La guerra che non ti abbandona
Recensione a "Tinder" di Sally Gardner

LA SCHEDA TECNICA
TITOLO: Tinder
AUTORE: Sally Gardner
TITOLO ORIGINALE: Tinder
TRADUTTORE: Giordano Aterini
EDITORE: Rizzoli
COLLANA: Narrativa
PAGINE: 260
TRADUTTORE: Giordano Aterini
EDITORE: Rizzoli
COLLANA: Narrativa
PAGINE: 260
IL COMMENTO
Un soldato dal
grandioso avvenire, una strega dotata di incredibili poteri ed una splendida
principessa che attende di essere salvata. Tutti elementi ricorrenti nelle
fiabe classiche, ma ad essi si somma la volontà di una scrittrice di parlare
della guerra, quella vera, sanguinosa e feroce; e di racchiudere il tutto in
una storia dai risvolti fantastici, seppur saldamente ancorata alla realtà.
Da queste
premesse nasce la rivisitazione de “L’acciarino magico” (o, semplicemente,
“L’acciarino” in alcune traduzioni) firmata da Sally Gardner. “Tinder” riprende
in toto il racconto del 1835, ma vi aggiunge un’ambientazione ben definita e
parecchi personaggi. L’autrice si è presa inoltre la libertà di reinventare o
soltanto approfondire alcuni dei personaggi già presenti nella fiaba originale.
La parte
iniziale riprender fedelmente la fiaba di Hans Christian Andersen, con un
soldato di umili origini, a cui per l’occasione viene assegnato il nome di Otto
Hunderbiss (ossia “morso di cane”, in tedesco), in fuga dalla guerra; la
Gardner ha scelto di collegare la storia ad un evento reale, ovvero la Guerra
dei Trent’anni, forse meno nota di altri conflitti storici ma non per questo
incapace di influenzare sensibilmente gli eventi successivi.
Mentre vaga
nei boschi, Otto si imbatte in varie figure bizzarre: per prima incontra la
Morte, accompagnata dal suo silenzioso esercito di anime, poi è la volta del
mezzo-bestia mezzo-uomo che, come la più inaspettata delle fate madrine, lo
aiuta a rimettersi in forze e gli dona dei dadi magici con il potere di
indicare la direzione verso cui viaggiare; infine, il protagonista finisce
nell’accampamento di due mercenari dal peculiare aspetto, ed è in questa
occasione che vede per la prima volta uno dei lupi mannari, padroni
incontrastati della foresta.
Durante i suoi
vagabondaggi, Otto incontra anche la bellissima Safire, una fanciulla in fuga
che cela la sua identità sotto abiti maschili, della quale si innamora
istantaneamente. Nelle successive avventure, il soldato si prefiggerà come fine
sempre coronare il suo sogno d’amore, tra pericoli sia reali, come il popolo
esasperato dai continui attacchi dei lupi mannari, sia magici, come la potente
Dama dell’Unghia.
Uno degli
aspetti che maggiormente valorizza il romanzo è la riscrittura dei personaggi
principali. Otto è ben lontano dal coraggioso eroe di Andersen, anzi a più
riprese si dimostra un pavido codardo e quanto accade nel finale ne è la prova
lampante: il protagonista non è disposto a rinunciare alla sua felicità in modo
altruistico, quindi il fato interviene a pareggiare i conti. Fino all’ultimo,
ad Otto viene offerta l’occasione di essere un vero eroe, ma lui si rivela solo
un uomo tormentato dal tragico passato.
La Dama
dell’Unghia è invece il personaggio più fedele alla sua controparte fiabesca,
mostrandosi fin da subito come la strega assetata di potere che è; a renderla
interessante sono il misterioso aspetto e il maggior sviluppo caratteriale.
Safire,
soprannominata Tinder (da qui il titolo del romanzo), è colei che ha subito i
cambiamenti più significativi. E il risultato è affascinante: da indifesa e passiva
principessa, passa ad essere una ragazza coraggiosa ed indomita, che senza
esitazione scappa dalla sua prigionia o risponder per le rime ad un principe
arrogante.
L’autrice ha
reinventato in parte anche il mito dei lupi mannari, infatti qui la licantropia
non è associata alla luna piane o ad un morso contagioso, bensì gli uomini si
trasformano in lupi- pur rimanendo senzienti e dotati dell’uso della parola-
dopo aver indossato delle magiche cinture fabbricate con la pelle dei
condannati a morte.
È stato
proprio la presenza dei licantropi a farmi pensare inizialmente a “Cappuccetto
Rosso Sangue” di Sarah
Blakley-Cartwright (QUI la recensione), ma fortunatamente le affinità con quel
romanzo terminano qui; molti più aspetti in comune si evidenziano tra questo
volume e la raccolta “Il bacio della strega” di Emma Donoghue (QUI la
recensione): in entrambi i casi delle fiabe vengono riscritte con l’intento di
attualizzarle ed evocando delle atmosfere cupe e suggestive.
Il più evidente intento dell’autrice è la
decisa critica della guerra, qui trattata con piglio decisamente contemporaneo,
sebbene si parli di un evento di quasi quattrocento anni fa. Ben più velata è
la riflessione sul potere, che riguarda in primis il protagonista ma anche i
lupi mannari, incapaci di rinunciare alla loro forza.
La narrazione è diretta e minimale, ma a
tratti si arricchisce grazie a metafore originali, descrizioni vivide e i molti
riferimenti ai miti dell’antichità greco-romana, sebbene questi svaniscano
nella seconda metà.
Le illustrazioni di David Roberts si
accordano perfettamente alla storia e accompagnano la lettura. Caratteristica
la scelta dei colori atta ad evidenziare un solo elemento sullo sfondo sfocato.
DOVE COMPRARE QUESTO LIBRO
Nessun commento:
Posta un commento