Gli opposti si attraggono. Anzi si incollano!
Recensione a "Il visconte dimezzato" di Italo Calvino
LA SCHEDA TECNICA
TITOLO: Il visconte dimezzato
AUTORE: Italo Calvino
TITOLO ORIGINALE: -
TRADUTTORE: -
EDITORE: Mondadori
COLLANA: Oscar opere di Italo Calvino
PAGINE: 80
TRADUTTORE: -
EDITORE: Mondadori
COLLANA: Oscar opere di Italo Calvino
PAGINE: 80
Da ragazzina,
in occasione di un compleanno, ricevetti in regalo “Il principe canarino e
altre fiabe” di Italo Calvino; nonostante siano passati parecchi anni, conservo
un bel ricordo di quella raccolta, che comprendeva delle versioni rivisitate di
fiabe famose come Cenerentola e Barbablù, nonché una sezione dedicata
all’analisi dei testi pensata per un pubblico di bambini.
Quando ho
acquistato la trilogia de I nostri antenati, pensavo di leggere dei racconti
vicine a quelli della mia infanzia. Non potevo essere più in errore: a dispetto
dell’ambientazione quasi fiabesca e di alcuni elementi che rimandano alla magia
ed al folklore popolare, la storia narrata ne “Il visconte dimezzato” è ricca
di violenza e le scene crude non vengono risparmiate al lettore.
Sono rimasta
inizialmente perplessa? Lo confesso, un po’ sì. Trovo comunque il volume
valido? No, lo reputo originale, evocativo e, ovviamente, validissimo!
La novella
segue le (dis)avventure di Medardo di Terralba, nobile cavaliere che si reca in
Boemia per combattere al fianco dell’imperatore contro l’esercito turco. Alla
sua prima battaglia però il prode viene colpito da una palla di cannone e ciò
che i soccorritori riescono a salvare nottetempo è soltanto la metà destra del
suo corpo; miracolosamente, il visconte viene curato dai medici del campo e,
dotato di stampella, può fare ritorno a casa.
A seguito
della disgrazia non solo il suo corpo ne esce dimezzato, ma le ripercussioni
più importanti si evidenziano sul suo carattere: una volta tornato nel
Genovesato, Medardo fa mostra di un comportamento a dir poco terribile nei
confronti degli abitanti del suo castello e, più in generale, di tutti i suoi
sudditi. Si spazia dai piccoli dispetti, come tagliare a metà con la spada
tutto ciò che gli capita a tiro, ad azioni molto più gravi, come attentare alla
vita del suo stesso nipote e far giustiziare degli innocenti per capriccio.
La situazione
sembra disperata per gli abitanti di Terralba, ma due eventi giungono a
smuovere le acque: il malvagio visconte (sopranominato il Gramo) si invaghisce
della popolana Pamela e, nel frattempo, giunge a sorpresa la metà sinistra
dell’uomo, anch’essa salvatasi incredibilmente grazie all’aiuto di un paio di
eremiti erranti. Avendo in sé il cuore del visconte originale, la seconda metà
(nota con l’appellativo di Buono) è estremamente altruista e si prodiga per
aiutare gli altri tanto quanto il suo doppio si impegna per tormentarli.
Dopo qualche
tempo, i villici iniziano a disprezzare il Buono tanto quanto il Gramo, perché
il suo buon cuore portato all’estremo sfocia in un pedante perbenismo che
irrita chi gli sta vicino, a partire da Pamela.
Dal canto suo
la fanciulla, inizialmente presentata come un clone della sua omonima,
protagonista nella “Pamela” di Samuel Richardson (QUI la recensione), si mostra
poi nient’affatto passiva e parecchio insolente.
Oltre ai tre
protagonisti, sono di scena diversi personaggi secondari dalla
caratterizzazione ben delineata e, quasi sempre, sopra le righe; la natura
compatta della novella non togli spazio a nessuno, anzi di alcuni personaggi
apprendiamo anche la storia grazie a brevi antefatti.
Tra i miei
favoriti spiccano indubbiamente il giovane narratore, nipote del visconte, che
spesso compare in scena a sorpresa così da rendere credibile la narrazione
anche quando non sembra presente, perché potrebbe sempre assistere agli eventi
di nascosto dagli adulti; e poi il dottor Trelawney, omonimo di un suo collega,
personaggi de “L’isola del tesoro” di Robert Louis Stevenson, con il quale ha
in comune solo il titolo di medico perché si rivela davvero ignorante in
medicina ed interessato piuttosto a svaghi meno concreti.
Altra
citazione alle opere di Stevenson è la stessa divisione di Medardo in due
personaggi distinti che rappresentano i poli opposti di un carattere umano,
come era per il dottor Jekyll e il signor Hyde.
Lo stile
narrativo è inusitato e ricco di espressioni ricercate che ben si accostano
all’ambientazione della storia. Reputo geniale anche il frequente accostamento
tra una scena al limite del grottesco, con violenze e delitti di cui non si
lesinano i dettagli, e altre quasi comiche, Il lettore si trova così diviso al
apri del protagonista tra il terrore e l’ilarità.
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