
My rating: 2 of 5 stars
"Solo allora vide davvero l'Arcimago: il più grande mago di tutto il Terramare ... l'unico Signore dei Draghi vivente. Era lì, accanto a una semplice fontana, un uomo di bassa statura e ormai non più giovane, un uomo dalla voce quieta, con occhi profondi come la sera"
IL CATTIVO DI SCHRÖDINGER
Accidenti alla mia testardaggine che mi porta a voler terminare sempre le serie che comincio! non fosse per quella (e per l'edizione da me scelta che binduppa romanzi, racconti ed appendici varie in un solo, pesantissimo volume) la mia esplorazione del Terramare sarebbe finita a metà del primo libro, a voler essere ottimisti. Invece eccomi ritornare su questi lidi fantastici per parlare de "Il signore dei draghi", un terzo capitolo che continua la funzione narcotizzante dei suoi predecessori: non mi è mai capitato di addormentarmi tanto spesso con delle letture così brevi!
Quasi vent'anni dopo gli eventi de "Le tombe di Atuan", incontriamo il nostro nuovo protagonista Arren -futuro principe regnante dell'isola di Enlad- quando questi è appena arrivato a Roke per chiedere il consiglio dei più sagghi maghi del Terramare. Nelle terre periferiche come la sua, la magia sembra infatti star scomparendo; per questo Ged, ora asceso al ruolo di Arcimago, gli chiede di accompagnarlo in un viaggio verso ovest che ha l'obiettivo di scoprire le ragioni di questo evento e di trovarvi anche una soluzione, per riportare l'equilibrio in tutte le isole.
Si può quindi notare già da questo spunto una bella novità: finalmente l'autrice si è decisa a delineare una trama! E non solo, perché abbiamo anche un chiaro obiettivo da raggiungere, una potenzialmente minaccia vaga ma interessante ed una scadenza da rispettare, pena la completa sparizione della magia. Ovviamente parlare di tensione narrativa sarebbe eccessivo, però è stato piacevole per una volta distinguere il percorso stabilito per i protagonisti anziché vederli brancolare nel buio da una scena all'altra.
Tra gli aspetti meno spiacevoli del romanzo (parlare di pregi mi sembra oggettivamente eccessivo!) troviamo le riflessioni sul significato della vita e della morte, le ulteriori esplorazioni dell'imponente world building e la conclusione dal sapore arturiano data al percorso di Ged, dal momento che questo doveva essere inizialmente l'ultimo volume della serie. Analizzando il libro da una prospettiva contemporanea, si può inoltre notare come sia stato una forte ispirazione per opere successive; ad esempio, nella dinamica tra Ged, Arren e l'antagonista ho rivisto moltissimo del rapporto che lega Silente, Harry e Voldemort, con delle scene quasi identiche agli ultimi volumi della saga potteriana.
A dispetto di questi begli spunti, la prosa continua ad essere il tallone di Achille della serie, con un'attenzione eccessiva sulla descrizione di dettagli inutili, a dispetto dell'approfondimento psicologico dei personaggi, semplicemente inesistente. La maggior parte di essi vivono poi soltanto in funzione della trama e vengono perfino dimenticati dalla cara Ursula fuori scena; con i protagonisti non va tanto meglio, tra il poco carisma di Arren (un principino perfettino molto simile a Peter de "Gli occhi del drago", che ho parimenti detestato) ed il totale stravolgimento nella caratterizzazione di Ged. Tra l'altro si sorvola del tutto su come costui sia diventato Arcimago, oltre a fornire spiegazioni di comodo al sistema magico contraddittorio.
Annovero ancora una volta tra i demeriti il ritmo eccessivamente lento e le svolte di trama telefonate a dir poco; ho poi notato una certa discontinuità con i primi capitoli: un esempio su tutti è la runa della pace, che in un paio di decenni sembra non aver portato neanche un briciolo di concordia ad Havnor. Personalmente non sono riuscita a farmi piacere neppure il velatissimo sottotesto reazionario -con la figura del sovrano assoluto menzionata a più riprese come unica soluzione a tutti i problemi del Terramare- e l'assenza di un vero impatto emotivo: nel volume diversi personaggi vengono feriti o muoiono, ma in nessun caso sono riuscita ad emozionarmi.
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