giovedì 30 ottobre 2025

"Leggende di Terramare" di Ursula K. Le Guin

Leggende di EarthseaLeggende di Earthsea by Ursula K. Le Guin
My rating: 2 of 5 stars

"Questo dunque è il resoconto delle mie esplorazioni e delle mie scoperte: racconti di Terramare per chi ha amato o pensa di poter amare il luogo, ed è disposto ad accettare queste ipotesi: le cose cambiano, autori e maghi non sono sempre affidabili, nessuno può spiegare un drago"


GOODREADS 1 : MONDADORI -2

Detto e fatto: non ho lasciato passare neppure un mese dalla lettura dell'ultimo romanzo ambientato nell'universo narrativo di Terramare per fiondarmi sulla raccolta "Leggende di Terramare" e poter così mettere la parola fine a questa soporifera saga. Una conclusione che non rispetta l'ordine di lettura originale (sì, avrei dovuto tenere per ultimo "I venti di Terramare", ma per questa scelta infelice scaricherò integralmente il barile su Mondadori!) eppure mi libera non di meno da un impegno libroso che ho avuto la sciagurata idea di voler portare a termine entro l'anno. E sono pronta a scommettere che la prosa un po' chirurgica e un po' delirante della cara Ursula sia in parte responsabile del mio netto peggioramento a livello di libri letti, e soprattutto di libri apprezzati.

Prima che incolpi questa serie pure del maltempo, passiamo al contenuto effettivo del volume. Si tratta di cinque racconti presentati in ordine cronologico ma ben poco omogenei a livello di lunghezza -alcuni sembrano quasi delle novelle o dei romanzi brevi-, e di un'appendice parecchio sostanziosa nella quale l'autrice si concentra sulle peculiarità geografiche, sociologiche e storiche del mondo da lei creato. Tutto questo viene preceduto da una prefazione dal tono fortemente supercazzoloso, dove una retorica infantile dovrebbe convincere il lettore che le contraddizioni presenti nella serie non sono dovute all'incapacità dell'autrice di mantenere fede a quanto scritto in precedenza bensì alla reale esistenza di Terramare, un mondo dove Le Guin accede in veste di umile cronista, del tutto titolata quindi a commettere piccoli errori e grosse incoerenze.

Ambientata trecento anni prima della storia di Ged (oppure quattrocento, oppure più di seicento, a seconda di cosa passa per la testa all'autrice), la narrazione di partenza è decisamente la più corposa e mira a raccontare le origini della scuola di magia sull'isola di Roke e delle sue tradizioni, salvo la più importante: dovremo aspettare l'ultima pagina delle appendici per sapere come questo organismo si sia trasformato da comune hippy basata sulla condivisione e l'inclusione, a simil-convento di clausura per soli uomini celibi. Ne "Il trovatore", la prospettiva principale è quella di Medra (più una carrellata di altri nomi, come sempre), umile costruttore di navi di Havnor che scopre una grande predisposizione per l'arte magica, attitudine grazie alla quale viaggia per tutto il Terramare fino ad approdare a Roke, dove già vive un nutrito gruppo di streghe e stregoni; il suo desiderio di condividere le conoscenze magiche però è tale che riprende il mare per radunare altri "dotati" e recuperare libri antichi. La sua iniziativa attira purtroppo l'attenzione dell'ambizioso mago Early, mettendo a repentaglio il futuro della loro comunità.

In questo racconto mi sento di poter salvare soltanto il personaggio di Segugio, ovvero un raro carattere leguinano fornito di buon senso e di un percorso credibile e propositivo; in confronto Medra è un protagonista scialbo, privo di legami solidi o costruiti con cura. Non mancano poi le contraddizioni rispetto agli altri capitoli della serie, le svolte di trama basate sul mero caso e delle risoluzioni fin troppo rapide e semplici, che privano il testo di ogni genere di tensione narrativa. La prosa estremamente riassuntiva della cara Ursula qui si accorda meglio al formato rispetto ai romanzi, ma rimane sempre parecchio frustrante: è quasi faticoso seguire gli eventi perché mancano dei passaggi fondamentali, come nel caso della ricerca del Libro dei Nomi, iniziata e conclusa da Medra senza condividere con i lettori alcunché sull'importanza di questo testo.

