venerdì 30 dicembre 2022

"Il castello tra le nuvole" di Kerstin Gier

Il castello tra le nuvoleIl castello tra le nuvole by Kerstin Gier
My rating: 3 of 5 stars

"Il Castello tra le nuvole era pieno zeppo di passaggi segreti e scale nascoste ... Si tramandava tenacemente la leggenda che l'hotel fosse incantato e io ero più che pronta a crederci"


LA PERFETTA LETTURA DICEMBRINA

Dopo le quintalate di violenza scritte da Abercrombie, sentivo la necessità fisica di rifugiarmi in una lettura di tutt'altro tono, e la cara Kerstin mi sembrava una buona scelta perché i suoi romanzi hanno sempre il potere di stamparmi un sorriso sciocco sulla faccia. In questo senso, "Il castello tra le nuvole" non mi ha affatto delusa, sebbene io non sapessi praticamente nulla della storia a causa della vaghissima sinossi, e non avessi neppure ben chiaro che genere di libro mi stessi apprestando a leggere.
La trama di certo si dispiega con grande calma, andando a costruire pian piano un quadro composto da una moltitudine di personaggi bizzarri, e svelando solo nel finale quale fosse tra i tanti il filo da seguire effettivamente. A compensare un cast tanto vasto abbiamo un'ambientazione per contro decisamente limitata: tutti gli avvenimenti si concentrano nello Château Janvier, un castello sulle Alpi svizzere adattato ad albergo di lusso dalla famiglia Montfort; qui lavora come praticante la diciassettenne Fanny Funke, che si troverà nel corso della storia a svolgere mansioni di ogni tipo, e perfino a dover sventare delle inaspettate azioni criminali.
Purtroppo sull'intreccio non mi posso sbilanciare più di tanto, perché davvero fino alle ultime cinquanta pagine non si hanno avvisaglie di alcun tipo, il che rende difficile anche capire quale dei tanti spunti presenti sia quello a cui il lettore dovrebbe porre principalmente attenzione. Nella storia non manca infatti una componente romance, oltre ad elementi riconducibili al genere mystery ed anche quale accenno di paranormale, vista la fama sinistra di cui gode il castello.
Oltre all'oggettiva difficoltà ad interpretare la storia dentro questo romanzo, i difetti sono circoscritti alla parte finale del volume, in cui abbiamo una (delle poche) scena d'azione troncata tristemente a metà e delle rivelazioni un po' troppo inverosimili per non far alzare gli occhi al cielo. Anche il cast composto da un'infinità di personaggi -alcuni con nomi veramente difficili da memorizzare- mi ha messa in difficoltà; in questo la traduzione non ha aiutato affatto, con parecchi refusi proprio nei nomi che mi hanno reso ancora più ostico distinguerli.
Il romanzo compensa però queste mancanze con una prosa scanzonata, che non solo evita di prendersi sul serio, ma spesso arriva all'autoironia; ad esempio, citando i libri gialli in cui il mistero si districa in poche pagine, per poi risolvere a sua volta una sparizione nell'arco di un capitolo. L'essere sopra le righe in maniera voluta diventa anche la cifra stilistica della narratrice: Fanny è risoluta senza essere per forza incosciente, spiritosa senza arrivare alle offese gratuite nei confronti degli altri. La considero insomma un valido punto di vista in una simpatica storia per ragazzi.
Tra i tantissimi comprimari ovviamente devo segnalare un paio di preferenze, perché ho trovato decisamente divertenti il piccolo tiranno Don Burkhardt junior, l'improbabile addetto alla lavanderia Pavel e Ben Montfort, ovvio interesse amoroso che però si distingue da tanti suoi colleghi dei romanzi YA non essendo per nulla il classico bel tenebroso dal passato tormentato. A mio avviso, risulta una piacevole variatio.
Per concludere, devo dirmi fortunata ad aver optato per leggere questo libro proprio nel periodo natalizio, perché non solo la storia è ambientata a dicembre ma descrive dei luoghi che sono l'essenza stessa delle feste invernali. Consigliatissimo per chi sceglie le sue letture in base alle vibes stagionali.

