I segreti di Coldtown by Holly Black
My rating: 2 of 5 stars
"Sulle pagine di gossip quasi tutto lo spazio era occupato dai vampiri, che ormai venivano trattati come celebrità; a mano a mano che aumentavano gli omicidi, cresceva anche l'interesse del pubblico"
TREMATE, TREMATE, GLI EMO SON TORNATI
Black non è propriamente un'autrice nuova per me, dal momento che un paio di anni fa ho letto la pentalogia Magisterium, pubblicata in collaborazione con Clare. "I segreti di Coldtown" è però il primo romanzo che leggo scritto esclusivamente da lei, e basandomi su questa narrazione la vedrei bene a collaborare con A.G. Howard piuttosto che con la cara Cassandra: entrambe soffrono palesemente di una feroce nostalgia per i primi anni duemila, infatti tutti i loro personaggi sono abbigliati e si atteggiano come dei perfetti emo goth. In questa storia non si parla però di fatine arrivate dal Paese delle Meraviglie bensì di vampiri, in una versione decisamente aggiornata.
L'ambientazione fa infatti pensare ad una realtà quasi distopica, ma la premessa è puramente fantastica: i vampiri da sempre popolano il mondo in gran segreto, ma alcuni anni prima il neo vampiro Caspar Morales ha dato il via ad un infezione di massa che ha portato in poco tempo alla diffusione del vampirismo su tutto il pianeta. Ogni Paese reagisce come può a questa pandemia, e gli Stati Uniti in particolare istituiscono delle enormi zone di quarantena chiamate Coldtown, in cui rinchiudere vampiri, persone infette e qualunque cittadino abbia la sfortuna di trovarsi all'interno dei confini. Le reazioni dell'umanità alla scoperta del vampirismo sono estremamente varie: c'è chi vede i vampiri come una minaccia da distruggere e chi li venera neanche fossero delle celebrità, arrivando ad entrare spontaneamente nelle Coldtown per farsi mordere.
La diciassettenne Tara Bach invece cerca di ignorare il fenomeno che ha causato la morte di sua madre, ma non può più farlo quando una festa alla quale partecipa durante l'estate si trasforma nel ricco banchetto di un gruppo di vampiri. Convinta di essere infetta, la ragazza parte alla volta della Coldtown di Springfield assieme ad Aidan Marinos -amico da sempre, ex da poco e vampiro a breve- e al misterioso vampiro Gavriil "Gavriel". Durante il viaggio verso questa quarantena volontaria, al trio si uniscono i gemelli Jennifer "Midnight" e Jack "Winter", blogger e aspiranti vampiri; in scena entreranno poi molti altri personaggi sopra le righe tra cui l'antico vampiro Lucien Moreau, ora divenuto una sorta di star grazie al suo reality online.
Oltre alla scorrevolezza della narrazione, aiutata dalla brevità dei periodi, questo titolo ha pochi punti di forza che abbiano superato indenni la prova del tempo. Personalmente ho apprezzato come l'autrice abbia aggiornato la figura del vampiro, qui trasformato in celebrità del mondo contemporaneo; per chi ha letto i romanzi di Anne Rice non sarà nulla di inedito, ma nel target YA è sicuramente un elemento insolito. Molto ben scritte le descrizioni dei personaggi, con tanti dettagli e particolari che li rendono facili da identificare; mi sento di promuovere anche il tentativo di dare un background ai protagonisti tramite brevi capitoli di flashback.
Sull'altro piatto della bilancia troviamo però una narrazione resa confusa dal comportamento casuale dei protagonisti, soprattutto nelle prime scene che avranno dei chiarimenti poco convincenti solo molto più avanti; la stessa confusione caratterizza il world building, che pur essendo affascinante nella sua estetica decadente presenta parecchie incongruenze.
Per quanto riguarda la trama, sono presenti diverse svolte decisamente deboli e nessun colpo di scena degno di questo nome. Anche le relazioni interpersonali non mi hanno fatta impazzire: ad esclusione dell'amicizia pregressa con Aidan, tutti gli altri rapporti instaurati dalla protagonista sono molto forzati perché manca il tempo materiale per svilupparli degnamente.
Ma come anticipato il più grande difetto di questo romanzo è il suo rientrare in una tipologia di libri per ragazzi ormai superata: leggere di bellocci tenebrosi che si innamorano delle protagoniste senza motivo, personaggi che agiscono senza mai riflettere un attimo sulle conseguenze e ragazze che indossano abiti favolosi per andare ad inutili balli, penso abbia stufato un po' tutti.
Ovviamente anche questo titolo rientrava nella mia TBR halloweeniana, e su questo fronte devo purtroppo segnalare che non ci sono stati molti brividi, ma sicuramente tante risate.
Voto effettivo: due stelline e mezza
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venerdì 28 ottobre 2022
venerdì 21 ottobre 2022
"Aiuto, Poirot!" di Agatha Christie
Aiuto, Poirot! by Agatha Christie
My rating: 4 of 5 stars
"Sotto la firma, a mano, erano state vergate in fretta alcune parole: “Per l'amor di Dio, venite!”.
Restituii la lettera a Poirot col cuore che batteva più in fretta.
«Finalmente!», dissi. «Ecco qualcosa di straordinario!»"
