martedì 7 gennaio 2025

"Io che non ho conosciuto gli uomini" di Jacqueline Harpman

Io che non ho conosciuto gli uominiIo che non ho conosciuto gli uomini by Jacqueline Harpman
My rating: 5 of 5 stars

"In ogni caso, fui quella che si adattò meglio, dal momento che, probabilmente, non avevo conosciuto niente di diverso e nessun rimpianto mi tormentava"


TITOLO CLICKBAIT

Come lettori contemporanei è inevitabile lasciarsi influenzare dalla popolarità di un dato romanzo, anche se spesso il nostro parere finisce poi per differire parecchio da quello della maggioranza. Mi è capitato anche con la mia ultima lettura, ossia "Rebel. La nuova alba", dalla quale sono stata a dir poco delusa nonostante la media più che buona di cui gode su Goodreads. Per fortuna ci sono anche casi opposti, in cui sottoscrivo l'apprezzamento di cui gode il volume in questione appena letta l'ultima pagina, com'è successo per "Io che non ho sconosciuto gli uomini"; titolo arrivato quest'anno in Italia, con un risibile ritardo di trent'anni dalla pubblicazione originale.

Già dalla forma narrativa, si può intuire la peculiarità del romanzo: privo di paragrafi o capitoli, il testo è infatti un unico e lunghissimo flusso di coscienza attraverso il quale l'anonima protagonista narra in retrospettiva la sua vita. Dal suo presente di donna anziana e malata, rivive quindi gli eventi più significativi, a cominciare dall'infanzia trascorsa all'interno di una cella sotterranea assieme a trentanove estranee. Una premessa decisamente insolita che, unita alla struttura scelta, mi ha portato alla mente lo stupendo e sfidante "Cecità".

La prosa di Harpman è però parecchio lontana da quello di Saramago, ma non meno valida; la voce scelta per la protagonista risulta infatti curata ed emozionante, in grado di mettere in scena delle immagini potenti a livello simbolico senza per questo puntare su inutili e ridondanti complessità stilistiche. E sicuramente non sarà stato facile decidere il linguaggio da adottare per una personaggia del genere, anzi al di fuori di qualunque genere. La narratrice è infatti la sola a non avere alcun ricordo della vita prima della gabbia, la sola a non aver mai interagito direttamente con un uomo, la sola a non desiderare alcun contatto umano, la sola a poter chiamare casa lo strano mondo in cui si svolge la vicenda.

Seppur lei brilli per la sua unicità, anche alcune delle coprotagoniste dimostrano una solida caratterizzazione. In particolare devo dire che il legame con l'ex infermiera Théa mi ha commossa in diverse scene: lei è indubbiamente la compagna di prigionia più affine alla protagonista a livello intellettuale, oltre a dimostrarsi capace di supportarla moralmente e di ricoprire il ruolo più simile a quello di una madre che questa ragazza conoscerà mai. Rimanendo su un piano soggettivo, il libro mi ha convinto nella sua componente survival -tropo che io adoro (quasi) sempre!-, realistica e lontana da inopportune esagerazioni.

Al fianco della protagonista, l'altro pregio più evidente del romanzo è da ricercare nelle tematiche scelte. Il contesto stesso permette alla cara Jacqueline di introdurre riflessioni sui concetti di civiltà ed umanità, che in questa realtà presumibilmente postapocalittica vengono meno: che bisogno c'è di rispettare determinate convenzioni sociali quando si è le sole abitanti del pianeta? come si può preoccuparsi del proprio aspetto se non si ha neppure mai visto uno specchio? perché non sottrarre ciò che serve ai morti in caso manchino anche i generi di prima necessità? Su un piano più personale, la protagonista ci parla anche dell'identità individuale che in lei fatica non poco a formarsi, nonché dei legami relazionali verso i quali rimane sempre diffidente non riuscendo a dare il giusto grado di fiducia al prossimo. O meglio, alla prossima.

Una storia quindi molto lontana dalle nostre vite quotidiane, che è riuscita comunque a farmi provare delle sensazioni e ad ispirarmi ragionamenti, grazie anche ad un crescendo emotivo che purtroppo non và di pari passo con il ritmo narrativo. Se dovessi indicare il punto debole di questa lettura, nominerei proprio l'assenza di un intreccio solido, nonché l'impressione di non aver ottenuto abbastanza; e penso specialmente al world building in cui molti dettagli sono lasciati volutamente all'interpretazione del lettore. Lettore che potrebbe comunque risentirsi per le risposte negate! pertanto il mio consiglio è di immergersi in questa storia senza farsi condizionare troppo dal titolo o dalla sinossi, perché potrebbero portarvi ad avere aspettative errate.

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