Voto effettivo: tre stelline e mezza

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venerdì 23 dicembre 2022

"Il sapore della vendetta" di Joe Abercrombie

Il sapore della vendettaIl sapore della vendetta by Joe Abercrombie
My rating: 5 of 5 stars

"Lasciò che la mano guantata cercasse tra le lame sulla rastrelliera, per poi arrestarsi e tornare indietro. Una lunga spada d'acciaio grigio a regola d'arte ... Il buon acciaio si piega, ma non si spezza. Il buon acciaio resta sempre pronto e affilato. Il buon acciaio non sente alcun dolore, nessuna pietà e, soprattutto, nessun rimorso"


BENVENUTI IN STYRIA: TERRA DI SICARI SCARSI E MERCENARI PIGRI

Quasi due anni dopo aver completato la trilogia La Prima Legge, mi sono finalmente decisa a tornare nel mondo fantastico creato da Abercrombie con "Il sapore della vendetta", prima storia companion in una sorta di serie composta da romanzi autoconclusivi e racconti che fanno da ponte tra le due trilogie principali.
L'azione questa volta si concentra sulla Styria, isola ad est dell'Unione divisa tra tanti staterelli in perenne contrasto tra loro, non a caso qui assassini prezzolati e compagnie mercenarie sono molto richiesti. Da "L'ultima ragione dei re" sono trascorsi pochi anni, ma nel Mondo Circolare è già tempo per nuove guerre; a mettere in moto gli eventi è infatti la sete di potere del Granduca Orso di Talins: ad un passo dal diventare sovrano, il nobile si persuade che i fratelli Monzcarro "Monza" e Benna Murcatto, generali delle Mille Spade al suo servizio, mirino a loro volta al trono e per questo li fa uccidere. Sopravvissuta miracolosamente alla trappola, Monza giura vendetta verso l'uomo che le ha portato via tutto e chi lo ha aiutato.
Pur essendo il motore dell'azione, quello di Monza non è l'unico punto di vista all'interno del romanzo, ma è solo il primo in un ricco cast di personaggi vecchi e nuovi. Tra i grandi ritorni abbiamo Caul il Brivido, Nicomo Cosca e Shylo Vitari, che qui giocheranno un ruolo decisamente più rilevante rispetto a La Prima Legge; rivediamo anche alcune figure importanti per le sorti del conflitto che continua imperituro nell'intero Mondo Circolare, come Ishri e Zolfo. I POV inediti riguardano invece l'avvelenatore Castor Morveer, l'ex carcerato Ghigno e, più avanti nella storia, il misterioso sicario Casimir "Cas" dan Shenkt.
Come nella serie madre, questi personaggi sono il grande punto di forza della prosa del caro Joe; pur non essendo in nessun caso delle belle persone, riescono in poche scene ad entrare nel cuore. L'alta qualità dei loro ritratti psicologici permette inoltre all'autore di strutturare delle ottime relazioni, che vanno dall'attrazione romantica, al legame familiare, al disprezzo più genuino; quanto se non più che nei volumi precedenti, si parla anche delle dinamiche interne ai giochi di potere, in questo caso tra i vari nobili a capo delle regioni styriane, inizialmente non così rilevanti per la trama ma via via sempre più importanti per la risoluzione finale.
Nel romanzo non mancano poi battaglie di ogni tipo e violenza decisamente sopra le righe, entrambi elementi che personalmente ho apprezzato, seppur mi renda conto che da un lato potrebbero turbare un lettore più sensibile e dall'altro non sempre risultano verosimili: in diverse occasioni i personaggi vengono feriti gravemente, ma basta lasciar trascorrere qualche giorno e, alla scena successiva, li si ritrova in perfetta salute.
Tra i pregi voglio infine includere i colpi di scena -soprattutto nella parte finale- per nulla banali e capaci di dare quel quid che sembrava mancare alla trama, ed il modo in cui si affronta il tema della vendetta. Quella di Monza non è infatti l'unica della quale si parla in questa storia, anzi: tutti i personaggi sono mossi da un desiderio di rivalsa gli uni verso gli altri, tanto che i più fedeli alleati si trasformano nei peggiori nemici e viceversa; trovo che Abercrombie sia stato bravo nel veicolare un messaggio di base paternalistico, senza per questo risultare affatto pedante.
Nonostante i miei elogi, il romanzo ha diversi difetti, primo tra tutti l'edizione italiana: ad oggi quasi introvabile (e forse è un bene) è decisamente scarsa, sia nella qualità dei materiali che nella svogliatezza della traduzione, palesemente priva di un minimo di revisione. Non mi ha poi fatta impazzire la fretta con cui si passa da una scena all'altra, come se mancasse qualche pagina a fare da ponte, e la scelta di non approfondire più di tanto alcuni personaggi decisamente interessanti come l'apprendista avvelenatrice Day, alla quale mi aspettavo fosse dato più spazio.
Ci tendo a sottolineare questa valutazione è molto più personale del solito: in genere cerco di analizzare i libri in modo distaccato, tenendo conto dei problemi anche in quelli che mi colpiscono in positivo, ma questa volta riconosco di essermi lasciata guidare dal cuore, e anche un po' dalla nostalgia per il Mondo Circolare che mi mancava più di quanto pensassi.