POIROT 1 : GIRAUD 0 (HASTINGS ZERISSIMO)
Durante il mese di ottobre mi ero ripromessa di concentrarmi sui libri a tema vampirismo, in vista di Halloween, quindi ci si potrebbe chiedere cosa ci faccia qui in mezzo un romanzo della cara Agatha. Purtroppo il mio primo tentativo di lettura vampiresca (aka "I dodici" di Jasper Kent) non è stato propriamente un successo, e quando mi sento un po' arenata con gli altri romanzi i suoi mystery brevi e sempre intelligenti mi sembrano il perfetto toccasana per motivarmi anche con le letture successive. E ancora una volta la prosa di Christie sembra essere riuscita a riattizzare la mia voglia di leggere, per merito di "Aiuto, Poirot!".
Il secondo romanzo con protagonista il detective belga ci presenta un mistero d'oltremanica: Poirot viene convocato a Villa Geneviève, nella località di villeggiatura Merlinville-sur-Mer, dove il padrone di casa Paul Renauld si sente minacciato a causa di un presunto segreto del quale è depositario. Allettato dal primo caso degno di nota dopo settimane passate a ritrovare cagnolini di danarose nobildonne, Hercule Poirot parte subito per l'Alta Francia con il capitano Arthur Hastings, che anche in questo libro sarà la nostra voce narrante; purtroppo però sembra essere ormai tardi per salvare il loro committente.
Come al solito, mi sono genuinamente sforzata di indovinare l'identità del colpevole, ma fino all'ultimo la cara Agatha è riuscita a tenermi con il fiato sospeso, cambiando le carte in tavola finché il quadro non è stato perfetto in ogni minimo indizio. Raramente mi sono imbattuta in un mystery così ricco di prove contraddittorie e potenziali sospetti: ricostruire la verità penso sia praticamente impossibile, e forse proprio per questo la conclusione risulta così verosimile e soddisfacente.
Oltre alla bellezza dell'intreccio in sé, questo romanzo riesce anche a divertire, sia per il continuo atteggiamento da donnaiolo di Hastings -sempre pronto a fare il cascamorto con ogni bella donna compaia in scena, e altrettanto pronto ad essere smontato nelle sue avances- sia per la faida tra Poirot e Giraud: Christie sfrutta i loro atteggiamenti opposti nei confronti del metodo d'indagine per creare dei simpatici siparietti, mettendo puntualmente in ridicolo la sbruffonaggine del detective della Sûreté di Parigi.
Il solo neo in un romanzo più che godibile è l'assenza di un livello di lettura più profondo, perché oltre alla bellezza del giallo da dipanare non c'è molto da analizzare; anche per quanto riguarda le motivazioni dietro al delitto (senza fare spoiler!) non abbiamo nulla di particolarmente originale o complesso sul piano emotivo. Per quanto riguarda la mia copia, purtroppo mi trovo con una vecchia edizione nella quale mancano tanti segni grafici nei dialoghi, ma spero che nelle recenti ristampe questo problema sia stato risolto senza troppe difficoltà.
Da ultimo, voglio darvi un consiglio: se volete leggere questo romanzo vi suggerisco di recuperare prima "Poirot a Styles Court", nel caso vi interessi anche quel titolo, perché potreste incappare in un paio di spoiler minori.
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My rating: 4 of 5 stars
"Sotto la firma, a mano, erano state vergate in fretta alcune parole: “Per l'amor di Dio, venite!”.
Restituii la lettera a Poirot col cuore che batteva più in fretta.
«Finalmente!», dissi. «Ecco qualcosa di straordinario!»"
POIROT 1 : GIRAUD 0 (HASTINGS ZERISSIMO)
Durante il mese di ottobre mi ero ripromessa di concentrarmi sui libri a tema vampirismo, in vista di Halloween, quindi ci si potrebbe chiedere cosa ci faccia qui in mezzo un romanzo della cara Agatha. Purtroppo il mio primo tentativo di lettura vampiresca (aka "I dodici" di Jasper Kent) non è stato propriamente un successo, e quando mi sento un po' arenata con gli altri romanzi i suoi mystery brevi e sempre intelligenti mi sembrano il perfetto toccasana per motivarmi anche con le letture successive. E ancora una volta la prosa di Christie sembra essere riuscita a riattizzare la mia voglia di leggere, per merito di "Aiuto, Poirot!".
Il secondo romanzo con protagonista il detective belga ci presenta un mistero d'oltremanica: Poirot viene convocato a Villa Geneviève, nella località di villeggiatura Merlinville-sur-Mer, dove il padrone di casa Paul Renauld si sente minacciato a causa di un presunto segreto del quale è depositario. Allettato dal primo caso degno di nota dopo settimane passate a ritrovare cagnolini di danarose nobildonne, Hercule Poirot parte subito per l'Alta Francia con il capitano Arthur Hastings, che anche in questo libro sarà la nostra voce narrante; purtroppo però sembra essere ormai tardi per salvare il loro committente.
Come al solito, mi sono genuinamente sforzata di indovinare l'identità del colpevole, ma fino all'ultimo la cara Agatha è riuscita a tenermi con il fiato sospeso, cambiando le carte in tavola finché il quadro non è stato perfetto in ogni minimo indizio. Raramente mi sono imbattuta in un mystery così ricco di prove contraddittorie e potenziali sospetti: ricostruire la verità penso sia praticamente impossibile, e forse proprio per questo la conclusione risulta così verosimile e soddisfacente.
