Storie della tua vita by Ted Chiang
My rating: 3 of 5 stars
"Mettiamo che una certa persona si trovi davanti al Libro delle Ere, una cronaca che riporta per iscritto qualsiasi evento, passato o futuro che sia ... Ne risulta una contraddizione: il Libro delle Ere deve essere giusto, per definizione, eppure per quanto ci sia scritto che una certa persona farà una certa cosa, essa potrà comunque scegliere di fare altrimenti. Come possono conciliarsi questi due aspetti? La risposta più scontata è che non possono. Un libro simile è impossibile a livello logico"
TANTA SCIENCE, POCA FICTION
Delle narrazioni raccolte ad inizio Duemila nell'antologia "Storie della nostra vita" avevo sentito spesso tessere le lodi da altri lettori, specialmente di lingua inglese. Purtroppo per parecchio tempo questo titolo è stato introvabile in edizione italiana, quindi quando è tornato misteriosamente disponibile come remainder alcuni mesi fa mi sono fiondata a recuperarlo, piena di genuina curiosità. E non sapendo bene in cosa mi stessi imbarcando.
In questa raccolta, Chiang ha riunito sette storie pubblicate originariamente tra gli anni Novanta e gli albori del nuovo millennio, aggiungendo in coda un testo inedito. Storie molto diverse tra loro per forma e contenuto, ma associate dall'idea di immaginare come si potrebbero sviluppare delle ipotesi teoriche o come potrebbero influire sulla realtà delle credenze se fossero vere: cosa succederebbe se la Torre di Babele dell'Antico Testamento avesse effettivamente raggiunto la volta celeste? come si comporterebbe una persona trattata con un farmaco che ne potenzia esponenzialmente l'intelligenza? in che modo si potrebbe reagire di fronte ad una totale ed immutabile consapevolezza della propria esistenza?
Queste e molte altre domande fanno da trampolino di lancio ai diversi racconti, promettendo delle letture stimolanti sia da un punto di vista letterario che intellettivo. A dispetto dei tanti pareri entusiasti, non penso che il caro Ted sia riuscito a centrare quest'obiettivo, o almeno non sempre. Ci sono casi nei quali il world building è semplicemente troppo ingombrante per una narrazione tanto breve, come nel caso di "Settantadue lettere"; ci sono poi storie quali "Divisione per zero" dove la componente nozionistica è così predominante da svilire i personaggi ed il lettore stesso: la sensazione di non capire appieno i tecnicismi matematici rende a mio avviso impossibile interessarsi alla vicenda anche su un piano narrativo.
Le spiegazioni che l'autore si degna di fornire sono inoltre poche e troppo rapide, quindi se non le si afferra al volo ci si sente obbligati a rileggere neanche si trattasse di un testo scolastico. E se sperate di ottenere maggiori (e più accessibili) chiarimenti nelle note a fondo volume, dissuadetevi! lì infatti Chiang si limita a raccontare quali avvenimenti o teorie lo hanno ispirato a livello creativo. Su un piano più soggettivo, mi sento di includere tra i punti deboli del volume anche la caratterizzazione dei personaggi -quasi sempre non pervenuta: i protagonisti sembrano solo degli strumenti al servizio della storia, infatti abbondano i comportamenti forzati ed innaturali- e l'eccessiva presenza dell'elemento religioso, che davvero non mi sarei aspettata di trovare in un titolo simile.
In tutta onestà non posso però demolire questa lettura solo perché è per molti versi lontana dai miei gusti. La prosa del caro Ted infatti è promossa senza dubbio: l'ho trovata puntuale e curata, nonché ricca di scelte stilistiche per nulla scontate da un autore che chiaramente punta soprattutto sui concetti. Posso poi affermare con gioia che (una volta tanto!) l'edizione italiana mi ha convinto, con una traduzione davvero ben fatta e scevra da refusi, e non penso sia stato affatto facile considerando il testo di partenza.
Pur restando convinta che un maggiore sviluppo avrebbe giovato all'apprezzamento delle storie, piazzo gli spunti ed i quesiti tra i pregi del volume; è inevitabile per il lettore cominciare a ragionare sulle bizzarre dinamiche messe in scena, chiedendosi quale sarebbe il suo comportamento nei panni di un dato personaggio o quali sviluppi si immagina per una certa realtà. Personalmente ho trovato stimolanti soprattutto i dilemmi etici, come quelli proposti in "Amare ciò che si vede: un documentario", che per merito della sua inaspettata attualità è senza dubbio il racconto più apprezzato dalla sottoscritta. Dovendo segnalare un'ulteriore preferenza, ritengo che anche "L'inferno è l'assenza di Dio" ponga delle ipotesi niente male, oltre ad essere meno ostico grazie alla lontananza dal fattore matematico.
Voto effettivo: tre stelline e mezza
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