venerdì 27 settembre 2024

"La mezza guerra" di Joe Abercrombie

La Mezza Guerra (Trilogia del Mare Infranto, #3)La Mezza Guerra by Joe Abercrombie
My rating: 5 of 5 stars

"Le fiamme fuori delle finestre anguste gettarono ombre sul pavimento cosparso di paglia. Ombre affilate come pugnali. Udì urla di panico ... Un martellare pesante, come per un albero abbattuto. Come di asce contro la porta"


RARO ESEMPLARE DI GRIMDARKROMANTASY

Confesso che "Mezzo mondo" aveva notevolmente raffreddato il mio entusiasmo verso la serie per ragazzi di Abercrombie. Ed a gettar acqua sul fuocherello delle mie aspettative c'era anche la media delle valutazione assegnate a "La mezza guerra", molto più bassa rispetto a quella del secondo capitolo. Però con un ribaltamento degno di Alessandro Borghese, vi informo che questo libro non solo mi è piaciuto, ma è riuscito perfino a diventare il mio preferito della trilogia.

La trama ci porta due anni in avanti e ad un totale di ben tre POV tra i quali destreggiarsi. Quello principale è affidato sicuramente a Skara, nipote ed erede di re Fynn, che all'inizio del romanzo vede il Throvenland cadere sotto l'attacco di Yilling lo Splendente; dopo aver chiesto l'aiuto dei sovrani vicini, la ragazza assume un ruolo di comando nella guerra contro il Gran Re con il fine di riscattare il suo regno. Fortemente collegato al suo, troviamo il punto di vista di Raith -un guerriero del Vansterland tormentato dalla sua stessa propensione per la violenza-, mentre la terza prospettiva ha una maggiore autonomia, oltre ad essere un gradito ritorno: si tratta di Koll, il giovane liberato dalla schiavitù per merito di Padre Yarvi, che ora lui sta addestrano per farne a sua volta un ministrante.

Chiaramente il conflitto contro il Gran Re e la sua ministrante Wexen rappresenta ancora una volta l'obiettivo finale della narrazione, ma questo non impedisce all'autore di dedicare ad ognuno dei protagonisti parecchio spazio; sia per esplorare i loro trascorsi, sia per crescere e superare le situazioni di stallo in cui si trovano imprigionati. Skara, Raith e Koll sono infatti combattuti tra una sorta di obbligo che sentono di dover rispettare e la propria indole personale, ed i loro percorsi individuali li portano a capire come potersi liberarsi delle pressioni esterne e scegliere in modo indipendente. Non tutte le risoluzioni sono però felici, perché il caro Joe ha ben pensato di donarci un finale dolceamaro, eppure molto soddisfacente.

La presa di coscienza non è l'unica tematica del romanzo perché, in particolar modo attraverso la prospettiva di Skara, si affronta l'argomento delle responsabilità, delle quali la ragazza deve farsi carico in quanto sovrana. Sempre tramite il suo POV, ma anche quello di Raith, si parla del modo in cui elaborare un trauma subito; affrontare le consegue delle proprie azioni è invece il tema principale nel punto di vista di Koll. Tutti questi spunti non solo sono perfettamente adeguati per gli adolescenti che costituiscono il target di riferimento (sì, sto ancora rosicando per colpa di "Graceling"!), ma vengono anche declinati in diverse prospettive, portando a delle conclusioni per nulla scontate.

Tra i pregi del romanzo voglio includere anche i personaggi, senza troppe distinzioni: che si tratti di caratteri già presentati nei capitoli precedenti (e penso specialmente al burbero Jenner il Gramo) oppure figure del tutto nuove -come la protettiva Madre Owd-, tutti ottengono una caratterizzazione più che degna e coerente. L'unico aspetto negativo su questo frangete è rappresentato dalla rapidità, che incide sia sulla partenza in cui non si fa in tempo ad inquadrare bene i nuovi personaggi, sia su alcune morti molto affrettate a livello narrativo, seppur non pecchino di incisività emotiva.