Oltre alla bellezza dell'intreccio in sé, questo romanzo riesce anche a divertire, sia per il continuo atteggiamento da donnaiolo di Hastings -sempre pronto a fare il cascamorto con ogni bella donna compaia in scena, e altrettanto pronto ad essere smontato nelle sue avances- sia per la faida tra Poirot e Giraud: Christie sfrutta i loro atteggiamenti opposti nei confronti del metodo d'indagine per creare dei simpatici siparietti, mettendo puntualmente in ridicolo la sbruffonaggine del detective della Sûreté di Parigi.
Il solo neo in un romanzo più che godibile è l'assenza di un livello di lettura più profondo, perché oltre alla bellezza del giallo da dipanare non c'è molto da analizzare; anche per quanto riguarda le motivazioni dietro al delitto (senza fare spoiler!) non abbiamo nulla di particolarmente originale o complesso sul piano emotivo. Per quanto riguarda la mia copia, purtroppo mi trovo con una vecchia edizione nella quale mancano tanti segni grafici nei dialoghi, ma spero che nelle recenti ristampe questo problema sia stato risolto senza troppe difficoltà.
Da ultimo, voglio darvi un consiglio: se volete leggere questo romanzo vi suggerisco di recuperare prima "Poirot a Styles Court", nel caso vi interessi anche quel titolo, perché potreste incappare in un paio di spoiler minori.
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mercoledì 19 ottobre 2022
"I dodici" di Jasper Kent
I Dodici by Jasper Kent
My rating: 3 of 5 stars
"I ricordi che mi invasero la mente non erano normali scene di battaglia, bensì qualcosa che mi era sembrato (e sembrato è la parola giusta, perché non rammentavo di aver visto nulla) un branco di lupo che sbranava la presa, anziché uno scontro fra soldati. E poi il sangue. Tanto sangue"
PIÙ VALIDO COME ROMANZO STORICO CHE COME HORROR
"I dodici" è un libro che ammetto di aver recuperato unicamente per averlo trovato scontatissimo in qualche store online; come al mio solito l'ho abbandonato parecchio tempo in libreria, per poi ripescarlo in occasione di una TBR interamente a tema vampiri. Non che la narrazione sia da subito chiara in questo senso, però almeno la sinossi risulta meno misteriosa e fa capire che queste creature della notte giocano un ruolo fondamentale nella storia.
La trama si snoda nel corso della seconda metà del 1812 ed è fortemente collegata agli eventi della Campagna di Russia; a raccontarci la vicenda è un ufficiale dell'esercito russo, il capitano Aleksej "Ljoša" Ivanovič Danilov, membro di una squadra di spie e sabotatori. La scena d'apertura vede il suo amico Dmitrij Fetjukovič consigliare di assoldare un gruppo di mercenari -che ribattezzano Opričniki- per rendere più efficaci i loro sforzi di indebolire la Grande Armée; mentre il nostro Aleksej impiega dozzine di pagine prima di iniziare a nutrire dei sospetti nei confronti dei suoi nuovi, sadici alleati, i lettori non faticheranno ad intuire la natura vampirica di questi sicari.
Questo è il primo, e forse il più grave, difetto del romanzo: l'intreccio è estremamente prevedibile, e questo unito ad un ritmo molto lento rende la lettura decisamente ostica, soprattutto nei primi due terzi del testo. Sempre nella prima parte della storia, il protagonista non ha una vera motivazione che lo spinga ad agire, ed è chiaro che questa fiacchezza narrativa non è spontanea ma viene imposta dall'autore, forse in un inutile tentativo di rendere profondo questo personaggio.
Ciò rende se possibile ancor più fastidioso Aleksej, che già di suo non brilla per simpatia; raramente ho dovuto seguire un POV così detestabile: Ljoša oscilla tra l'ottusità più frustante e l'incapacità di autocritica, infatti non appena arriva a sfiorare delle riflessioni decisive il suo pensiero va altrove. Alcuni dei suoi pensieri, in particolare nei confronti dell'amata Domnikiia "Dominique" Semënovna, sono offensivi senza ragione perché non portano il suo carattere ad evolvere in alcun modo.
Per nostra fortuna nel resto del cast abbiamo delle figure più simpatetiche o per lo meno affascinanti, e tra queste ammetto di aver apprezzato specialmente Maksim "Maks" Sergeevič e Iuda; quest'ultimo ha anche il merito di aver risollevato un po' il romanzo, con le trovate che mette in campo nell'ultima parte della storia. In generale poi, il modo in cui vengono rappresentati gli Opričniki mi è piaciuto: in un mondo editoriale ormai abituato ad una versione più moderna e romantica dei vampiri, trovare delle creature che non avrebbero sfigurato nel "Dracula" di Stoker è stata una sorpresa carina.
Altri aspetti sicuramente positivi sono gli elementi gore -legati sia al terrore ispirato dal sovrannaturale che agli orrori della guerra reale- e l'accuratezza dell'ambientazione storica, peccato solo che i protagonisti non interagiscono con figure realmente esistite in modo diretto: vista la premessa mi aspettavo quasi uno scenario ucronico, in cui magari gli Opričniki aiutassero i russi in una missione per uccidere Napoleone.
Per completezza, voglio segnalare che questo romanzo ha diversi seguiti incentrati sulla famiglia di Aleksej, però la vicenda narrata qui ha una sua conclusione abbastanza soddisfacente a mio avviso; e per fortuna direi, visto che la CE non ha continuato la pubblicazione della serie in Italia. Per quanto riguarda il fattore spooky, da me ovviamente ricercato nel mese di Halloween, questa lettura mi ha dato i brividi principalmente per le gelide location, ma anche per alcune scene legate alla guerra abbastanza esplicite. Difetti a parte, mi sembra quindi un buon romanzo da recuperare in questo periodo.