Non indicato nell'indice e privo di un qualsiasi tipo di intestazione (almeno nella mia edizione), "Rosascura e Diamante" è invece una storia sentimentale tra il figlio di un ricco mercante di Havnor e l'umile figlia della strega locale. La loro romance viene in teoria ostacolata dal severo padre di lui -contrario anche al sogno del figlio di diventare musicista-, ma a conti fatti il loro unico problema è la ben meno intrigante mancanza di comunicazione, oltre alla visione tubulare di lui che per ragioni mistiche si convince di non poter avere una famiglia o coltivare un hobby senza trascurare tragicamente il lavoro.

Cronologicamente ci spostiamo di parecchi decenni in avanti, anche se nulla nella realtà terramarina sembra minimamente cambiato: tradizioni, economia, e struttura sociale qui sono imperturbabili al passare del tempo. Come avrete intuito, Diama e Rosa non mi hanno fatta impazzire come personaggi, con lui privo di spina dorsale e pure un po' tossico, e lei che sembra avere quasi dell'amor proprio per poi capitolare in due righe così da arrivare al lieto fine. Come se non bastasse, questo racconto non fornisce alcuna informazione in più, ruota attorno a dinamiche già viste, e riguarda personaggi irrilevanti per il resto della serie.

Per fortuna questo non è vero per "Le ossa della Terra", il racconto più breve e vicino agli eventi dei romanzi, tanto che Nemmerle è già diventato l'Arcimago di Roke. L'episodio centrale in questo caso è il terremoto di Gont accennato dalla zia di Ged ne "Il mago", in teoria bloccato da Ogion, impresa alla quale deve gran parte della sua fama; la prospettiva del suo maestro Dulse racconta qui una versione leggermente diversa, concentrandosi anche sulla formazione di Ogion e sui diversi tipi di magia. Ergo, nuove informazioni con pochissimi chiarimenti e nuove contraddizioni rispetto a quanto detto in precedenza: ormai le incoerenze sembrano essere diventate la regola.

In questo caso trovo che il formato stringato funzioni abbastanza bene, anche perché la vita di Dulse non è tanto interessante da meritare ulteriori spiegazioni; sono inoltre presenti dei piccoli easter eggs legati al carattere e alle abitudini di Ogion. Il rapporto tra i due viene appena accennato eppure risulta abbastanza verosimile, ma lo stesso non si può dire di quello tra Dulse e la sua insegnante Ard: le ragioni dietro la scelta di una strega come maestra sarebbero state affascinanti da esplorare, dal momento che questa specifica formazione si dimostra vitale per la risoluzione finale, invece rimangono appena accennate. Tutto considerato, potrebbe comunque essere il testo migliore dell'antologia.

Con "Nell'Alta Palude" si arriva direttamente nelle vicende dei romanzi, in particolare poco tempo prima dell'inizio de "Il signore dei draghi", anche se nulla di quanto avviene qui verrà mai menzionato, ad esempio quando comincia a scomparire la magia. L'ambientazione è l'isola di Semel, una landa placida fino alla nausea dove perfino il vulcano locale è inattivo; una moria colpisce il bestiame -principale fonte di reddito del luogo-, quindi l'arrivo di un misterioso guaritore chiamato Otak viene accolto con gioia. L'uomo sembra trovarsi a proprio agio con gli animali e il lavoro prosegue bene, ma il passato non tarda a farsi vivo per smascherare la sua vera natura.