Pur avendo apprezzato molto come l'autore ha portato a compimento la trilogia, voglio togliermi qualche altro sassolino dalla scarpa. Per i miei gusti, la componente romance è eccessiva: non dico andasse esclusa, ma di certo non avrei sentito la mancanza di un soapoperistico quadrangolo amoroso. Non posso dirmi un'entusiasta neppure delle scene di battaglia -che in alcuni casi risultano un po' noiose a causa della loro lunghezza- e della sinossi scelta dalla CE italiana, ancora una volta falsa come una moneta da tre euro ed incapace di rendere il contenuto del volume.

Concludiamo però su delle note positive, date in particolare dal world building e dal foreshadowing. Come nel secondo libro, sono presenti degli sviluppi del mondo immaginato da Abercrombie, ma in questo caso arriviamo a delle rivelazioni estremamente interessi, che gettano un'ombra del tutto nuova sull'ambientazione; il tutto rimanendo allo stesso tempo fedeli a quanto mostrato finora. Mi è piaciuto molto anche il modo in cui tanti dettagli dei primi libri sono stati qui ripescati, diventando utili all'intreccio e mostrando un'evoluzione di storie e caratteri che farebbe una figura di tutto rispetto anche in una narrazione per lettori adulti.

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venerdì 20 settembre 2024

"The Five Stages of Andrew Brawley" di Shaun David Hutchinson

The Five Stages of Andrew BrawleyThe Five Stages of Andrew Brawley by Shaun David Hutchinson
My rating: 4 of 5 stars

"The hospital is my ocean, and I am its Sir Francis Drake. No one pays attention to me. I walk with my hands in my pockets and my head down, and people pass without a second glance. Some know me, some are too busy reading charts or tapping away at their phones, but most are indifferent"


SCONSIGLIATO AGLI ASSISTENTI SOCIALI

Non posso dirmi una lettrice particolarmente interessata alle sensazioni ed ai mood, quindi la scelta di leggere un libro deprimente in concomitanza con la fine della stagione estiva è stata per me del tutto casuale. In realtà "The Five Stages of Andrew Brawley" è molto più che un libro deprimente -in cui si parla, ovviamente, di lutto ed altre tematiche pesanti- perché di base si tratta di una storia di formazione molto personale per la quale risulta impossibile non emozionarsi. Sì, anche nel caso di una persona antiromantica e cinica come la sottoscritta.

La vicenda è ambientata all'interno di un fittizio ospedale statunitense chiamato Roanoke General, dove il protagonista adolescente Andrew "Drew" Brawley passa tutte le sue giornate; non come frequentatore assiduo ma come residente abusivo, avendo eletto l'ala in costruzione a residenza fissa dopo il trauma mai superato della morte della sua famiglia. Con la scusa di lavorare alla caffetteria e di assistere la (fasulla) nonna in coma, il ragazzo bazzica per i reparti in tranquillità, almeno fino a quando il ricovero del coetaneo Rusty McHale-vittima un attacco di stampo omofobo- non dà una svolta alla sua routine.

Mentre vediamo dipanarsi l'insolita vita quotidiana di Drew, assistiamo anche alle avventure a fumetti di Patient F, ossia il supereroe che lui immagina e disegna nei ritagli di tempo, nonché il suo palese alterego. Reputo eccellente la scelta di includere queste vignette all'interno del volume, in primis perché sono molto gradevoli ma soprattutto perché rendono chiara la richiesta di aiuto del protagonista e permettono di creare un'allegoria non scontata della particolare situazione psicologica in cui tiene se stesso imprigionato. Questo fornisce anche alla storia un tocco di realismo magico, tanto sottile quanto piacevole.

L'altro sostanzioso pregio del romanzo si trova nei suoi personaggi, che risultano decisamente ben caratterizzati ed affatto scontati. L'autore è riuscito nel difficile compito di tenere lontani i suoi caratteri da etichette facilmente applicabili -come quelle di infermiere amorevole o di giovane cagionevole-, inoltre ho apprezzato la sua capacità di renderli imperfetti senza che questo li trasformasse in individui detestabili. Le relazioni rientrano parimenti tra i punti di forza del titolo, con una parziale superiorità di quelle amicali: è facile capire cosa leghi Drew alle altre persone che frequentano l'ospedale.