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My rating: 3 of 5 stars
"I ricordi che mi invasero la mente non erano normali scene di battaglia, bensì qualcosa che mi era sembrato (e sembrato è la parola giusta, perché non rammentavo di aver visto nulla) un branco di lupo che sbranava la presa, anziché uno scontro fra soldati. E poi il sangue. Tanto sangue"
PIÙ VALIDO COME ROMANZO STORICO CHE COME HORROR
"I dodici" è un libro che ammetto di aver recuperato unicamente per averlo trovato scontatissimo in qualche store online; come al mio solito l'ho abbandonato parecchio tempo in libreria, per poi ripescarlo in occasione di una TBR interamente a tema vampiri. Non che la narrazione sia da subito chiara in questo senso, però almeno la sinossi risulta meno misteriosa e fa capire che queste creature della notte giocano un ruolo fondamentale nella storia.
La trama si snoda nel corso della seconda metà del 1812 ed è fortemente collegata agli eventi della Campagna di Russia; a raccontarci la vicenda è un ufficiale dell'esercito russo, il capitano Aleksej "Ljoša" Ivanovič Danilov, membro di una squadra di spie e sabotatori. La scena d'apertura vede il suo amico Dmitrij Fetjukovič consigliare di assoldare un gruppo di mercenari -che ribattezzano Opričniki- per rendere più efficaci i loro sforzi di indebolire la Grande Armée; mentre il nostro Aleksej impiega dozzine di pagine prima di iniziare a nutrire dei sospetti nei confronti dei suoi nuovi, sadici alleati, i lettori non faticheranno ad intuire la natura vampirica di questi sicari.
Questo è il primo, e forse il più grave, difetto del romanzo: l'intreccio è estremamente prevedibile, e questo unito ad un ritmo molto lento rende la lettura decisamente ostica, soprattutto nei primi due terzi del testo. Sempre nella prima parte della storia, il protagonista non ha una vera motivazione che lo spinga ad agire, ed è chiaro che questa fiacchezza narrativa non è spontanea ma viene imposta dall'autore, forse in un inutile tentativo di rendere profondo questo personaggio.
Ciò rende se possibile ancor più fastidioso Aleksej, che già di suo non brilla per simpatia; raramente ho dovuto seguire un POV così detestabile: Ljoša oscilla tra l'ottusità più frustante e l'incapacità di autocritica, infatti non appena arriva a sfiorare delle riflessioni decisive il suo pensiero va altrove. Alcuni dei suoi pensieri, in particolare nei confronti dell'amata Domnikiia "Dominique" Semënovna, sono offensivi senza ragione perché non portano il suo carattere ad evolvere in alcun modo.
Per nostra fortuna nel resto del cast abbiamo delle figure più simpatetiche o per lo meno affascinanti, e tra queste ammetto di aver apprezzato specialmente Maksim "Maks" Sergeevič e Iuda; quest'ultimo ha anche il merito di aver risollevato un po' il romanzo, con le trovate che mette in campo nell'ultima parte della storia. In generale poi, il modo in cui vengono rappresentati gli Opričniki mi è piaciuto: in un mondo editoriale ormai abituato ad una versione più moderna e romantica dei vampiri, trovare delle creature che non avrebbero sfigurato nel "Dracula" di Stoker è stata una sorpresa carina.
Altri aspetti sicuramente positivi sono gli elementi gore -legati sia al terrore ispirato dal sovrannaturale che agli orrori della guerra reale- e l'accuratezza dell'ambientazione storica, peccato solo che i protagonisti non interagiscono con figure realmente esistite in modo diretto: vista la premessa mi aspettavo quasi uno scenario ucronico, in cui magari gli Opričniki aiutassero i russi in una missione per uccidere Napoleone.
Per completezza, voglio segnalare che questo romanzo ha diversi seguiti incentrati sulla famiglia di Aleksej, però la vicenda narrata qui ha una sua conclusione abbastanza soddisfacente a mio avviso; e per fortuna direi, visto che la CE non ha continuato la pubblicazione della serie in Italia. Per quanto riguarda il fattore spooky, da me ovviamente ricercato nel mese di Halloween, questa lettura mi ha dato i brividi principalmente per le gelide location, ma anche per alcune scene legate alla guerra abbastanza esplicite. Difetti a parte, mi sembra quindi un buon romanzo da recuperare in questo periodo.
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venerdì 14 ottobre 2022
"La principessa" di Cassandra Clare
La principessa by Cassandra Clare
My rating: 3 of 5 stars
"Sul pavimento di pietra, schierati in file, c'erano centinaia di automi … I Congegni Infernali. La grande creazione di Mortmain… un esercito nato per essere inarrestabile, per massacrare i Cacciatori e andare avanti senza rimorso"
NONOSTANTE TUTTO, È UNA SPANNA SOPRA TMI
Tra piani malvagi campati per aria e paraculate degne di nota per risolvere triangoli amorosi, "La principessa" conclude la trilogia dedicata agli antenati degli Shadowhunters che abbiamo incontrato in TMI. Una conclusione più che discreta, che riesce a chiarire un po' tutti i misteri presentati nel corso della serie; penso che la mia preferenza vada ancora al secondo capitolo, però quest'ultimo libro ha saputo divertirmi quanto i precedenti, e anche stupirmi in un paio di occasioni.