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lunedì 19 dicembre 2022

"L'uomo vestito di marrone" di Agatha Christie

L'uomo vestito di marroneL'uomo vestito di marrone by Agatha Christie
My rating: 2 of 5 stars

"Poiché nessuno c'era più entrato fino al giorno dopo, oltre al giovanotto in questione, era logico concludere che l'assassino della signora De Castrine fosse l'uomo vestito di marrone ... Questi, i particolare pubblicati dal Daily News, e Trovate l'uomo vestito di marrone divenne il grido di guerra del giornale"


UNA STORIA DEL POIROT-VERSO, SENZA POIROT

Questa lettura mi ha confermato che non riesco ad apprezzare davvero le storie in cui Christie mescola al mystery degli elementi di spionaggio; infatti, "L'uomo vestito di marrone" presenta tutte le debolezze soggettive che già mi avevano fatto storcere il naso nel precedente "Avversario segreto" (con protagonista la coppia di avventurieri Tommy e Tuppence), con in più nuovi difetti decisamente oggettivi che lo fanno slittare in fondo alla mia classifica di gradimento dei romanzi della cara Agatha letti finora.
Non nego che la trama ad un primo acchito possa risultare interessante: si parte dalla Londra degli anni Venti, dove la protagonista Ann Beddingfeld assiste casualmente ad un incidente mortale nella metropolitana e decide di impegnarsi affinché la verità su questo caso venga svelata. La giovane non tarda a collegare la disgrazia ad un delitto per il quale è ricercato il cosiddetto "uomo vestito di marrone" e, seguendo una pista, finisce per imbarcarsi su un piroscafo in partenza da Southampton e diretto in Sud Africa. A bordo, Ann capisce di essere ormai coinvolta in una storia molto più grande di lei: non si parla più di un singolo omicidio, ma di una vera e propria rete criminale intessuta dal misterioso "Colonnello". Ad affiancare la narrazione in prima persona dal punto di vista della nostra avventuriera ci sono gli estratti dal diario personale di un altro passeggero, tale Sir Eustace Pedler, che chiariscono alcuni retroscena facendo spesso qualche passo indietro sulla linea temporale.
La scelta di portare due POV dalle voci tanto diverse da un tocco di particolarità alla storia ed è uno dei punti di forza del romanzo; peccato ce ne siano pochi altri. Mi sono piaciuti i confronti tra Sir Pedle ed il segretario Pagett, ma ho trovato spassosi anche i dialoghi tra i passeggeri del piroscafo durante le serate o tra Ann e la sua nuova amica Susan Blair. In un paio di scene, ho apprezzato poi il piglio deciso di Ann, inoltre ritengo che l'intreccio ed i personaggi secondari vengano gestiti abbastanza bene.
Accantonati i pochi elogi passiamo ai difetti, oltre al fatto che si tratta in fondo di una spy story, genere per nulla di mio gusto. Innanzitutto, il romanzo inizia con una serie di scene velocissime: assistiamo ad un gran numero di eventi senza avere neppure un attimo per metabolizzarli, e con noi la protagonista che in effetti non sembra turbata più di tanto dalle disgrazie in cui è coinvolta. Per quanto riguarda il lato mystery, molte delle intuizioni di Ann derivano in realtà da indizi che le cadono letteralmente addosso, e come farsi poi mancare il prolisso spiegone del villain nell'epilogo?
Esclusi i rari momenti di risolutezza menzionati prima, Ann si dimostra poi un personaggio terribile: è talmente decisa a voler fare da sé che non contatta mai le autorità, neppure quando la sua stessa vita è in pericolo, e dimentica tra una pagina e l'altra tutte le sue velleità di giornalista e di paleontologa. Ma la miglior dimostrazione della sua stupidità riguarda la parte romance, che non solo si basa sul più istantaneo dei instalove, ma poggia su presupposti tossici e disfunzionali visti dalla rintronata Ann come terribilmente romantici.
Ci sarebbe poi di che parlare in relazione al colonialismo e le sue conseguenze, per i quali manca un qualunque pensiero critico, ma visto il contesto storico direi che era inevitabile; ciò non toglie che potrebbe risultare fastidioso per i lettori contemporanei. Farà invece piacere a molti rivedere il colonnello Race, se come me già l'avevate incrociato in altri titoli dell'autrice (nel mio caso, è stato con "Poirot sul Nilo").
Per quanto riguarda le mie prossime incursioni nella bibliografia di Christie, credo che mi limiterò ai miei cari Poirot e Miss Marple, perché con i suoi altri protagonisti non sto avendo granché fortuna. Meglio rimanere sul mystery classico, lasciando da parte spy story e romance!