Un po' meno semplice a mio parere è capacitarsi invece del suo innamoramento per Rusty; è del tutto comprensibile cosa l'abbia colpito dell'altro ragazzo, ma la rapidità con cui questo interesse si trasforma in grande amore della vita mi ha lasciato interdetta. Ho trovato per contro molto più dolce e sensata la romance tra i suoi amici Trevor e Alexis "Lexi", una storia troppo tenera per lasciare indifferenti anche se forse un filino banale. In realtà lasciare il lettore stupefatto non è l'intento di questa narrazione; personalmente ho trovato però le rivelazioni angoscianti al punot giusto nella loro prevedibilità, molto simili a quelle del "Non lasciarmi" di Ishiguro. E se mi seguite da qualche tempo saprete che questo è un complimento di un certo peso per me.

Purtroppo la storia d'amore inconsistente non è il solo difetto del romanzo, perché è accompagnata da una richiesta di sospensione dell'incredulità per nulla trascurabile, necessaria per digerire passaggi troppo repentini, scene poco chiare ed un finale forse troppo zuccheroso considerata la premessa di base. Inoltre, per quanto io abbia apprezzato la gestione delle tematiche presenti, credo che siano eccessive per mantenere l'attenzione del lettore: il lutto rimane l'argomento principale, ma si parla anche di bullismo ed omofobia, malattie terminali, depressione e suicidio, rapporti famigliari, disordini alimentari. È un po' too much, soprattutto perché questi temi sono a loro volta convogliati all'interno di metafore da interpretare... il tutto in un romanzo di appena 300 pagine!

Voto effettivo: quattro stelline e mezza

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martedì 17 settembre 2024

"Graceling" di Kristin Cashore

GracelingGraceling by Kristin Cashore
My rating: 1 of 5 stars

"Era circondata da cadaveri, uomini senza più un futuro, le cui menti erano state manipolate da un folle. All'improvviso la giovane fu travolta dalla stanchezza e dalla disperazione, mentre in lei cresceva la rabbia per l'uomo che aveva reso necessaria quella carneficina"


CAMBIARE NOME AI PERSONAGGI È LA COLPA MINORE

Posso addossare una parte del mio mancato apprezzamento di "Graceling" all'influenza che mi ha colpito inspiegabilmente in piena estate? in fondo, perché no! Dal momento che in questo romanzo tutto succede per puro caso, niente vieta alla sottoscritta di accampare scuse randomiche per aver fatto una fatica immane non tanto a terminarne la lettura quanto a trovare degli aspetti positivi ai quali aggrapparsi nel processo.

La vicenda narrata da Cashore si ambienta nel classico mondo fantasy simil-medievale, con tanti regni in rapporti più o meno buoni gli uni con gli altri ed alcuni individui segnati dall'eterocromia, e per questo dotati di abilità paranormali. Tra di loro c'è la protagonista Lady Katje "Kat", nipote di re Rand del Middluns e grande amica del cugino -ed esperto di medicinali- Raffin, con l'aiuto del quale ha anche fondato il Consiglio. Questa società segreta dai nobili ideali porta la giovane ad incrociare la strada di un altro principe (in questo caso del regno insulare di Lienid), Grandemalion Verdeggiante detto "Po", durante le operazioni per il salvataggio del nonno di lui. I due partono poi in missione proprio per svelare il mistero dietro al rapimento dell'anziano reale.

Fatte le dovute premesse, direi di passare ai pregi del volume che ho tanto faticosamente ricercato, precisando che sono più soggettivi del solito. Ho infatti un chiaro debole per le storie di sopravvivenza in situazione estreme, motivo per il quale tutta la parentesi survival che occupa una buona fetta della seconda metà mi ha intrattenuto parecchio. Promuovo anche il rapporto di amicizia molto tenero tra Katje e Bitterblue, un'altra principessa (sì, ci sono più nobili che plebei in questo libro!) che i protagonisti incrociano durante la loro avventura.

