Gli ultimi saranno i primi
Recensione a "Delitto e castigo" di Fëdor M. Dostoevskij
TITOLO: Delitto
e castigo
AUTORE: Fëdor M.
Dostoevskij
TITOLO ORIGINALE: Prestuplènie i nakazànie
TRADUTTORE: Vittoria C. Da Gavardo
EDITORE: Newton Compton
COLLANA: I Minimammut
PAGINE: 480
Spesso mi è successo di parlare con persone
che ritenevano gli autori russi incapaci di scrivere romanzi con l’amore come
elemento centrale. Se c’è qualcosa che in “Delitto e castigo” manca non è di
certo l’amore, in ogni forma e sfaccettatura: il tenero affetto di una madre,
quello di un amico o di una sorella e soprattutto la passione e la devozione
per la persona amata.
Nel capolavoro di Dostoevskij c’è poi spazio
per moltissime tematiche, che portano il lettore a riflettere su svariate
questioni; sembra che ogni personaggio porti con sé uno o in alcuni casi più
argomenti, come Katjerìna, con il suo orgoglio imperituro, a dispetto
dell’umilissima condizione, e Andrèj che annuncia il prossimo avvento di un
mondo senza differenze e barriere, ossia l’utopia del comunismo. La “teoria”
più affascinante a mio avviso è però quella dell’arscin, il minuscolo spazio in
cui ogni uomo sarebbe disposto a vivere pur di non dover andare incontro alla
morte.
La tematica sovrana, e ancor oggi attuale, è
rappresentata dal quesito che tormenta il protagonista: fino a che limite ci si
può spingere per il bene comune? La morte di un solo essere abbietto trova
giustificazione nella salvezza di decine di innocenti? Il delitto che da inizio
alle vicende non è infatti dettato da uno scopo meramente materiale, ne dalla
semplice cattiveria; il protagonista Raskòlnikov possiede anzi un forte senso
della giustizia, seppur non in senso canonico. Questo porterà non solo alla
decisione finale di costituirsi, ma anche a moltissime riflessioni sulla
legittimità, prima e dopo l’assassinio.
Attorno a questo anti-eroe, si crea un cosmo
di personaggi affascinanti e perfettamente delineati, tanto da poter notare il
lavoro di caratterizzazione anche nelle comparse. In linea generale,
Dostoevskij da’ vita a personaggi maschili viziosi, seppur consci dei propri
difetti -in primis lussuria, gola ed ira-, mentre le figure femminili sono
quasi sempre pie e devote, in special modo alla famiglia; esempi lampanti sono
Dùnja e Sonja, per le quali si configurano delle storie quasi fiabesche, con le
eroine vessate ed umiliate che trovano infine il riscatto e il vero amore.
“Delitto e castigo” si dimostra anche tra i
capostipiti del genere thriller, non solo per l’omicidio e l’indagine che ne
consegue, ma soprattutto per le svolte inattese che sorprendono il lettore e
per l’intelligente inserimento di piccoli indizi, destinati a tornare in mente
nel momento in cui qualche mistero viene svelato, come nel caso del piano di
Lùgin.
La
straordinaria abilità dell’autore permette inoltre al lettore di empatizzare
con tutti i personaggi, perfino con gli antagonisti o con chi assume dei
comportamenti deprecabili come Marmelàdov; d’altro canto, il lavoro
d’introspezioni focalizzato in gran parte sul protagonista permette di provare
le sue stesse ansie ed angosce, oltre a simpatizzare con la sua idea del bene
comune che giustifica ogni azione. È interessante notare la presenza di
moltissimi riferimenti alla fede cristiana e al valore delle cose, con tanto di
cifre enunciate; ciò si può ricollegare all’esperienza diretta dell’autore, che
spesso cita dettagli autobiografici.
Per quanto riguarda quest’edizione Newton
Compton, oltre agli errori di battitura a cui ormai sono rassegnata, il volume
presenta un paio di difetti abbastanza rilevanti: per dialoghi e pensieri viene
utilizzato il medesimo segno grafico, causando così inutile confusione nel
lettore, e la traduzione in generale sembra un po’ datata, con molti termini a
dir poco desueti.
DOVE COMPRARE QUESTO LIBRO
LA VIGNETTA
Se non ci fosse stata Sonja, la mia OTP era RodjonXPorfirij!