Voto effettivo: due stelline e mezza

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venerdì 16 dicembre 2022

"La memoria di Babel" di Christelle Dabos

La memoria di Babel (L'Attraversaspecchi, #3)La memoria di Babel by Christelle Dabos
My rating: 4 of 5 stars

"Tra il cielo infinito e il mare di nuvole un'immensa torre a spirale culminante in una cupola di vetro svettava su un isolotto a stento abbastanza grande da ospitarlo. Un intero versante dell'edificio sconfinava sul vuoto, ma l'equilibrio architettonico era talmente perfetto che l'insieme si teneva in piedi contro tutto e tutti"


CROLLO SCONGIURATO (PER ORA...)

Giro di boa della serie, "La memoria di Babel" si discosta parecchio dai due volumi precedenti, e non solo per il cambio della location principale. Vediamo infatti l'introduzione di un buon numero di nuovi caratteri, che contribuiscono a dare più movimento alla narrazione; ma soprattutto abbiamo una trama che si focalizza quasi esclusivamente sul mistero di fondo della serie, accantonando i giochi di potere di Polo o le sottotrame legate agli abitanti di Amina.
Il volume mette una distanza anche temporale da "Gli scomparsi di Chiardiluna", infatti parte con un sostanzioso salto in avanti di quasi tre anni. Ritroviamo Ofelia nuovamente su Anina, sotto stretta sorveglianza da parte delle Decane; la giovane trova ben presto un modo per allontanarsi, e decide di dirigersi verso la multietnica Babel, in cui spera di poter individuare tracce di Thorn ma anche alcuni indizi sul passato del loro misterioso antagonista. Nel libro sono presenti inoltre dei capitoli con un punto di vista alternativo, che permettono all'autrice di mostrarci gli sviluppi della situazione a Polo ed i passi in avanti compiuti dagli altri protagonisti, in particolare Archibald.
Inizialmente questo secondo POV mi sembrava un po' superfluo, invece verso il finale di dimostra più utile, e diventa chiaro che si rivelerà perfino fondamentale per la risoluzione della tetralogia. I difetti effettivi di questo terzo capitolo sono in realtà ben pochi: un inizio debole a livello narrativo, dei colpi di scena incapaci di sorprendere realmente il lettore e l'introduzione di nuovi poteri in pratica copiati da altri già presenti nella serie. Anche la conclusione non mi ha fatta impazzire, perché si vanno a creare diversi nuovi enigmi da risolvere mentre le risposte ottenute sono ben poche.
Nel complesso queste mancanze non riescono a sminuire un romanzo più che solido, capace di regalare nuove descrizioni immaginifiche per Babel -in particolare per lo stupendo Memoriale- e per i suoi bizzarri abitanti, ma anche di introdurre una valida critica ad una società forzatamente perbenista, in cui i problemi vengono nascosti anziché affrontati. Ho apprezzato anche i tentativi della cara Christelle di inserire della diversità, prima quasi del tutto assente, con risultati abbastanza soddisfacenti: non sono troppo convinta di come ha scelto di rappresentare la disabilità, ma mi fa comunque piacere che si sia resa conto di poter rendere meno omogeneo il suo cast.
Cast che qui viene notevolmente ampliato, e devo ammettere che ho trovato molto interessanti tutti i nuovi personaggi; quelli che più mi hanno colpita sono sicuramente Elizabeth, Octavio e Blasius. Approvo in pieno anche lo sviluppo caratteriale di Ofelia, in particolar modo perché si dimostra più risoluta e perspicace: in poche parole, diventa una protagonista per cui vale la pena fare il tifo!
Per tutti questi aspetti, mi sento abbastanza convinta di poterlo definire il capitolo migliore della serie, nonostante ci fornisca molte meno risposte di quante avrei voluto. Sono molto combattuta invece per quanto riguarda l'ultimo volume: da un lato non posso fare a meno di avere alte aspettative in base a quanto letto finora, dall'altro so bene che dovrei ridimensionarle perché la maggior parte dei lettori hanno trovato la conclusione non all'altezza. Spero quindi di ricadere nella minoranza.

