
My rating: 4 of 5 stars
"La palla rotolò via e scomparve nel vuoto ... I due uomini si calarono, e Bobby diede una mano al dottore. Finalmente raggiunsero il sinistro fagotto. Era veramente un uomo, uno sconosciuto sui quarant'anni, e respirava ancora, ma era privo di sensi"
QUI C'È UN THOMAS DI TROPPO (O FORSE TRE)
Tutti i romanzi nascondono dei difetti, anche quelli che reputiamo dei capolavori della letteratura: buchi di trama, prose raffazzonate o messaggi discutibili. In questo caso ci troviamo però di fronte ad un difetto insolito, infatti il problema maggiore di "Perché non l'hanno chiesto a Evans?" è l'esistenza di "Dieci piccoli indiani"; se il titolo più celebre di Christie non avesse mai visto la luce, questo sarebbe diventato il suo migliore lavoro dove non compare nessuno dei soliti risolutori, come Poirot o Miss Marple. O almeno questa è la mia modesta impressione ad oggi, con ancora più di dieci titoli rientranti nella stessa categoria da leggere e valutare.
La storia ci porta in diversi angoli della Gran Bretagna, ma comincia nella cittadina gallese di Marchbolt, durante una partita a golf tra il medico della zona e Robert "Bobby" Jones, quartogenito del vicario. Inseguendo una pallina finita in un dirupo, i due scoprono un uomo in fin di vita dopo essere precipitato nel vuoto; prima di spirare, lo sconosciuto pronuncia la frase che non solo dà il titolo al romanzo ma diventerà motivo di mistero per tutto il volume. La vicenda viene archiviata come incidente, ma Lady Frances "Frankie" Derwent, figlia di Lord Marchington ed amica di Bobby, nota diverse stranezze ed insiste per proseguire le indagini.
Indagini che sono portate avanti alla luce del sole: a differenza di quanto succede con altri investigatori -Poirot su tutti- indizi e sospetti non vengono mai nascosti al lettore, che si sente coinvolto in prima persona in ogni fase dell'investigazione. Inoltre il duo di detective dilettanti ricorda sempre di porsi le domande più logiche e di sviscerare a fondo ogni pista; l'autrice riesce così a dimostrare la loro intelligenza, senza per questo renderli dei geni inarrivabili. Oltre ad essere illustrato in modo chiaro ma non banale, l'intreccio dimostra una struttura attenta e ben congegnata, supportata da un ritmo solido per l'intera lunghezza del volume. Nel complesso ho trovato poi una giusta commistione tra mystery deduttivo e romanzo d'avventura, con una spolverata di romance verso la quale (una volta tanto!) non ho alcuna critica da muovere: si amalgama bene alla storia e non è mai invadente.
L'altro elemento che più ho apprezzato in questa lettura sono stati i suoi personaggi. Mettendo da parte i vari comprimari -comunque interessanti e non troppo stereotipati-, la storia si fà forza di due protagonisti davvero ricchi di personalità. La mia preferenza và senza dubbio all'intraprendente Frankie, che dimostra risolutezza ed inventiva da far invidia a tante personaggie create negli ultimi anni, oltre ad essere una donna indipendente e per nulla schiava delle convenzioni. Inizialmente presentato come personaggio principale, Bobby diventa pian piano un onesto coprotagonista, discreto ed abbastanza spiritoso; nel complesso, penso che i due formino un'ottima coppia di investigatori "sul campo", e per questo mi dispiace non siano stati sfruttati in più narrazioni.
Da appassionata di romanzi gialli, penso che la trama ideata dalla cara Agatha in questo caso svolga egregiamente il suo compito di intrattenere e far ragionare il lettore. I limiti della lettura sono gli stessi di tanti titoli simili: poca introspezione dei personaggi, alcune piccole forzature logiche per far proseguire la vicenda, ed un pizzico di stagionatura nei contenuti. Per quanto riguarda la mia edizione nello specifico, ho individuato alcuni (immancabili, pare!) refusi e non ho apprezzato troppo l'introduzione, più focalizzata sul genere nel suo insieme che sulla specifica storia, nonché ricca di frasi in cui le subordinate causano uno stato di apnea prima di poter ritornare alla principale. Un altro piccolo difetto è la poca efficacia dei cliffhanger, perché l'inizio del nuovo capitolo risolve subito il momento di tensione creato dal finale del precedente: un metodo che potrebbe funzionare bene in una pubblicazione ad episodi, ma del tutto inadeguato per un volume unico.
Voto effettivo: quattro stelline e mezza
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