Questo racconto rimane fedele alle linee guida della serie: personaggi bidimensionali, relazioni forzate, sistema magico volubile e morale ballerina; specialmente nell'epilogo, che mostra una situazione da brividi fatta passare per ultra-romantica, dove un compagno potenzialmente violento viene preferito a un fratello sicuramente avvinazzato. Peccato, perché il personaggio di Dote aveva alcuni spunti niente male (oltre a pronunciare la battuta migliore della serie!) e la struttura del testo un po' diversa dal solito sembrava promettente, inoltre poteva essere il momento giusto per approfondire il retroscena di Thorion, una figura molto importante per la conclusione della saga.

Guarda caso, Thorion torna a farsi notare in "Libellula", titolo del racconto nonché nome comune dell'effettiva protagonista, la figlia poco amata di un proprietario terriero di Way caduto in disgrazia. La ragazza percepisce in sé un Potere immenso, senza però avere i mezzi per comprenderlo appieno; l'incontro con il giovane apprendista mago Avorio le fornisce l'occasione che cerca per conoscere la Scuola di Roke, dove pensa di trovare una soluzione ai suoi dilemmi. La vicenda si colloca cronologicamente qualche tempo dopo l'epilogo de "Il signore dei draghi" ed è collegata in modo diretto a quanto avviene ne "I venti di Terramare", aspetto che la rende molto interessante per avere un quadro più accurato di alcuni personaggi e un particolare retroscena.

Nel complesso, è uno dei racconti più utili e affascinanti, ma devo per forza sottolinearne i difetti: come il modo giocoso e leggero con cui si accenna agli stupri compiuti da Avorio grazie alla magia. Un altro grande demerito è ignorare la prospettiva di Libellula per gran parte del testo, quando sarebbe dovuta essere centrale: lo stesso problema avuto nei romanzi con Tehanu, tra l'altro! In particolare nel finale, avrei trovato appassionante leggere i suoi pensieri e capire cosa l'avesse spinta in una determinata risoluzione, anziché soffermarsi per l'ennesima volta sui dialoghi pseudo-filosofici dei vari Maestri.

Per quanto riguarda invece le appendici, sono molto combattuta. Da un lato trovo siano dei testi propedeutici e (una volta tanto!) estremamente chiari, ma è altrettanto vero che spoilerano gran parte degli avvenimenti raccontati nella saga; per questo, temo che piazzarli alla fine fosse l'unica soluzione valida. A meno di non fare una cernita e includere all'inizio solo quelli essenziali per comprendere a grandi linee il mondo di Terramare e le regole della magia. Rimangono comunque una delle parti che ho letto con più interesse in questo tomo da quasi 1500 pagine; un'affermazione decisamente significativa, se pensiamo che si tratta di testi quasi scolastici.

Voto effettivo: due stelline e mezza

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martedì 14 ottobre 2025

"Addio, Miss Marple" di Agatha Christie

Addio, miss MarpleAddio, miss Marple by Agatha Christie
My rating: 4 of 5 stars

"«[L'altra teoria] può apparire fantastica, forse addirittura allucinante. Perché presuppone, vedete, una buona dose di malvagità ... e forse anche un briciolo di pazzia.» Rabbrividì.
«Può darsi...» mormorò Miss Marple. «Vedete, a volte la psicologia di un individuo è talmente contorta da diventare inimmaginabile. Io ne ho avuto spesso la prova.»"



LE CONSEGUENZE DEGLI AZZARDI IMMOBILIARI

Dopo una decina di romanzi e parecchi racconti, con "Addio, Miss Marple" sono arrivata a completare la serie ideale dedicata alle indagini dell'iconica vecchina inglese. Un romanzo dalla genesi per nulla banale (scritto ed ambientato negli anni Quaranta ma pubblicato solo dopo la morte dell'autrice, la quale tra i suoi due personaggi più celebri ha preferito eliminare il non troppo amato Poirot), che meriterebbe dei contenuti adeguati all'interno dell'edizione. Edizione che è invece tristemente povera, e questa volta non perché la sottoscritta abbia recuperato una vecchia copia all'usato: parlo proprio dell'ultima versione realizzata da Mondadori nel 2018 e tutt'ora ristampata, nella quale sono presenti soltanto il testo e l'indice, senza alcuna prefazione o nota aggiuntiva per presentare ai lettori un volume tanto simbolico nella produzione christieana.