Voto effettivo: quattro stelline e mezza

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lunedì 12 dicembre 2022

"La guerra dei papaveri" di R.F. Kuang

La guerra dei papaveriLa guerra dei papaveri by R.F. Kuang
My rating: 4 of 5 stars

"I bambini smettono di essere bambini quando si dà loro in mano una spada. Quando si insegna loro a combattere una guerra, li si arma e li si butta in prima linea, allora non sono più bambini. Sono soldati"


NIHAL, TI PRESENTO GOKU

Primo capitolo in una serie molto chiacchierata negli ultimi anni, anche per merito di un'edizione italiana esteticamente meravigliosa, "La guerra dei papaveri" è stata per certi versi una lettura inaspettata. Della trama in realtà sapevo ben poco, e forse questo mi ha permesso di godermi di più la lettura perché la storia presenta uno sviluppo molto più ampio di quanto la premessa lasci intendere.
Il mondo creato da Kuang è fortemente ispirato a quello reale per quanto riguarda la definizione delle nazioni presenti, ma anche per gli eventi alla base della narrazione: la guerra del titolo fa riferimento alle Guerre dell'oppio, seppur privata dell'effettiva contesa commerciale. Qui troviamo contrapposti l'impero Nikan -governato dall'Imperatrice Su Daji- e la Federazione di Mugen, che ingaggia battaglia per delle mire espansionistiche, sobillata dal suo nuovo Imperatore Ryohai.
In questo scenario si muove la protagonista (e nostro quasi esclusivo POV) Fang Runin "Rin". All'inizio della narrazione viene presentata come giovane orfana della precedente guerra che la famiglia Fang cerca di costringere ad un matrimonio combinato; per non dover sottostare a quest'imposizione, la ragazza si impegna a studiare per l'esame del kējǔ, che le permetterebbe di iscriversi alla prestigiosa Accademia militare di Sinegard. In realtà, la parte un po' adolescenziale e formativa del romanzo serve soltanto a gettare le basi per quello che succede da metà volume in poi.
Non che la trama compia delle svolte imprevedibili, anzi: nessun colpo di scena in questa storia riesce effettivamente a stupire; però la premessa legata al mondo dell'Accademia potrebbe far immaginare un tipo di storia diverso da quello che poi la cara Rebecca intreccia. C'è infatti un'enorme differenza di tono tra le scene ambientate nella scuola e quelle legate alla guerra, e immagino che a livello emotivo possa essere stata una scelta intenzionale per colpire il lettore, ma l'impressione finale è di aver letto due libri completamente diversi per contesto e linguaggio uniti assieme a forza.
Questa disomogeneità riguarda anche il sistema magico immaginato dall'autrice, che presenta un Pantheon di divinità elementari da poter evocare per ottenere delle abilità; in particolare, si passa da un ambiente totalmente estraneo al sovrannaturale, che ritiene la magia una mera superstizione, ad uno in cui si fa ricorso ai proprio poteri anche per attività quotidiane (come accendere un fuoco da campo) e senza alcun tipo di segretezza. Questa dissonanza non mi ha comunque impedito di trovare molto interessante il world building, che spero venga approfondito nei seguiti.
Gli altri punti di forza del romanzo sono tutti collegati ai personaggi, ed in particolare alla protagonista. All'apparenza Rin potrebbe ricadere nel cliché dello SFC, invece si rivela nient'affatto perfetta, ed ho apprezzato il suo percorso di crescita proprio per come sa riconoscere e farsi forza degli errori commessi. Ci sono anche alcuni comprimari degni di nota, come Che Kitay ed il lǎoshī Jiang Ziya, ma anche Yin Nezha che inizialmente sembra ricalcare a sua volta un tropo fastidioso, e invece... Menzione d'onore per il lǎoshī Jun Loran, un serio lavoratore ingiustamente bistrattato da un collega sfaticato.
Il principale problema del romanzo sta nelle esagerazioni, nel suo voler essere sopra le righe ad ogni costo, tanto da ricordare molto alcuni celebri manga shōnen da cui trae anche elementi narrativi. Ho trovato eccessivi tanti aspetti: i termini e le espressioni incongruenti con il contesto (quelle in inglese o troppo moderne, nonché parole come "marziale" che in questo mondo non dovrebbero esistere), le volgarità e la violenza così sovrabbondanti da ottenere il risultato opposto, l'aspetto e le capacità di personaggi come Altan Trengsin che nulla hanno da spartire con la verosimiglianza.
L'effetto nel complesso è comunque molto divertente, sicuramente capace di intrattenere i lettori. E questo vale anche per me, infatti ora sono estremamente curiosa di continuare la trilogia, che tra l'altro vedrei perfetta come serie TV.

