Beautiful levate! (Devono passare le pecore)
Recensione a "Via dalla pazza folla" di Thomas Hardy
TITOLO: Via dalla pazza folla
AUTORE: Thomas Hardy
TITOLO ORIGINALE: Far from the Madding Crowd
TRADUTTORE: Piero Jahier e Maj-lis R. Stoneman
EDITORE: Garzanti
COLLANA: I grandi libri
PAGINE: 440
TRADUTTORE: Piero Jahier e Maj-lis R. Stoneman
EDITORE: Garzanti
COLLANA: I grandi libri
PAGINE: 440
Sembra proprio
io mi debba ricredere: la Newton Compton non è la sola a poter distruggere dei
capolavori della letteratura classica con delle edizioni pessime. In questo
caso la Garzanti è riuscita nella combo perfetta, associando un’edizione
scadente ad una copertina ingannevole; il lettore infatti, vedendo il poster
del film datato 2015, è portato a pensare che il volume presenti un nuova
traduzione, ritrovandosi poi con una traduzione del lontano 1955, che fa
sentire tutti i suoi anni.
A rendere
quest’edizione ancor più irritante sono i nomi tradotti in italiano, come già
avevo riscontrato ne “La lettera scarlatta” (QUI la recensione); la maggior
bizzarria è che non sempre i nomi sono stati adottati (si trovano così a
coesistere Giuseppe e Mark) e non sempre nello stesso modo (William diventa
Guglielmo, ma il diminutivo rimane Willy!). Cosa possiamo salvare quindi? Le
note esplicative a fondo pagina, utili a comprendere meglio le molte citazioni,
e la parte biografica sull’autore nell’introduzione.
Proprio per
merito della biografia, il lettore può intravedere la natura di poeta di Hardy,
prepotente nelle ricercate descrizioni, soprattutto dei paesaggi di campagna.
La storia
segue per alcuni anni la vita di Bathsheba Everdene, giovane fanciulla inglese
che, sul finire dell’Ottocento, si ritrova improvvisamente ricca fittavola di
una fattoria nella placida cittafini di Weatherbury. Scoperto che il suo
fattore la sta derubando, la ragazza prendere una decisione molto difficile e
dai più contestata: licenziare il dipendere e farsi carico personalmente della
sovrintendenza in tutte le attività agricole.
Di fianco alle
vicissitudini agresti, tra le quali possiamo ammirare la tosatura delle pecore
come pure i tentativi di tenere il raccolto al riparo dalle tempeste, troviamo
le immancabili storie d’amore. La bella protagonista farà invaghire ben tre
pretendenti: il pastore Gabriel Oak, che la incontra ben prima della sua ascesa
sociale e a dispetto del rifiuto ricevuto alla sua proposta di matrimonio le
resta sempre fedele; l’agiato fittavolo William Boldwood, suo vicino del quale
attirerà le attenzioni per scherzo salvo poi ritrovarsi perseguitata in modo
quasi ossessivo; l’ultimo a fare il suo ingresso in scena è il Sergente Frank
Troy, giovane avventuriero che incanta la protagonista con la sua corte
spietata.
La trama
ricorda a tratti il capolavoro di Jane Austen “Orgoglio e pregiudizio”
specialmente nella scena in cui Boldwood, al fine di allontanarlo da Bathsheba,
offre del denaro a Troy in caso di un suo matrimonio con Fanny Robin;
analogamente, Darcy pagava per le nozze tra Wickham e Kitty. Hardy crea però
delle svolte narrative ben diverse e decisamente inaspettate.
Altro omaggio
all’opera austeniana è il personaggi di Bathsheba, che per molti versi ricorda
Emma protagonista dell’omonimo romanzo (QUI la recenzione), soprattutto per il desiderio di essere
indipendente e libera dalle convenzioni sociali che la vorrebbero più remissiva
ed accomodante. Bat (come l’ho amichevolmente sopranominata) condivide con la
signorina Woodhouse anche un caratterino niente male ed una lingua davvero
tagliente; sono sicuramente queste sue imperfezioni a renderla piacevole ai
lettori.
Anche i
personaggi maschili ottengono il loro spazio e vengono analizzati a fondo,
rivelando dettaglio psicologici inattesi. Tra i tre, forse proprio Oak -benché
in pratica sia il protagonista- è il meno interessante, accaparrandosi comunque
l’affetto di Bat (e il mio).
È d’obbligo
menzionare anche il ricco parterre di personaggi secondari, formato dai
dipendenti di Bat, e dai paesani in generale, si tratta di un agglomerato di
figure divertenti e genuine, che fanno immancabilmente sorridere per la loro
semplicità.
Proprio in
questi villici si ha la massima espressione di quello che è uno dei temi
centrali del romanzo, ossia l’esaltazione della placida vita di campagna posta
in contrapposizione con la frenesia cittadina, si pensi per esempio che in
quegli anni il veloce sviluppo dell’industria porto alla nascita della
manifestazione nota oggi come Expo.
Ho apprezzato molto lo stile di Hardy, di cui
desidero senza dubbio leggere altre opere, reso peculiare dai numerosi
riferimenti ai testi biblici e alla mitologia greco-romana.DOVE COMPRARE QUESTO LIBRO
LA VIGNETTA
La scena della