La narrazione riprendere inspiegabilmente due mesi dopo la fine de "Il principe", con il ripresentarsi della minaccia del Magister, questa volta determinato a prendersi Tessa per portare a termine la sua missione e distruggere tutti i Cacciatori. Dico inspiegabilmente perché non sono riuscita a capire cosa gli abbia impedito di agire prima, consentendo così ai protagonisti di riorganizzarsi ed addestrarsi di più. Forse voleva permettere a Cecily di ambientarsi all'interno dell'Istituto, o alle varie coppiette di dichiararsi reciprocamente eterno amore. Comunque sia, la trama sembra preparare il terreno ad una battaglia epica, che epica proprio non è: il punto di forza di questa storia infatti non è tanto nelle descrizioni dei combattimenti o nell'ideazione di piani complessi, quanto nei dialoghi in cui i protagonisti di confrontano.
Questi momenti permettono di comprendere meglio le relazioni già esistenti tra i personaggi o di farne nascere di nuove; a parte qualche battuta un po' ridondante, i confronti sono scritti in modo estremamente emozionante. Così si arriva ad esempio alla consolidazione del legame familiare tra i protagonisti, qui più uniti che mai: includendo figure di diverse età, questo gruppo da l'idea di essere una vera famiglia.
Altri aspetti che mi sento di promuovere sono il senso dell'umorismo -in particolare da parte di Henry, ma anche da un inaspettato Gideon-, la caratterizzazione ben riuscita di alcuni personaggi secondari ed i dettagli storici, che forse risultano un po' chiassosi ma dimostrano per lo meno quanto impegno l'autrice abbia investito nella ricerca di informazioni su abiti, cibi e consuetudini. Carine poi le molte strizzare d'occhio a TMI: se avete letto anche la serie madre, vi gusterete di più questa lettura.
In compenso non sono riuscita ad apprezzare le descrizioni ripetitive dell'aspetto dei personaggi (dopo tre libri so bene che Jem ha le ossa fragili, non c'è bisogno di ribadirlo ogni tre pagine!), le rivelazioni eccessivamente contorte del villain principale e la poca coerenza a livello temporale, soprattutto se si riflette sulle tempistiche degli spostamenti da metà libro in poi.
Per quanto riguarda la risoluzione del triangolo amoroso tra i protagonisti, sono combattuta: non mi sento del tutto convinta, però almeno è una trovata originale; e a questo punto bisogna ammettere che A.G. Howard non si era inventata nulla di nuovo.
Voto effettivo: tre stelline e mezza
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My rating: 3 of 5 stars
"Sul pavimento di pietra, schierati in file, c'erano centinaia di automi … I Congegni Infernali. La grande creazione di Mortmain… un esercito nato per essere inarrestabile, per massacrare i Cacciatori e andare avanti senza rimorso"
NONOSTANTE TUTTO, È UNA SPANNA SOPRA TMI
Tra piani malvagi campati per aria e paraculate degne di nota per risolvere triangoli amorosi, "La principessa" conclude la trilogia dedicata agli antenati degli Shadowhunters che abbiamo incontrato in TMI. Una conclusione più che discreta, che riesce a chiarire un po' tutti i misteri presentati nel corso della serie; penso che la mia preferenza vada ancora al secondo capitolo, però quest'ultimo libro ha saputo divertirmi quanto i precedenti, e anche stupirmi in un paio di occasioni.
La narrazione riprendere inspiegabilmente due mesi dopo la fine de "Il principe", con il ripresentarsi della minaccia del Magister, questa volta determinato a prendersi Tessa per portare a termine la sua missione e distruggere tutti i Cacciatori. Dico inspiegabilmente perché non sono riuscita a capire cosa gli abbia impedito di agire prima, consentendo così ai protagonisti di riorganizzarsi ed addestrarsi di più. Forse voleva permettere a Cecily di ambientarsi all'interno dell'Istituto, o alle varie coppiette di dichiararsi reciprocamente eterno amore. Comunque sia, la trama sembra preparare il terreno ad una battaglia epica, che epica proprio non è: il punto di forza di questa storia infatti non è tanto nelle descrizioni dei combattimenti o nell'ideazione di piani complessi, quanto nei dialoghi in cui i protagonisti di confrontano.
Questi momenti permettono di comprendere meglio le relazioni già esistenti tra i personaggi o di farne nascere di nuove; a parte qualche battuta un po' ridondante, i confronti sono scritti in modo estremamente emozionante. Così si arriva ad esempio alla consolidazione del legame familiare tra i protagonisti, qui più uniti che mai: includendo figure di diverse età, questo gruppo da l'idea di essere una vera famiglia.
Altri aspetti che mi sento di promuovere sono il senso dell'umorismo -in particolare da parte di Henry, ma anche da un inaspettato Gideon-, la caratterizzazione ben riuscita di alcuni personaggi secondari ed i dettagli storici, che forse risultano un po' chiassosi ma dimostrano per lo meno quanto impegno l'autrice abbia investito nella ricerca di informazioni su abiti, cibi e consuetudini. Carine poi le molte strizzare d'occhio a TMI: se avete letto anche la serie madre, vi gusterete di più questa lettura.
