Delitti, maledizioni e qualche tartaruga
Recensione a "Il valzer lento delle tartarughe" di Katherine Pancol

LA SCHEDA TECNICA
TITOLO: Il valzer lento delle tartarughe
AUTORE: Katherine Pancol
TITOLO ORIGINALE: La valse lente des tortues
TRADUTTORE: Roberta Corradin
EDITORE: Dalai
COLLANA: Super Tascabili
PAGINE: 600
TRADUTTORE: Roberta Corradin
EDITORE: Dalai
COLLANA: Super Tascabili
PAGINE: 600
IL COMMENTO
È dai tempi della trilogia originale di “Star Wars” che il secondo capitolo di una serie viene generalmente collegato ad una svolta noir della trama. La trilogia di Jósephine non fa eccezione alla regola, infatti questo romanzo accantona i toni un po’ frivoli e da commedia de “Gli occhi gialli dei coccodrilli” (QUI la recensione) per inoltrarsi in un’atmosfera più cupa e densa di misteri degni di un thriller.
È dai tempi della trilogia originale di “Star Wars” che il secondo capitolo di una serie viene generalmente collegato ad una svolta noir della trama. La trilogia di Jósephine non fa eccezione alla regola, infatti questo romanzo accantona i toni un po’ frivoli e da commedia de “Gli occhi gialli dei coccodrilli” (QUI la recensione) per inoltrarsi in un’atmosfera più cupa e densa di misteri degni di un thriller.
La storia
riprende alcuni mesi dopo la fine del primo volume, ma gli smemorati non si
preoccupino: all’inizio è presente un ampio recap di quanto accaduto in
precedenza.
Seppur
incentrata un paio di volte in un unico tempo e luogo, la trama è quasi sempre
spezzettata in tre storyline principali, connesse ad altrettanti protagonisti:
un filone segue la storia del personaggio principale, Jósephine, un secondo la
figlia di questa, Hortense, e l’ultimo la famiglia del patrigno di Jo, Marcel.
Da queste tre si dipanano poi un ricco gruppo di sottotrame che fanno capolino
grazie ai POV dei personaggi secondari: il focus per Jo è la risoluzione di una
misteriosa serie di delitti, e alla sua storia si collegano la figlia Zoé con
le sue prime pene d’amore o la sorella Iris, alla ricerca del vero amore;
parimenti troviamo l’evoluzione del personaggio di Hortense, specie in
relazione al suo sogno di diventare un’affermata stilista, contornata dalla
storia di Gary, mentre per Marcel sono presenti collegamenti al piccolo Junior
e alla ex-moglie Henriette.
Accantonando
per un attimo la sostanziosa trama, si può considerare l’intera trilogia come
un unico percorso di crescita e maturazione per la protagonista, ma anche come
un terzetto di volumi da leggere separatamente volendo, in quanto nel finale
non vengono lasciate incognite in sospeso e il romanzo è fondamentalmente
autoconclusivo.
Rimanendo
sempre cardine delle vicende, in questo secondo romanzo, Jo cede molto spazio
ai comprimari, e personalmente ho davvero apprezzato i POV di alcuni personaggi
negativi perché questo espediente permette di conoscere almeno in parte le loro
ragioni.
La Pancol
sceglie di osare e di mostrare al lettore il lato più oscuro dei personaggi
buoni, ma anche le debolezze ed i sentimenti degli antagonisti. In linea
generale comunque, la serie acquista molti nuovi personaggi che vanno ad
arricchire la narrazione, mentre sono decisamente meno coloro che escono di
scena.
Per quanto
riguarda Jo, il mio giudizio è parecchio altalenante, perché si sono alternati
momenti in cui la sua evoluzione sembrava regredita agli albori del primo
romanzo, ed altri dove prevaleva la sua neonata fiducia in se stessa; in
generale, credo che sia una protagonista con la quale è più facile empatizzare
se si è come lei madri.
Nel precedente
capitolo, i coccodrilli avevano un ruolo fondamentale, tanto da poter essere
considerati dei veri e propri personaggi. Lo stesso non si può dire delle tartarughe
per questo volume: sono davvero pochi i riferimenti ad esse nella narrazione e
fanno una comparsa tardiva e limitata nella storia. In modo analogo, la città
di Londra, anticipata nella copertina, è lo sfondo solo di un numero limitato
di scene e non rimpiazza mai Parigi come principale anticipazione.
L’elemento che
maggiormente mi ha irritato è stata l’introduzione di parecchi elementi magici
e fantastici in una storia che era partita con premesse in sostanze
realistiche. Bocciato anche l’inserimento di molti (troppi!) VIP reali.
Ho apprezzato
invece l’eccellente lavoro di ricerca svolto dalla Pancol sulla storia del XII
secolo, così da rendere più credibile il personaggio di Jo. Positivo anche il
finale in cui vengono risolti i vari misteri in modo attendo e senza lasciare
tasselli fuori posto.
Lo stile di
scrittura è grosso modo invariato da “Gli occhi gialli dei coccodrilli” ed è
caratterizzato da un intreccio tra la narrazione in terza persona e i pensieri
in prima; credo sia proprio questo a rendere le riflessioni dei personaggi
tanto interessanti ed accurate.
DOVE COMPRARE QUESTO LIBRO
LA VIGNETTA
Quella lì deve rivedere le sue priorità (cit.)
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