In cui l'autore riesce ad eclissarsi
Recensione a "Alzate l'architrave, carpentieri" e "Seymour. Introduzione" di J.D. Salinger
LA SCHEDA TECNICA
TITOLO: Alzate l'architrave, carpentieri - Seymour. Introduzione
AUTORE: Jerome David Salinger
TITOLO ORIGINALE: Raise High the Roof Beam, Carpenters - Seymour. And Introduction
TRADUTTORE: Romano Carlo Cerrone
EDITORE: Einaudi
COLLANA: Super ET
PAGINE: 160
TRADUTTORE: Romano Carlo Cerrone
EDITORE: Einaudi
COLLANA: Super ET
PAGINE: 160
Non ho mai
fatto mistero del mio scarso interesse per i racconti. Di certo non si tratta
del mio genere letterario favorito, sebbene lo tolleri comunque di buon grado,
a differenza della poesia che detesto senza riserve. Tra le (poche) raccolte da
me lette, ho maggiormente apprezzato quelle con un forte tema di fondo a fare
da collegamento, per una mia stramba convinzione secondo la quale sia prova di
un maggiore impegno dello scrittore.
Nel caso in
esame, c’è molto più di una tematica a collegare le due opere riunite in questo
volume e, più in generale, la gran parte degli scritti di Salinger; l’autore ha
creato infatti una bizzarra famiglia, spesso scelta come protagonista di brevi
racconti che vanno a creare un più ampio affresco, quasi si trattasse di un
romanzo familiare a tutti gli effetti.
Si ottiene
quindi un ottimo compromesso (almeno, per i miei gusti) tra romanzo e racconto,
perché pur nella loro brevità queste opere non abbandonano mai del tutto i loro
personaggi e ci permettono di conoscere di volta in volta nuovi elementi sul
loro conto.
La famiglia al
centro di tante vicissitudini è quella dei Glass, eclettici artisti collegati
al mondo circense e allo show business da varie generazioni. L’attenzione si
focalizza soprattutto sui figli che, nel corso della loro infanzia, sono stati
tutti ospiti di un noto programma radiofonico per bambini particolarmente
dotati. Protagonista dei due racconti in questione è però Seymour, il maggiore
dei fratelli e certamente il più brillante, pure gravato da pesanti problemi
relazionali, quasi a sfiorare la sociopatia, che saranno più tardi causa del
suo suicidio
Se la trama è
incentrata su Seymour, la voce narrante si palesa nel suo fratello minore
Buddy, che idealmente tratteggia alcuni ricordi a lui collegati anni dopo la
sua morte. In particolare, “Alzate l’architrave, carpentieri” è il solo a poter
essere definito come racconto ed ha come sfondo il giorno delle nozze di
Seymour, sebbene lo sposo non entri mai in scena se non attraverso le pagine
del suo diario. Seguiamo invece il giovane Buddy, protagonista di una scena a
dir poco imbarazzante: costretto dalla sorella Boo Boo a presenziare l’evento
seppur convalescente, il giovane soldato scopre di essere il solo invitato
dello sposo e, quando questi disertare l’altare, finisce in macchina con una
combriccola di stravaganti ospiti che scoprono subito la sua identità e non gli
risparmiano il loro biasimo. Ovviamente l’auto rimane bloccata nel traffico a
causa di una parata.
La più
lampante caratteristica della narrazione di Salinger è indubbiamente il
realismo con cui tratteggia sia gli avvenimenti sia i personaggi, verso i quali
si prova un’istintiva empatia seppur siano in buona parte una mera satira della
società contemporanea all’autore. L’identificazione di Salinger nel suo
narratore è tale che, dopo poche pagine, ci si scorda completamente della penna
dietro Buddy perché lo stile, pacato e diretto, si adatta perfettamente alle
sue fittizie memorie, senza nulla di artificioso.
Le stesse
caratteristiche possono essere individuate in “Seymour. Introduzione”, dove
viene analizzata con più profondità la figura di Seymour, sia nell’aspetto che
nel carattere. Non si tratta propriamente di un racconto, e neppure di una
novella: il narratore è sempre Buddy ma questa volta si rivolge in modo ancor
più diretto al lettore, in quella che inizialmente doveva essere la prefazione
ad una raccolta di poesie del fratello. Il registro narrativo subisce però una
progressiva metamorfosi, partendo come libro flusso di coscienza fino a
diventare un diario in cui appuntare quotidianamente dei ricordi collegati a
Seymour. Ricordi sovente parziali che spingono il lettore a voler conoscere
ancor di più questo personaggio e, magari, a leggerne i lavori.
Sicuramente si
tratta di un’opera più ardua da comprendere e da apprezzare rispetto alla
prima, a causa delle ripetizioni inserite per riprendere il filo logico dopo le
frequenti interruzioni, in gran parte tra parentesi, segno d’interpunzione al
quale mi sono scoperta allergica -mentre leggo, non mentre scrivo- dopo la
deludente lettura di “Vita dopo vita” di Kate Atkinson (QUI la recensione).
LA VIGNETTA
Old but gold