In compenso non sono riuscita ad apprezzare le descrizioni ripetitive dell'aspetto dei personaggi (dopo tre libri so bene che Jem ha le ossa fragili, non c'è bisogno di ribadirlo ogni tre pagine!), le rivelazioni eccessivamente contorte del villain principale e la poca coerenza a livello temporale, soprattutto se si riflette sulle tempistiche degli spostamenti da metà libro in poi.
Per quanto riguarda la risoluzione del triangolo amoroso tra i protagonisti, sono combattuta: non mi sento del tutto convinta, però almeno è una trovata originale; e a questo punto bisogna ammettere che A.G. Howard non si era inventata nulla di nuovo.
Voto effettivo: tre stelline e mezza
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lunedì 10 ottobre 2022
"Le ombre" di Alex North
Le ombre by Alex North
My rating: 4 of 5 stars
"Charlie sosteneva che Le Ombre fossero infestate, che un fantasma vivesse lì, ma ... la cosa che temevo di più era perdermi. Quei boschi mi erano sempre sembrati vivi e pericolosi"
BASTA PARAGONI ESAGERATI!
Qualche mese fa ho letto ed apprezzato l'esordio di North, ed avendo poi trovato il suo secondo romanzo ad un ottimo prezzo su Amazon ho pensato fosse l'occasione giusta per approfondire la sua bibliografia senza lasciar passare troppo tempo, come solitamente faccio con tanti autori. La lettura ravvicinata dei due libri mi ha permesso anche di notare parecchie somiglianze, sia nella prosa del caro Alex che nel tipo di storia raccontata: ci troviamo nuovamente nella provincia inglese dove un delitto avvenuto anni prima sembra avere ripercussioni tragiche sul presente.
La narrazione parte a Featherbank dal brutale omicidio di un ragazzino ad opera di due coetanei, che apparentemente hanno agito per portare a compimento una sorta di rituale: venticinque anni prima a Gritten una cerimonia analoga sembra aver permesso ad uno degli assassini di scomparire nel nulla dopo aver commesso il crimine, evento che ha dato il via a numerose speculazioni sulla vicenda. Ci troviamo quindi a seguire due punti di vista, uno in terza persona e l'altro in prima. Il primo è quello della detective Amanda Beck, incaricata di indagare sul delitto avvenuto a Featherbank, che bel presto arriverà a collegare le due storie. Il secondo è affidato al docente Paul Adams, da poco tornato a Gritten per occuparsi dell'anziana madre, che da adolescente è stato fortemente coinvolto nel piano ideato da Charles "Charlie" Crabtree e William "Billy" Roberts; attraverso questo POV vediamo infatti diversi capitoli ambientati nel passato.
Se anche voi avete già letto "L'uomo dei sussurri", un paio di questi nomi non vi suoneranno nuovi: Amanda e la per nulla bucolica Featherbank erano infatti al centro della narrazione in quel romanzo. Non mi aspettavo affatto che North collegare in modo così evidente i suoi libri: è stata sicuramente una sorpresa carina, anche se avrei preferito venisse specificato nella sinossi. Sinossi in cui la CE ha ben pensato di includere invece un altro tipo di informazione, in particolare paragonando questo scrittore a Stephen King; capisco che sia un'associazione facile visto il genere di narrazioni create da entrambi, ma si tratta di autori su livelli abbastanza distanti. A mio avviso, il caro Alex scrive molto bene, ma confrontarlo con King è un azzardo infelice che lo svilisce senza motivo.
A parte una sinossi da rivedere, questo romanzo ha un altro paio di difetti riconducibili all'eccessiva semplicità delle descrizioni, sia delle ambientazioni decisamente anonime, sia dei caratteri dei personaggi non troppo memorabili. Non aiuta la scelta di optare sempre per nomi molto comuni, nonostante ciò li renda di certo verosimili.
A rendere però questo titolo un valido thriller abbiamo un ritmo incredibilmente incalzante ed un buon intreccio della parte mystery, che soprattutto nel finale regala degli ottimi colpi di scena, imprevedibili seppur penalizzanti in parte dalla traduzione non sempre perfetta. Promuovo a pieni voti anche la prosa di North, dallo stile scorrevole ma non per questo superficiale, in grado di gestire senza difficoltà i due POV, rendendo entrambi interessanti.
Ora non mi resta che incrociare le dita perché Mondadori porti in Italia anche "The Angel Maker", la prossima pubblicazione dell'autore, nonostante lo scarso riscontro ottenuto da "Le ombre" nel nostro Paese.
Voto effettivo: quattro stelline e mezza
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My rating: 4 of 5 stars
"Charlie sosteneva che Le Ombre fossero infestate, che un fantasma vivesse lì, ma ... la cosa che temevo di più era perdermi. Quei boschi mi erano sempre sembrati vivi e pericolosi"
BASTA PARAGONI ESAGERATI!
Qualche mese fa ho letto ed apprezzato l'esordio di North, ed avendo poi trovato il suo secondo romanzo ad un ottimo prezzo su Amazon ho pensato fosse l'occasione giusta per approfondire la sua bibliografia senza lasciar passare troppo tempo, come solitamente faccio con tanti autori. La lettura ravvicinata dei due libri mi ha permesso anche di notare parecchie somiglianze, sia nella prosa del caro Alex che nel tipo di storia raccontata: ci troviamo nuovamente nella provincia inglese dove un delitto avvenuto anni prima sembra avere ripercussioni tragiche sul presente.
