
My rating: 3 of 5 stars
"Lavoro a casa dei Winchester solo da sette giorni, ma mi sembra siano trascorsi anni. Anzi, secoli. L'umore di Nina è altalenante e imprevedibile ... Volubile è dire poco. Cecelia, poi, è una ragazzina viziata che non sopporta la mia presenza. Se avessi alternative, me ne andrei. E invece devo rimanere qui"
TANTA POLARIZZAZIONE PER NULLA
Da quando è stato pubblicato in Italia, mi è capitato spessissimo di vedere online la copertina di "Una di famiglia", solitamente in recensioni pronte ad elogiarlo come capolavoro assoluto oppure a demolirlo neanche fosse l'ottava piaga d'Egitto. In tutta onestà, il mio unico pensiero è stato: ecco l'ennesima cover poraccia di Newton Compton! ma come fa un libro presentato in modo così amatoriale ad attirate il pubblico? Ebbene, mi sbagliavo e non poco, perché nonostante sembri proprio la tipica copertina rabberciata di questa particolare CE, si tratta invece del design originale. Ed alla fin fine ho poco da fare la splendida visto che tanto hype ha finito per convincere anche me a recuperare questo chiacchieratissimo romanzo.
La narrazione è divida in due POV ma, essendo il secondo un po' spoileroso, mi concentrerò sul primo; ossia quello di Wilhelmina "Millie" Calloway, una giovane donna che si trova in una situazione economica davvero precaria, tanto da dover vivere nella sua automobile. Per questo motivo, quando Nina Winchester le offre un posto come governante nella ricca dimora in cui vive con il marito Andrew "Andy" e la figlioletta Cecelia "Cece", lei accetta immediatamente. Da subito, Millie capisce che lavorare per i Winchester non sarà affatto semplice, soprattutto per le continue pretese e gli sbalzi d'umore di Nina, la quale sembra fare di tutto per metterla in difficoltà.
La trama ci fornisce già un primo spunto per affrontare i (parecchi) difetti; che comunque non sono così marcati da giustificare i commenti al vetriolo che mi sono capitati sott'occhio. Purtroppo devo giustamente sottolineare la prevedibilità della storia, perché ogni singola svolta è intuibile con decine, se non centinaia di pagine d'anticipo; al massimo si possono fare un paio di previsioni, e solitamente la più deludete è quella giusta. In un genere che poggia soprattutto sui colpi di scena e sull'effetto sorpresa, penso sia un problema molto grave, e la scarsa caratterizzazione dei protagonisti non permette di farsi catturare dalla lettura neppure in virtù del loro carisma.
Se sperate che almeno la prosa possa compensare, dissuadetevi! perché la cara Freida sfoggia uno stile a dir poco elementare, con descrizioni ridotte all'osso, dialoghi privi di profondità e delle voci narranti che si rivolgono in modo diretto al lettore per nessun valido motivo. Voci che comunque, nonostante siano di personaggi del tutto diversi, risultano indistinguibili: per fortuna all'inizio di una parte o di un capitolo viene specificato chi sia a narrare in quel momento! L'ultimo tasto dolente è rappresentato dall'epilogo, nel quale una quantità di eventi fortuiti giungono improvvisamente a sistemare ogni cosa in modo anticlimatico, nonché poco verosimile.
Ci troviamo però di fronte ad un concept non inedito, ma sicuramente con del buon potenziale. Anche una volta terminata la lettura, continuo a pensare che l'idea alla base del volume sia valida; McFadden ha inoltre saputo svilupparla in modo abbastanza credibile: un minimo di sospensione dell'incredulità è richiesta, ma nel complesso ogni quesito proposto all'interno della vicenda ottiene una risposta che mi sento di definire per lo meno plausibile.
In realtà il titolo più popolare della cara Freida non ha tanti altri pregi da poter vantare. Sicuramente il ritmo della narrazione è piacevole e molto incalzante -per merito dell'utilizzo intelligente di capitoli brevi e di una quantità di picchi nella tensione-, inoltre con me l'umorismo dell'autrice ha funzionato: non mi sono propriamente rotolata dalle risate ad ogni pagina, ma ho trovato le battute adeguate al tono ed alle tempistiche della storia. Non sono convintissima che il cozy thriller faccia per me, ma potrei comunque darle una seconda occasione di perorare la sua causa.
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