venerdì 28 febbraio 2025

"Incubi e deliri" di Stephen King

Incubi e deliriIncubi e deliri by Stephen King
My rating: 3 of 5 stars

"Quando la mente si rivolge al terrificante e all'irrazionale, come una persona costretta a girarsi a guardare in faccia la Medusa, allora dimentica. Non può fare altro che dimenticare. E, Dio del cielo, a parte uscire da questo inferno, dimenticare è l'unica cosa che voglio al mondo"


LA RIVINCITA DI WILE E. COYOTE E ALTRE STORIE

Dopo aver letto una sola raccolta in dodici mesi per ben quattro anni, in questo 2025 ho scelto di includere come buon proposito libroso di dare maggior priorità alle antologie kinghiane. Non punto certo a mettermi in pari, ma mi piacerebbe almeno recuperare un po' di terreno, e sono ovviamente partita da "Incubi e deliri", compendio formato da ben 24 testi: ventuno racconti classici, una cronaca sportiva, una poesia (sportiva anche quella!) ed una riscrittura di una parabola induista. Le narrazioni ricadono quasi tutte nel genere horror e presentano molti riferimenti ed omaggi, indicati dall'autore stesso nelle note finali, da affrontare esclusivamente a fine lettura se non si desidera incappare in qualche spoiler. Andiamo quindi a scoprire le mie impressioni e le valutazioni individuali che ho dato ogni singola storia.


"La Cadillac di Dolan" - quattro stelline e mezza
Il primo racconto si presenta come una classica storia di vendetta personale: l'insegnante Robinson è rimasto vedovo dopo che il malavitoso Dolan ha fatto giustiziare sua moglie Elizabeth -testimone di un suo crimine-, e per questo medita per anni di rivalersi fino a quando gli si presenta la situazione ottimale. Ammetto che lo spunto è proprio di mio gusto, infatti mi ha appassionato seguire il piano di Robinson ed il crescendo nella tensione narrativa; sono promossi anche l'introspezione psicologica del protagonista ed il modo in cui si relaziona agli altri. Le miei uniche critiche sono puramente soggettive e riguardano l'espediente narrativo del fridging (per il quale non vado pazza) e l'associazione di idee tra questa narrazione ed un noto personaggio dei Looney Tunes, che mi ha reso difficile prenderlo sul serio all'inizio.

"La fine del gran casino" - quattro stelline
A differenza del primo, questo secondo racconto parte da una premessa che trovo deprimente a livello concettuale, ovvero quella di un contesto post-apocalittico causato da una precisa azione umana. La narrazione è affidata alla penna di Howard "Bow-Wow" Fornoy, scrittore e fratello dello scienziato Robert "Bobby" detto il Messia, colui che ha trovato il modo di porre fine alle guerre; dal momento che Howard esordisce informandoci di aver appena ucciso Bobby e di essere a sua volta in fin di vita, si può intuire come l'utopia sia ancora lontana. Questo intreccio tanto prevedibile è forse il principale difetto, assieme ad una generica superficialità nel chiarire i dettagli; il tutto trova comunque giustificazione nella premessa stessa, va detto. Ho apprezzato la caratterizzazione dei due protagonisti e la narrativa del loro legame, nonché la forma scelta per veicolarla.

"Bambinate" - tre stelline e mezza
Poche risposte anche per il racconto a tema scolastico sulla maestra Emily Sidley, una donna molto severa e precisa sul lavoro, che comincia ad essere spaventata dal comportamento del piccolo Robert, uno dei suoi studenti. Penso che lo scoglio maggiore qui sia lo spazio: qualche pagina in più avrebbe permesso a questa storia di dare il suo meglio, seppur la fine lasciata volutamente in sospeso sia valida ed in linea con il tipo di narrazione. In generale, ho trovato positivi anche il declino psicologico della protagonista e l'elemento horror, ma entrambi non sono esplorati a sufficienza per risultare convincenti.