Come accennato, la collocazione temporale di questa storia è teoricamente il 1944, seppur alcune informazioni all'interno della storia (e della sinossi!) sembrino contraddire questo dato; per certo sappiamo che il colonnello Bantry -morto prima degli eventi di "Assassinio allo specchio" del 1962- è ancora vivo, e al contempo sul trono d'Inghilterra siede re Giorgio VI, quindi ci troviamo senza dubbio in un periodo precedente al 1952. L'ambientazione principale è invece la costa meridionale del Devon, dove si trova la cittadina immaginaria di Dillmouth; qui arriva dalla Nuova Zelanda Gwenda "Gwennie" Reed, la nostra prospettiva principale nonché neo-moglie di Giles, su indicazione del quale cerca una casa in zona per la loro famiglia. La donna si lascia conquistare dall'affascinante Hillside, ma una serie di eventi bizzarri collegati all'abitazione la porta a temere per la propria psiche. Per sua fortuna il marito è cugino di Raymond West, tramite il quale conosce la concreta Miss Marple, pronta a fornire delle risposte ai suoi dubbi; risposte che portano a loro volta nuovi quesiti, ma soprattutto un potenziale omicidio da risolvere.

Questa volta non partiamo quindi da un delitto avvenuto nel presente, bensì da una sorta di cold case che potrebbe comunque comportare dei pericoli per i protagonisti, essendoci un assassino in libertà da quasi vent'anni, determinato a rimanere tale. Questo rende piacevolmente incalzante il ritmo dell'indagine e appassionante la determinazione con cui la coppia composta da Gwenda e Giles interroga sospettati e tenta di unire le informazioni ottenute, con l'indispensabile supporto di Miss Marple, che qui ricopre quasi il ruolo di angelo custode per quanto si prende a cuore le sorti dei due. Ho trovato sia loro sia gli altri personaggi estremamente gradevoli e ben definiti, senza troppe esagerazioni comiche; anche le relazioni mi sono sembrate solide, nonché vitali per il proseguo della storia.

E questo è vero persino per il lato romantico, solitamente tallone d'Achille dell'autrice. Non parlo solo della coppia protagonista (seppur Gwenda e Giles siano davvero affiatati), ma anche delle altre romance che si dimostrano tutt'altro che accessorie e non vengono utilizzate solo per addolcire l'epilogo dopo tanti delitti. La cara Agatha quindi svolge un lavoro decisamente migliore qui rispetto a tante sue opere più celebrate, e ciò si rispecchia anche in relazione al quadro morale del crimine in sé; le motivazioni del colpevole offrono infatti un assist alla buona Jane per parlare di squilibrio di potere, violenza domestica e psicologica. Ripeto: molto, molto meglio di altri romanzi, come la mia recente lettura "Non c'è più scampo".

Qualcosa deve pur pesare sull'altro piatto della bilancia, e in questo caso si tratta dell'intreccio, che non è incoerente o sciocco ma mi è sembrato ben lontano dal potersi definire intricato. O forse ho letto semplicemente troppi gialli per farmi ingannare quando i personaggi stessi dicono di voler lasciare per dopo una determinata pista! Riprendo poi la mia lamentatio verso l'edizione o meglio verso la traduzione -rea tra l'altro di ignorare le regole della consecutio temporum-, perché trovo molto deludente la scelta del titolo: questa è sì l'ultima storia di Miss Marple ad essere stata pubblicata, ma nulla nel testo lascia intendere che fosse pensata per dare l'addio al personaggio. L'originale "Sleeping Murder" è decisamente più onesto, mentre qui in Italia si è voluto puntare sul sensazionalismo per mero marketing.

