi testimoni. Anche l'ambientazione è un tributo alla Regina del Giallo: siamo a Blackheath House, una tenuta signorile nella campagna inglese degli anni Venti, durante un ritrovo di persone appartenenti alla buona società impegnate in oziose partite di scacchi, battute di caccia e passeggiate nel parco. Oltre al nostro protagonista, tra potenziali assassini e testimoni inconsapevoli, si muovono altri due personaggi con il suo medesimo obiettivo: risolvere il giallo attorno alla misteriosa morte di Evelyn Hardcastle, primogenita dei padroni di casa.
Come già detto il risultato è una narrazione ben ritmata e davvero scorrevole, che tiene incollati alle pagine. Lo stile di Turton è abbastanza ricercato, senza per questo sembrare pedante; l'unico aspetto sul quale trovo da ridire è l'utilizzo eccessivo di metafore. La parte investigativa è gestita in maniera eccellente e, salvo qualche piccola lacuna, risponde a tutti gli interrogativi della storia; mi sento di approvare anche il protagonista e i suoi "ospiti", che vengono analizzati tutti con grande attenzione, permettendo al lettore di notare come ognuno di loro contribuisca ed influenzi le azioni di Aiden.
Meno bene la caratterizzazione degli altri personaggi, in particolare gli altri partecipanti alla "gara" per i quali sarebbe stato necessario molto più spazio, infatti nel finale si è quasi insensibili al loro destino. Il problema più fastidioso è però il lato fantascientifico, che diventa sempre più importante con il procedere del romanzo: si notano parecchie incongruenze, anche al di fuori delle menzogne dette dai personaggi, in particolare quando diventa chiaro che gli eventi possono essere alterati. La risoluzione finale poi risulta godibile solo se ci si concentra sulla parte mystery accantonando completamente gli elementi sci-fi, che vanno a contraddire la soluzione stessa del giallo.
Voglio spendere infine due parole sulla questione del fat shaming. Uno degli "ospiti" nel cui corpo si trova a vivere per un giorno il protagonista è una persona in sovrappeso e questo aspetto nel testo viene rimarcato in continuazione, sia durante quella specifica giornata, sia in seguito. Ero al corrente di questa problematica, ma devo ammettere di averla comunque percepita nettamente durante la lettura. Pur essendo convinta che si tratti di un errore in buona fede, trovo sia indubbiamente sintomo di modo di discriminare interiorizzato: il protagonista nota difetti anche negli altri "ospiti", ma neppure nei casi peggiori (uno di loro è uno stupratore seriale, per fare un esempio) ci si sofferma così tanto e spesso. Ci tenevo a segnalare questo dettaglio perché potrebbe risultare un trigger per alcuni lettori.

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