venerdì 13 dicembre 2024

"Il regno di cenere" di Sarah J. Maas

Il regno di cenere (Throne of Glass, #7)Il regno di cenere by Sarah J. Maas
My rating: 4 of 5 stars

"Una colonna di fuoco le si levò intorno, sollevandole i capelli. L'onda ruggiva e ruggiva verso di lei, verso l'esercito alle sue spalle ... Nel cuore ardente del mondo. Il castello tremò, questa volta più violentemente. La colonna di fuoco venne risucchiata dentro Aelin. Lei teneva una mano davanti a sé, il pugno chiuso. Come se dovesse fermare l'onda"


REDENZIONE DI VECCHI STRONZI, REDENZIONE DI VECCHI STRONZI OVUNQUE...

Mi sono serviti ben undici mesi, ma alla fine sono riuscita a completare Throne of Glass, vincendo questa gara improba tra il mio stoico livello di sopportazione e le manie di protagonismo di Aelin. Non nego che affrontare l'enciclopedico "Il regno di cenere" sia stata un'impresa, e sarei stupida di scoprire che gli editor tanto ringraziati dalla cara Sarah a fine volume abbiano svolto effettivamente il loro lavoro; però lo reputo un finale coerente con il tono ed i temi evidenziati nel corso della saga. Motivo per cui mi lasciano un po' perplessa le reazioni sbigottite di altri lettori: servono davvero otto libri da 600 pagine l'uno (in media) per capire quale sia l'effettiva qualità di una serie?

Ma torniamo a quest'ultimo capitolo, cercando di evitare spoiler fastidiosi. Ovviamente il focus del romanzo è rappresentato dalla resa dei conti tra le forze riunite da Aelin ed i demoni Valg nei regni settentrionali dell'Erilea. Per arrivare allo scontro definitivo, passiamo però tra una quantità incredibile di POV diversi -tra i quali spicca uno nuovo, quello della piccola Evangeline!- e parecchie sottotrame romantiche. Queste ultime non riescono però a soverchiare la trama principale, che vede inizialmente quattro prospettive distinte: quella della squadra di streghe affiancante da Dorian nella loro missione per reclutare le Crochan, quella delle truppe arrivate dal Continente Meridionale grazie a Chaol, quella del gruppo di salvataggio diretto alla capitale fatata Doranelle e quella dell'esercito ribelle capitanato tra gli altri da Aedion.

E parlando di personaggi, andiamo a vedere quello che è a mio avviso il maggior pregio del libro, e della serie nel suo insieme: le relazioni interpersonali. Salvo poche eccezioni, ritengo che tutte siano state ideate e messe in scena con grande cura, strutturando rapporti solidi e credibili di affetto ma anche di natura conflittuale. Questo porta il lettore ad affezionarsi inevitabilmente ai protagonisti, ed a tal proposito le mie preferenze non sono granché cambiate: continuo ad adorare Lysandra, Elide, Yrene, Manon, più diverse personagge secondarie che a tratti rubano la scena perfino all'egomaniaca Aelin. Tra i maschi (come si diverte ad appellarli l'autrice) promuovo invece Rowan, Chaol e Lorcan, mentre Aedion -dopo essere scivolato decisamente in basso nella mia stima- non ha fatto sforzi sufficienti per recuperare.

Una volta tanto ho un paio di parole gentili anche per gli antagonisti! nulla di veramente rivoluzionario beninteso, ma finalmente in questa saga ho letto del vero impegno a rendere più approfonditi i cattivi di turno, senza però volerli redimere a caso come purtroppo era successo con un altro villain. Per quanto riguarda gli altri pregi del volume, sono grossomodo gli stessi dei capitoli precedenti, ma un'attenzione in più del solito è stata data all'elaborazione dei traumi, creando delle scene introspettive per nulla malvagie. Vorrei dirmi felice anche per altri aspetti come il ruolo giocato dagli dèi, ma ancora una volta mi hanno lascia tiepida: a livello concettuale avevano il potenziale per rendere più interessante il world building, invece a conti fatti sembrano dei burattinai poco lungimiranti che tolgono autonomia ai protagonisti.

A gettare veramente ombra sulla maggior parte del cast è in realtà la stessa Aelin, che la cara Sarah non si accontenta di rendere perfetta in tutto, priva di colpe e carismatica come leader solo sulla carta, ma deve anche farne la causa una quantità di eventi vitali per le sorti degli altri personaggi; l'esempio più palese è la ribellione di Fenrys, che avrebbe avuto più senso se fosse stata collegata alla sorte del gemello, magari. Ho trovato molto frustrante anche la gestione casuale della magia, questa volta ancor più palese e fastidiosa che mai: tutto risulta estremamente facile per i protagonisti, che apprendono nuove doti e battono gli avversari con la stessa rapidità con cui io scoppio a ridere ogni volta che Aelin comincia a parlare di democrazia.

Gli altri elementi più deboli sono riferiti soprattutto alla prosa ed alla (mancata) revisione. Il testo è costellato da scene noiose nella loro ripetitività, specialmente nelle relazioni romantiche che-dopo gli allontanamenti avvenuti ne "L'impero delle tempeste"- si risolvono praticamente tutte con lo stesso escamotage narrativo. Una bella sfoltita sarebbe stata utile anche alle prospettive, perché alcune sono quasi imbarazzanti nella loro inutilità; non mi posso dire una fan neppure delle scene di battaglia scritte da Maas, ma in questo caso avevo aspettative pari a zero quindi poco male. Molto male invece per le chiare manipolazioni con cui l'autrice prova in più punti a far empatizzare con personaggi discutibili e per l'ennesima traduzione lacrimevole. Sì, perché leggere tutti quei superlativi assoluti mi ha fatto piangere dallo sconforto!

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