Voto effettivo: quattro stelline e mezza

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mercoledì 8 ottobre 2025

"Più atroce e brutale" di Francesca Pasqualone

Più atroce e brutale (Italian Edition)Più atroce e brutale by Francesca Pasqualone
My rating: 4 of 5 stars

"Non poteva essere che due persone (forse tre) che si conoscevano venissero uccise allo stesso modo, in tempi tanto ravvicinati. Forse esisteva davvero una logica ... Il serial killer doveva agire secondo uno schema simile, benché più radicato. Quelle vittime, le loro ferite e la spettacolarizzazione dell'atto erano congeniali a un qualche messaggio"


NON TENTATE DI RISOLVERE QUESTO MISTERO!

Non appena saputo che sarebbe stato pubblicato un terzo volume delle indagini dei coniugi Wilder, ho segnato sull'agenda la data di uscita. A tal punto ero curiosa di scoprire cosa si fosse inventata la cara Francesca per questa nuova storia, anche per merito di un'edizione esteticamente inappuntabile; e tutto sommato devo ammettere che sono stati fatti dei netti passi in avanti. Messo a confronto con i capitoli precedenti, "Più atroce e brutale" mostra con maggior chiarezza di volersi accostare al sottogenere del giallo psicologico, dando molta più rilevanza ai conflitti interni dei protagonisti e mettendo in secondo piano una descrizione minuziosa delle fasi di questa nuova indagine.

Indagine che si ambienta inizialmente nella primavera del 1905. A Londra una serie di delitti mette in allarme la popolazione, e in particolare chi lavora nell'ambito della prostituzione perché i crimini sembrano copiare quelli compiuti anni prima da Jack lo Squartatore, specialmente per la macabra ritualità. Subito coinvolto nell'indagine, l'investigatore Desmond "Des" T. Wilder tenta di smascherare questo emulatore, coadiuvato dalla moglie e partner Guinevere "Ginny"; una missione resa ardua non solo dalla complessità del mistero, ma soprattutto dai sintomi del suo PTSD che in più momenti lo mettono in seria difficoltà.

Per fortuna Ginny si fa carico non solo di supportarlo, ma di risolvere quasi in solitaria la maggior parte dei misteri presenti nella storia. Il suo ruolo risulta così sempre più centrale, tanto da poter essere considerata una protagonista a pieno titolo; scelta che ho apprezzato perché offre molti spunti a livello tematico, in primis sulla discriminazione dovuta a razzismo e sessismo. La mia unica riserva è collegata alla rappresentazione della sua gravidanza, e non penso di essermi resa colpevole di spoiler perché è un'informazione presente nel prologo, oltre ad essere intuibile già dalla copertina. Il problema non è quello che Giunevere riesce a fare nonostante la sua condizione, ma l'assenza di una qualunque conseguenza fisica: si arriva a dire che al settimo mese può stare fuori casa tutto il giorno senza quasi andare in bagno! sfiorando così il confine tra tipa tosta e Mary Sue.

Su Desmond la mia opinione è più severa, ma meno definitiva. Penso sia stato fatto un buon lavoro nel trasporre sulla pagina il suo stato mentale, con un approfondimento psicologico davvero valido, permettendo così al lettore di comprendere i turbamenti e le contraddizioni del personaggio. Non ho apprezzato però le conseguenze che questo processo comporta all'interno delle dinamiche di coppia, anche perché è stato incluso un espediente narrativo per nulla di mio gusto. Nel complesso, i due protagonisti risultano comunque ben caratterizzati, così come i loro comprimari; in questo ambito possono sicuramente emergere delle preferenze soggettive (qualcuno ha detto Cassius?), ma devo ammettere che mi aspettavo qualcosina di più dal personaggio di George, a cui manca lo spazio sufficiente per farsi conoscere: per la maggior parte del tempo riveste il ruolo di semplice specchio per Des o per Ginny.