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lunedì 5 dicembre 2022

"Ragazze elettriche" di Naomi Alderman

Ragazze elettricheRagazze elettriche by Naomi Alderman
My rating: 3 of 5 stars

"«Adesso lo capiranno,» urla una donna nella videocamera di Tunde, «che sono loro quelli che non dovranno uscire di casa da soli la notte. Sono loro quelli che dovranno avere paura»"


A.A.A. SINONIMI DI "DIRE" CERCASI

"Ragazze elettriche" è un altro esempio di titolo che mi ha incuriosita principalmente per il suo spunto, dal grande potenziale sulla carta. Da parecchio lo volevo recuperare, e scoprire che l'anno prossimo diventerà una serie TV per Prime Video mi ha dato la spinta necessaria a metterlo finalmente nei primi posti della mia TBR. Peccato che, come spesso accade, l'esecuzione non renda giustizia all'idea di base; ma partiamo dall'insolita premessa.
Il libro inizia con uno scambio di lettere tra una certa Naomi (forse, l'alter ego dell'autrice?) e lo scrittore Neil Adam Armon; l'uomo le chiede di leggere una bozza del suo romanzo storico intitolato proprio "Ragazze elettriche", ed è così che prende il via la narrazione principale. In questo meta-romanzo ci troviamo in un ipotetico futuro prossimo, che vediamo attraverso parecchi POV: i principali sono quelli della sindaca statunitense Margot Cleary, dell'aspirante giornalista nigeriano Olatunde "Tunde" Edo, della criminale inglese Roxanne "Roxy" Monke e di Alison "Allie" Montgomery-Taylor, che diventerà ben presto nota come la guida religiosa Madre Eve. Tutte queste figure si muovono in una società sconvolta dalla rivelazione che le donne hanno sviluppato un potere elettrico con il quale ferire o manipolare le persone; la narrazione ripercorre per macro eventi i dieci anni successivi alla prima manifestazione pubblica di questa abilità.
La premessa sembra davvero intrigante, e lo è in un primo momento, ma credo che lo sviluppo effettivo l'abbia in parte sprecata. Alcuni passaggi della narrazione sono confusi, altri decisamente semplicistici vista la complessità del world building creato; inoltre la scelta di far progredire la storia molto velocemente -con frequenti balzi temporali di mesi o anni- rende difficile entrare in sintonia con i personaggi, perfino con gli stessi protagonisti. Inoltre la trama compie dei capitomboli logici per raggiungere un determinato obiettivo; la poca verosimiglianza caratterizza anche l'introduzione meta-narrativa, ma in quel caso si tratta di un dettaglio marginale.
Ci sono poi alcuni personaggi che non ho minimamente apprezzato -Roxy in primis- perché penso non fossero così vitali per la trama in sé. Più in generale, trovo che i protagonisti non abbiano avuto degli archi narrativi soddisfacenti: la delusione peggiore per me è stata Allie, che fino all'epilogo era il mio personaggio preferito. E la parte finale rappresenta un altro tasto dolente perché è farcita di fin troppe scene di violenza gratuita ed introduce un romance a dir poco fuori luogo con il resto della storia.
Messa così, sembra che io abbia detestato questo romanzo. In realtà trovo ci siano diversi lati positivi, oltre all'ottima idea di fondo: mi è piaciuto lo stile, a volte quasi telegrafico, ma sicuramente fluido; per quanto riguarda il mondo immaginato da Alderman, penso che il concept sia stato sviluppato in modo abbastanza coerente, seppur non ci vengano mostrate le conseguenze della cosiddetta Giornata delle Ragazze in tutto il mondo.
Di fondo, credo che questo sia un libro difficile da apprezzare: agli uomini non andrà a genio vedersi rappresentare esclusivamente da caratteri ripugnati, ma anche alla donne non farà piacere l'idea che una società in cui i ruoli sono invertiti presenti gli stessi identici difetti di quella attuale. Nonostante tutto rimango molto curiosa di vedere la serie TV quando finalmente uscirà, perché a mio avviso questa storia potrebbe rendere meglio in quel formato. Chissà che il carisma degli attori non contribuisca a migliorare un po' anche i personaggi!