E messi così da parte gli unici punti a favore, arriviamo agli elementi meno riusciti, che purtroppo riguardano tutti gli aspetti più importanti: prosa, trama, personaggi, tematiche ed ambientazione! Cominciamo proprio da quest'ultima, perché la scelta di nomi così banali per un mondo fantasy fa pensare più ad un bimbo delle elementari che ad una donna di trenta e passa anni... i regni chiamati come i punti cardinali, le capitali come i loro sovrani (con conseguenti problemi postali ad ogni incoronazione, immagino!), le città portuali chiamate porti... A riprova voglio fare giusto un esempio di questo tripudio di fantasia: il regno a sud si chiama Sunder, quindi la sua città portuale non può che chiamarsi Sunport; il sovrano è re Murgon, di conseguenza la capitale è chiamata Murgon City e la strada che porta ad essa Murgon Road.

Tanta creatività condiziona ovviamente anche l'intreccio, costellato da incontri fortuiti e scene inspiegabilmente lunghe, e pure tediose visto che tutti i colpi di scena sono fin troppo telefonati. Non mancano poi sottotrame mal gestite o addirittura abbandonate a se stesse, come quella dell'antagonismo tra Katje e lo zio Rand, nonché una partenza eccessivamente rapida: a parte l'inizio in medias res del tutto legittimo, la prima scena sembra presupporre una conoscenza pregressa del mondo e dei personaggi, ed in particolare del Consiglio, come se la serie fosse cominciata in un libro precedente.

Di certo gli spiegoni tanto imbarazzanti quanto chilometrici con cui la cara Kristin cerca di sopperire non aiutano. In generale ho trovato il suo stile più che acerbo, anche se non privo di astuzia quando si tratta di mantenersi volutamente vaghi sui poteri -così da poter cambiare le regole in un secondo momento- come pure l'indole dei personaggi. È il caso della stessa Katje, presentata come una spietata sicaria agli ordini dello zio, che poi si rivela essere l'ennesima assassina family friendly; la sua caratterizzazione comunque non mi ha convinto in senso lato, anche perché assegnare troppe capacità ad una protagonista porta ad un calo drammatico della tensione narrativa. Neppure la sua storia d'amore con Po mi ha fatto impazzire, perché l'ho trovata priva di base e sviluppata in maniera troppo rapida.

Potremmo quindi raggruppare le mie critiche sotto la voce infantilismo, e non ci sarebbe all'apparenza nulla di male dal momento che si tratta in fin dei conti di una lettura rivolta ad un pubblico giovane (dai 12 anni, secondo la CE italiana). Peccato che tutto questo cozzi nettamente con le tematiche scelte dall'autrice: matrimonio, gravidanza, pedofilia, maltrattamenti; argomenti importanti e degni di attenzione, ma di certo inadatti al target. L'unico tema che reputo indicato per degli adolescenti, ossia quello della gestione della rabbia, sembra venire dimenticato da Cashore stessa tra un principe e l'altro.

Voto effettivo: una stellina e mezza

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mercoledì 11 settembre 2024

"Illuminae" di Amie Kaufman e Jay Kristoff

IlluminaeIlluminae by Amie Kaufman
My rating: 2 of 5 stars

"Proteggerli. È tutto ciò che voglio. Che abbia mai voluto. Avrei potuto dirglielo. Perché non hanno domandato? ... Leggo i loro segreti. Vedo i loro sogni. Li conosco. Ognuno di loro. Meglio di quanto conoscano se stessi"


UN LIBRO DAVVERO GGGIOVANE

Da anni aspettavo il momento giusto per cominciare la serie scritta in collaborazione da Kaufman e Kristoff; purtroppo sembra che quel momento non solo non fosse adesso, ma non sia proprio mai esistito. In parte sarà colpa mia, che mi sono approcciata ad "Illuminae" quasi a scatola chiusa: a parte l'insolito formato del volume, sapevo ben poco di questo romanzo; alla fine della fiera, il contenuto non ha comunque incontrato i miei gusti, e per più di un motivo. Di certo ci sono stati anche alcuni aspetti positivi, che posso solo augurarmi diventino più rilevanti nei seguiti, così da rendermi meno invisa la trilogia.

Nel primo capitolo di The Illuminae Files la trama va in qualche modo scoperta perché, dopo una lettera introduttiva, la narrazione parte in medias res raccontandoci dell'attacco sferrato dalla corporation BeiTech Industries ai danni della colonia spaziale Kerenza. I protagonisti di questa storia ambientata nel lontano 2575 sono gli adolescenti Kady Eleanora Grant e Ezra Mason, ex fidanzati ed ora profughi sulle astronavi della flotta Alexander, arrivata sul pianeta per portarli in salvo. Durante il viaggio spaziale, diverse minacce mettono in pericolo le vite dei due giovani e delle persone a loro vicine, mentre l'ombra della corporation incombe ancora su di loro.

