La maledizione dello stiletto
Recensione a "La cruna dell'ago" di Ken Follett
LA SCHEDA TECNICA

AUTORE: Ken Follett
TITOLO ORIGINALE: Storm Island
TRADUTTORE: Riccardo Calzeroni
TRADUTTORE: Riccardo Calzeroni
EDITORE: Mondadori
COLLANA:Oscar bestsellers
PAGINE: 360
PAGINE: 360
IL COMMENTO
Come lettrice, ho ricavato una lezione importante
dalla lettura di questo romanzo: quando ci si deve approcciare ad un nuovo autore,
è più saggio cominciare dalle prime opere, se si desidera evitare una delusione
in seguito. Infatti, per quanto “La cruna dell’ago” sia un romanzo storico
molto godibile, le mie aspettative rispetto a Follett sono state disattese, dal
momento che avevo già letto sue opere più recenti (e quindi più mature, dal
punto di vista stilistico) come “La caduta dei giganti”, primo volume della
famosa “Century Trilogy”.
Come già detto, ci troviamo di fronte ad un
accurato romanzo storico -seppur ci si focalizzi su un potenziale what-if- che
al contempo riesce a sviluppare una trama degna di un vero thriller.
Al lettore vengono illustrati in parallelo
tre storie concentrate su altrettanti protagonisti: Godliman è un cacciatore di
spie al servizio dell’MI8, incaricato di catturare lo sfuggente “Die Nagel”,
l’unica spia tedesca che potrebbe rovesciare le sorti della guerra; Lucy sembra
essere una donna comune, ma saprà sfoderare all’occorrenza delle risorse
inaspettate; Faber aka “Die Nagel” è infine il vero protagonista dalle storia,
sebbene anche definirlo un anti-eroe sembra un eufemismo nel suo caso.
Rispetto alla gran parte dei romanzi
ambientati durante la Seconda Guerra Mondiale, qui c’è un focus molto limitato
sui disagi sofferti dalla popolazione civile, e quasi non si parla di patimenti
concreti. Altra differenza si riscontra in una sorta di rovesciamento dei ruoli
tra l’agente nazista per cui confesso di aver fatto il tifo in gran parte degli
scontri, e gli esponenti dell’Intelligence inglese (ma anche David, il marito
di Lucy), che dal punto di vista storico dovrebbero essere gli eroi, ma seppur
“buoni” non riescono a catturarsi le simpatie del lettore.
La scrittura evidenzia come Faber sia il
favorito anche dall’autore: le scene in cui entra in azione sono molto
adrenaliniche e, a mio giudizio, le più coinvolgenti, oltre ad essere utili per
mostrare come la spia non sia un semplice soldato, ma una figura ben più
eclettica.
La vera eroina della storia di rivela essere
Lucy, con la sua determinazione nel proteggere il figlio Jo in ogni frangente.
A dispetto del risvolto finale, non si può fare a meno di rimanere coinvolti
nella sua relazione a dir poco inusitata con Faber; se da un lato abbiamo una
sorta di attrazione che lega i due in modo inconfutabile, dall’altro non è
possibile dimenticare l’abisso che li separa.
Per quanto riguarda i comprimari, non mi
resta che lodare la capacità di Follett di dare vita con poche frasi a
personaggi interessanti e credibili, caratteristica fondamentale in un romanzo
storico.
Ho molto apprezzato anche i validi intrecci
con reali figure storiche, sebbene quasi sempre introdotte in capitoli
separati; come non menzionare inoltre le descrizioni introduttive, tra le quasi
si fanno indubbiamente notare quelle dei paesaggi dell’Isola della Tempesta.
Come premesso, ci sono però degli elementi
meno positivi che un po’ mi hanno deluso, viste le grandi aspettative
sull’autore. Ho trovato fastidioso il continuo cambio di POV all’interno dei
capitoli, che non permette di focalizzarsi su un personaggio in particolare; le
indagini di Godliman appaiono spesso irrealistiche per i suoi colpi di fortuna
e le intuizioni casuali.
Il difetto peggiore si riscontra però
nell’epilogo del romanzo: del tutto inutile e troppo buonista rispetto al tono
dei precedenti capitoli.Vorrei infine rivolgere un appello (di certo, non ascoltato) alla Mondadori perché decida dopo quarant’anni di aggiornare la traduzione del volume, nonché di limitare un po' la fantasia al momento di scrivere le sinossi introduttive.
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