Un altro aspetto che mi ha convinto ma non del tutto è la rappresentazione. Mi rendo conto che sia un argomento da prendere con le pinze, e per molti aspetti credo sia stato gestito egregiamente, con un approccio tranquillo e spontaneo molto adeguato. Nel caso della bisessualità si scivola però in situazioni che richiamano in parte ai cliché sui quali si fonda la stigmatizzazione; questo non significa che un personaggio bisessuale debba rispettare dei dogmi morali per ottenere rispetto, ma il modo in cui qui si glissa su certi comportamenti mi ha fatto storcere il naso.

Le mie critiche accessorie si limitano a fattori di contorno, come l'utilizzo eccessivo di parentesi e virgolette, alcune piccole incoerenze rispetto ai primi due romanzi, la presenza di parecchi refusi e la mancanza di logica interna di alcuni passaggi: un esempio spoiler-free è proprio la scena d'apertura, con l'arrivo trafelato a Scotland Yard dei protagonisti, senza però che ci sia una motivazione concreta per tutta quella fretta. Riconosco poi che ad altri lettori -e soprattutto agli appassionati di gialli classici- la struttura di questo mystery potrebbe far sorgere più di una perplessità; il mio unico consiglio è di non aspettarsi un rispetto pedissequo del decalogo di Knox!

Sulla fedeltà storica invece non ci sono dubbi, perché risulta evidente il lavoro svolto per delineare luoghi e costumi il più verosimilmente possibile; Pasqualone riesce in questo includendo al contempo un significativo commentario sociale, nonché un'analisi della figura di Jack lo Squartatore per nulla scontata. Tra gli elementi che ho apprezzato includo inoltre un ritmo decisamente incalzante e un intreccio più complesso e appassionante, tant'è che mi colloco idealmente già in attesa del prossimo volume: sono parecchio curiosa di scoprire quali nuovi risvolti siano in serbo per questi personaggi.

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venerdì 3 ottobre 2025

"I venti di Terramare" di Ursula K. Le Guin

I venti di EarthseaI venti di Earthsea by Ursula K. Le Guin
My rating: 2 of 5 stars

"I morti che chiamavano un vivo, una ragazza che diventava un drago, i draghi che incendiavano le isole dell'Ovest. In realtà, lui non sapeva cosa fosse più importante alla fin fine, i grandi e strani eventi o le piccole vicende comuni"


LE MAGIE DELLA PET THERAPY

Nonostante Goodreads indichi "I venti di Terramare" come sesto e ultimo capitolo della serie, io ho seguito l'ordine in cui i volumi vengono presentati nella mia copia bind-up, quindi concluderò questa saga con i racconti. E onestamente spero di riuscirci già nel mese prossimo, perché la sottoscritta e la cara Ursula si stanno scoprendo sempre più lontane a livello di scelte narrative e di escamotage letterari; ma non pensiate che mi senta sollevata all'idea di abbandonare la sua bibliografia: provo invece una grande frustrazione, perché questo quinto romanzo mi ha riconfermato come le idee da cui partire ci fossero, e fossero pure valide. L'esecuzione invece...

A livello temporale (sempre che questo concetto abbia ragion d'essere nel Terramare!) ci spostiamo in avanti di circa quindici anni, con Lebannen che continua a governare su Havnor e dintorni, mentre Ged, Tenar e Tehanu giocano ancora alla famiglia del Mulino Bianco nella vecchia casa di Ogion a Gont. La trama prende avvio quando sull'isola giunge Alder, uno stregone abile nell'arte della riparazione tormentato nei sogni dalla defunta moglie Giglio, ma anche da una pletora di altri trapassati che sembrano chiamarlo da oltre il confine con l'oltretomba. Ged reputa saggio indirizzarlo verso la corte, dove si scopre come questo sia soltanto uno dei molti problemi che affliggono il regno di Lebannen.

