
My rating: 2 of 5 stars
"There's a story of a Voievod in Northern Wallachia who had a particular liking for young Traveller girls with talent … he ruined them, then drank their blood, and so was immortal. It sounds like stories, but Old Charani said all stories have their roots in truth, however deeply buried"
COSA CI FA UN ORSO POLARE IN TRANSILVANIA?
Non so ancora se leggerò qualcos'altro scritto da Louise O'Neill, ma di certo non mi fiderò più di lei per quanto riguarda i consigli di lettura; il suo blurb per "The Deathless Girls" promette una storia «intoxicating», e personalmente mi aspettavo una narrazione travolgente e ricca di atmosfere angoscianti, invece il solo aspetto per cui questo romanzo mi ha stordita è quello del fastidio provato nei confronti della protagonista dalla prima pagina.
La cara Louise non è però la sola a dare false speranze. La CE nella quarta di copertina ci anticipa infatti che stiamo per leggere la storia delle origini delle cosiddette "mogli di Dracula", un'espressione che nel romanzo di Stoker non viene mai usata ma che ritengo comunque accettabile perché ormai parte della cultura pop. Il romanzo dovrebbe raccontarci quindi di come le sorelle Traveller Lillai "Lil" e Kisaiya "Kizzy" sono diventate le due vampire dai capelli scuri che il povero Jonathan incontra nel suo viaggio in Transilvania; il risultato però è leggermente diverso. Per due terzi del libro assistiamo infatti al rapimento delle ragazze -e di parecchi loro coetanei- da parte in alcuni Settled, e al conseguente periodo di schiavitù che vivono nel castello del boyar locale; solo nelle ultime cento pagine vediamo la comparsa dei non-morti, mentre dobbiamo aspettare addirittura l'epilogo per arrivare alla trasformazione effettiva, che com'era prevedibile avviene in modo estremamente forzato, stravolgendo anche la storia di base.
Questo è senza dubbio l'aspetto del romanzo che più mi ha infastidita, perché se si sceglie di raccontare il prequel di un'altra opera bisognerebbe per lo meno rispettarla, altrimenti tanto vale scrivere una storia originale in cui i vampiri possono pure sbrillucciare al sole. Millwood Hargrave in questo ha sbagliato due volte: la prima quando ha deciso di cambiare la lore attorno alla figura del vampiro come immaginata da Stoker, e la seconda quando ha caratterizzato le due protagoniste non tenendo minimamente in considerazione quanto viene mostrato dei loro personaggi in "Dracula". Con il chiaro intento di rendere Lil e Kizzy simpatetiche al lettore, l'autrice le ha private di uno dei loro tratti fondamentali, ossia la predilezione per il sangue dei bambini; una caratteristica fondamentale per i loro personaggi, nonostante le rendesse sicuramente dei mostri.
In realtà le due Traveller non mi hanno convinta neanche come personaggi a se stanti: Kizzy ha una caratterizzazione molto povera, e di lei alla fin fine sappiamo solo che è una testa calda, mentre Lil ha un minimo di sviluppo durante la narrazione, ma di base mi è risultata davvero fastidiosa per la sua tendenza a lamentarsi in continuo di quanto la sorella sia più bella, coraggiosa e talentuosa di lei. Tra l'altro, a lettura ultimata ancora non mi è ben chiaro quale utilità avessero i talenti delle due ai fini della trama.
Due elementi che invece mi lasciano nell'indecisione sono il romance, che reputo molto carino ma è in fondo un banale insta-love, e l'ambientazione: dal punto di vista storico non mi sembra gestita corettamente, però le descrizioni di alcuni luoghi risultano decisamente ben scritte.
Mi sento di promuovere invece le tematiche sulle quali l'autrice si focalizza, ovvero il femminismo e la discriminazione verso persone di etnie diverse (qui rappresentata dal contrasto tra i Settled ed i Traveller). Nonostante vengano trattati in modo per nulla sottile, trovo che i due temi risultino molto adatti al pubblico di ragazzi per i quali il romanzo è stato pensato: ne potranno sicuramente trarre delle valide riflessioni.
Voto effettivo: due stelline e mezza
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