
My rating: 4 of 5 stars
"Tutto questo rispetta l'ottavo e il nono comandamento di Knox, perché in questo libro io sarò Watson e il Detective, il narratore e l'investigatore, quindi sarò tenuto sia a scovare gli indizi sia a rivelarvi i miei pensieri più reconditi. In breve, a giocare pulito"
GIALLO CLASSICO, NARRATORE CONTEMPORANEO
Trovarmi di fronte ad una lettura polarizzante -se fornita di uno spunto iniziale di mio gusto, per lo meno- mi spinge sempre a voler andare più a fondo per capire se alla fine mi schiererò con i sostenitori o con i detrattori di un dato libro. A volte mi capita poi di trovarmi esattamente nel mezzo, com'è successo con il chiacchieratissimo "Una di famiglia", che ho letto l'anno scorso non capendo per nulla il clamore scatenato da un romanzo per lo più nella media. Comunque, ecco spiegata per sommi capi la mia curiosità verso "Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno", titolo insolito (e qui ha catturato il mio interesse!) che sembra aver diviso parecchio i lettori; avendolo recuperato di recente grazie ad una promozione di Feltrinelli, non mi restava quindi che scoprire dove avrei finito per posizionarmi.
Dopo una premessa ed un prologo, nei quali il protagonista e narratore Ernest James Cunningham spiega rispettivamente quale metodo seguirà per raccontare l'indagine e perché suo fratello Michael si trovi in carcere, la scena si sposta al presente. La famiglia Cunningham-Garcia ha organizzato una rimpatriata nel rifugio d'alta quota Sky Lodge per festeggiare la scarcerazione di Michael ma, durante la prima notte, il cadavere di un uomo misterioso viene ritrovato tra la neve. I sospetti ricadono subito sulla famiglia protagonista, ed in particolare sull'ex galeotto; Ernest però è determinato a far chiarezza sul delitto, illustrando nel mentre dinamiche famigliari e trascorsi criminosi dei suoi parenti più prossimi.
Questo è proprio l'elemento che per primo mi ha attirato verso il libro, e devo ammettere che Stevenson l'ha saputo gestire molto bene. Personalmente adoro i drammoni famigliari, e qui ce n'è davvero per tutti i gusti: ogni protagonista porta con sé un bel bagaglio di traumi e difficoltà personali; inoltre, viene data molta importanza ai diversi legami che uniscono questa insoluta famiglia, scelta che si rivela azzeccata sia sul piano dell'intreccio narrativo sia per dare uno sfogo emozionale e più profondo alle vicende raccontate. In generale, il tono del romanzo si mantiene infatti parecchio comico, e questi passaggi introspettivi permettono un più corretto bilanciamento tra umorismo e sentimento.
Eppure la voce narrante rientra -e, forse, primeggia- tra i punti di forza: i commenti di Ernest sono ricchi di ironia, soprattutto nei tanti passaggi in cui si rivolge in modo diretto al lettore, per commentare il comportamento di un altro personaggio oppure per anticipare un avvenimento futuro. Questo libro presenta infatti uno dei migliori utilizzi del foreshadowing che abbia mai letto, una tecnica spesso a doppio taglio ma qui valorizzata dall'astuzia con cui si presenta il protagonista, affermando da un lato di essere del tutto onesto ma ponendo in maniera deliberata l'attenzione su elementi che traggono in inganno; e ciò è reso possibile grazie al POV in retrospettiva, una scelta molto oculata. Tra i pregi farei rientrare poi l'accostamento tra un contesto estremamente classico (soprattutto nel genere mystery) e dei caratteri contemporanei, che forniscono un approccio agli eventi più vicino e comprensibile al lettore.
Seppur valida a livello concettuale, l'ambientazione risulta invece un po' povera perché tutte le descrizioni dei luoghi si concentrano su pochi elementi che nel complesso non riescono a dare uno sfondo chiaro; con la scusa della tempesta di neve, anche gli spostamenti (sempre inspiegabilmente frettolosi ed ambigui) vengono raccontati in modo confuso, e lo stesso vale per le scene d'azione, ma in questo caso non trovo alcuna motivazione che ne giustifichi la caoticità. Poca attenzione è stata riservata anche ai personaggi di contorno, probabilmente per concentrare il focus sulla famiglia protagonista, ma a questo punto che bisogno c'era di riempire l'intero albergo di turisti con cui non si interagisce mai?
Lungi da me includere la risoluzione finale tra gli aspetti negativi, perché nel complesso l'ho trovata interessante e convincente; purtroppo non posso dire che mi abbia soddisfatta appieno: l'autore mette in scena così tanti elementi da tralasciarne qualcuno, oppure finire per spiegarlo in modo troppo macchinoso. Per quanto riguarda l'identità del colpevole, non ho trovato eccessivamente prevedibile lo smascheramento, però come colpo di scena è ben lontano dal risultare sbalorditivo. Per questi néi, nella diatriba tra lettori, mi piazzo con i sostenitori con qualche riserva minore, che non escludo possa essere già stata sciolta nei volumi successivi.
Voto effettivo: quattro stelline e mezza
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