"Il Volatore Notturno" - due stelline e mezza
Rispetto ai precedenti, questo racconto ha un taglio più divertente ed ironico, che mal si coniuga con la sua conclusione teoricamente spaventosa. Al centro della vicenda c'è la caccia intrapresa dall'appassionato di aviazione Richard Dees ai danni del cosiddetto Volatore Notturno; quest'ultimo è un serial killer che colpisce nottetempo in piccoli aeroporti locali, e Dees è determinato a documentare con delle fotografie il suo operato. Assieme al tono umoristico, la scrittura del protagonista è il solo aspetto gradevole della narrazione che, oltre a lasciare il lettore con una quantità di quesiti insoluti, presenta una struttura poco lineare negli avvenimenti e delle scene d'azione descritte in modo caotico.

"Popsy" - tre stelline
Diametralmente opposta alla storia che la precede, troviamo qui una narrazione cupa ed angosciante fino alle ultime righe, in cui compare un po' fuori posto un guizzo comico. La vicenda ruota attorno al sequestro di un bambino ad opera del protagonista Sheridan che, sommerso dai debiti del gioco d'azzardo, è arrivato a commettere questi rapimenti per recuperare il denaro con cui finanzia la sua dipendenza. Il racconto crea una buona tensione, delinea un protagonista spregevole ma non banale e risulta gradevole, seppur parecchio scontato a livello di trama. Come accennato, il finale rovina in parte l'atmosfera e mi convince una volta in più che il caro Stephen non dovrebbe tirare in ballo il paranormale a caso come fattore risolutivo.

"Ti prende a poco a poco" - tre stelline e mezza
Cinquantadue anni e non sentirli troppo per il racconto più vecchio dell'antologia. King ci riporta nella sua Castle Rock per parlare della casa costruita da Joe Newall sulla Bend; un edificio tanto antiestetico quanto sfortunato, che agli occhi degli avventori del locale Brownie di Harley McKissick conserva un suo fascino morboso. Questa storia aveva del potenziale -soprattutto per il trope del luogo legato al male- ma purtroppo ha finito per puntare in un'altra direzione, lasciando intendere che la fonte della malvagità non fosse tanto la casa in sé. Ho trovato comunque interessante il modo in cui è stato raccontato il passato dell'abitazione, così come il contesto da cittadina di provincia, dove gli abitanti si spalleggiano ma al contempo nascondono molti segreti.

"Denti Chiacchierini" - quattro stelline e mezza
Sulla falsariga di "Christine. La macchina infernale", questo racconto prende un elemento insolito per il genere horror e riesce a renderlo terrificante. In questo caso l'oggetto in questione è una buffa dentiera a molla che il protagonista, il rappresentante Bill Hogan, trova ad una stazione di servizio; nel medesimo luogo, l'uomo decide di caricare un autostoppista, e queste sue decisioni finiscono ben presto per collidere. Ammetto di aver avuto delle riserve sulla resa dell'idea, soprattutto dopo la lettura di "Campo di battaglia" (dalla raccolta "A volte ritornano"), che trattava un tema simile; in questo caso però non c'è proprio nulla di ridicolo: la tensione creata è ottima e non si scivola in momenti di scarsa credibilità. Approvo anche i personaggi -soprattutto i coniugi Scotter, bislacchi gestori della stazione di servizio-, mentre sui momenti più d'azione ho qualche riserva, avendoli trovati caotici e ricchi di svenimenti tattici.

"Dedica" - tre stelline e mezza
Forse il racconto che più rimanda alla seconda metà del titolo: la storia di Martha "Marty" Rosewall, capocameriera presso La Palais a New York, presenta infatti i contorni di un sogno ad occhi aperti. Alla metà degli anni Ottanta, la donna riceve una copia in anteprima del primo libro scritto dal figlio Peter "Pete", e la dedica la spinge a ricordare le insolite circostanze della sua nascita. Emotivamente, mi sono sentita coinvolta da Martha come personaggia, dalle sue difficoltà e dalla tenacia con cui persevera; il mio gradimento non si è purtroppo esteso al tipo di elemento soprannaturale scelto da King, che ho trovato alquanto stereotipato e grottesco tanto per.

"Il dito" - quattro stelline
Altro caso di racconto intrigante e ricco di tensione sciupato da una conclusione incompleta. La storia parte da un'idea molto semplice, quasi sciocca: il ragioniere Howard "Howie" Mitla scopre un dito che sbuca inspiegabilmente dallo scarico del lavello; tra ipotesi di allucinazioni o di malattie, per la sua mente razionale è l'inizio della fine. Una discesa oscura un po' affrettata ma molto avvincente e disturbante, che rende interessante capire le decisioni di Howard su un piano mentale e concreto. Dopo tanto buildup, il finale mi ha lasciato con l'amaro in bocca, ma si tratta di un'osservazione soggettiva.

