Filler in abbondanza, revisione assente
Recensione a "Khantis l’egiziano" di Silvio Foini

TITOLO: Khantis
l’egiziano
AUTORE: Silvio
Foini
TITOLO ORIGINALE: -
TRADUTTORE: -
EDITORE: Watson
COLLANA: Luci
PAGINE: 390
Mi dispiace sempre dover commentare in modo
negativo un libro, ancor di più se è stato un regalo. In questo caso, devo
ammettere di essermi approcciata al romanzo in questione senza alcuna
informazione sull’autore o sulla trama, che va detto è praticamente
irreperibile, anche online.
Dopo aver completato la lettura, posso quindi
dire con cognizione che è molto difficile riassumere le vicende narrate. La
causa non è però un intreccio particolarmente elaborato, bensì un trama zeppa
di avvenimenti, che si avvicendano con una fretta quasi allarmante; si pensi
per esempio al pittore Anen diventato in breve generale, oppure allo schiavo
Khanus che in pochi mesi viene nominato Visir della città di Tebe.
Questo è solo il primo di innumerevoli
problemi di questo romanzo, perché la narrazione non è solamente frettolosa, ma
anche inconcludente: la missione affidata agli eroi occupa soltanto un minima
parte del volume, mentre il resto dei capitoli è incentrato su fatti che non la
riguardano affatto e sembrano quindi scritti solo per fare da riempitivo tra il
momento in cui gli dei annunciano l’impresa e quello in cui questa viene
finalmente compiuta.
Il romanzo mi ha anche messa in difficoltà
per valutarne il genere dal momento che, pur avendo pretesa di romanzo
d’avventura, fantastico e a sfondo storico, i protagonisti non fronteggiano mai
delle vere e proprie sfide tali da metterli in difficoltà o in pericolo, perché
tutto viene risolto senza problemi con l’intervento degli dei.
Passando quindi ai personaggi, essi
dimostrano di essere estremamente bidimensionali, con i “buoni” che sono tali
fino alla nausea e i “cattivi” primi della minima motivazione per le loro
azioni, in particolare il villain principale (o che come tale viene presentato
al lettore), Seth. La rapida narrazione inoltre non concede tempo per valutare
i sentimenti dei personaggi, pertanto le reazioni tra queste si instaurano per
ordine dell’autore, in modo istantaneo e solo al fine di far procedere la
trama.
In mezzo a tante (troppe?) critiche, vorrei
segnalare l’unico aspetto da me apprezzato, seppur solo in parte. Risulta
evidente che Foini è un grande conoscitore degli aspetti prettamente storici
del romanzo; dai molti nomi delle divinità egizie ai vari faraoni e le
rispettive consorti, dai luoghi come le Case della Vita e della Morte alle fasi
dell’imbalsamazione. Anche in questo caso, l’autore commette tre grossolani
errori: innanzitutto ripete i vari titoli in continuazione, come nel timore che
il lettore li dimentichi dopo poche righe, secondariamente dimostra in più
occasioni una grande ingenuità, associando i suoi personaggi a determinate
azioni. A mio avviso, pare un po’ strano che il medico di corte impieghi la sua
giornata per la cura di semplici cittadini o, addirittura, schiavi; il Faraone
Amenofi sembra invece perfettamente a suo agio nell’avere al suo fianco l’uomo che
sa essere l’amante della moglie, a dispetto della sua posizione e del ruolo che
ricopre. Infine, credo sarebbe stata una scelta migliore inserire qualche nota
chiarificatrice a fondo pagina, dal momento che molti nomi non vengono spiegati
nel testo.
Lo stile dell’autore da’ il colpo di grazia
al romanzo, con la sua acerbezza quasi infantile, l’alternarsi senza logica di
imperfetto e passato remoto e con la mancanza di punti e lettere. Le virgole
sole si meriterebbero un commento a parte: sembra che siano state disposte alla
rinfusa a opera completata. Temo che l’editore non abbia svolto nessun lavoro
di revisione, dal momento che ogni capitolo contiene almeno una dozzina di
errori.
Per concludere, una considerazione sul
titolo: perché Khantis, se è solo un comprimario? e perché l’egiziano, se lo
sono quasi tutti?DOVE COMPRARE QUESTO LIBRO
LA VIGNETTA
La coerenza non è di questo mondo.
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