La regina del nulla by Holly BlackMy rating: 2 of 5 stars
"La lana del mantello è zuppa di sangue. Non avrei mai pensato di poter perderne tanto. E intorno al mantello vedo dei fiorellini bianchi che spingono nella neve, la maggior parte sono ancora gemme, ma qualcuno si sta aprendo sotto i miei occhi. Guardo senza capire bene. E quando capisco, stento a crederci"
ABBIAMO PIANTO LOCKE ANCHE TROPPO (SEMICIT.)
Mi è capitato con diversi autori di dover rimpiangere l'acquisto impulsivo di due o tre dei loro libri senza averne prima mai letto neppure mezzo, perché una volta intuito l'errore ho comunque dovuto sorbirmi quelle letture infelici; il tutto mentre il lumicino della mia speranza di poter rivalutare lo scrittore di turno si affievoliva sempre più. Con nessuno però ho sbagliato in modo tanto clamoroso quanto con la cara Holly: eccomi alla conclusione del suo dodicesimo lavoro (cinque sono frutto delle menti congiunte sua e di Clare, ma tant'è) a rimpiangere amaramente la decisione di aver recuperato un qualunque suo scritto fin dal principio.
È quindi da un po' che ho realizzato di non apprezzare affatto la prosa di Black, e soprattutto il modo sconclusionato con cui intesse le sue trame, ma ormai il danno era fatto quindi eccoci a quello che per me sarà l'ultimo romanzo dell'autrice, ossia "La regina del nulla". Ovviamente la trama si riallaccia all'epilogo de "Il re malvagio", dal quale è passato un periodo indefinito (giorni? settimane? mesi?) e nel frattempo Jude ha vissuto nel mondo umano con Vivienne "Vivi" ed il piccolo Farnia. La ragazza desidera ovviamente fare ritorno alla Terra degli Elfi e rivendicare il suo ruolo all'interno dell'Alta Corte, così alla prima occasione parte allo sbaraglio, con l'incoscienza che la contraddistingue e della quale è ben fiera. Finisce in questo modo coinvolta nella guerra che sta per scoppiare tra la corona ed il patrigno Madoc.
Vista la premessa e lo spunto, mi aspettavo un intreccio ricco d'azione e pericolo, quando invece la battaglia per il trono si riduce a ben poca cosa, con una conclusione anche parecchio anticlimatica. Come al solito, la trama viene poi mossa unicamente da eventi fortuiti, intuizioni inspiegabili e scelte improvvise, dando la lettore l'idea di una storia poco ragionata; anche i colpi di scena non convincono perché sono pretestuosi, e se solo l'autrice si fosse soffermata a ragionarci sopra un minuto avrebbe notato che si dimostrano quasi sempre incoerenti con le informazioni e le vicende precedenti. Sono inoltre presenti ulteriori contraddizioni, a livello temporale e spaziale -specie se si presta fede alla mappa fornita-, e alcuni spostamenti dei protagonisti sembrano del tutto inutili.
In modo simile, la prosa della cara Holly non mi sembra per nulla migliorata: non si fa mancare frasi drammatiche a caso, dozzine di ripetizioni delle stesse informazioni (spesso per mezzo di una Taryn alquanto OOC, così come Nicasia riscopertasi buona ben più del credibile), e centinaia di descrizioni di abiti e cibi. Capisco l'intento di creare un'ambientazione tridimensionale, però a questo punto il world building dovrebbe già essere ben definito! a narrazione inoltrata, con minacce enormi per la protagonista, non si può più perdere tempo in questi dettagli di contorno. Piuttosto ci si sarebbe potuti concentrare nel dare maggior profondità ai legami interpersonali, uno dei pochi elementi in cui Black dimostra del vero talento, sia nel descrivere l'attrazione romantica tra Cardan e Jude che nel trattare i legami familiari di quest'ultima.
E se posso addebitare senza dubbio all'autrice la colpa di aver incluso due oggetti magici d'enorme potere per poi infrangere spudoratamente la regola della pistola di Čechov, non so chi possa essere il criminale dietro al furto di una gran quantità di virgole dal testo. Sono sicura invece della superficialità con cui è stata revisionata la traduzione italiana: pur avendo avuto due anni di tempo, Mondadori ci ha rifilato un testo pieno di refusi, con degli errori talmente gravi da stravolgere il senso stesso di intere frasi.
Non è quindi solo alla cara Holly che va rivolto del biasimo, anche perché dei meriti ce li ha. Oltre al già citato approfondimento sulle relazioni di Jude con gli altri personaggi, quest'ultimo capitolo conclude in maniera decisamente coerente la serie, adottando infatti molti elementi tipici delle fiabe folkloristiche alle quali si ispira. Penso poi che Black abbia saputo inserire bene nella storia personaggi e spunti per i seguiti, sicuramente meglio di quanto abbia fatto la summenzionata Clare con la saga di Shadowhunters; se però mi dovesse passare per la mente l'idea di leggere altro di suo, vi imploro di darmi subito una padellata in testa per fermarmi!
Voto effettivo: due stelline e mezza
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