"Scarpe da tennis" - quattro stelline e mezza
Rimaniamo in zona bagno con la storia di John "Johnny" Tell, riservato appassionato di musica, che nota una persona con le scarpe da tennis nel gabinetto del suo posto di lavoro; la stranezza è che le stesse scarpe rimangono ferme lì, con l'inquietante aggiunta di mosche morte. Un racconto in cui horror e mystery si mescolano bene, con un buon bilanciamento a livello di tensione ed un finale convincente, capace di incanalare al meglio l'indole del protagonista. Le mie uniche critiche riguardano la non troppo velata omofobia e l'eccessiva presenza di riferimenti musicali.

"E hanno una band dell'altro mondo" - quattro stelline
Acnora un collegamento alla storia precedente, perché si continua a parlare di musica (purtroppo per me!) nel racconto che vede protagonisti i coniugi Willinghan. Durante una gita on the road, Clark e Mary "Mariuccia" finiscono in una misteriosa città chiamata Rock and Roll Paradise, nell'Oregon; una premessa che mi ha riportato alla mente "I figli del grano", ma con dei risolvi un po' meno inquietanti. In generale, ho avuto l'impressione che non ci fosse il tempo necessario per assimilare tutto e percepirne la pericolosità, e l'ennesimo finale da interpretare non aiuta. Di questa storia ho però apprezzato lo spunto di base, il rapporto tra i protagonisti ed alcuni validi dettagli horror.

"Parto in casa" - due stelline
Secondo post-apocalittico, questo racconto è partito doppiamente svantaggiato perché combina due tropes SFF per nulla di mio gusto; e lo fa pure molto male, in un'accozzaglia di elementi in teoria paurosi e sensazionali, ma risultano solo ridicoli. In teoria, la storia segue la gravidanza Maddie Sullivan, incinta del primo figlio su Gennesault "Jenny" Island, quando un'epidemia zombie ed un'invasione aliena portano la fine del mondo. Nei fatti però l'attenzione è posta sulla crescita di Maddie -da insicura cronica a persona abbastanza stoica-, fino a quando King non decide di raccontarci come gli isolani si organizzino per sventare la minaccia dei non-morti. L'idea non sarebbe male, ma la confusione e l'eccesso di sottotrame la sviliscono.

"La stagione delle piogge" - quattro stelline e mezza
Si ritorna sulla terraferma con questo racconto all'apparenza piccolibrividoso, ma in realtà inquietante, oscuro e denso: in una manciata di pagine l'horror passa da zero a cento. I rotagonisti sono John ed Elise Graham, giovane coppia appena arrivata a Willow, villaggio del Maine; qui alcuni abitanti li mettono in guardia contro un bizzarro evento, noto appunto come stagione delle piogge, non riuscendo però a convincerli del pericolo. La narrazione è breve e procede speditamente; oltre al ritmo ho apprezzato gli elementi soprannaturali -soprattutto per come vengono illustrati nel finale- e l'atmosfera che permea il paesino. Per contro, avrei voluto qualche dettaglio in più di background ed un maggiore approfondimento dei (pochi!) personaggi.

"Il mio bel cavallino" - quattro stelline
Il caro Stephen cambia tono con la storia dell'ultimo confronto tra Clive "Clivey" Banning ed il nonno George che, sentendo la fine vicina, decide di donare al nipote un orologio ed una lezione sul tempo. Questo racconto non ha una vera trama, pur comprendendo flashback sull'intera famiglia; di conseguenza mancano anche degli elementi spaventosi o fantastici, eppure la narrazione trasmetta un senso di cupezza. La scelta di includerlo in questa raccolta mi ha impedito di apprezzarlo del tutto, perché in effetti si tratta di un racconto valido: i due protagonisti sono ottimamente tratteggiati, il legame tra loro è convincente, la prosa risulta curata e la disamina sul concetto del tempo (seppur non sorprendente) è significativa.

