
My rating: 4 of 5 stars
"Ma ora l'accenno a quell'orario, comunemente noto come A.B.C., mi mise nel sangue un brivido non del tutto sgradevole: non era più il caso di pensare a una coincidenza fortuita; si cominciava a fiutare il mistero"
POIROT VS. L'ALFABETO
Con il progressivo, ma speriamo non inevitabile, rallentamento nella mia velocità di lettura mi sono rassegnata all'idea di alzare bandiera bianca di fronte a tante sfide letterarie, seppur autoimposte. Almeno con la cara Agatha voglio però continuare a darmi da fare nel corso di quest'anno, terminando la saga dedicata a Miss Marple ed avanzando in quella del detective belga più vanesio di sempre. Quindi eccomi completare una sua ennesima indagine ne "La serie infernale", un romanzo dalla premessa insolita per un giallo classico, motivo per cui l'ho approcciato con un pizzico di cautela.
La narrazione inizia durante l'ennesima trasferta londinese del capitano Arthur Hastings, quando Poirot gli spiega di aver ricevuto una lettera firmata in modo enigmatico con le iniziali A.B.C. nella quale viene messo in guarda su un crimine che avverrà in un determinato giorno nella città di Andover; ed effettivamente la promessa viene mantenuta, con il delitto dell'anziana tabaccaia Alice Ascher. Intùito quale sia il modo d'agire dell'assassino, i protagonisti possono tentare quindi di intervenire con il supporto di Scotland Yard, mentre nuove lettere giungono ad anticipare ulteriori delitti alfabetici.
Questa struttura è proprio l'elemento più peculiare del libro: anziché ritrovarsi ad indagare su un delitto già compiuto ed estraneo alla sua persona, Poirot viene coinvolto in maniera diretta da qualcuno che sembra determinato a smentirne la fama di brillante investigatore privato. In un simile contesto, le vittime diventano semplicemente delle scelte arbitrarie: sembra mancare del tutto un movente comprensibile, come la vendetta o l'avidità. Se da un lato questo spunto risulta davvero interessante ed originale -meritando quindi di essere annoverato tra i pregi del romanzo-, dall'altro mi sarei aspettata portasse a qualche elemento in più sul passato di Poirot, perché l'introspezione dei personaggi non è quasi mai il focus di questi gialli, e per una volta tanto sembrava esserci l'occasione perfetta per dare almeno alla caratterizzazione del detective un po' di meritato spazio.
Come al solito, abbiamo invece una parata di individui appena abbozzati, tanto che neppure la risoluzione porta ad un approfondimento maggiore sul colpevole o sulle vittime. Inoltre, i personaggi sono davvero una quantità per un volume così breve: capisco l'intenzione di suggerire la possibile colpevolezza di tanti per depistare il lettore, però questo porta anche ad aspettarsi un ruolo più rilevante per caratteri che alla fine dei conti si rivelano delle mere comparse. Tra gli elementi che meno mi hanno convinto troviamo poi il poco entusiasmante smascheramento del colpevole e la sottotrama romance: la coppia sembra essere carina e ben assortita, ma la tempistica scelta ed il commento di Poirot sono a dir poco di cattivo gusto.
Passando agli aspetti che reputo positivi in pieno, devo menzionare in primis la premessa del capitano Hastings, atta ad illustrare l'insolita scelta narrativa di accostare dei capitoli in terza persona al suo POV in prima; una spiegazione corretta e doverosa, seppur non brillante sul fronte della prosa. Brillante calza invece come aggettivo all'intreccio, che riesce a mantenere un ritmo sostenuto e nel contempo a distanziare i vari indizi in modo da renderli meno evidenti possibile. Pur non strabiliante, la risoluzione è solida e convincente, oltre a soffermarsi giustamente sui dettagli più minuti e sui misteri secondari.
Tra i pregi del romanzo mi sento poi di includere l'umorismo della prosa, dato in particolare dalle stoccate di Poirot verso Hastings e gli investigatori di Scotland Yard; non è troppo presente, ma regala comunque delle scene genuinamente divertenti. Personalmente ho inoltre apprezzato come Megan Barnard commenta il comportamento esuberante della sorella minore: considerando il contesto sociale ed i quasi novant'anni passati dalla pubblicazione, mi sarei aspettata un tono molto più giudicante, invece attraverso questo personaggio la cara Agatha riesce a dimostrarsi comprensiva eppure corretta! perché è giusto vivere senza pregiudizi la propria libertà, ma se si cerca un rapporto stabile bisogna dimostrare rispetto per l'altro.
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