La narrazione parte a Featherbank dal brutale omicidio di un ragazzino ad opera di due coetanei, che apparentemente hanno agito per portare a compimento una sorta di rituale: venticinque anni prima a Gritten una cerimonia analoga sembra aver permesso ad uno degli assassini di scomparire nel nulla dopo aver commesso il crimine, evento che ha dato il via a numerose speculazioni sulla vicenda. Ci troviamo quindi a seguire due punti di vista, uno in terza persona e l'altro in prima. Il primo è quello della detective Amanda Beck, incaricata di indagare sul delitto avvenuto a Featherbank, che bel presto arriverà a collegare le due storie. Il secondo è affidato al docente Paul Adams, da poco tornato a Gritten per occuparsi dell'anziana madre, che da adolescente è stato fortemente coinvolto nel piano ideato da Charles "Charlie" Crabtree e William "Billy" Roberts; attraverso questo POV vediamo infatti diversi capitoli ambientati nel passato.
Se anche voi avete già letto "L'uomo dei sussurri", un paio di questi nomi non vi suoneranno nuovi: Amanda e la per nulla bucolica Featherbank erano infatti al centro della narrazione in quel romanzo. Non mi aspettavo affatto che North collegare in modo così evidente i suoi libri: è stata sicuramente una sorpresa carina, anche se avrei preferito venisse specificato nella sinossi. Sinossi in cui la CE ha ben pensato di includere invece un altro tipo di informazione, in particolare paragonando questo scrittore a Stephen King; capisco che sia un'associazione facile visto il genere di narrazioni create da entrambi, ma si tratta di autori su livelli abbastanza distanti. A mio avviso, il caro Alex scrive molto bene, ma confrontarlo con King è un azzardo infelice che lo svilisce senza motivo.
A parte una sinossi da rivedere, questo romanzo ha un altro paio di difetti riconducibili all'eccessiva semplicità delle descrizioni, sia delle ambientazioni decisamente anonime, sia dei caratteri dei personaggi non troppo memorabili. Non aiuta la scelta di optare sempre per nomi molto comuni, nonostante ciò li renda di certo verosimili.
A rendere però questo titolo un valido thriller abbiamo un ritmo incredibilmente incalzante ed un buon intreccio della parte mystery, che soprattutto nel finale regala degli ottimi colpi di scena, imprevedibili seppur penalizzanti in parte dalla traduzione non sempre perfetta. Promuovo a pieni voti anche la prosa di North, dallo stile scorrevole ma non per questo superficiale, in grado di gestire senza difficoltà i due POV, rendendo entrambi interessanti.
Ora non mi resta che incrociare le dita perché Mondadori porti in Italia anche "The Angel Maker", la prossima pubblicazione dell'autore, nonostante lo scarso riscontro ottenuto da "Le ombre" nel nostro Paese.
Voto effettivo: quattro stelline e mezza
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mercoledì 5 ottobre 2022
"Realm of Ash" di Tash Suri
Realm of Ash by Tasha Suri
My rating: 4 of 5 stars
"Arwa shook her head. She did not allow herself to think of an alternative. To consider fear, when adventure lay before her"
PIÙ SPIN-OFF CHE SEQUEL
Cerco sempre di leggere i volumi all'interno di una serie abbastanza ravvicinati, così da non dover fare riletture o cercare (inutilmente) dei riassunti online, ma nel caso di "Realm of Ash" avrei potuto lasciar passare tranquillamente altro tempo dal momento che gli elementi in comune con il primo capitolo di The Books of Ambha sono pochi e vengono ribaditi in modo estremamente chiaro. Questo volume si presenta infatti come uno spin-off di "Empire of Sand" e vuole raccontare la storia di Arwa, la sorella minore di Mehr, che lì avevamo incrociato solo fugacemente da ragazzina.
La narrazione si ambienta circa dodici anni dopo la conclusione del primo capitolo: ritroviamo Awra nelle vesti di giovane vedova di un ufficiale, morto in un misterioso attacco al Darez Fort del quale la donna è l'unica superstite. Convinta che il suo sangue amrithi metterà in pericolo la sua famiglia, Arwa decide di passare il resto della vita in un eremo; qui incontra l'anziana Gulshera, tramite la quale capisce di poter contribuire alla salvezza dell'impero ambhan, ormai in decadenza.
Avrete forse notato che questa non è proprio la sinossi in quarta di copertina, ma sembra sia una costante dei romanzi di Suri: quanto la CE ci promette non si concretizza prima di un centinaio di pagine. Quindi sì, ad affiancare Arwa abbiamo un coprotagonista di nome Zahir, ma non aspettatevi di incontrarlo da subito; in generale la prima parte del volume procede molto lentamente e si arriva per gradi a quello che sarà il conflitto al cuore della narrazione.
Questo ritmo placido potrebbe scoraggiare alcuni lettori, ma permette all'autrice di esplorare con i giusti tempi il carattere dei suoi protagonisti, e se in un primo momento li ritenevo meno convincenti rispetto a Mehr ed Amun, con il procedere della storia ho trovato sempre più interessante la loro evoluzione individuale e lo sviluppo romantico. Anche in questo libro abbiamo infatti una sottotrama sentimentale, forse un po' marginale ma decisamente ben scritta.
