mercoledì 15 giugno 2022

"The Sudden Appearance of Hope" di Claire North

The Sudden Appearance of HopeThe Sudden Appearance of Hope by Claire North
My rating: 5 of 5 stars

"First impressions matter, when they are all you have to live by"


TIPO MEMENTO, MA AL CONTRARIO

Dopo oltre due mesi di letture sottotono, ho dovuto invocare l'aiuto di Claire North per trovare finalmente un libro da cinque stelline, e una delle mie autrici preferite non mi ha deluso. "The Sudden Appearance of Hope" è infatti l'ennesimo capolavoro che sforna per quanto mi riguarda, oltre ad essere forse la sua storia più intima ed emozionante tra quelle che ho letto finora. Una storia che, in barba al potere della protagonista, non dimenticherò tanto facilmente.
L'immancabile spunto fantascientifico riguarda proprio la peculiare condizione della britannica Hope Arden: durante l'adolescenza le persone iniziano a scordarsi progressivamente di lei, al punto da rimuovere o riscrivere qualunque ricordo la riguardi. Questo le rende logicamente impossibile avere una vita ordinaria, dalle cose semplici come ordinare un caffè al bar a quelle più complesse come ottenere un posto di lavoro; ecco perché la incontriamo nei panni di abile ladra, attività nella quale riesce a trasformare la sua "malattia" in una risorsa. La narrazione prende in breve un ritmo incalzante -adatto al thriller che in effetti il romanzo è- e si concentra su una lotta tra l'enigmatica figura nota online come Byron14 e la società Prometheus, che si sta arricchendo grazie all'app Perfection con la quale promette di rendere le vite dei suoi utenti perfette, ma forse non troppo libere.
A causa del furto di un'inestimabile collana, Hope si trova quindi coinvolta in questo scontro tra perfezione ed individualità, cercando di mantenersi fedele alla sua etica ma anche sperando di poter trovare una cura per diventare finalmente una persona reale, che possa avere un peso nelle vite degli altri. Leggere il suo POV è un'esperienza tanto particolare quanto sofferta: non si può rimanere impassibili davanti ai suoi tentativi di creare dei rapporti con gli altri, pur con la consapevolezza che bastano un paio di minuti per perdere ogni ricordo. Tra le diverse abilità immaginate dalla cara Claire, è quella che più sembra una maledizione e a conti fatti non offre alcun tipo di scappatoia alla protagonista.
A dividere la scena con Hope troviamo un cast variegato composto da caratteri ben delineati, anche se non particolarmente numeroso; a differenza dei libri precedenti di North, qui non ho individuato un legame particolare che dominasse sugli altri, ma trovo che a dispetto della sua condizione la protagonista riesca a creare dei rapporti significativi con diversi comprimari. Tra questi personaggi, ritengo Filipa Pereyra-Conroy e Luca Evard i più interessanti, forse perché sono quelli con cui Hope crea delle relazioni che travalicano i confini della battaglia sotterranea tra Prometheus e Byron, anche se qui andiamo chiaramente sul gusto personale.
Oltre a coprire un lasso di tempo abbastanza esteso per un libro autoconclusivo, il volume ci porta anche in un viaggio tra Asia, Africa ed Europa, ambientazioni che come sempre North descrive in modo attento e dettagliato: è evidente quanto si impegni nelle ricerche, al punto che mi sento di chiudere un occhio su qualche refuso nei nomi italiani. Penso sia riuscita anche ad adattare bene il suo stile al modo di pensare della protagonista, non sempre lineare rispetto agli eventi narrati.
A dare veramente una marcia in più a questo libro sono però le tematiche che affronta. In un primo momento ero un po' perplessa, perché avevo l'impressione si toccassero troppi argomenti diversi in un'unica storia, ma con il procedere della narrazione viene alla luce un filo rosso a collegare il tutto sotto l'ombrello della critica all'intolleranza, in un mondo (il nostro, qui non ci sono aspetti fantastici che tengano) che tratta sempre in modo diverso le donne e i neri. E questo nel testo ricorre spesso, dal momento che Hope è una donna afrodiscendente, dimenticata in virtù del suo "talento" ma nel presente spesso messa in difficoltà dal suo aspetto. La narrazione spinge a riflettere anche sul concetto di perfezione, su come sia limitante in quanto dettato per la maggior parte da canoni occidentali, ed elitario perché una persona indigente non arriverà mai a scalare la graduatoria di un'app come Perfection.

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