"Spiacente, è il numero giusto" - cinque stelline
Primo inedito della raccolta e prima storia ad avermi convinto appieno, per merito di un certo trope soprattutto. Il racconto comincia da una strana telefonata ricevuta da Katie Weiderman, moglie del popolare autore horror Bill; al telefono si sente una voce femminile terrorizzata, che la donna riconosce come familiare, senza però riuscire a comprendere il messaggio. La sola critica che posso rivolgere a questa narrazione è l'eccessiva rapidità di alcuni passaggi, ma per il resto è ineccepibile! in particolare ho apprezzato lo spunto di base, il sottotesto quasi gotico, ed ovviamente la particolare scelta formale: la vicenda è raccontata come fosse la sceneggiatura di un film, riuscendo comunque a trasmettere sensazioni credibili.

"La Gente delle Dieci" - tre stelline e mezza
Il secondo raccolto inedito ci trasporta a Boston per parlare ancora di vampiri, o comunque di creature analoghe. Il fumatore Brandon "Brand" Pearson scopre infatti l'esistenza di persone con la testa da pipistrello; si tratta di individui potenti, che stanno prendendo il controllo della società, ma solo chi fuma con moderazione li sa riconoscere, come gli spiega il collega Dudley "Duke" Rhinemann. In breve la vita di Pearson viene stravolta, eppure il ritmo incalzante rende la vicenda credibile; mi sono piaciute molto anche la scena d'apertura in medias res e il crescendo di tensione durante la riunione della Gente delle Dieci, ossia i lavoratori che escono a quell'ora per una pausa-sigaretta. Meno convincenti l'improvvisa amicizia tra Pearson e Duke, i particolari dell'elemento fantastico ed il comportamento poco verosimile del leader.

"Crouch End" - quattro stelline
Per una volta lasciamo gli U.S.A. ed atteriamo a Londra, dove gli agenti Robert "Bob" Farnham e Ted Vetter ascoltano la denuncia presentata dalla turista americana Doris Freeman; la donna ha perso il marito Leonard "Lonnie" nel quartiere di Crouch End, o meglio in una sua distorta versione. Il racconto è ricco di rimandi e citazioni, in particolare sembra che i coniugi Freeman abbiano attraversato una sottilità, come quelle presenti in The Dark Tower; da lettrice kinghiana di lunga data, ho apprezzato molto questi collegamenti, così come ho trovato gradevoli l'inquietante ambientazione e la scelta di alternare le prospettive di Farnham e Doris. Purtroppo anche qui si sente la mancanza di qualche pagina in più -durante l'esplorazione della Crouch End alternativa- e di una caratterizzazione più solida del cast.

"La casa di Maple Street" - quattro stelline
Inedito anche il testo incentrato sui fratelli Bradbury, impauriti dal violento patrigno Lewis "Lew" Evans e preoccupati dai mutamenti che sta subendo casa loro. L'abuso domestico non è un tema nuovo per il caro Stephen, ma approvo la sua decisione di raccontarlo dalla prospettiva dei bambini, che non ne risentono fisicamente ma sono comunque vittime. Sono promossi anche il rapporto affettuoso tra i bambini e la scrittura di tutti i personaggi; sul risvolto fantascientifico invece ho qualche riserva, perché mi è sembrato fin troppo funzionale. Perplessità aggiuntive per i malori della madre: sono dovuti solo agli abusi o dovrebbero rappresentare altro?

"Il quinto quarto" - tre stelline
Forse il racconto più smaccatamente bachmaniano, e proprio per questo taglio lontano dai miei gusti. La storia è narrata da un criminale ribattezzatosi Jerry Tarkanian che mette in atto una vendetta verso gli assassini dell'amico Barney; non si tratta però di un elogio ai buoni sentimenti, infatti il vero obiettivo sono i pezzi di una mappa per trovare il bottino di una rapina. Come accennato il tono noir non mi ha fatto impazzire, così come la superficialità generale e la presenza di molti stereotipi. Raggiunge la sufficienza per merito dello stile incalzante e della narrazione davvero intrattenente: sembra di vedere un film, in senso buono.

