giovedì 8 maggio 2025

"Il colpo che mancò il bersaglio" di Richard Osman

Il colpo che mancò il bersaglio (Il Club dei delitti del giovedì, #3)Il colpo che mancò il bersaglio by Richard Osman
My rating: 4 of 5 stars

"Un foro da proiettile. Sparato dritto nel soffitto. Henrik fissa il foro. Riconosce che significa un buon numero di cose ... Significa che dovrà uccidere Viktor Illyich da solo. E naturalmente, per punire Elizabeth, dovrà uccidere anche Joyce Meadowcroft"


LA FAMIGLIA DI COOPERS CHASE CRESCE

Per il terzo anno di fila ritorno nel placido complesso residenziale di Coopers Chase, a Fairhaven nel Kent, per la nuova indagine del Club dei delitti del giovedì. Un ritorno che mi ha stampato un sorriso ebete sulla faccia fin dalla prima pagina: nonostante la prosa di Osman stia palesando i suoi limiti in modo più netto ad ogni volume, continuo a trovare queste narrazioni piacevoli e divertenti per il tempo che si dedica alla lettura. Pazienza se, una volta chiuso il volume, tante piccole incoerenze continuano a ronzare per la testa, perché l'esperienza del momento supera per me il ricordo.

Come sempre ci troviamo sommersi da una quantità abnorme di POV, nonché di linee di trama intrecciate tra loro. Il mistero principale riguarda l'omicidio della giornalista Bethany Waites, uccisa anni prima mentre stava indagando su una truffa per riciclare denaro sporco; con una scusa, i protagonisti avvicinano Mike Waghorn -ex collega della donna e celebre presentatore locale-, tramite il quale ottengono le prime informazioni sul caso. Sullo sfondo troviamo gli strascichi del volume precedente (con un criminale scandinavo pronto a ricattare Elizabeth per farne la sua sicaria personale), diverse sottotrame sentimentali e lo sviluppo della condizione di Stephen, già anticipata nel primi romanzi.

Con tanta carne al fuoco, era inevitabile dare più spazio a qualcuno dei personaggi a discapito degli altri. Ad esempio, Ibrahim e Chris risultano un po' sacrificati e la stessa Elizabeth pare sottotono rispetto al solito; per contro vediamo crescere Joyce, Ron e Bogdan, oltre ai nuovi caratteri aggiunti al cast. Anche per le sottotrame ci sono delle corsie preferenziali, e se da un lato sono certa che l'evolversi della malattia di Stephen verrà ripresa nei seguiti, lo stesso non posso dire del misterioso minibus finito sulla spiaggia, per il quale non mi spiego proprio il tanto spazio dedicato.

Per quanto riguarda l'intreccio principale, devo ammettere che in un primo momento mi aveva lasciata perplessa come scelta, in parte per il titolo volutamente ambiguo, ma soprattutto per la decisione di affrontare un cosiddetto cold case: ancora adesso non riesco a dare una giustificazione decente all'inefficienza dimostrata dalle forze dell'ordine all'epoca dei fatti (quando invece i protagonisti scoprono informazioni rilevati e palesi con gran facilità!), né alla deliberata volontà di non approfondire determinati aspetti del mistero. Ovviamente noi lettori veniamo messi a parte della verità -in modo decisamente brillante tra l'altro- però non vorrei che questo caso finisse per trascinarsi fino al quarto volume, com'è successo qui con il furto dei diamanti.

Come accennato, nel momento della lettura la struttura del giallo fila in maniera davvero piacevole, a dispetto delle contraddizioni che si potrebbero notare con un approccio più attento. Il tono scelto da Osman porta però a concedere il beneficio del dubbio e a sorvolare sugli indizi fortuiti e gli dèi ex machina che forniscono ai protagonisti le esatte competenze di cui hanno bisogno. Personalmente trovo spassoso l'umorismo scelto, perché riesce sempre a strappare un sorriso ma non rende mai i personaggi delle parodie di se stessi; e per questo sono in ambasce circa la mia critica alla traduzione: mi rendo conto della fatica di adattare un testo pieno di riferimenti pop, pur trovando molto fastidiosa la presenza di così tante espressioni ricalcate dall'inglese.

Il più grande pregio di questo volume -e della serie nel suo insieme- si trova però nella decisione di puntare l'attenzione su caratteri anziani. Ciò permette all'autore di mettere in scena dei personaggi con tanta esperienza emotiva e pratica, ma anche di affrontare i lati più difficili dell'invecchiare e dell'accostarsi al mondo contemporaneo; non a caso i momenti che ho preferito sono il confronto tra Bogdan e Stephen sul gioco degli scacchi e l'introspezione sui trascorsi di Mike. Leggere di come lui abbia faticato ad ottenere una libertà considerata ad oggi relativamente scontata e della sua gratitudine verso Bethany dà al finale una punta dolceamara perfetta.

Voto effettivo: quattro stelline e mezza

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2 commenti:

  1. Ciao! Ho letto il primo romanzo di questa serie e mi è piaciuto... mi mancano gli altri!

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    1. Io ti consiglio di continuare, ovviamente! Il secondo non mi ha entusiasmato come avrei voluto, ma con il terzo si torna a livelli molto alti, per me :)

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