Voto effettivo: tre stelline e mezza

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venerdì 2 dicembre 2022

"La scatola dei bottoni di Gwendy" di Stephen King e Richard Chizmar

La scatola dei bottoni di GwendyLa scatola dei bottoni di Gwendy by Stephen King
My rating: 3 of 5 stars

"Estrae una stupenda scatola di mogano, il legno a brillare di un marrone talmente intenso che Gwendy nota minuscole scintille rosse nella laccatura ... la vuole subito e non soltanto perché è magnifica. La vuole perché è sua"


DA GRANDI POTERI...

Da quando ho iniziato ad appassionarmi alla prosa e alle idee di Stephen King, ammetto che mi piacerebbe recuperare pian piano un po' tutta la sua bibliografia. In realtà, "La scatola dei bottoni di Gwendy" non era tra i titoli più interessanti a mio avviso, però la CE ne ha proposto l'edizione economica in una promozione che non potevo lasciarmi scappare; come la maggior parte delle promozioni librose di cui cado puntualmente vittima, tra l'altro. Questo per dire che ho cominciato la lettura senza troppe aspettative, mantenendo però qualche speranza visto lo spunto interessante alla base della storia.
Il libro si domanda infatti cosa farebbe una persona qualunque se avesse il potere di distruggere un luogo nel mondo a suo piacere. È quando succede alla dodicenne Gwendy Peterson quando, durante la sua corsetta quotidiana sulla cosiddetta Scala dei Suicidi, viene avvicinata dal misterioso Richard Farris; l'uomo le consegna una scatola magica che le cambierà la vita, realizzando ogni suo segreto desiderio, ma dandole anche la possibilità di far scomparire un continente o perfino l'intero pianeta.
Come in ogni storia nella quale il protagonista diventa custode di un potere immenso, questo spinge Gwendy a sentirsi in qualche modo responsabile per ogni evento tragico colpisca le persone a lei vicine, oltre a comportare degli svantaggi: la scatola sembra infatti esercitare un magnetismo malato e diventa in poco tempo fonte di incubi ricorrenti. A mio parere però il potenziale di quest'idea non viene sfruttato appieno, sia nel corso della storia (perché non si raggiungono mai i picchi horror che mi aspettavo) sia nella sua conclusione, che svincola la ragazza da ogni responsabilità senza una vera presa di consapevolezza da parte sua.
Per questo Gwendy risulta una protagonista non troppo convincente: mi sarebbe piaciuto molto vedere una sua progressiva involuzione, a causa della tentazione generata dalla scatola, invece rimane sempre un personaggio quasi totalmente positivo. Anche il resto del cast non spicca particolarmente, con la sola eccezione di Farris, un personaggio già noto ai fan di King che qui penso abbia resto meglio a livello caratteriale rispetto al ruolo da lui giocato in un romanzo precedente.
Oltre ad un concept di base davvero intrigante, tra gli elementi positivi di questa novella devo citare le bellissime illustrazioni che la arricchiscono e i collegamenti a diverse opere del caro Stephen: ad esempio, Gwendy abita a Castle Rock e questo ci permette di sentir menzionare un certo sceriffo Bannerman. Tra gli aspetti meno riusciti devo invece aggiunge il formato scelto per questo libro, perché si ha l'impressione che un racconto anche incisivo sia stato diluito forzatamente, aggiungendo personaggi inutili e battute fini a se stesse. Viceversa, sfruttando la stessa idea in una trama più articolata, si sarebbe potuto ottenere un valido romanzo.
Alla fin fine ho trovato carina la storia di Gwendy ma ripensando a com'è stata gestita la narrazione, in particolare nell'epilogo, non mi sento granché invogliata a recuperare i seguiti, almeno per ora. Anche perché dalle loro sinossi non mi sembra portino contenuti inediti rispetto a quanto già visto in questo volume.

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