"Il caso del dottore" - tre stelline e mezza
In questo caso andiamo oltre l'omaggio ed approdiamo direttamente ad una fanfiction su Sherlock Holmes e John Watson, con un pizzico di ispettore Lestrade. In una giornata come tante al 221b di Baker Street, l'uomo di legge raggiunge il celebre duo per sottoporre un enigma della camera chiusa, con il (per nulla) amabile Lord Albert Hull trovato senza vita dentro lo studio. La voce narrante del quasi centenario Watson mi ha convinto, ed il taglio moderno risulta incisivo seppur un po' straniante. Meno bene il lato mystery, perché al lettore non vengono dati gli elementi necessari per giungere alla risoluzione, inoltre la spiegazione del delitto risulta fin troppo prolissa.

"L'ultimo caso di Umney" - quattro stelline e mezza
L'ultimo racconto inedito mi ha fatto ripensare a "La metà oscura" per il marcato piglio metaletterario. L'azione si apre nella Los Angeles degli anni Trenta, dove l'investigatore privato Clyde Umney conduce un'esistenza stereotipata finché non inizia a notare dei cambiamenti inspiegabili. L'incipit mi aveva un po' frenata, ma devo dire che l'idea di base si è rivelata ottima, oltre che eseguita in modo per nulla banale. Reputo ben pensato anche l'epilogo, mentre da brava completista avrei gradito più verosimiglianza nell'elemento sci-fi, magari ambientando la vicenda nel futuro.

"A testa bassa" - due stelline
Una lettura per me faticosa. Si tratta della cronaca di un campionato di baseball della Little League; e qual è il legame con King? ma la presenza del figlio Owen nella squadra di Bangor West! Accantonando l'imbarazzo che possono aver provato sia il pargolo sia i suoi compagni, reputo questa lettura fuori luogo per il tono della raccolta oltre che soporifera per chiunque non sia appassionato di questo sport. La narrativa dello scontro tra Davide e Golia -qui rappresentati da Bangor West e York- è piacevole, inoltre il messaggio di fondo non è malvagio seppur zuccheroso, ma non giustificano comunque 40 pagine di noia.

"Agosto a Brooklyn" - una stellina
Premessa: evito le composizioni poetiche, non nutro alcun interesse verso il baseball e penso che nelle traduzioni si perda sempre qualcosa. Questa è una poesia sul baseball tradotta.

"Il mendicante e il diamante"- n.c.
A fine volume troviamo questo raccontino dove le divinità indù Śiva e Pārvatī sono sostituite da Dio e dall'arcangelo Uriel. La morale ovviamente è positiva, ma davvero non so come valutare questa lettura -a prescindere dalla brevità- perché temo che il caro Stephen si sia limitato a biblicizzare i personaggi. Niente voto quindi, e gli va bene perché c'era il rischio che abbassasse la media generale.


Voto effettivo: tre stelline e mezza

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lunedì 24 febbraio 2025

"Sole e sangue" di Jérôme Loubry

Sole e sangueSole e sangue by Jérôme Loubry
My rating: 5 of 5 stars

"Nelle vie i ragazzini vestiti di stracci, con i volti a un tempo teneri e minacciosi, tendevano la mano, si avvicinavano alle auto ferme al semaforo e chiedevano la carità implorando gli uomini e gli dèi. Gli adulti camminavano su quel terreno polveroso come se non li vedessero, come se, già alla loro età, fossero divenuti degli inutili fantasmi"


URGE TRADURRE ALTRI TITOLI!

Lì dove "La strana morte di Sir Lawrence Linwood" aveva fallito nel tenermi incollata alle sue pagine, "Sole e sangue" ha saputo avvincermi completamente. Da un lato ciò non mi stupisce troppo, avendo già amato "Perché hai paura?" dello stesso autore; ma dopo una sequela di letture mediocri o perfino deludenti, trovare un libro tanto valido nel suo contenuto quanto appassionante a livello soggettivo è stata una piacevolissima sorpresa. Di conseguenza, non posso che sperare nella pubblicazione in Italia di altre opere del caro Jérôme: è un peccato che uno scrittore così capace non ottenga maggior popolarità!

Come per il suo romanzo più famoso, ci troviamo di fronte ad una storia abbastanza intricata e costruita affiancando diverse prospettive, ma l'ambientazione principale rimane l'isola di Haiti. Qui la narrazione comincia tra la fine del 2009 ed i primi giorni del 2010 presentandoci l'ispettore Simon Bélage, un uomo con dei trascorsi molto negativi con la religione vuduista, che quindi adotta un approccio estremamente scettico quando il quartiere bene di Pétion-Ville viene turbato da una serie di apparenti delitti rituali. Alla minaccia incombente di un potenziale serial killer si aggiunge l'ombra di uno dei terremoti più distruttivi della Storia dell'umanità, che di lì a poco colpirà il Paese.

