martedì 27 maggio 2025

"Yellowface" di Rebecca F. Kuang

YellowfaceYellowface by R.F. Kuang
My rating: 3 of 5 stars

"Comincio a sentire un grumo rovente nello stomaco, una strana e improvvisa voglia di infilare le dita in quella sua bocca rosso lampone e aprirle la faccia in due, sbucciarle la pelle dal corpo come se fosse un'arancia e infilarmela addosso"


IN CUI TWITTER È LA RISPOSTA AD OGNI QUESITO

Ci possono essere diversi motivi per cui un autore sceglie di rendere rintronati i suoi personaggi, ma solitamente l'obiettivo è ritardare il più possibile il momento della risoluzione, che l'obiettivo finale sia individuare il colpevole di un crimine oppure capire chi sia l'amore di tutta una vita. Non penso però di aver incrociato prima d'ora la strada (ed il POV) di una protagonista sulla quale l'autrice avesse incanalato senza remore una quantità simile di stupidità, cinismo e spregevolezza con il solo fine di renderla il simulacro di chi non si prostra ad adorare i suoi libri. Ne deriva che dentro l'odiosa Juniper "June" Song Hayward c'è anche un pezzetto della sottoscritta!

Costei è la protagonista e voce narrante di "Yellowface", un thriller atipico che si apre su uno scorcio della sua immotivata amicizia con la collega scrittrice Athena Ling En Liu. Le due donne stanno festeggiando l'ennesimo successo letterario di Athena tra i rosicamenti silenziosi di June, quando un incidente porta all'improvvisa morte della prima ed alla discesa nella criminalità della seconda. Mascherando il suo comportamento con una quantità di scuse patetiche, June ruba infatti l'ultimo manoscritto di Athena, ne completa la stesura e lo pubblica a proprio nome. Una decisione all'apparenza geniale, ma che la porta ben presto a sviluppare ansie e paranoie all'idea di essere scoperta come plagiatrice.

Esattamente com'era successo con The Poppy War, ci troviamo di fronte ad una storia ricca di spunti nient'affatto scontati ed a personaggi con uno sviluppo promettente; ed esattamente com'era successo con The Poppy War tutte queste belle premesse vengono immolate per far sorgere un intreccio prevedibile seppur forzato ed un manifesto semplicistico e moralista delle convinzioni dell'autrice, con il valore aggiunto di aver sfruttato questa storia di finzione per dipingere se stessa nella parte della vittima assoluta. Infatti Athena è il suo palese alterego, accomunata a lei non solo dal percorso di studi e dalla carriera come scrittrice, ma anche dalle critiche espresse dai suoi detrattori! non a caso viene menzionata l'eccessiva ridondanza dei contenuti, della quale mi era lagnata anch'io all'epoca.

Ho trovato comunque apprezzabile che Kuang non si sia crogiolata in un totale patetismo, mi è sembrata anzi capace in più frangenti di esprimere delle critiche costruttive. Critiche che però ho molto faticato a prendere sul serio a causa del POV: June è un personaggio fin troppo fallace, privo della ben che minima caratteristica positiva, e questo rende inaffidabile la sua prospettiva e poco efficace il suo confronto con Athena. E dire che le basi non mancavano, dal momento che per dare un briciolo di profondità alla protagonista si sarebbe potuta approfondire la sua condizione economica, la mancanza di supporto da parte della famiglia, oppure i problemi di salute mentale; limitandosi a riversarle addosso unicamente tratti negativi, Kuang ha tolto ogni valore alle parole della sua narratrice. Ovvio che si possano apprezzare anche dei caratteri negativi, un buon esempio è il protagonista de "L'occhio del male" (di King, che tra l'altro ha pure blurbato il romanzo!) Billy Halleck: la sua vicenda e quella di June hanno davvero tanti punti in comune eppure nel caso di lui sono riuscita ad emozionarmi, e questo perché al netto di tutti i suoi difetti l'affetto per la figlia lo nobilita.

Juniper Song non ha invece nulla di valore nella sua vita, dal momento che le interessano soltanto i soldi ed il successo mediatico, elementi in comune con il resto del cast tra l'altro. Non nego che nel complesso risulti anche divertente seguire una protagonista atipica, specie quando si dimostra capace di sfoderare un'astuzia efferata a dispetto della solita stupidità. Altri punti a favore della lettura sono la prosa incredibilmente scorrevole -nonostante gli eventi chiave non siano molti- e gli argomenti trattati, che sono tutti positivi ed attuali. Per mio gusto sarebbe stato meglio ridimensionare questi temi oppure focalizzarsi di più su uno nello specifico (tra razzismo, editoria, social, gestione dei traumi, etica letteraria, malattia mentale, relazioni familiari ed amicali c'è fin troppa carne al fuoco!); ad esempio, avrei adorato vederla proseguire sul filone del thriller psicologico, dando sempre più rilevanza al dualismo tra June ed Athena; il finale azzarda invece ben poco, e non riesce a mettere una toppa sulle tante ingenuità che costellano il romanzo.

Voto effettivo: tre stelline e mezza

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