Un intreccio non particolarmente complesso, dal quale parto comunque per analizzare gli aspetti più riusciti del volume; perché alcuni twist della trama sono abbastanza validi e ben strutturati per attirare l'attenzione del lettore. Mi sono inoltre piaciuti molto gli escamotage narrativi rappresentati da l'AI fuori controllo AIDAN e dal virus mutante Phobos: non saranno delle trovate originalissime all'interno del genere sci-fi, ma personalmente li ho trovati gradevoli e gestiti in maniera adeguata al target.

Gli altri pregi del volume riguardano quasi esclusivamente il comparto visivo, a cominciare dal già menzionato formato, che reputo alquanto originale e divertente da esplorare, nonché reso accuratamente nell'edizione italiana. Mi è piaciuta anche l'estetica futuristica decisamente retrò e l'esperienza data dal libro-gioco: da lettrice ho trovato divertente decriptare la trama al fianco dei personaggi anziché avere a disposizione tutte le informazioni da subito.

Accantonati gli elogi, è il momento di passare ai tanti tasti dolenti di questa lettura; ed al primo posto in questa infelice classifica non posso che mettere la prosa. Oltre ad utilizzare lessico e tono identici ed informali per tutti i personaggi (a prescindere dall'età, dallo status o dalla condizione in cui si trovano), gli autori hanno inspiegabilmente deciso di farcire il testo con continue allusioni sessuali, che faranno magari sorridere le prime due o tre volte ma dopo centinaia di pagine risultano urticanti. In generale ho trovato l'umorismo mal gestito, sia perché causa spesso e volentieri dei crolli di tensione, sia per la ripetitività della battutine che seguono un numero limitato di pattern e ricorrono sempre allo stesso genere di comicità.

I personaggi rappresentano un altro grosso difetto, anche se in parte me l'aspettavo visti i limiti imposti dal formato. In ogni caso, i comprimari sono delle complete macchiette, e questo rende del tutto inefficaci le scene più emotive; per quanto riguarda i protagonisti, la maggior parte delle informazioni su di loro viene urlata in faccia al lettore anziché mostrata tramite le azioni. Di certo sappiamo che sono molto talentuosi -lui come pilota e lei come hacker- ma dove abbiamo acquisito queste capacità rimane un vero mistero! Il problema di fondo è che il linguaggio in questo caso si sarebbe dovuto sobbarcare il grosso del lavoro di caratterizzazione; purtroppo Kaufman e Kristoff hanno deciso di far parlare tutti come degli adolescenti annoiati appena usciti da un telefilm anni Novanta, rendendoli di fatto indistinguibili.

Non ho nulla di positivo da dire neppure sulla sottotrama romance, in primis perché occupa troppo spazio all'interno della storia, ed in secondo luogo perché è priva di un vero conflitto che spinga il lettore ad interessarsene. Non contenti di aver dato più rilievo ad una storia d'amore adolescenziale rispetto ai traumi reali vissuti dai protagonisti, i cari Amie e Jay hanno ben pensato di puntare su una relazione à la Twilight a dir poco antiquata. Se poi aggiungiamo l'egoismo ed il doppiopesismo sfoderati da Kady come fossero delle qualità...

Nèi minori ma comunque rei di nota sono la prevedibilità (e la ridicolaggine) dell'epilogo e le poche informazioni fornite al lettore sul world building che rendono questo futuro poco credibile: sembra assurdo immaginare che tra 550 anni i dispositivi elettronici avranno ancora bisogno di ricariche frequenti, e se così è sarebbe stato opportuno fornire una spiegazione verosimile! A supporto della credibilità non arrivano neppure le frequenti comunicazioni tra i personaggi, perché nessuno in un momento di grave pericolo perderebbe tempo a scrivere e far battute, anziché lasciare un messaggio audio.