Da questi elementi si comincia a delineare un intreccio complesso ma per nulla caotico, in cui le rivelazioni sanno stupire senza mai lasciare interdetti. Ho apprezzato molto la maniera in cui Loubry è riuscito a struttura questa storia, accostando diverse linee temporali ed inserendo dei flashback al momento giusto per metterci al corrente del passato dei personaggi. E nonostante le molte digressioni, il ritmo non dà alcun segno di cedimento: la narrazione procede rapida e coinvolgente in ogni passaggio, non dando al lettore il tempo per annoiarsi o ritenere superflua una determinata scena.

Il caro Jérôme non è solo abile nell'ideare una trama, ma anche nel caratterizzare i suoi protagonisti, che si tratti di singoli personaggi credibili e tridimensionali oppure di individui all'interno di una relazione. Non a caso, le scene che ho trovato più emozionanti sono state quelle di confronto tra Simon e sua figlia Rachelle e le diverse interazioni tra i membri de "i sei", trasformati dall'autore in un surrogato di famiglia grazie a poche frasi ben piazzate. Più in generale, mi sono trovata ad apprezzare nuovamente la prosa di Loubry, che spesso regala delle metafore gradevoli ed intense.

Di ciò beneficia ovviamente l'ambientazione che, pur raccontando di luoghi molto lontani dal punto di vista geografico ma soprattutto sociale, accoglie il lettore e gli dà modo di scoprire anche qualche elemento storico e culturale haitiano. Non posso parlare in prima persona, ma ho avuto l'impressione che il contesto disagevole in cui si muovono i personaggi fosse reso molto bene, senza scivolare in un facile patetismo né eccedere con gli stereotipi, soprattutto in relazione alle usanze del vudù. Questi luoghi permettono inoltre all'autore di affrontare diversi temi importanti e per nulla leggeri; lui ha deciso di puntare l'attenzione sulla condizione dei bambini che spesso deborda nella tratta di esseri umani, con conseguente critica alla criminalità organizzata, al governo compiacente ma anche alla generosità egoistica degli stranieri.

Per quanto io abbia apprezzato il tono adottato per questi argomenti, capisco possano rendere la lettura molto pesante per altre persone. A parte questa ed un piccolo appunto sul bizzarro utilizzo dei paragrafi, la mia sola critica concreta al romanzo riguarda il finale, dove un'improvvisa (ma non imprevedibile) accelerazione porta Loubry a riassumere in poche parole il destino di personaggi teoricamente rilevanti, nonché a scoprire le carte in tavola senza delle spiegazioni del tutto esaustive. Bastava una manciata di pagine in più, mannaggia!

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mercoledì 12 febbraio 2025

"Ogni giorno" di David Levithan

Ogni giornoOgni giorno by David Levithan
My rating: 1 of 5 stars

"Ho vagato a lungo senza uno scopo eppure ho la sensazione che oggi invece uno, per quanto fugace, mi sia stato affidato: questo. Ho a disposizione una giornata e perché non renderla una giornata piacevole? Perché non condividerla con qualcuno?"


HOW TO GIUSTIFICARE UN INSTALOVE

Capiterà un po' a tutti i lettori di recuperare il libro di un autore molto popolare, solo per la curiosità di scoprire se sia nelle loro corde o meno. Succede spesso anche a me, con l'aggravante che ho il vizio di lasciare suddetto libro a prender polvere sullo scaffale; quindi se una decina di anni fa (ovvero quando acquistai la mia copia di "Ogni giorno") c'era la possibilità che mi piacesse, la mia attuale lontananza al target YA ha azzerato ogni chance per questo romanzo. Anche perché nel frattempo ho letto "Touch", che gestisce mille volte meglio la medesima premessa narrativa.

