venerdì 3 ottobre 2025

"I venti di Terramare" di Ursula K. Le Guin

I venti di EarthseaI venti di Earthsea by Ursula K. Le Guin
My rating: 2 of 5 stars

"I morti che chiamavano un vivo, una ragazza che diventava un drago, i draghi che incendiavano le isole dell'Ovest. In realtà, lui non sapeva cosa fosse più importante alla fin fine, i grandi e strani eventi o le piccole vicende comuni"


LE MAGIE DELLA PET THERAPY

Nonostante Goodreads indichi "I venti di Terramare" come sesto e ultimo capitolo della serie, io ho seguito l'ordine in cui i volumi vengono presentati nella mia copia bind-up, quindi concluderò questa saga con i racconti. E onestamente spero di riuscirci già nel mese prossimo, perché la sottoscritta e la cara Ursula si stanno scoprendo sempre più lontane a livello di scelte narrative e di escamotage letterari; ma non pensiate che mi senta sollevata all'idea di abbandonare la sua bibliografia: provo invece una grande frustrazione, perché questo quinto romanzo mi ha riconfermato come le idee da cui partire ci fossero, e fossero pure valide. L'esecuzione invece...

A livello temporale (sempre che questo concetto abbia ragion d'essere nel Terramare!) ci spostiamo in avanti di circa quindici anni, con Lebannen che continua a governare su Havnor e dintorni, mentre Ged, Tenar e Tehanu giocano ancora alla famiglia del Mulino Bianco nella vecchia casa di Ogion a Gont. La trama prende avvio quando sull'isola giunge Alder, uno stregone abile nell'arte della riparazione tormentato nei sogni dalla defunta moglie Giglio, ma anche da una pletora di altri trapassati che sembrano chiamarlo da oltre il confine con l'oltretomba. Ged reputa saggio indirizzarlo verso la corte, dove si scopre come questo sia soltanto uno dei molti problemi che affliggono il regno di Lebannen.

Per quanto io reputi interessanti la maggior parte degli spunti proposti (l'inquietudine dei morti, le ingerenze politiche del nuovo sovrano delle Terre di Kargad e la minaccia dei draghi da occidente, giusto per citarne alcune) devo sottolineare come siano eccessive: le linee di trama da tenere in considerazione necessitavano di una decisa sfoltita, specie considerando che l'autrice pretende poi di risolverle tutte con un'unica soluzione, ottenendo però un effetto tanto inverosimile quanto raffazzonato. Inoltre, sono presenti troppi caratteri con la presunzione di essere i protagonisti; in particolare, Alder, Tenar e Lebannen sembrano contendersi il ruolo di POV principale, con più scene in cui si percepisce in modo chiaro il loro essere di troppo all'interno della narrazione.

Perché non focalizzarsi invece su un unico personaggio? e soprattutto perché non optare per un personaggio giovane, visto che il target rimangono i ragazzini delle medie, ma tutti nel cast hanno già superato i trent'anni? Queste sono solo un paio delle tantissime domande che mi sono posta durante la lettura, senza purtroppo ottenere una risposta chiara a fine volume. Rimangono infatti prive di una spiegazione la pietra nera raccolta da Lebannen nel terzo libro e qui rinominata a caso, i rapporti con i karg, le tempistiche di presa di coscienza dei draghi, la trasformazione di Tehanu, la predestinazione di Alder, le modalità di smantellamento del confine, la conclusione della guerra di conquista draconica, e il significato delle domande di Ged tra gli altri. Senza contare gli spunti abortiti, come Ged che raggiunge la casa di zia Muschio in preda alla preoccupazione per lei ed Erica: se foste rimasti in ansia riguardo allo stato di salute delle due donne, fareste meglio a mettetevi il cuore in pace in via definitiva perché non ne sapremo mai niente.

Lamentele più che altro personali a parte, questo libro ha oggettivamente messo alla prova la mia capacità di sopportazione, nonché di contrastare la narcolessia fulminante. Tutto per merito dei capitoli: soltanto cinque, ma tragicamente lunghi; e cosa dire delle nuove contraddizioni nel sistema magico, del sottotesto femminista molto poco intersezionale, e dei commenti fumosi sul significato di potere o sul destino dell'anima dopo la morte? Un'altra grossa occasione sprecata è il ruolo di Tehanu, che speravo finalmente di sentir parlare in prima persona visto il suo ruolo centrale, invece rimane per la seconda volta una figura sbiadita sullo sfondo.

Cercando di individuare degli aspetti positivi, potrei menzionare la presenza di alcuni chiarimenti, ad esempio viene specificato quale sia la vera natura di Tehanu. La cara Ursula non può però evitare di introdurre anche una quantità spaventosa di retcon decisamente fastidiose, perché in più punti ho avuto l'impressione di essere vittima di gaslighting per come vengono raccontate in modo distorto le vicende dei capitoli precedenti. Mi ha fatto comunque piacere vedere inseriti dei nuovi elementi a livello di world building, nonché una descrizione della corte di Havnor, solo intravista nel "Il signore dei draghi".

Con i personaggi ci attestiamo invece al solito livello di pressapochismo, soprattutto nelle relazioni interpersonali che continuano a essere stabilite dall'autrice e trasmesse al lettore come fossero dati di fatto e non evoluzioni credibili dei rapporti preesistenti. Una variatio però c'è, ed è purtroppo in negativo: da metà volume Tenar sviluppa infatti un atteggiamento odioso a dir poco -con la duplice scusa della nostalgia di casa e della vicinanza alla principessa Seserakh- e inizia a dettar legge sulle vite degli altri. Raramente mi è capitato di voler prendere così tanto a ceffoni un personaggio letterario positivo, specie considerando come l'avevo apprezzata ne "L'isola del drago"!

View all my reviews

Nessun commento:

Posta un commento