Con l'incanto di una fiaba
Recensione a "Paper Magician" di Charlie N. Holmberg
TITOLO: Paper Magician
TITOLO ORIGINALE: The Paper Magician
TRADUTTORE: Marina Scarsella
EDITORE: Fanucci
COLLANA: Narrativa
PAGINE: 220
IL COMMENTO
IL COMMENTO
Ceony Twill è una giovane di talento che ha
appena terminato gli studi in modo brillante; si trova purtroppo costretta ad
accantonare i suoi sogni ed iniziare un apprendistato per intraprendere poi una
carriere ben lontana da quella desiderata.
Ceony non è però una ragazza italiana dei
giorni nostri, bensì un’abile maga in una Londra novecentesca alternativa in
cui la magia non solo esiste ma è nota a tutti ed essere maghi è una
professione -seppur esclusiva- come le altre, tanto che la protagonista l’ha scelta
come alternativa al diventare una cuoca.
Nell’originale ambientazione si trova
indubbiamente il maggior pregio di questo romanzo in cui la magia viene
presentata in modo inedito: non più come qualcosa di oscuro e slegato dalla
vita quotidiana, ma come elemento essenziale di questa, capace di evolversi di
pari passo alla tecnologia (si parla per esempio di maghi che lavorano
esclusivamente con la plastica) anziché opporsi ad essa come generalmente è
percepito nell’immaginario comune.
Per quanto riguarda la trama invece
l’originalità viene un po’ a mancare, ho individuato infatti un paio di
similitudini con altre opere. La prima è “Papà Gambalunga” di Jean Webster, in
cui ritroviamo una giovane di umili natali ma dotata di grande vocazione (in
quel caso, per la scrittura) che viene aiutata economicamente da un misterioso
benefattore del quale infine si innamorerà. Abbiamo poi “Il castello errante di
Howl”, e mi riferisco al film di Hayao Miyazaki non al romanzo di Diana W.
Jones; in una scena presente per l’appunto solo nel lungometraggio, la
protagonista compie un viaggio nei ricordi passati del mago Howl che somiglia
molto all’avventura nel cuore di Mg Thane intrapresa da Ceony.
Purtroppo la trama, oltre ad essere molto
prevedibile, mi è sembrata anche troppo frettolosa nel rivelare al lettore le
risposte ai pochi quesiti e misteri. Anche l’innamoramento della protagonista e
l’inseguimento di Lira potevano essere descritti con più calma e magari con la
presenza di ostacolo più ostici da superare; questa scelta ha però il merito di
aver concentrato l’attenzione sull’analisi del passato e dei sentimenti di
Thane e, in modo più delicato e quasi in ombra, di Ceony, che grazie ai momenti
vissuti durante la missione di salvataggio trova il coraggio di dar voce anche
ad alcuni aspetti più oscuri del suo animo.
Ne deriva che i due protagonisti appaiono
interessanti e ben strutturati; lo stesso non si può dire per l’antagonista:
tutto in Lira risulta a malapena abbozzato e il suo fine e le sue azioni non
vengono mai chiarite, sebbene i prossimi volumi della trilogia potrebbero far
luce a riguardo. Gli altri personaggi sono poco più che comparse, pronte a
cedere il passo affinché il focus si concentri sui protagonisti.
Sullo stile dell’autrice preferisco non
sbilanciarmi né in positivo né in negativo: è abbastanza semplice e scorrevole,
per nulla pretenzioso, ma desidero leggere gli altri libri per controllare la
presenza o meno di un miglioramento, di una maturazione soprattutto nella
scelta delle sequenze a cui dare più spazio.
Nell’intero romanzo, la Holmberg inserisce
poi un gran numero di dettagli, riferimenti e perfino giochi di parole
collegati alla carta, al cuore ed alla precisione -qualità fondamentale per
ogni piegatore che si rispetti-; ritengo sia stata una scelta molto azzeccata
per coinvolgere ancor più il lettore in questo magico mondo dotata di un
particolare fascino in grado di farci tornare per un attimo bambini.
DOVE COMPRARE QUESTO LIBRO
LA VIGNETTA
Le priorità Ceony, le priorità.
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