Strutturato come un dialogo interiore declamato dal protagonista -la coscienza auto-battezzatasi A-, il volume segue un breve periodo della sua esistenza bizzarra: infatti ogni mattino quest'entità si risveglia nel corpo una persona diversa, senza poter mai rimanere ancorato ad una singola vita per più di ventiquattr'ore. La sua risoluzione ad abbracciare questo destino nomade si sbriciola quando si trova a vivere nel corpo del sedicenne Justin, innamorandosi a prima vista della ragazza di lui, Rhiannon. L'idillio tra i due viene però oscurato da Nathan Daldry, una delle persone abitate da A che riesce ad intuire cosa gli sia successo e non intende lasciar correre.

Mi rendo conto che così descritta la trama, per quanto risicata, sembra dieci volte più avvincente ed intrigante di quanto non sia in realtà. Infatti la maggior parte dei capitoli -ossia delle giornate vissute da A- ruota attorno alle vite quotidiane dei suoi ospiti oppure alla sua ossessione (storia d'amore mi pare eccessivo) verso Rhiannon, oggetto del conflitto di fondo. Se vi aspettate che Nathan o Justin diventino vere minacce per il protagonista, oppure che l'intreccio acquisti un briciolo di verosimiglianza, fareste meglio a desistere. Magari avrete più fortuna nei seguiti, che personalmente non intendo infliggermi neppure se venissi posseduta di un'entità mistica!

L'assenza di una trama in senso lato passerebbe anche in secondo piano, non fosse per le altre gravi pecche del libro: personaggi, stile e romance. Ho indicato per primo quello che reputo il difetto peggiore, infatti ho detestato per l'intera lettura l'atteggiamento giudicante del protagonista; la sua controparte femminile sembra cavarsela un pochino meglio, ma pian piano diventa se possibile ancor più fastidiosa nei suoi comportamenti. Eppure la morale di entrambi non viene mai messa in dubbio -loro sono perfetti e predestinati-, a differenza di quanto succede con i caratteri che gli orbitano intorno. Per ovvie ragioni, risulta difficile interessarsi ai tanti coprotagonisti, ma il modo in cui vengono raccontati è imbarazzante: sembrano le figurine di album, collezionati dal protagonista per avere almeno un esempio per ogni tipo di rappresentazione, dalla malattia mentale al lavoro minorile passando per la dipendenza da sostanze. Tanto i personaggi sono caratterizzati in modo superficiale, quanto queste tematiche: non solo manca lo spazio su pagina, ma il protagonista stesso si sofferma il minimo indispensabile come stesse depennando una data voce dalla sua lista.

Come accennato, la scrittura di Levithan non mi ha fatto impazzire, soprattutto per l'eccesso di retorica e la presenza esasperante di frasi perfette per un biglietto dei Baci Perugina (o per una canzone di Tiziano Ferro). Per quanto riguarda invece la relazione tra A e Rhiannon -vero motore del romanzo, seppur resa inconcludente dall'epilogo- si basa su un instalove, che io non approvo per principio, ma ancor più quando viene giustificato da elementi pseudo-spirituali. Per come è raccontato, l'interesse di A per Rhiannon mi è sembrato più una cotta idealizzata che la base per un rapporto genuino.

Vorrei dire che almeno la rappresentazione di una persona non binaria sia ben fatta, ma mentirei. Parte della colpa va alla CE italiana, che non si è presa nemmeno la briga di includere una nota a riguardo nella traduzione, ma in generale la premessa stessa impone ad A di non avere un genere: così la sua identità sembra più un obbligo che una presa di consapevolezza. Ho trovato più convincente il suo orientamento come persona pansessuale, che viene spiegato in modo semplice e spontaneo.

C'è qualcos'altro da salvare in questa lettura? sicuramente la scorrevolezza della prosa -caratterizzata da frasi quasi telegrafiche- e la presenza di alcuni spunti validi sul tema della crescita individuale e delle relazioni interpersonali; messaggi teoricamente positivi che nel mio caso di sono un po' persi in una narrazione troppo artificiosa e priva di un reale crescendo emotivo, nonostante le tantissime scene teoricamente strappalacrime.