Ad differenza del primo volume qui troviamo degli elementi di fantapolitica, grazie alla presentazione della famiglia regnante e del palazzo imperiale, tra le altre ambientazioni. Nel corso della narrazione vengono poi introdotte anche altre location, molto apprezzate specialmente perché la cara Tasha ha un grande talento nell'arricchire le descrizioni dei luoghi con tanti elementi affascinanti ed esotici. L'edizione si guadagna un punto in più per aver aggiornato la mappa, cosa che raramente succede nelle serie.
Un altro aspetto che ho molto apprezzato è la scelta di affrontare delle tematiche decisamente mature, in particolare viene trattata l'elaborazione del lutto e del trauma in relazione alla strage di Darez Fort, evento che ha colpito profondamente Arwa nelle sue certezze. Mi sono piaciute anche le riflessioni sui sacrifici necessari per salvare un popolo, senza doverne condannare per forza un altro nel processo.
Oltre alla lentezza iniziale, mi hanno lasciata tiepida i personaggi secondari e gli antagonisti: vicino ad Arwa e Zahir si nota chiaramente come siano meno caratterizzati. Ho trovato poi un po' noioso dover aspettare che la protagonista arrivasse a determinate realizzazioni, che noi lettori avevamo già analizzato ampliamente in "Empire of Sand".
Alla fin fine, ho assegnato la stessa valutazione del primo libro, ma forse questo mi è piaciuto leggermente di più, soprattutto per lo sviluppo dei protagonisti e per i temi analizzati. Peccato non siano collegati in modo più netto: una giustificazione a questo viene fornita, ma l'ho trovata non del tutto convincente, soprattutto pensando al tanto tempo passato.
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My rating: 4 of 5 stars
"Arwa shook her head. She did not allow herself to think of an alternative. To consider fear, when adventure lay before her"
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Cerco sempre di leggere i volumi all'interno di una serie abbastanza ravvicinati, così da non dover fare riletture o cercare (inutilmente) dei riassunti online, ma nel caso di "Realm of Ash" avrei potuto lasciar passare tranquillamente altro tempo dal momento che gli elementi in comune con il primo capitolo di The Books of Ambha sono pochi e vengono ribaditi in modo estremamente chiaro. Questo volume si presenta infatti come uno spin-off di "Empire of Sand" e vuole raccontare la storia di Arwa, la sorella minore di Mehr, che lì avevamo incrociato solo fugacemente da ragazzina.
La narrazione si ambienta circa dodici anni dopo la conclusione del primo capitolo: ritroviamo Awra nelle vesti di giovane vedova di un ufficiale, morto in un misterioso attacco al Darez Fort del quale la donna è l'unica superstite. Convinta che il suo sangue amrithi metterà in pericolo la sua famiglia, Arwa decide di passare il resto della vita in un eremo; qui incontra l'anziana Gulshera, tramite la quale capisce di poter contribuire alla salvezza dell'impero ambhan, ormai in decadenza.
Avrete forse notato che questa non è proprio la sinossi in quarta di copertina, ma sembra sia una costante dei romanzi di Suri: quanto la CE ci promette non si concretizza prima di un centinaio di pagine. Quindi sì, ad affiancare Arwa abbiamo un coprotagonista di nome Zahir, ma non aspettatevi di incontrarlo da subito; in generale la prima parte del volume procede molto lentamente e si arriva per gradi a quello che sarà il conflitto al cuore della narrazione.
Questo ritmo placido potrebbe scoraggiare alcuni lettori, ma permette all'autrice di esplorare con i giusti tempi il carattere dei suoi protagonisti, e se in un primo momento li ritenevo meno convincenti rispetto a Mehr ed Amun, con il procedere della storia ho trovato sempre più interessante la loro evoluzione individuale e lo sviluppo romantico. Anche in questo libro abbiamo infatti una sottotrama sentimentale, forse un po' marginale ma decisamente ben scritta.
Ad differenza del primo volume qui troviamo degli elementi di fantapolitica, grazie alla presentazione della famiglia regnante e del palazzo imperiale, tra le altre ambientazioni. Nel corso della narrazione vengono poi introdotte anche altre location, molto apprezzate specialmente perché la cara Tasha ha un grande talento nell'arricchire le descrizioni dei luoghi con tanti elementi affascinanti ed esotici. L'edizione si guadagna un punto in più per aver aggiornato la mappa, cosa che raramente succede nelle serie.
Un altro aspetto che ho molto apprezzato è la scelta di affrontare delle tematiche decisamente mature, in particolare viene trattata l'elaborazione del lutto e del trauma in relazione alla strage di Darez Fort, evento che ha colpito profondamente Arwa nelle sue certezze. Mi sono piaciute anche le riflessioni sui sacrifici necessari per salvare un popolo, senza doverne condannare per forza un altro nel processo.
Oltre alla lentezza iniziale, mi hanno lasciata tiepida i personaggi secondari e gli antagonisti: vicino ad Arwa e Zahir si nota chiaramente come siano meno caratterizzati. Ho trovato poi un po' noioso dover aspettare che la protagonista arrivasse a determinate realizzazioni, che noi lettori avevamo già analizzato ampliamente in "Empire of Sand".
Alla fin fine, ho assegnato la stessa valutazione del primo libro, ma forse questo mi è piaciuto leggermente di più, soprattutto per lo sviluppo dei protagonisti e per i temi analizzati. Peccato non siano collegati in modo più netto: una giustificazione a questo viene fornita, ma l'ho trovata non del tutto convincente, soprattutto pensando al tanto tempo passato.
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