Per quanto io reputi interessanti la maggior parte degli spunti proposti (l'inquietudine dei morti, le ingerenze politiche del nuovo sovrano delle Terre di Kargad e la minaccia dei draghi da occidente, giusto per citarne alcune) devo sottolineare come siano eccessive: le linee di trama da tenere in considerazione necessitavano di una decisa sfoltita, specie considerando che l'autrice pretende poi di risolverle tutte con un'unica soluzione, ottenendo però un effetto tanto inverosimile quanto raffazzonato. Inoltre, sono presenti troppi caratteri con la presunzione di essere i protagonisti; in particolare, Alder, Tenar e Lebannen sembrano contendersi il ruolo di POV principale, con più scene in cui si percepisce in modo chiaro il loro essere di troppo all'interno della narrazione.

Perché non focalizzarsi invece su un unico personaggio? e soprattutto perché non optare per un personaggio giovane, visto che il target rimangono i ragazzini delle medie, ma tutti nel cast hanno già superato i trent'anni? Queste sono solo un paio delle tantissime domande che mi sono posta durante la lettura, senza purtroppo ottenere una risposta chiara a fine volume. Rimangono infatti prive di una spiegazione la pietra nera raccolta da Lebannen nel terzo libro e qui rinominata a caso, i rapporti con i karg, le tempistiche di presa di coscienza dei draghi, la trasformazione di Tehanu, la predestinazione di Alder, le modalità di smantellamento del confine, la conclusione della guerra di conquista draconica, e il significato delle domande di Ged tra gli altri. Senza contare gli spunti abortiti, come Ged che raggiunge la casa di zia Muschio in preda alla preoccupazione per lei ed Erica: se foste rimasti in ansia riguardo allo stato di salute delle due donne, fareste meglio a mettetevi il cuore in pace in via definitiva perché non ne sapremo mai niente.

Lamentele più che altro personali a parte, questo libro ha oggettivamente messo alla prova la mia capacità di sopportazione, nonché di contrastare la narcolessia fulminante. Tutto per merito dei capitoli: soltanto cinque, ma tragicamente lunghi; e cosa dire delle nuove contraddizioni nel sistema magico, del sottotesto femminista molto poco intersezionale, e dei commenti fumosi sul significato di potere o sul destino dell'anima dopo la morte? Un'altra grossa occasione sprecata è il ruolo di Tehanu, che speravo finalmente di sentir parlare in prima persona visto il suo ruolo centrale, invece rimane per la seconda volta una figura sbiadita sullo sfondo.

Cercando di individuare degli aspetti positivi, potrei menzionare la presenza di alcuni chiarimenti, ad esempio viene specificato quale sia la vera natura di Tehanu. La cara Ursula non può però evitare di introdurre anche una quantità spaventosa di retcon decisamente fastidiose, perché in più punti ho avuto l'impressione di essere vittima di gaslighting per come vengono raccontate in modo distorto le vicende dei capitoli precedenti. Mi ha fatto comunque piacere vedere inseriti dei nuovi elementi a livello di world building, nonché una descrizione della corte di Havnor, solo intravista nel "Il signore dei draghi".

Con i personaggi ci attestiamo invece al solito livello di pressapochismo, soprattutto nelle relazioni interpersonali che continuano a essere stabilite dall'autrice e trasmesse al lettore come fossero dati di fatto e non evoluzioni credibili dei rapporti preesistenti. Una variatio però c'è, ed è purtroppo in negativo: da metà volume Tenar sviluppa infatti un atteggiamento odioso a dir poco -con la duplice scusa della nostalgia di casa e della vicinanza alla principessa Seserakh- e inizia a dettar legge sulle vite degli altri. Raramente mi è capitato di voler prendere così tanto a ceffoni un personaggio letterario positivo, specie considerando come l'avevo apprezzata ne "L'isola del drago"!

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