Voto effettivo: una stellina e mezza

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venerdì 7 febbraio 2025

"Gemina" di Amie Kaufman e Jay Krtistoff

GeminaGemina by Amie Kaufman
My rating: 2 of 5 stars

"Il sistema si accende. Il gigante si sveglia. I componenti si intersecano a fasci gemelli di luce accecante. I numeri interi. La materia. I fallimenti. Il ragazzo. Trattenete il respiro. Ascoltate"


IL MAFIOSO RUSSO CHE SALUTAVA SEMPRE

Memore della grande difficoltà di proseguire le serie in corso che avevo riscontrato lo scorso anno, ho deciso di provare ad essere più costante come buon proposito libroso per il 2025, con almeno un paio di letture al mese dedicate alle saghe letterarie. E quale miglior modo di tener fede sin da subito a questo impegno che continuare una trilogia iniziata ormai ad agosto? In fondo cosa saranno mai cinque mesi per una lettrice dalla memoria ferrea come la sottoscritta? un bel po' di tempo a quanto pare, ma fortuna vuole che nelle prime pagine "Gemina" fornisca un utile riassunto degli eventi principali occorsi durante il libro precedente, e questo mi ha permesso di ricominciare con il piede giusto. Per lo meno...

Dopo un breve flashforward al processo che vede imputata la corporation BeiTech Industries, torniamo all'agosto del 2575 sulla stazione spaziale Heimdall, adibita al salto nell'iperspazio tramite un wormhole. Qui è diretta l'astronave Hypatia e qui vivono ignari di tutto i due nuovi protagonisti: la figlia del comandante Hanna Donnelly e lo spacciatore Niklas "Nik" Malikov. La corporation non intende ovviamente aspettare l'arrivo dei superstiti e delle loro prove incriminanti, pertanto piazza per tempo una sua talpa all'interno della stazione per eliminare questo rischio; ciò porta alla comparsa di parecchie prospettive diverse in scena, tra le quali si nota quella di Isaac Grant, padre della prima protagonista femminile Kady.

Sono quindi presenti molti riferimenti ad "Illuminae", ma la storia raccontata è abbastanza indipendente, nonché dotata di un ritmo migliore e di una trama maggiormente omogenea: anziché spalmare gli eventi su parecchi mesi, qui tutto è circoscritto ad una manciata di giorni, rendendo la narrazione incalzante ed adrenalinica. Altri miglioramenti riguardano il comportamento degli adulti (leggermente più maturo, seppur si mantenga lontano dai miei criteri di credibilità) e la minor frequenza di battute a sfondo sessuale; fosse per me si potrebbe pure eliminarle tutte, ma apprezzo il piccolo sforzo.

Gli elementi che più mi hanno colpita in positivo sono da ricercare nei nuovi dettagli grafici -soprattutto le carinissime illustrazioni realizzate da Hanna, o meglio da Marie Lu- e gli espedienti fantascientifici scelti e, non potendo parlare della trovata finale per ragioni di spoiler, mi limiterò a menzionare i lamina: questi parassiti cosmici non sono niente di avveniristico, ma li reputo abbastanza convincenti come elemento di space horror nel contesto di una narrazione rivolta ad un pubblico giovane.

Molto meno spaventosi e credibili sono invece gli antagonisti umani, che qui vediamo direttamente in azione a differenza di quanto accadeva nel primo volume, e proprio la loro palese incompetenza diminuisce il senso di pericolo come anche la soddisfazione nel veder trionfare i protagonisti. Protagonisti con i quali risulta ad ogni modo difficile empatizzare: sia la caratterizzazione individuale che l'approfondimento sulle relazioni vengono delegati a spiegoni sbattuti senza vergogna in faccia al lettore; ad esempio quando Hanna conosce Ella, la cugina di Nik, lui si interessa di farle un sunto del passato e dell'indole della ragazza in un monologo a dir poco forzato.

Per quanto riguarda gli altri personaggi, sono poco più che comparse ed è impossibile interessarsi a loro, specie quando il focus emozionale del romanzo si risolve in una manciata di pagine, dando ben poca rilevanza al trauma presumibilmente patito dalla protagonista. La poca verosimiglianza caratterizza anche la logica delle vicende narrate e la solidità del world building, ma in questo caso mi rendo conto di dover chiudere un occhio dato il target scelto. Non riesco tuttavia a chiudere l'altro occhio per quanto riguarda la velata grassofobia di fondo e la moralità discutibile eppure mai discussa: magari evitiamo di mettere sullo stesso piano un padre modello forse a conoscenza di una miniera illegale con uno spacciatore pluriomicida mafioso che come papà è un amore.

Voto effettivo: due stelline e mezza

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