Voto effettivo: due stelline e mezza

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venerdì 6 settembre 2024

"Tragedia in tre atti" di Agatha Christie

Tragedia in tre attiTragedia in tre atti by Agatha Christie
My rating: 4 of 5 stars

"Satter lo guardò sorpreso. Quale parte stava recitando in quel momento, il celebre attore? Non il Marinaio e nemmeno il Poliziotto. Era una parte nuova: quella del secondo violino ... Seduto in disparte, un po' nell'ombra, Satter osservava i tre personaggi che parlavano"


POTEVO RIMANERE OFFESO!

La passione di Christie per il mondo della recitazione è indiscutibile, e "Tragedia in tre atti" risulta essere uno dei migliori esempi di come l'autrice abbia saputo intrecciare una solida trama mystery attorno alla tematica. In questo romanzo infatti non solo tra i personaggi troviamo attori e sceneggiatori, ma la struttura stessa del volume richiama quella di un'opera teatrale. E proprio per questo mi ha meravigliato realizzare quanto poco fosse presente un personaggio tanto plateale come il buon Hercule!

Richiamando (o meglio, anticipando) una vicenda simile a quella di "Assassinio allo specchio", veniamo trasportati nella località costiera cornica di Loomouth, dove da qualche tempo risiede il noto attore teatrale Sir Charles Cartwright. Nei primissimi capitoli del libro, il baronetto organizza una festicciola per amici e conoscenti, durante la quale il reverendo Stephen Babbington muore in circostanze poco chiare. Il tutto viene però archiviato, fino a quando una nuova morte sospetta spinge i personaggi a tracciare dei collegamenti ed a cercare un possibile movente per l'omicidio del mite pastore.

A portare avanti un'indagine parallela a quella delle forze dell'ordine non è però l'immodesto detective belga, bensì lo stesso Sir Charles; a supportarlo durante perquisizioni ed interrogatori troviamo la sua giovane innamorata Hermione "Hermi" Lytton Gore e l'amico di vecchia data Satter. Quest'ultimo è nei fatti il POV più ricorrente nel romanzo, oltre a rappresentare l'ennesimo caso di crossover all'interno dell'universo narrativo di Christie: personalmente l'avevo già incontrato in un racconto presente nell'antologia "Tre topolini ciechi" (del quale ammetto di non avere un ricordo granché positivo), ma la sua prima apparizione ufficiale risale alla raccolta del 1930 "Il misterioso signor Quin". È giusto precisare che in entrambi i casi veniva chiamato con il cognome esteso Satterthwaite, quindi non riconoscerlo immediatamente è del tutto comprensibile.

La prospettiva di Satter rientra per me tra i pregi del volume, perché lo reputo un personaggio affascinante e divertente; e questo nonostante il suo contegno sia molto lontano dalla frivolezza di Hastings, qui del tutto assente (sarà tornato in Argentina?). Ho trovato molto simpatici anche i tanti cenni metaletterari ed i commenti sopra le righe fatti dai protagonisti mentre portano avanti la loro indagine in modo decisamente amatoriale, e proprio per questo a tratti esilarante.

Come accennato il tema del teatro, ricorrente nelle opere christieane, rientra parimenti tra i punti di forza del libro. Il vero pregio a mio avviso è però da individuare ancora una volta nell'arguzia dell'intreccio narrativo: la cara Agatha è abilissima nel portare il lettore lontano dalla verità, fornendogli al contempo tutti i mezzi per decriptarla. E pur avendo già letto colpi di scena simili (ma in pubblicazione successive!), devo dire che la risoluzione mi è sembrata del tutto coerente e molto soddisfacente.

Ed i piccoli difetti, tra i quali la scarsa presenza di Poirot in scena, non riescono più di tanto ad offuscare la piacevolezza della lettura. L'unico aspetto sul quale ho davvero da ridire è l'eccessiva rapidità, che ho individuato ironicamente sia nelle prime pagine -nelle quali non viene concesso al lettore il tempo sufficiente per fare la conoscenza dei personaggi- sia nell'epilogo, dove l'aggiunta di un breve capitolo a parte per concludere la sottotrama romantica avrebbe reso il tutto meno forzato e di cattivo gusto.

Voto effettivo: quattro stelline e mezza

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