
My rating: 4 of 5 stars
"La tradizione avrebbe richiesto l'osservanza della primogenitura, ma in questo caso non si poteva applicare, giusto? A rigore lui non apparteneva alla discendenza dei Linwood ... Quella era l'ultima pagina della storia dei Linwood e della catena che cominciava con Sir Robert, e si sarebbe conclusa con Sir Lawrence"
MA QUALE GIALLO GAME?!?
Credo di poter affermare con sufficiente sicurezza che queste prime settimane del 2025 mi stanno precipitando nel baratro della reading slump se neppure un buon mystery riesce a tenere vivo il mio interesse per più di qualche pagina. E mi dispiace davvero perché riponevo parecchie aspettative su "La strana morte di Sir Lawrence Linwood" che, con il mood classico sia nel tipo di narrazione sia nell'ambientazione scelta, sembrava avere tutte le carte in regola per tenermi incollata alla sua storia.
Pur essendo una pubblicazione recente, il romanzo si ambienta infatti nella campagna dello Yorkshire, spaziando tra più momenti storici ma con un deciso focus sulla primavera del 1921. È in questo periodo che il nobiluomo Sir Lawrence viene brutalmente assassinato nel suo studio, portando al ritorno dei figli adottivi -Alan, Roger e Caroline- presso la tenuta di Linwood Hall. In parte per un senso di giustizia ma anche per ragioni economiche (dal momento che il risolutore verrà nominato erede universale), i tre cominciano ad indagare sul delitto; alle loro prospettive se ne aggiungono diverse altre, tra le quali spicca di certo quella dell'ispettore Clarence Mowbray di Pickering, incaricato del caso.
Un'indagine parecchio avvincente, che permette al contempo all'autore di delineare un quadro psicologico molto interessante per tutti i protagonisti, la cui caratterizzazione rende facile in poche scene trovarli riconoscibili ed entrare in sintonia con loro. Gli altri personaggi per contro fanno un po' da tappezzeria, pur essendo essenziali per la risoluzione dell'intreccio, con la sola eccezione di Iris Morgan: la fidanzata di Roger appare inizialmente come una figura di secondo piano, ma si conquista in breve un ruolo da coprotagonista ben giustificato dal suo piglio carismatico.
Altro grande pregio del volume è rappresentato dalle tematiche scelte da Huang; ad una prima occhiata, la narrazione sembra abbastanza semplice e lineare, ma l'autore introduce ben presto una corposa critica al colonialismo britannico, e più in generale alla discriminazione figlia del razzismo. Mente l'intreccio si dipana, si parla anche di relazioni familiari tossiche e di emancipazione femminile, argomenti che il caro Christopher riesce ad amalgamare in modo naturale ed a trattare con la giusta attenzione. Tra i punti a favore non posso poi dimenticare la notevole accuratezza dei dettagli storici e la buona atmosfera di mistero che permea le scene all'interno di Linwood Hall.
Per contro, lo stile nel suo insieme non mi ha fatto urlare al miracolo, soprattutto per la scelta di alcune metafore poco efficaci. Il libro risente inoltre di una sommarietà che, soprattutto nel rapido inizio, non permette di introdurre in modo adeguato il rapporto tra i tre fratelli; qualcosa di simile succede nell'epilogo, dove avvenimenti anche parecchio importanti vengono riassunti in poche parole o direttamente lasciati alla libera interpretazione del lettore.
La sensazione di dover seguire un percorso prestabilito, con delle specifiche tempistiche da rispettare, permea un po' tutta la storia. Ecco perché ci si sente frustrati quando i protagonisti non analizzano a fondo le testimonianze a loro disposizione, preferendo passare subito alla fonte successiva. In generale, ho trovato la trama piacevole ma parecchio prevedibile da metà volume in poi, ossia da quando sono riuscita ad azzeccare tutte le rivelazioni. Una situazione che in un'altro periodo mi farebbe sentire un vero genio, mi ha reso in questo caso tedioso continuare la lettura conoscendo già i colpi di scena.
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